22/02/12

La Germania è in trappola

Complimenti a Voci dalla Germania, che pubblica una lunga e appassionata intervista a Werner Sinn,  in cui l'economista Tedesco più autorevole e ascoltato spiega il ricatto a cui è sottoposta la Germania, e tante altre cose.
Per l'economista Hans Werner Sinn il treno verso l'unione di trasferimento è già partito. “I pacchetti di salvataggio si esauriranno presto” dice in un'intervista alla FAZ. L'effetto finale sarà la condivisione della responsabilità sui 3.500 miliardi di Euro di debito del sud Europa.

FAZ: Professore Sinn, Atene riceverà presto un ulteriore pacchetto di aiuti da 130 miliardi di Euro. Lei crede che questo sarà l'ultimo pagamento?

SINN: No, questo basterà solo per un breve periodo di tempo. E' solo un ulteriore aiuto ai possessori di titoli, che in questo modo potranno liberarsi di una parte delle obbligazioni greche. Se avessimo voluto veramente essere utili ai greci, avremmo dovuto dargli questo denaro come aiuto per l'uscita dall'Euro. Non hanno nessuna possibilità di tornare competitivi nella zona Euro. Devono abbassare del 31% i loro prezzi, solo per poter raggiungere il livello turco.

FAZ: La Grecia dovrebbe abbandonare l'unione monetaria nel proprio interesse?

SINN: Sì, perché se pretendiamo che la Grecia possa tornare competitiva attraverso un piano di risparmi, il paese andrà verso il Kaos. I politici europei potranno ripetere per decine di volte che le cose andranno diversamente ma certe cose da un punto di vista economico non sono possibili.

FAZ: 31 %? Che cosa hanno raggiunto allora i greci nei 2 anni precedenti con i loro sforzi di risparmio?

SINN: Niente. Questo è il grosso problema, non solo in Grecia. Prima della crisi i prezzi nei paesi periferici e in Italia erano esplosi grazie al credito a buon mercato, portato dalla moneta unica. Il rialzo dei salari è stato finanziato con il credito, e il deficit delle partite correnti è cresciuto. Il denaro per finanziare le importazioni è stato preso a prestito all'estero. La cosa ha funzionato fino a quando la crisi americana non è arrivata in Europa. I prezzi di oggi sono ancora i prezzi del momento in cui la bolla speculativa è scoppiata. Non si tratta di prezzi di equilibrio ma di prezzi che devono scendere. Avremmo bisogno in condizioni normali di un adattamento dei tassi di cambio. Ma questo non è possibile nell'Euro. Si dovrebbe fare allora lo stesso attraverso un abbassamento dei prezzi in rapporto ai paesi piu' competitivi nell'unione monetaria.

FAZ: Da due anni sentiamo quanto difficili siano le misure di risparmio. Di fatto non c'è stata una svalutazione interna?

SINN: No, nonostante fosse necessaria una riduzione a 2 cifre, il livello dei prezzi spagnoli durante la crisi è diminuito di appena l'1% rispetto ai paesi piu' competitivi. Italia e Portogallo sono diventate addirittura ancora piu' costose durante la crisi, di quanto non fossero prima. La persistenza di prezzi sbagliati è il problema principale dell'Eurozona. Per questa ragione potrebbe arrivare alla sua rottura. Il problema dei debiti al confronto sparisce. I paesi del sud Europa non si sono avvicinati in nessun modo alla soluzione dei loro problemi. Dovrebbero prendere l'Irlanda come un esempio. L'Irlanda, negli ultimi 5 anni ha ridotto i propri prezzi del 16%, in rapporto ai partner europei.

Il paese aveva un disavanzo delle partite correnti di quasi il 4% del PIL, ora ha addirittura un avanzo. Per questo i mercati gli danno nuovamente fiducia. Affinché la Grecia possa raggiungere il successo irlandese, dovrebbe svalutare internamente di almeno il 50%, perché le partite correnti greche erano in negativo per il triplo di quelle irlandesi. In questo modo diventa troppo pesante. In Grecia non riusciranno mai a raggiungere questo obiettivo, hanno dei sindacati ancora molto forti. In Grecia manca una lobby delle esportazioni che potrebbe pretendere ed ottenere una svalutazione per tornare competitivi. Al contrario hanno solamente una lobby delle importazioni, che contrasta una svalutazione reale, perché in questo modo i suoi affari sarebbero rovinati.

