Questa volta aprofitto della traduzione fatta dal prof Bagnai - (tra l'altro consiglio a chi non lo conoscesse ancora di visitare regolarmente il suo frizzante Goofynomics) - di un articolo di un professore Svizzero molto bravo che, dall'alto delle sue montagne, guarda all'Europa con un ottimismo e un distacco che ci fa bene poter ritrovare...
di Bruno S Frey - Voxeu.org
3 febbraio 2012
3 febbraio 2012
Che
succederebbe se l’euro collassasse? Per molti, la risposta è: un
assoluto disastro. Ma questo articolo sostiene che identificare l’Europa
con l’UE e con l’euro, come molti politici fanno, è del tutto
fuorviante. Un eventuale crollo dell’euro e dell’UE può essere visto
come un’opportunità per l’evoluzione di una migliore Europa futura.
I politici devoti
alla causa europea amano proclamare: “Se cade l’euro, cade l’UE, e poi
l’Europa”. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, continua a ripetere
questa affermazione. Questo è un esempio di quanto Carmassi e Micossi (2010) chiamano una “affermazione incauta”.
Il problema
principale è che le persone non vedono alcuna alternativa
all’unificazione europea così com’è stata attuata. I politici
“europeisti” insistono sostenendo che, se l’euro e l’UE collassano,
scoppierà un caos totale. Il continente europeo tornerebbe alla
situazione anteguerra. Le nazioni si isolerebbero economicamente, e
addirittura comincerebbero a combattersi l’una con l’altra. Una guerra
al centro dell’Europa, in particolare fra Francia e Germania, viene
considerata come una reale possibilità, che incombe sullo sfondo.
Questa visione delle
cose ignora il fatto che il processo di unificazione europea è
diventato possibile solo in quanto la Germania e la Francia hanno smesso
di considerarsi nemiche. È
in seguito a questo che cominciarono a vedersi come “motore” del
processo di integrazione europea, iniziato con la fondazione di
un’unione economica, e esteso poi alla sfera politica. È certamente errato pensare che l’unica cosa richiesta per portare la pace in Europa fosse un trattato formale internazionale.
La pretesa che la
caduta dell’euro e dell’UE porterebbe caos e guerra può essere
interpretata come nient’altro che una strategia necessaria per
raccogliere consenso intorno all’idea che i paesi fortemente indebitati,
come la Grecia, il Portogallo, la Spagna o l’Italia, debbano ricevere
ulteriore sostegno finanziario. Tuttavia
parlando con persone provenienti da vari paesi europei sono giunto alla
conclusione che molte persone sono realmente convinte che l’Europa si
disintegrerebbe, col rischio di conflitti armati, qualora l’UE si
dissolvesse. Ritengo che questa idea sia profondamente errata.
L’euro, l’UE e
l’Europa sono concetti tutt’altro che identici. Alcuni paesi importanti
sono membri dell’UE ma hanno mantenuto autonomia valutaria (Regno Unito,
Svezia, Danimarca). Di contro, alcuni paesi extra-UE (come la Svizzera)
partecipano ad accordi europei – in particolare gli accordi di Schengen
e diversi accorsi in tema di ricerca scientifica. Per quanto riguarda
la cultura, la scienza, lo sport e – soprattutto – l’economia, paesi
come la Norvegia e la Svizzera sono senza alcun dubbio parte integrante
dell’Europa. Identificare euro, UE e Europa, come molti politici amano
fare, è completamente fuorviante.
Ancor più importante
è la paura che la distruzione dell’euro e dell’UE porterebbe a una
catastrofe che spingerebbe nell’abisso tutte le nazione europee.
Tuttavia non ci dobbiamo aspettare alcun caos che porti al collasso
economico e politico dell’Europa. Una visione simile è di gran lunga
troppo pessimistica.
I singoli paesi
europei concluderanno rapidamente nuovi trattati fra di loro. La
collaborazione sarà mantenuta in tutte quelle aree nelle quali ha
funzionato bene. Alcuni paesi rimarranno in un’eurozona nuova e
riformata, per la quale si progetteranno trattati appropriati. Una
ricostituzione simile si verificherà per Schengen, che coinvolgerà dei
membri diversi. Solo i paesi che lo riterranno conveniente
parteciperanno a una nuova convenzione sulla libertà di movimento degli
individui. Di converso, le nazioni che non troveranno attraenti questi
nuovi trattati, o che non verranno ammesse dagli altri membri, non
parteciperanno.
