Voce Italiana fuori dal coro - forte e chiara - di Antonella Stirati, prof. ordinario di Economia a Università di Roma Tre
Alcune centinaia di economisti italiani e stranieri, tra i quali moltissimi nomi illustri, hanno sottoscritto un documento in cui si sottolinea la necessità e l’urgenza di un rovesciamento di prospettiva nella politica economica in Italia e in Europa. In assenza di tale cambiamento, e se si procede sulla linea dell’austerità, sostengono, si avrà una ulteriore grave caduta dell’occupazione e dell’attività produttiva, che potrebbe compromettere la stabilità economica, sociale e finanziaria dell’Italia e di tutta l’Eurozona. In questo modo si andrebbe verso una rottura dell’Unione Monetaria e probabilmente del mercato unico europeo.
Pur non nascondendo le
responsabilità della classe dirigente nazionale, secondo il documento
l’origine della stagnazione dell’economia italiana va visto nel contesto
dell’Unione Monetaria Europea, cioè nell’assenza di istituzioni e
politiche volte alla piena occupazione, all’equilibrio commerciale fra
gli stati, e a una maggiore equità distributiva. L’aggravamento della crisi, con l’attacco dei mercati
finanziari ai titoli del debito pubblico italiano e di altri paesi,
dipende poi in primo luogo dalla mancata iscrizione tra i compiti della
Banca Centrale Europea del ruolo di prestatore di ultima istanza nei
confronti dei debiti sovrani, mentre la costituzione del cosiddetto
Fondo Salva-Stati appare del tutto inadeguata.
Le politiche
di restrizione dei bilanci pubblici che vengono richieste dalla UE
hanno determinato una grave recessione nei paesi che le hanno attuate,
come la Grecia e la Spagna, e non sono state neanche in grado di
stabilizzare i mercati finanziari e ridurre i tassi di interesse sui
titoli pubblici a valori sostenibili. In questo contesto di emergenza la
sola politica in grado di stabilizzare i mercati
finanziari e ridurre i tassi di interesse sul debito pubblico italiano e
di altri paesi è, come sostenuto ormai da molte istituzioni e da
numerosi economisti di prestigio internazionale, l’assunzione decisa da
parte della BCE della funzione di garante di ultima istanza dei titoli
del debito dei paesi dell’Unione, con interventi analoghi a quelli
condotti con successo dalle banche centrali di Stati Uniti, Gran
Bretagna, Giappone – paesi che hanno una situazione debitoria
comparabile a quelle di Italia o Spagna, e che tuttavia pagano tassi di
interesse molto bassi sul proprio debito pubblico. La riduzione dei
tassi di interesse consentirebbe all’Italia e all’Europa gli interventi
necessari a rilanciare l’economia e a correggere gli squilibri nei conti
con l’estero, coordinando politiche economiche tese prioritariamente
alla piena occupazione. Per questo i firmatari sono contrari alla
iscrizione nelle Costituzioni nazionali della clausola del pareggio del
bilancio pubblico, e sottolineano la necessità di politiche espansive e
di un aumento dei redditi da lavoro in tutta l’Eurozona. Essi auspicano
quindi che il nuovo esecutivo agisca subito, con gli obiettivi indicati,
nelle sedi europee, ricercando le necessarie alleanze politiche e
facendo leva sugli ineluttabili rischi che altrimenti investono la
sopravvivenza dell’Unione Monetaria e del mercato unico.
Poiché le politiche di riduzione dei debiti
pubblici sono oggi controproducenti, si sostiene nel documento, la
richiesta nei riguardi della BCE dovrebbe essere accompagnata da un
impegno non all’abbattimento, ma alla stabilizzazione del rapporto
debito pubblico/Pil. Questo, insieme alle entrate provenienti dalla
lotta all’evasione, da un'imposta patrimoniale e dalla razionalizzazione
della spesa pubblica, consentirebbe all’Italia di destinare risorse
pubbliche alla crescita dell’occupazione, agendo sia sulla domanda
aggregata che sulla qualità di istituzioni e infrastrutture. Se invece
il nuovo esecutivo, pur nell’alto profilo tecnico, si farà mero
esecutore delle richieste già espresse dalla Unione Europea, esso si
assumerà la responsabilità dell’aggravamento della crisi e dell’inutile
sacrificio di occupazione, capacità produttiva, stato sociale e diritti
dei lavoratori.
Anche questo articolo,
RispondiEliminacritica l'imposizione neoliberista, la globalizzazione, finanzarizzazione oscena dell'economia:
La crisi, le sue origini e il prossimo futuro.
di Alberto Russo*
link: http://mpra.ub.uni-muenchen.de/34742/2/La_crisi_le_sue_origini_e_il_prossimo_futuro.pdf