FAZ: I paesi del sud Europa non si sono ancora avvicinati alla soluzione dei loro problemi. Che cosa succederebbe se venisse reintrodotta nuovamente la Drachma?

SINN: Assisteremmo ad una corsa gli sportelli. La banche sarebbero insolventi e avrebbero bisogno di sostegno. Per questo sarebbe molto meglio utilizzare i 130 miliardi per sostenere il passaggio alla Drachma.

FAZ. Di quanto tempo avrebbe bisogno il paese per tornare a camminare sulle proprie gambe?

SINN: In Argentina ci sono voluti 2 anni, prima che il paese tornasse a camminare sulle proprie gambe.

FAZ: Anche gli abitanti inizierebbero a scappare o a emigrare, oppure?

SINN: Questo è un grosso problema, ma l'emigrazione dal paese sarebbe molto piu' grande se il paese rimanesse senza trasferimenti nella zona Euro. Ci sono solo 3 possibilità: continuiamo a finanziare le partite correnti in negativo del 10% con crediti, che presto si trasformerebbero in regali. Secondo: la Grecia esce dall'Euro e svaluta. Terzo: la Grecia all'interno dell'Euro diventa molto piu' economica. Ma la terza strada porta i sindacati sulle barricate. Porterebbe a fallimenti di massa nell'economia reale, poiché i debiti delle aziende con le banche rimarrebbero immutati, mentre il valore degli investimenti e degli immobili crollerebbe ancora. Le aziende diverrebbero poi sovraindebitate.

FAZ: Quali vantaggi avrebbe per il paese il ritorno alla Drachma?

SINN: Con l'uscita e la svalutazione i debiti verso le banche sarebbero svalutati automaticamente. In questo modo i bilanci delle aziende sarebbero salvi. Questo è un grosso vantaggio. I debiti esteri rimarrebbero e crescerebbero in rapporto al PIL misurato con la nuova moneta svalutata. Ma sarebbe successo lo stesso con una svalutazione interna. Con l'uscita si può tuttavia usare la Lex Monetae e convertire i debiti esteri in Drachme. Questo è un ulteriore vantaggio.

FAZ: I debiti sono già stati ridotti con il taglio del debito...

SINN: Con l'uscita il problema si risolve in maniera molto piu' elegante. Il debito viene emesso e gestito secondo le leggi greche. La Grecia potrebbe convertire facilmente attraverso delle leggi i debiti in Drachme.

FAZ: Oltre ai debitori privati, lei ritiene che anche i debitori pubblici dovrebbero rinunciare a una parte considerevole dei loro crediti?

SINN: Alla BCE è proibito adottare i debiti degli stati. Ma cosa dovrebbe fare se la Grecia è fallita? In ogni caso la rinuncia sarebbe molto piu' piccola, se la Grecia uscisse dall'unione monetaria, perché solo un'uscita e una svalutazione potrebbero mettere il paese nelle condizioni di ottenere nuovamente degli attivi nelle partite correnti, e in questo modo di ridurre il debito estero. Anche per i creditori sarebbe molto piu' vantaggiosa un'uscita del paese dalla moneta unica. Di fatto il calcolo che viene fatto è diverso: si aspettano che il contribuente tedesco si accolli una grossa parte dei costi necessari a mantenere la Grecia nell'Euro. Questo è un calcolo molto scorretto fatto sulle spalle della popolazione greca.

FAZ: La volontà politica di uscita della Grecia è cresciuta?

SINN: La Grecia uscirebbe immediatamente, se non avesse più nessun accesso alla stampa di denaro della BCE e ai pacchetti di salvataggio dei paesi europei. L'unico motivo per cui i greci rimangono nell'Euro, è la speranza di poter trattenere per sé un po' del denaro che sta affluendo per rimborsare i creditori.

FAZ: Quanto è grande il rischio di contagio per il Portogallo e gli altri paesi?

SINN: Questo è presente. Ma viene strumentalizzato dai creditori di Wall Street, Londra e Parigi. Ci dicono: se non salvate la Grecia, il mondo rischia di crollare. In verità la sola cosa che rischia di crollare è il loro portafoglio titoli, non il mondo. Se sappiamo questo, non dobbiamo avere così tanta paura. Personalmente credo che il mercato dei capitali sappia distinguere molto bene fra i diversi paesi. Così io escludo un contagio per l'Irlanda, perché i mercati vedono, che il paese ha nuovamente una bilancia delle partite correnti attiva.

