16/09/11

Euro da Paura o Stark War

Se i Tedeschi sono più bravi di noi, allora dovremo imitarli?...risponde Sergio Cesaratto su Politica&EconomiaBlog - bellissima la citazione da Carlo Levi sulla sua prima visita in Germania

 Partiamo, poco dopo mezzogiorno, per la bella Germania delle nere foreste, delle città antiche, per la ricca Germania dell’industria e del lavoro…La circolazione è così ben regolata, ed è così poco pensabile che si possa far qualche cosa contro la regola, che gli incidenti sono così numerosi. Ne osserviamo uno uscendo di città, lento e assurdo come nei sogni. Un camion svolta a passo d’uomo, traversando le rotaie che sono in mezzo alla strada, un tram si avvicina, così adagio che è quasi fermo, un’automobile procede ad andatura moderatissima nella opposta direzione. Li vediamo avvicinarsi l’uno all’altro, e non so quale dei tre sia in qualche modo in errore: tutti e tre potrebbero facilmente fermarsi. Invece tutti e tre procedono verso l’inevitabile urto, per una ostinata fiducia nella legge: una fiducia maggiore della fantasia. Carlo Levi, La doppia notte dei tigli, Einaudi 1959, p. 52.
di Sergio Cesaratto
Lo scorso fine settimana c’è stata la decisione del membro tedesco dell’esecutivo della BCE, Juergen Stark, di dimettersi in dissenso con le scelte della banca. Molti l’han letta come un punto di svolta. Tali dimissioni seguono quelle di Axel Weber lo scorso febbraio, il tedesco in lizza per succedere a Trichet. La ragione del contendere allora come ora è se la BCE deve intervenire o meno a sostegno dei titoli pubblici dei paesi periferici. Le dimissioni di Stark sono state precedute dalle critiche all’intervento che la BCE ha svolto in queste settimane a sostegno dei titoli italiani e spagnoli da parte del ministro delle finanze Schauble e del Presidente tedesco Wulff. Il leader della SPD è intervenuto a favore di Wulff. I tedeschi fanno dunque quadrato attorno alle più retrive proposte economiche possibili: il mio personale sentimento è stato di paura per ciò che potrà accadere le prossime settimane - seguito dal fatalismo, il mondo non finirà per questo e neppure noi, ma potremmo andare incontro a spiacevoli esperienze.
I tedeschi sono accecati dal combinato disposto di una loro atavica incapacità di adattare le regole, a cui tengono moltissimo e per cui li ammiriamo, alle situazioni che, tuttavia, possono richiedere il mutamento delle medesime. Queste regole vengono poi spesso ammantate di una valenza morale. In queste circostanze convincere un tedesco è come ragionare con Sara Paullin o un membro del Tea party. Se a questo si aggiunge il timore che il mutamento richiesto intacchi il modello economico che a quel paese ha portato pace e prosperità nel secondo dopoguerra, beh, mission impossible. Provatevi a far capire a un tedesco – non a un tedesco della strada, ma a un tedesco dell’elite inclusa quella progressista – che quel modello è da sempre un problema per le altre economie e che, comunque, è incompatibile con un’unione monetaria. In un paese in cui Schuld significa sia debito che peccato perdete il vostro tempo. Il commissario europeo all’energia, il tedesco Oettinger, ha proposto di esporre a mezz’asta fuori degli edifici europei le bandiere dei paesi indebitati. Wolfgang Munchau, un commentatore tedesco raziocinante - ve ne sono, ma inascoltati dai politici -, gli ha dato del matto patentato, e il fatto che Stark si sia incredibilmente dimesso a mercati aperti, causandone il crollo, dimostra come l’ottusità domini l’elite tedesca (nel sito di Neil Roubini anche Stark è stato definito matto). Nessuno ha avanzato il sospetto che Stark possa averne approfittato per un po’ di insider trading. Come la moglie di Cesare un tedesco è al di sopra di questi sospetti.
Sono i surplus che creano debiti
Ma perché mai, qualche lettore si chiederà, dobbiamo obbligare i tedeschi a cambiar modello, e come possiamo permetterci di pretendere che lo facciano: se loro son più bravi cerchiamo invece di imitarli! Che, in particolare noi italiani, si abbia da imparare dai tedeschi è fuor dubbio: il rispetto delle regole, se non ossessivo, è una virtù civile. La questione è che il modello economico tedesco non deve il suo successo solo alle virtù di quel popolo (regole, precisione ecc.), ma alla sistematica compressione dei salari e dei consumi interni. In tal modo quel paese ha realizzato nel secondo dopoguerra enormi surplus commerciali (che coincidono coi profitti dei capitalisti tedeschi) che la Germania ha con successo potuto collocare all’estero. I capitalisti tedeschi producono 1000, pagano salari per 600, devono collocare 400: un po’ consumano loro, ma il resto lo devono vendere all’estero. Questo è stato possibile perché nel dopoguerra gli altri grandi paesi occidentali hanno in genere condotto politiche di espansione della propria domanda interna -con l’Italia ha un po’ agito da Germania di serie B – sostenendo le esportazioni tedesche. La prevalenza di sistemi di cambi fissi – a parte gli anni 1970 – ha fatto inoltre in modo che i surplus commerciali tedeschi non si traducessero nella rivalutazione del marco, il quale avrebbe ridotto la competitività tedesca. Un opportunismo esemplare (denominato “mercantilismo monetario” dall’ importante storico tedesco Carl-Ludwig Holtfrerich). Negli anni più recenti, le riforme del mercato del lavoro di Schroeder prima e l’Unione Monetaria Europea dopo hanno consentito alla Germania di riaffermare questo modello. Inoltre le banche tedesche hanno allegramente finanziato i paesi dell’Europa periferica e dunque, da ultimo, le esportazioni tedesche verso quei paesi. Sono i surplus a creare i debiti, come ha ben sintetizzato l’economista Leon Podkaminer conterraneo e seguace del grande economista polacco Michal Kalecki, il Keynes