In una lettera di intenti successiva allo scandalo Cambridge Analytica, il commissario europeo alla sicurezza Julian King scrive che la minaccia informatica che la UE fronteggia cerca di "manipolare il comportamento, approfondire le divisioni in seno alla società, sovvertire i nostri sistemi democratici e sollevare dubbi sulle nostre istituzioni democratiche” (sic). Secondo King è quindi necessario un giro di vite sui social media, auspicabilmente con una direttiva europea che segua il solco di quanto fatto a livello legislativo in Francia e in Germania contro le "fake news", e in ogni caso prima delle prossime elezioni europee del maggio 2019, che potrebbero essere dirottate da "populisti ed euroscettici". Insomma, i funzionari UE hanno sempre più paura, e assieme alla paura cresce e diventa sempre più evidente la fregola di censura. Dal Financial Times.
di Mehreen Khan e Michael Peel, domenica 1 aprile 2018
Bruxelles sta preparando un giro di vite sulle società di social media che sono state accusate di diffondere “fake news”, dando un severo ammonimento sul fatto che scandali come la fuga di dati di Facebook minacciano di “sovvertire i nostri sistemi democratici”.
La Commissione Europea teme che le elezioni del Parlamento Europeo del prossimo anno siano vulnerabili alla “disinformazione” online di massa euroscettica. La preoccupazione si è acuita dopo che un informatore interno ha dichiarato che Cambridge Analytica ha raccolto informazioni personali di fino a 50 milioni di utenti Facebook e le ha usate per cercare di influenzare gli elettori nelle elezioni presidenziali americane. Cambridge Analytica ha negato di usare i dati di Facebook nei suoi modelli.
Julian King, commissario europeo alla sicurezza, chiede un “regolamento del gioco chiaro” su come possono operare le società di social media durante i periodi elettorali sensibili – iniziando dal voto per il Parlamento Europeo a maggio 2019.
In una lettera a Mariya Gabriel, commissario all’economia digitale, Julian King chiede più trasparenza sugli algoritmi interni che le piattaforme internet usano per promuovere storie, limiti alla “raccolta” di informazioni personali a fini politici, e che le società tech rivelino chi finanzia i “contenuti sponsorizzati” sui loro siti web.
Julian King propone un “approccio più vincolante” rispetto all’autoregolamentazione, inclusi “indicatori di prestazioni definiti in modo chiaro e attento”.
La sue proposte hanno il sostengo degli altri commissari che stanno redigendo la prima norma della UE su come combattere la “disinformazione online”, che sarà pubblicata a fine mese.
Le rivelazioni di Cambridge Analytica hanno messo il turbo al dibattito, portando i funzionari UE a insistere per un indirizzo più vigoroso su come le piattaforme dovrebbero comportarsi per salvaguardare la democrazia.
Le “attività di targeting psicometrico” come quelle di Cambridge Analytica, una società di analisi dati, sono soltanto “un’anteprima degli effetti profondamente disturbanti che questa disinformazione potrebbe avere sul funzionamento delle democrazie liberali”, ha scritto Julian King nella lettera, datata 19 marzo.
“È chiaro che la minaccia alla sicurezza informatica che affrontiamo sta cambiando, dal prendere di mira i sistemi all’avere a che fare con l’impiego di mezzi cibernetici per manipolare il comportamento, approfondire le divisioni in seno alla società, sovvertire i nostri sistemi democratici e sollevare dubbi sulle nostre istituzioni democratiche”, è aggiunto nella lettera.
Gli avvertimenti di Bruxelles arrivano mentre un certo numero di stati membri della UE sta preparando “leggi contro le fake news”, in mezzo a un mare di accuse sulle interferenze russe nelle elezioni europee dell’anno scorso.
La Francia sta preparando una legislazione che permette ai giudici di rimuovere e bloccare contenuti virali falsi durante le campagne elettorali nazionali. Emmanuel Macron, il presidente francese, ha inveito contro le “menzogne diffamatorie” e la “propaganda disonesta” dei media sostenuti dal Cremlino, come RT e Sputnik, che hanno entrambi siti web in francese.
All’inizio di quest’anno, la Germania ha introdotto la sua prima “legge contro l’incitamento all’odio” che obbliga le piattaforme a rimuovere velocemente contenuti terroristici, xenofobici e fake news, pena multe fino a 50 milioni di euro.
I funzionari UE sono preoccupati che le elezioni europee del prossimo anno siano dirottate dai populisti e dalle forze euroscettiche atraverso piattaforme usate per diffondere teorie del complotto, notizie non vere e video falsificati.
Un sondaggio a livello europeo dello scorso mese ha scoperto che più di un terzo dei cittadini europei si imbatte in fake news ogni giorno, e l’83% afferma che questa è una minaccia per la democrazia, secondo Eurobarometro.
Ma i critici rispetto all’approccio della Commissione sostengono invece che questo potrebbe ritorcersi contro, se la UE finirà col chiudere un dibattito legittimo – o se sarà dipinta così con successo dai suoi oppositori.
Maritje Schaake, una liberale membro del Parlamento Europeo, il cui lavoro si concentra sull’amministrazione digitale, ha dichiarato che ci sono forti argomentazioni a favore di regole più vigorose sulla divulgazione degli algoritmi a “scatola nera” e dei proprietari di siti web il cui anonimato significa che non hanno “alcuna responsabilità”. Ma avverte anche sulla possibilità che un più generale giro di vite online possa ritorcersi contro se viene visto come un tentativo da parte della UE di impedire le critiche. “Punta un faro sulla questione della libertà di espressione”, ha detto. “Dovete chiedervi se è davvero desiderabile”.
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