FAZ: Lei vede dei progressi in Italia e Spagna?

SINN: Onestamente no. Né per quanto riguarda i deficit né per quanto riguarda i prezzi. Per ora si parla solo di intenzioni, fino ad ora solo l'Irlanda ha agito.

FAZ. Il governo federale assicura, la garanzia tedesca per i paesi in crisi sarebbe di 211 miliardi di Euro.

SINN: Manca qualcosa da questa cifra. Primo, si tratta di 253 miliardi, perché con lettere piccole c'è scritto che possono diventare un 20% in piu'. Inoltre, l'acquisto di titoli pubblici, i crediti esorbitanti verso la BCE e il denaro messo a disposizione tramite l'UE e la BCE non sono calcolati. In questo momento garantiamo per circa 643 miliardi. A questi devono essere aggiunti gli interessi per i crediti concessi.

FAZ: Fino ad ora il salvataggio non ci è costato nulla, si sente dire spesso.

SINN: Già ora abbiamo delle perdite. E poi stiamo accettando il rischio che ha ogni prezzo espresso dal mercato. Ci si può assicurare contro il fallimento di un paese. E questo costa una certa quantità di denaro. Ma questa assicurazione la sta offrendo la Germania. Il conto è però sbagliato. Nei prezzi di mercato bisognerebbe calcolare anche il costo dell'assicurazione contro l'insolvenza. Se le cose dovessero andare male, la perdita sarebbe molto grande.

FAZ: Arriviamo dunque alla parola magica Eurobonds, obbligazioni comuni per tutta la zona Euro. Richiesti dal sud Europa per ridurre il costo del loro indebitamento.

SINN: La Germania dovrebbe considerare un aumento del tasso di interesse necessario per l'indebitamento pari al 2,3 %, se i debiti europei dovessero essere messi in comune. Se tutto l'indebitamento pubblico fosse convertito in Eurobond, questo significherebbe per il nostro paese un costo annuo aggiuntivo per interessi pari a 50 miliardi di Euro.

FAZ: Una delle opzioni è quella di continuare a sostenere la Grecia come un mezzogiorno. Molti sostengono che la Germania ha tratto un grande vantaggio dall'Euro, lei è daccordo?

SINN: La Germania cresce da 2 anni piu' velocemente della media. Questo è chiaro. Traiamo vantaggio dal fatto che i risparmi tedeschi restano in Germania e cercano un investimento sicuro nel nostro paese. Questo genera un boom degli investimenti. In questo momento questo è il principale motore di crescita, non il commercio estero. Fino alla crisi finanziaria del 2008 avevamo la nostra Euro-crisi. Questo non lo dobbiamo dimenticare. Avevamo la quota di investimenti piu' bassa di tutta la OCSE, avevamo una crescita molto bassa, due terzi dei capitali risparmiati ogni anno fuggivano all'esterno. C'era un'alta disoccupazione che ha costretto Schröder a fare delle dolorose riforme per il mercato del lavoro. Le riforme hanno avviato una fase di riduzione dei salari e posto la società di fronte ad una prova molto difficile. Non è stata certo una passeggiata.

FAZ: Allora in questo momento siamo i vincitori della crisi.

SINN: Sì, ma questa è sostanzialmente un'autocorrezione del mercato dei capitali. I mercati per alcuni anni sono stati cechi verso i rischi della periferia. Attraverso i piani di salvataggio offriamo una garanzia ai capitali tedeschi nel sud Europa, dove il capitale non vuole andare, e spostiamo la capacità di crescita della Germania verso il Sud Europa. Questa è una politica contraria agli interessi della Germania.

FAZ: Tutto questo non viene pubblicamente notato, sostenuto dai trasferimenti all'interno del sistema Target della Bundesbank. Lei ha portato alla luce i rischi connessi ai pagamenti nel cosiddetto sistema Target fra le banche centrali della zona Euro. La Bundesbank dall'inizio della crisi Euro ha accumulato 500 miliardi di Euro di crediti verso le banche centrali dei paesi Euro traballanti. Come potrebbe spiegare il problema del sistema Target ai profani?