marxista. I sindacati tedeschi sono stati storicamente partecipi del modello guidato dalle esportazioni: quando parliamo di salari bassi in Germania lo facciamo in senso relativo – i loro salari sono pur sempre superiori di quelli del sud-Europa data la forte produttività tedesca (diciamo: un lavoratore tedesco produce 100 e ottiene 60; quello spagnolo produce 60 e ottiene 40; relativamente al proprio prodotto lo spagnolo ne ottiene una quota maggiore, ma in assoluto sta peggio). Eppure anche i lavoratori tedeschi, come le formiche, a volte hanno minacciato di incazzarsi rivendicando una fetta più ampia della torta. Ma per questo c’era la Buba, la Bundesbank, a intervenire minacciandoli che se avessero chiesto troppo, intralciando la macchina delle esportazioni, essa avrebbe stretto il credito creando disoccupazione. La BCE ha ereditato questo ruolo: basta guardare agli sciagurati aumenti del tasso d’interesse la scorsa primavera volti solo a minacciare i sindacati tedeschi.
SuperMario?
La rottura dell’Eurozona sarebbe un disastro per l’Europa e per l’economia globale. Non dobbiamo ne possiamo augurarcela. L’agenda di politica economica che i tedeschi vorrebbero somministrarci, fatta di punizione e contrizione, porta direttamente a quel risultato. Infatti i pacchetti di austerità portano a recessione, e la recessione a minori entrate fiscali in una fatica di Sisifo che non ha fine, basti guardare la Grecia mentre qui da noi già si parla di un’altra manovra. 
 Inoltre i tagli ai bilanci pubblici significano meno risorse all’istruzione, agli investimenti pubblici, alla mera sopravvivenza del tessuto civile. Significa in altre parole disgregazione sociale. Significa che la gente si ribellerà, con la violenza sociale, con la delinquenza, togliendosi la vita: ognuno troverà la propria strada. E allora, questa strada è irresponsabile:perché Napolitano non dice questo? Eppure, se solo i tedeschi avessero la flessibilità mentale di un anglosassone, v’è una soluzione, meramente volte a salvare il capitalismo, davanti agli occhi di tutti: una garanzia illimitata della BCE ai debiti dei paesi periferici che avrebbe l’effetto di tranquillizzare drasticamente i mercati (la BCE ha potere illimitato di acquistare titoli in quanto stampa moneta: nessuno sarebbe preoccupato di detenere un titolo italiano o spagnolo sapendo che la BCE  se lo comprerebbe se egli non lo volesse più). E qui torniamo alle dimissioni del dott.Stark. Obtorto collo, tedeschi hanno accettato nelle scorse settimane un intervento della BCE timido e tardivo. Scrivemmo in tempo reale sul nostro blog che tale intervento, da un lato, non avrebbe abbassato i famosi spread a livelli accettabili e, dall’altro, appena la BCE avesse acquistato qualche decina di miliardi di titoli qualche politico tedesco avrebbe cominciato a starnazzare. Ciò è accaduto puntualmente. Si noti che se la BCE avesse risolutamente dichiarato di voler sostenere illimitatamente i debiti pubblici, essa non avrebbe dovuto acquistare un bel nulla. Se voi andate a fare shopping a via Frattina e Berlusconi ha telefonato garantendo per voi, tutti vi faranno credito; se invece vi regala 100€ senza poter far il suo nome, difficilmente vi faranno credito. Non ci sentiamo isolati nel dire queste cose. Fior di “autorevoli” economisti ora le sostengono (fra gli altri Tabellini, Gros, De Grouwe, Benigno, Wyplosz), ma nessuno tedesco, ahinoi, presi come sono dal loro moralismo luterano. Draghi è un banchiere conservatore, ma anche Bernake lo è, e i bravi banchieri centrali sanno quello che si deve fare in determinate circostanze, ripetiamo, al mero scopo di salvare il capitalismo. Sarà tuttavia difficile che i tedeschi glielo lascino fare, ammesso che egli voglia farlo. Se vorrà farlo, dovrà affrontare una battaglia a viso aperto magari col sostegno dei banchieri centrali degli altri paesi del G20. Intanto Stark è stato sostituito con un’altra grigia figura, pupillo di Axel Weber peraltro.
Il difficile è riequilibrare la competitività dei paesi europei. Qui il passaggio per i tedeschi è ancor più radicale: rilanciare il loro mercato interno accrescendo i salari e diminuendo la diffusa povertà (sempre da intendersi in termini relativi) di quel paese. La SPD batta un colpo, o è la medesima di Schroeder? Noi del sud dobbiamo anche fare i nostro compiti, reperendo risorse dall’evasione, dai grandi patrimoni, dagli sprechi inclusi quelli della politica per sostenere istruzione, giustizia sociale, ricerca e politica industriale, rifiutando frettolose privatizzazioni. Ovvio che cacciare Berlusconi è il primo passo per essere credibili.
La sinistra e il suo popolo devono però superare una sorta di senso di colpa per cui, in fondo, siamo stati noi causa dei nostri guai ed è giusto che paghiamo. Come nella vita, i sensi di colpa non aiutano. A parte che non è certo stato un eccesso di spesa sociale ad aver creato il debito pubblico italiano - l’evasione fiscale e scelte di molti anni fa, “divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia e adesione al Sistema Monetario Europeo, ne sono stati la causa -, è semplicemente sbagliato pensare che i nostri sacrifici, e quelli del resto della periferia, portino a qualche risultato che non sia il crollo delle economie dell’insieme dell’Europa, incluso il virtuoso nord. La manovra italiana non è solo ingiusta, ma è soprattutto inutile (la beffa oltre al danno). Solo un intervento risoluto della BCE, nell’ambito di una strategia europea volta alla crescita, basata in primis sull’espansione fiscale e salariale nei paesi del nord, può rendere sostenibili i debiti. Il tentativo di “aggiustamento” dei conti via tagli di bilancio nazionali porta invece direttamente al baratro. Il Presidente Napolitano e il PD questo paiono tuttavia non capirlo