Il risultato sarà una rete di trattati sovrapposti fra paesi,
cui i diversi paesi aderiranno se ne avranno voglia. Questi trattati
non si baseranno su una nozione vaga del significato di “Europa”, ma
piuttosto sull’efficienza funzionale. L’elemento cruciale è che i singoli trattati saranno stabili perché saranno stati concepiti nell’interesse di ogni membro.
Questo concetto è
stato chiamato GFSC, dalle iniziali delle sue caratteristiche
costitutive: Giurisdizioni Funzionali Sovrapposte in Concorrenza (Frey e
Eichenberger 1999). Il termine “funzionali” deve essere inteso in senso
lato, non tecnocratico. Le funzioni dovrebbero essere progettate in
modo da rafforzare il coinvolgimento dei cittadini e il loro impegno in
attività pubbliche specifiche. Così, ad esempio, la motivazione
intrinseca dei cittadini per la protezione dell’ambiente naturale
dovrebbe riflettersi in istanze giurisdizionali che tengano conto di
queste preferenze. Analogamente, le GFSC dovrebbero essere progettate in
modo da rispettare il concetto di equità dei cittadini.
Una nuova
cooperazione europea potrebbe ben costituirsi secondo queste linee, in
particolare perché l’UE in parte è già organizzata secondo unità
funzionali. È
estremamente probabile che gli attuali membri dell’UE parteciperanno a
una zona di libero scambio, dato che questa si è rivelata molto
produttiva. D’altra parte, il deficit democratico dell’UE, personificato
dalla Commissione, verrà contrastato. Del pari, l’apparato burocratico
di Bruxelles, la cui crescita non conosce limite, verrà probabilmente
sostituito da istituzioni più flessibili e da un meccanismo decisionale
più democratico.
Qualcuno potrebbe
considerare questa rete flessibile di contratti e giurisdizioni come
troppo complessa e ingombrante, e quindi non desiderabile. Ma solo a
prima vista. L’essenza dell’‘Europa’ è la varietà e la diversità, piuttosto che lo statalismo e la burocrazia.
Una rete di accordi, ognuno dei quali serve a una funzione precisa, è
aperta a tutti i paesi alla frontiera dell’Europa e oltre. Così, ad
esempio, la Turchia potrebbe partecipare ai trattati di carattere
economico, e in questa veste sarebbe certamente bene accolta dalle altre
nazioni europee. Al tempo stesso, la Turchia potrebbe essere esclusa da
trattati di tipo politico se gli altri paesi europei ritenessero che
essa non rispetta (ancora) i requisiti necessari riguardo al rispetto
dei diritti umani. Ciò renderebbe possibile sfumare le distinzioni: la
Turchia potrebbe essere parte dell’Europa per certi versi, ma non per
altri. Ciò riflette esattamente la realtà, con l’unica differenza che
l’UE attuale non comprende la Turchia, ma piuttosto è intrappolata in
una situazione di stallo.
Una associazione di stati europei che adotti trattati flessibili e sovrapposti basati su funzioni specifiche può essere considerata desiderabile, perché affronterebbe i problemi esistenti in modo efficiente, e al contempo rafforzerebbe l’essenza dell’Europa. Un possibile abbandono dell’euro e dell’UE può essere visto come un’opportunità per l’evoluzione di una migliore Europa futura.
Bruno Frey è professore di Economia all'Università di Zurigo
"Un possibile abbandono dell’euro e dell’UE può essere visto come un’opportunità per l’evoluzione di una migliore Europa futura."
RispondiEliminaE' esattamente il mio pensiero!!!
Complimenti al professore!!
Peccato però che gli eurocrati, i fanatici europeisti, le Oligarchie Transnazionali, e i vari oscuri Poteri Forti, facciano una campagna terroristica sull'opinione pubblica, che sembra quasi che avremmo una gragnuola di bombe atomiche sull'intero terrirorio continentale,
un olocausto umanitario di centinaia di milioni di morti!!!
un'apocalisse senza precedenti nella storia!!!!
Ma quanto terrorismo ipocrita!!!!
Un sacco di teste salterebbero, e tanti interessi consolidati si sgretolerebbero, ma almeno ritorneremmo noi popoli europei, a sperare di costruire veramnte un'Europa dei popoli, e non più l'Europa delle banche e dei mercati finanziari in mano agli Oligarchi.
saluti, Nicola.
Ciao Nicola, credo che effettivamente volendo possano riuscire a renderci molto duro il crollo dell'euro...oramai mi sembra di aver capito che ci sarebbero tante soluzioni, solo a volerle cercare e applicare, ma questa è un'ondata distruttiva che evidentemente persegue altri scopi! Noi cerchiamo di non avere paura, e di andare avanti..
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