SINN: Abbiamo degli avanzi commerciali con i paesi del Sud Europa, e questi sono pagati con denaro stampato o creato dal nulla. Negli ultimi quattro anni i nostri clienti del sud Europa hanno pagato le importazioni con del denaro semplicemente creato dal nulla. Nel sud Europa questa creazione di denaro sta correndo molto veloce e ha sostituito completamente i prestiti delle banche tedesche. Le quali hanno depositato il loro denaro presso la Bundesbank, e la nostra banca centrale ha ora un credito all'interno del sistema Target nei confronti della BCE. I crediti nei confronti del sistema Target vengono remunerati al 1% di interesse, e questo è meno del tasso di inflazione.

FAZ: Dove sono i rischi?

SINN: Non potremo mai incassare i nostri crediti. Quando saremo vecchi e vorremo avere il rimborso delle nostre polizze assicurative, la Bundesbank non potrà ripagare indietro il denaro, perché essa stessa non potrà riscuotere i propri crediti. Se l'Euro dovesse dissolversi, avremmo dei crediti verso un sistema che non esiste piu'. I crediti all'interno del sistema Target hanno reso la Germania ricattabile, perché chiunque sa, che potremmo perdere 500 miliardi se l'Euro dovesse dissolversi. Quindi dobbiamo salvarlo a tutti i costi. L'importo potrebbe crescere ancora notevolmente, perché la BCE vuole estendere la somma disponibile per il rifinanziamento attraverso questo sistema oltre i 500 miliardi. Questi prestiti vengono utilizzati quasi esclusivamente per la creazione di denaro dal nulla, (stampa di denaro) nei paesi del sud Europa. Già oggi la metà delle attività nette sull'estero tedesche si compone di crediti della Bundesbank verso il sistema della BCE. Se gli sviluppi seguissero la volontà della BCE, anche l'altra metà potrebbe essere impiegata ben presto in queesto modo.

FAZ: Il membro della Bundesbank Thiele sostiene che questi crediti siano garantiti, è vero?

SINN: Ma in che modo? In Grecia sono garantiti per due terzi con obbligazioni statali o con obbligazioni private garantite dallo stato greco. Se la Grecia dovesse fallire, questi titoli non avrebbero piu' alcun valore. Secondo le mie informazioni, la BCE ha accettato queste obbligazioni come garanzia ad un valore che è un multiplo del valore di mercato attuale di questi titoli.

FAZ: Non è questa una perdita nei libri della Bundesbank, di cui il cittadino non è a conoscenza?

SINN: Certo. Se l'Euro sopravvive ma la Grecia fallisce, ci sono delle perdite in conto capitale che dovremmo condividere fraternamente fra i paesi restanti. Se l'Eurosistema si disintegra i 500 miliardi sono completamente a rischio. Questo significa piu' di 3 volte il capitale proprio della Bundesbank. Che a quel punto sarebbe insolvente.

FAZ: Ma le banche centrali non possono fallire.

SINN: Dietro i crediti della Bundesbank verso la BCE ci sono i nostri risparmi. Che nessuno ci restituirà indietro. E quando la Bundesbank dovrà soddisfare le richieste delle banche e delle assicurazioni con del denaro appena stampato, cosa che può certamente fare, allora si creerà inflazione. I risparmi non torneranno realmente indietro. Se l'Euro si disintegra, nessuno potrà vivere in vecchiaia dei crediti verso il sistema Target, qualsiasi trucco possa essere inventato dai nostri contabili.

FAZ: Come se ne esce?

SINN: Dobbiamo almeno impedire la crescita dei saldi. Non è possibile che i paesi del sud Europa sostituiscano i normali crediti bancari con prestiti a buon mercato della banca centrale, che loro stessi all'interno del consiglio direttivo della BCE si sono autorizzati. Le banche private sarebbero pronte a dare credito ai paesi del sud Europa con un premio di rischio del 4 o 5 %, ma dalla stampante di denaro della BCE possono ottenere denaro al tasso del 1%. In questo modo la BCE non ci deruba solamente dei nostri risparmi, ma rovina il mercato interbancario del credito.

FAZ: E la BCE imposta i tassi fuori dal mercato...

SINN: E' così. L'autocorrettura dei mercati è minacciata dalle azioni di salvataggio che non prevedono nessun tasso aggiuntivo. La BCE sovvenziona il flusso di capitali verso la periferia. Nel sud gli investimenti vengono finanziati ad un tasso di interesse piu' basso, di quanto non si potrebbe ottenere nel nord.