25 commenti:

  1. Questo articolo è a dir poco agghiacciante! Soprattutto per chi ha un modo liberale di intendere l'economia e la finanza. Io infatti condivido al 100% la posizione della Bundesbank, ed ecco perchè ero incazzatissimo quando hanno costretto il grande Stark a dimettersi. Tra l'altro è la stessa posizione che guarda caso ha prodotto un'economia solidissima e prospera (tutti questi poveri e lavoratori oppressi in Germania non so dove li veda... ma da dove esce fuori sto qui? in Germania ci sono addirittura i sindacati nel cda per legge!!! una delle poche cose che cambierei del loro modello) mentre le sue ricette, quelle seguite ai piigs, hanno prodotto risultati pessimi!
    Ma diamo per buone tutte le sciocchezze che ha scritto, alcune proprio colossali e contraddittorie tra loro ma va beh.. perchè se sto qui a contestarle una a una non finisco più. Mi limito solo a fare la domanda da un milione di dollari: giusto o sbagliato quando è nato l'Euro gli altri paesi hanno, formalmente o implicitamente, accettato questo modello. Si o no? Se si oggi non possono chiedere ai tedeschi di rinunciarvi, (perdendoci tantissimo solo perchè loro non vogliono rinunciare a vivere sopra le loro possibilità...). Questo modello non vi va più bene? Oh liberi di pensarla come volete e di impiccarvi da soli ma allora allora uscite voi dall'euro, volontariamente e non cambiare le carte il tavola agli altri! non cercate di rovinare anche la Germania e le altre economie serie con le vostre ricette fallimentari e come se non bastasse pretendere che paghino loro per voi! Non vi va più bene quello che prima vi eravate impegnati a rispettare, ognuno per la sua strada e amici come prima! LucaS

