25/04/18

Assad e Putin impediscono agli ispettori di visitare il sito del presunto attacco chimico? È una fake news. L’OPCW dichiara che è stata l’ONU a rallentarli

Come riporta Zero Hedge, continua la valanga di fake news sui media mainstream riguardo al presunto attacco chimico di Duma. Per giustificare un’azione militare contro uno Stato sovrano prima che gli ispettori internazionali potessero verificare quanto effettivamente avvenuto, le istituzioni occidentali hanno iniziato a parlare di ostruzionismo da parte delle autorità russe e siriane nei confronti dell’OPCW. È la stessa OPCW a smentire queste voci, mentre intanto i giornalisti entrati a Duma non trovano alcuna traccia di un attacco chimico, e si moltiplicano le testimonianze secondo cui si sarebbe trattato di una messinscena orchestrata dai famigerati Caschi Bianchi.

 

 

 

di Tyler Durden, 22 aprile 2018

 

Dopo diversi giorni di ritardo trascorsi all’interno dell’arco di sicurezza del centro della città di Damasco, il gruppo di osservatori internazionali sulle armi chimiche, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW), ha annunciato che la sua squadra di investigatori è finalmente entrata nella città di Duma, sobborgo di Damasco, la mattina di sabato.

 

In una dichiarazione ufficiale online, l’OPCW ha confermato quanto segue:

 

“La squadra della Missione per la ricerca di prove (FFM - Fact Finding Mission, ndt) dell’Organizzazione per la Proibizione di Armi Chimiche (OPCW) ha visitato oggi uno dei siti di Duma, nella Repubblica Araba Siriana, per raccogliere campioni per le analisi in relazione alle accuse di utilizzo di armi chimiche il giorno 7 aprile 2018. L’OPCW valuterà la situazione e deciderà i prossimi passi, inclusa un’altra possibile visita a Duma.


 


La missione per la ricerca di prove dell’OPCW studierà inizialmente i campioni prelevati in un laboratorio OPCW in Olanda, ma è possibile che i campioni siano distribuiti in altri suoi laboratori designati.


 


In passato ci sono volute anche diverse settimane o mesi per la pubblicazione di un report preliminare per il pubblico.”


 

La dichiarazione prosegue:

 

"I campioni prelevati saranno trasportati al Laboratorio dell’OPCW di Rijswijk e poi spediti per le analisi ai laboratori selezionati dell’OPCW. Sulla base delle analisi dei campioni, oltre ad altre informazioni e materiali raccolti dalla squadra, la Missione di accertamento dei fatti stenderà il suo rapporto per presentarlo agli Stati Membri della Convenzione per le Armi Chimiche per le loro considerazioni."


 

Non è chiaro se tra questi siano inclusi campioni di tessuto prelevato dai cadaveri, dato che ormai ci sono diverse voci secondo le quali il gruppo jihadista che occupava precedentemente l’area – Jaish Al-Islam – ha sepolto frettolosamente i corpi delle presunte vittime dell'aggressione chimica.

 

Nonostante la squadra sia stata invitata nel paese dai governi siriano e russo – entrambi aderenti all’ente internazionale per lo smantellamento dello stock di armi chimiche proibite – c’è stata molta opacità e molti tentativi di spin sul perché la squadra sia stata ritardata, e diversi media occidentali hanno falsamente sostenuto che la Siria e la Russia stavano cercando di coprire le prove.

 

Questa accusa si basava in parte su affermazioni non verificate di leader politici occidentali, che da molto tempo perseguono l’uscita di scena di Bashar Al-Assad, e che hanno fornito aiuto sotto copertura a vari gruppi di jihadisti ribelli.

 

Per esempio, il Ministro degli Esteri francese ha accusato sia Damasco sia la Russia di “ostruzionismo che sta ovviamente danneggiando la portata dell’inchiesta. Probabilmente lo scopo è rimuovere le prove e altri elementi materiali legati all’attacco chimico nel sito stesso dove è avvenuto”.

 

Tuttavia, nonostante i molti titoloni sulla stampa internazionale, e le molte dichiarazioni di leader occidentali e di giornalisti che se ne stanno a grande distanza dalla Siria, secondo cui sarebbe in corso una cospirazione per coprire l’attacco chimico, l’OPCW ha emesso un comunicato ufficiale confermando che non sono state le autorità russe o siriane a impedire agli ispettori di visitare Duma, bensì il Dipartimento di Protezione e Sicurezza delle Nazioni Unite (UNDSS), che ha l’ultima parola sugli spostamenti dell’OPCW in Siria.

 

Mercoledì 18 aprile il Direttore generale dell’OPCW Ahmet Üzümcü ha diramato un comunicato che ha smentito la teoria “la Siria/Russia sta nascondendo le prove”:

 

“Il 16 aprile abbiamo ricevuto conferma dall’Autorità Nazionale della Repubblica Araba Siriana che, nel rispetto degli accordi raggiunti per consentire l’evacuazione della popolazione in Gouta, l’esercito siriano non poteva entrare a Duma. La sicurezza del sito dove la FFM prevede di operare è sotto il controllo della Polizia militare russa. Il Dipartimento di Protezione e Sicurezza delle Nazioni Unite (UNDSS) ha concluso i necessari accordi con le autorità siriane perché la squadra sia scortata fino a un punto determinato, dopo il quale la scorta sarà garantita dalla Polizia Militare russa.


 


Tuttavia, la UNDSS ha preferito prima condurre una visita di ricognizione al sito, che ha avuto luogo ieri. I membri della squadra FFM non hanno partecipato alla visita.


 


All’arrivo al sito 1, si è radunata una grande folla  e l'UNDSS ha dato parere che il team di ricognizione avrebbe dovuto ritirarsi. Al sito 2, la squadra è stata bersaglio di armi da fuoco leggere ed è stato fatto detonare un esplosivo. Il team di ricognizione è tornato a Damasco."


 

 

Anche se la dichiarazione dell’OPCW riconosce ulteriormente che l’area è un “ambiente molto instabile” flagellato da “rischi per la sicurezza” – diversi giornalisti sono in realtà riusciti a raggiungere Duma all’inizio della settimana, prima dell’arrivo dell’OPCW.

 

Alcuni tra quelli che hanno avuto accesso al sito, come per esempio il britannico Robert Fisk dell’Independent e Pearson Sharp di One America News Network non hanno trovato alcuna prova che sia avvenuto un attacco chimico a Duma, al contrario di quanto è stato ampiamente riportato sui media internazionali.

 

 

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