FAZ: Come si potrebbe evitare la crescita del Target saldo nei confronti della BCE?

SINN: Come in America. Ogni anno la media dei debiti creati all'interno del sistema Target viene pareggiato attraverso la consegna di titoli di debito sicuri, ad esempio attraverso obbligazioni ipotecarie con una sicurezza molto elevata.

FAZ: Cosa resta nella BCE dell'ideale di stabilità originario della Bundesbank?

SINN: La BCE doveva essere costruita secondo l'ideale di stabilità della Bundesbank. Questo purtroppo non è accaduto. Altrimenti la Bundesbank non si sarebbe trovata in ogni decisione all'angolo e in minoranza, come ad esempio sull'acquisto di titoli del debito pubblico, o sulla qualità delle obbligazioni accettate per il rifinanziamento. Il consiglio della BCE è al 70 % nelle mani del Club Med e dei francesi. Gli altri possono dire molto poco.

FAZ: La BCE concede credito economico a tre anni, in modo che le banche possano comprare titoli del debito pubblico. Si tratta di finanziamento del debito pubblico?

SINN: Sì. La strada non è vietata, ma aggira il divieto del finanziamento diretto degli stati.

FAZ: Merkel pone ai paesi in deficit un limite all'indebitamento attraverso il nuovo patto fiscale, questo sarà di aiuto?

SINN: Ci sono due modelli per l'Europa: libero ricorso alla stampa di denaro, quindi crediti tramite il sistema Target, Eurobonds e limitazioni all'indebitamento poste dalla politica. L'Europa ha già in parte accettato questo modello. Un altro è quello americano: gli stati possono fallire e non ricevono aiuti. Per questa ragione gli interessi pagati dagli stati sul debito sono diversi. I saldi del sistema Target devono essere estinti annualmente. Il modello si basa sul controllo del mercato. Per questo i limiti politici, che peraltro esistono, non vengono mai utilizzati.

FAZ: Ma il Fiskalpakt impone più pressione?

Il tentativo di ancorare il livello di debito pubblico al trattato UE, è già fallito. Poiché il Regno Unito non ha collaborato, abbiamo un accordo fra diversi stati. Che non potrà andare contro il vecchio diritto UE. Una procedura di infrazione deve essere sempre aperta dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Se questo accade, la multa deve essere dello 0,1 % del PIL. Questo è un affare unico. I paesi in crisi che attraverso gli Eurobond sperano in un risparmio per interessi di diversi punti di PIL, scrolleranno le spalle, pagheranno la multa e continueranno ad indebitarsi. I limiti politici all'indebitamento servono solo a calmare i tedeschi, in modo da far loro accettare la costruzione degli Eurobond. Abbiamo già avuto lo stesso gioco, quando ci hanno calmato con il pacchetto di stabilità e crescita. Che non è stato preso seriamente da nessuno dei paesi sovraindebitati.

Come potrà funzionare tutto questo?

Il treno in direzione “Transferunion” è già partito. I fondi per il salvataggio a breve saranno già esauriti. Allora si inizierà a fare pressione sulla Germania per aumentare la somma, per poter difendere e rimborsare i vecchi crediti. Si continuerà a gettare sempre nuovo denaro per coprire i vecchi crediti, per potersi salvare fino alle prossime elezioni. L'effetto finale sarà la condivisione di 3,5 trilioni di debito dei paesi del sud Europa. La Germania perderà una parte cospicua delle sue attività estere – o attraverso i fallimenti degli stati, o per causa dell'inflazione, o piu' probabilmente, attraverso l'innalzamento delle tasse necessarie al finanziamento dell'unione di trasferimento.

Qual'è la sua opinione riguardo le tattiche negoziali della cancelliera?

La Signora Merkel è sotto pressione da Wall Street, Obama, la City di Londra, Sarkozy, Barroso, e da tutti i capi di stato del sud Europa. Fanno pressione anche gli investitori della Bad Bank in Lussemburgo, fondata lo scorso anno, affinché acquistasse i titoli di stato tossici. Per questa ragione ha sviluppato la strategia di cavarsela sempre. Apre la sua borsetta, quando la pressione diventa troppo alta, ma non dà tutto quello che ha, perché sa che poi i suoi amici non sarebbero piu' interessati a lei. Prova a fare del suo meglio. Ma nonostante ciò, siamo in trappola.

7 commenti:

  1. Davvero interessante questo prof. Werner Sinn!!!!

    E' importante conoscere anche la campana tedesca.
    In pratica ha detto con grande onestà intellettuale il motivo per cui la Germania sarebbe in trappola, costretta obtorto collo, a non far fallire la Grecia o altri Paesi dell'eurozona.
    Lo aveva spiegato molto bene, lo stesso concetto l'ottimo Piero Valerio:

    ".............Ma cosa succede in pratica nel sistema TARGET2 se un paese dell’eurozona dichiara default e fallisce? La prima conseguenza diretta è che il bilancio della sua banca centrale viene azzerato, quindi i debiti TARGET accumulati nel corso degli anni verranno ripartiti fra tutti gli altri paesi dell’Eurosistema, in base alla loro quota di partecipazione nel capitale sociale della BCE; quindi la Germania, che facendo 100 la parte di capitale sociale della BCE detenuto dai 17 paesi dell’eurozona possiede il 43% della quota partecipativa, dovrebbe accollarsi l’onere maggiore di un eventuale default nazionale e viene dunque spiegato il suo interesse affinché vengano utilizzate tutte le forme possibili di salvataggio per evitare un fallimento o un’uscita di un paese dall’euro (aiuti internazionali FMI, fondi di salvataggio europeo EFSM, EFSF, ESM, piani di salvataggio privati)......................................
    ...........................Il primo governatore della Bundesbank o cancelliere tedesco (non la Merkel, perché ormai è completamente andata e fuori di testa) che come De Gaulle chiederà conto dei crediti TARGET accumulati negli anni e esigerà un completo risarcimento degli stessi, troverà come risposta che questi crediti possono essere ripagati soltanto dall’Eurosistema e quindi dalla Germania stessa. L’unico vero oro che è stato fornito come collaterale alla circolazione dell’euro in tutti questi anni erano i prodotti, i beni, le merci tedesche che dalla Germania transitavano verso gli stati della periferia senza creare i ben che minimi presupposti di uno sviluppo economico di questi paesi, che li mettesse in qualche maniera in condizione di ripagare i loro debiti. E se il cancelliere tedesco vorrà recuperare il suo oro dovrà andare in Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia e Grecia a bussare casa per casa, ufficio per ufficio, per farsi ridare indietro le BMW, le Mercedes, le caldaie, i condizionatori, e perfino le posate in acciaio inox..................."

    Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.com/2012/02/il-crollo-delleuro-sara-un-evento.html

    Saluti, Nicola.

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  2. Ciao Nicola,
    Werner Sinn è un economista interessante.
    Sino ad un certo punto la sua analisi coincide con quella che noi facciamo, ossia lui riconosce che il problema dell'euro è principalmente un problema di squilibri di flussi. I capitali sono fluiti dal centro alla periferia, e hanno provocato anche inflazione, riducendo ulteriormente la competitività della periferia e dando luogo al massiccio indebitamento, privato e pubblico.
    Qui, però, l'analisi si discosta. Infatti lui ritiene che questi capitali sono stati distratti da impieghi all'interno della Germania, e spiega così la bassa crescita Tedesca. Quindi lui dice che il meccanismo dell'euro ha penalizzato la Germania. Ma non coglie, o non sottolinea, quel meccanismo per cui i flussi finanziari della germania andavano a creare potere d'acquisto per le importazioni dalla germania da parte dei paesi periferici.
    Inoltre sappiamo che permaneva un differenziale di tassi di interesse nel settore privato tra core e periferia, quindi era più conveniente per i capitali tedeschi finanziare la periferia.
    Quindi non si può condividere questa visione di Sinn che considera la Germania una vittima, perché ha avuto i suoi indubitabili guadagni.
    Per quel che riguarda il sistema Target 2, qui la BCE fa da stanza di compensazione tra crediti e debiti delle banche all'interno dell'EZ, dove ci sono i depositi delle banche tedesche (frutto dei surplus commerciali e anche della fuga dei deopositi dalla periferia) che vengono "riciclati" per compensare gli addebitamenti delle banche greche ecc. e consentire la liquidità dei debitori, acquirenti dei Tedeschi.
    Naturalmente siamo d'accordo con Sinn che tutto questo non può funzionare, e se il baraccone crolla verrà a pesare sui contribuenti dei vari paesi, per quota. Come detto altre volte, alla fine gli interessi della popolazione, sia Tedesca che Greca che Italiana, coincidono, e sono diversi dagli interessi della grande finanza che vuole mandare avanti tutto questo baraccone squilibrato per trarci enormi profitti.

    Date un'occhiata qui, Cesaratto (in ingl) spiega e commenta bene il pensiero di Sinn.
    http://politicaeconomiablog.blogspot.com/2012/02/sinn-in-inglese.html

    Cari saluti

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    1. Oops..! Rettifico il tiro. Werner è un economista che prescinde dai dati (oltreché effettivamente brutto)

      Qui

      http://goofynomics.blogspot.com/2012/02/la-germania-e-la-crisi-delleurozona.html

      Goofy precisa e mette i puntini sulle i.

      L'inflazione anche nei periferici è diminuita nel corso degli anni, tuttavia la persistenza degli scarti tra inflazione tedesca e inflazione periferica si è accumulata e tradotta in un tasso di cambio reale rivalutato/svalutato per core/periferia. In sisntesi.

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  3. Sinn compare nel top 5% degli economisti secondo la classifica di IDEAS:
    http://ideas.repec.org/top/top.person.all.html
    Esprime sicuramente un punto di vista "di parte" (si pone espressamente dal punto di vista degli interessi tedeschi), ma pretendere che vada contro dati alla portata di tutti, come se fosse un baro da osteria, mi pare un po' eccessivo.
    In effetti, non vedo come si possa negare che nei paesi periferici il livello dei prezzi è aumentato dopo la convergenza dei tassi di interesse, perseguita per poter aderire all'unione monetaria, e i conseguenti flussi di capitali di cui parla Sinn.
    La terza fase dell'unione monetaria (fissazione dei tassi di cambio, gestione della politica monetaria da parte della BCE) è iniziata il 1° gennaio 1999 (1/1/2001 per la Grecia).
    I dati Eurostat (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/statistics/search_database) dicono che l'indice medio annuale dei prezzi al consumo, posto a 100 il livello del 2005, ha avuto il seguente andamento dal 1998 (2000 per la Grecia) fino al 2007 (fino cioè all'inizio della crisi e a quel rientro di capitali cui Sinn si riferisce):
    Grecia: da 84.18 a 106.40
    Irlanda: da 78.3 a 105.6
    Portogallo: da 81.36 a 105.54
    Spagna: da 80.79 a 106.51
    Se non sono aumenti questi...

    Si otterrebbero risultati analoghi, ma meno evidenti, se si guardasse ai tassi di inflazione (inflazione = variazione del livello dei prezzi). Non si deve dimenticare, però, che Sinn parla di aumento dei prezzi, e il livello dei prezzi è nettamente aumentato.

    PS: Anche Sergio Cesaratto afferma che, a partire dal 1999, il più facile e più economico accesso ai mercati finanziari europei ha determinato aumento della domanda, dei salari e dei prezzi in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna (http://search.ebscohost.com/login.aspx?direct=true&db=bth&AN=60207961&site=ehost-live&scope=site pag. 58).

    PS2: il post di Cesaratto su Sinn era stato già pubblicato in italiano:
    http://politicaeconomiablog.blogspot.com/2012/01/il-target-degli-economisti-tedeschi.html

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  4. Se è consentita una postilla, badando al livello dei prezzi (e non ai tassi di inflazione, come temo faccia Goofy) si capisce meglio cosa vuol dire Sinn quando dice che il prezzi greci dovrebbero diminuire del 31%.
    Da Eurostat risulta che il livello dei prezzi in Grecia è arrivato a 121.35 nel 2011 (2005=100). Una diminuzione del 31% porterebbe quel livello a 84 circa, cioè grosso modo alla situazione che c'era in Grecia nel 2000, prima dell'adesione all'euro.
    Ma una deflazione del 31% sarebbe una botta pazzesca!
    Per questo Sinn afferma che alla Grecia converrebbe uscire dall'euro (e che chi non vuole sta a Wall Street, a Londra, a Parigi).

    Quanto a noi, stavamo a 85 nel 1998 (ultimo anno prima dell'adesione all'euro) e ora siamo a 113.8. Per recuperare la competitività perduta avremmo bisogno di far diminuire i prezzi di circa il 25%! Regolarsi...

    PS: Secondo Cesaratto, Sinn è l'ispiratore della Dichiarazione di Bogenberg (http://www.cesifo-group.de/cesifo/newsletter/Bogenberg_Declaration.htm), dove si dice espressamente che chi non può o non vuole affrontare deflazioni di tale portata deve essere lasciato libero di uscire dall'euro (proposta n. 7). Sarà un po' eccessivo in alcune valutazioni, ma non mi pare un "nemico", uno che vorrebbe tenerci come terra di conquista delle esportazioni tedesche.

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    1. Sergio,
      a quanto ho capito Bagnai non dice che non c'è stata ancora inflazione nei paesi periferici negli anni dell'euro, ma semplicemente che questa è aumentata MENO di quanto non corresse prima di entrare nell'euro. E' la somma dei tassi di inflazione nel corso del tempo che ha provocato quel differenziale tra gipsi e core che ha inciso sulla competitività.
      Comunque è Bagnai che va interpellato su questo, nel caso.
      Sinn alla fine vuole che i paesi periferici escano, e su questo va paradossalmente a convergere con gli stessi nostri interessi.
      Ma, con ciò, sta solo difendendo quella visione molto ristretta e particolrmente "gnucca" della Bundesbank Tedesca, che sin dall'inizio voleva un euro a pochi eletti, per garantire il valore della moneta above all.
      Penso che ci sia una Germania industriale che la pensa diversamente. Ma tra li due, non saprei chi scegliere. Forse, Sinn.

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  5. Lo scenario tedesco è infatti articolato. Ci sono gli esportatori, ai quali ovviamente giova la situazione attuale, ma, stando a Marcello De Cecco (http://temi.repubblica.it/micromega-online/quella-lobby-della-buba/), c'è anche un «blocco informale di opinione e di potere che riunisce la gran parte degli economisti accademici tedeschi, la Corte Costituzionale Federale, una parte non trascurabile di grandi importatori tedeschi, specie nel campo dell’energia, che vorrebbe una politica nazionale verso la Russia e gli altri produttori di petrolio e gas orientali», un blocco le cui azioni «la Buba cerca di influenzare a suo vantaggio».
    Mi pare che a favore di questo blocco giochino due elementi: l'ovvia insostenibilità di un'eurozona in cui la Germania esporta e gli altri importano, il fatto che la Germania è in surplus commerciale non solo nei confronti dell'eurozona, ma anche, e in misura analoga, verso il resto del mondo (resterebbe quindi in surplus anche se fosse in pareggio nell'ambito dell'eurozona).
    È chiaro che questo blocco appare per noi meno "ostile" di quello costituito dagli esportatori. Mi pare tuttavia di vedere un rischio.
    Sinn dice che l'euro ha funzionato male. Ha imposto con Maastricht una brusca convergenza dei tassi di interesse e di inflazione, ma le due convergenze sono entrate "in conflitto": quella dei tassi d'interesse, in quanto accompagnata da ingenti flussi di capitali, ha contrastato quella dei tassi di inflazione e ha portato, in poco meno di dieci anni, a netti aumenti del livello dei prezzi nei paesi periferici. Ora, dice Sinn, va meglio: i capitali tedeschi, "scottati" dalla crisi, restano in Germania. E vorrebbe che lì restassero.
    Ma chi ci dice che sarebbe davvero così se i paesi periferisci uscissero dall'euro? Potrebbe esserci un nuovo massiccio flusso di capitali, indotto questa volta non dai tassi di interesse, ma dalla svalutazione delle nuove monete nazionali, che renderebbe convenienti gli investimenti. Tanto convenienti che perfino gli esportatori tedeschi potrebbero giovarsene e compensare, così, minori esportazioni. Si tratta dello "shopping a buon mercato" paventato da Brancaccio (http://www.emilianobrancaccio.it/2011/11/17/lunica-cosa-da-fare/), da cui potrebbe difenderci solo un controllo sui movimenti dei capitali, cioè l'uscita anche dal mercato unico.
    In questo senso la proposta n. 7 della Dichiarazione di Bogenberg (chi non vuole la deflazione deve poter uscire dall'euro restando nell'unione europea) potrebbe risultare meno favorevole di quanto appare.

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