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  2. Mi sembra di capire dalla lettura fatta quanto segue:
    La cura prospettata è quella di dare al "malato" qualche boccata di ossigeno "di qualità ovviamente ECCELLENTE" ovvero Europeo finchè si può.
    Poi quando il paziente è morto, lo spogliamo di tutto, ci prendiamo la loro famiglia che dovranno lavorare gratis, fino alla copertura del "DEBITO PUBBLICO + DEBITI ODIOSI", oltre ovviamente ad ogni loro bene sia privato che pubblico.
    Grazie non ci sto.
    Saluti arrabbiati....
    Orazio

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  3. A me pare di non essere mai stato interpellato a proposito di entrata nell'area Euro o a proposito del trattato di Maastricht o di Lisbona....
    Cosa intende LucaS con "formalmente o implicitamente accettato"? Forse che l'accettazione formale dei Trattati da parte delle cosiddette "Elites" oltrepassa la volontà popolare espressa mediante un referendum? Perchè non interpellano i popoli, forse perchè quando sono stati coinvolti hanno sempre bocciato le scelte imposte da "lor signori" (leggi massoneria)?
    Onde ragion per cui sento di poter liberamente criticare questo modello!

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  4. Condivido al 100% il commento di Tannhauser,
    ogni singola parola!!!
    Del resto è evidente ad ogni osservatore attento, che questo euro, è stato voluto da "lor signori", le grandi elite finziarie, i Poteri Forti, sotto l'ala ed il comanando della Massoneria internazionale, a cui la criminale, oscena e collusa politica, obbedisce in religioso ossequio.
    Chissà se mai vedremo, una nuova grande Noriberga, per questa gentaglia, che ci sta portato sull'orlo del collasso economico e sociale!!!
    Quindi altro che la presunta liberale Bundesbank, o la presunta democratica BCE, o la Commisione UE, qui ci vorrebbe il tribunale dell'Aja!!!!

    Del resto condivido anche due commenti fatti nel precedente articolo, e cioè, questa UE, è stata solo e soltanto l'Europa dei mercati e delle loro Oligarchie, che si sono potuti avvantaggiare dalla mancanza dei cambi, ma mai è stata l'Europa dei popoli e a vantaggio dei popoli!!! Mai!!!
    E come veniva ricordato dal lettore, che gli USA mai avrebbero permesso, una vera Unione politica e sociale, insomma una vera unione dei popoli, in grado davvero di poter competere e superare l'egemonia mondiale USA.

    Ed ancora nell'altro commento veniva ricordata una cosa giustissima e sacrosanta, ma che in modo tanto vergognoso quanto occulto e misterioso, il mainstream non nè ha dato mai risalto,
    e cioè che una cosa cosi importante come l'euro incredibilmente non è mai stato oggetto di un vero dibattito e io aggiungerei di un referendum, e la gente doveva quasi accettarlo per fede, e io aggiungo per imposizione dogmatica e assolutistica!!! E nessuno che potesse osare andare contro, altrimenti si veniva tacciati di essere antieuropeisti, reazionari, emeriti ignoranti, e anti-storici.

    Insomma emarginati come feccia schifosa, da cui stare alla larga.
    Ahhhh, come è potente il lavaggio del cervello del main stream!!! Noi massa lobotomizzata ed incosapevole, di quello che fanno sulle nostre teste!!!

    cordiali saluti,
    Nicola.

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  5. X Tannhauser
    1. Ma che nome ti sei scelto? Tannhauser???
    2. Hai ragione nel dire che il processo di formazione dell'euro è stato del tutto non democratico, senza che la volontà popolare potesse esprimersi e con me sfondi una porta aperta su questo punto essendo io antieuro per definizione. La cosa più ridicola è stata che quando le votazioni popolari bocciavano le deliberazioni europee (vedi Irlanda) poi indivano altre votazioni.. insomma è come dire la partita dura fin quando non vince la squadra che voglio io... Il punto è un altro: i vari governi, comunque espressione ancorchè indiretta della volontà popolare, decisero alcuni punti fermi molto chiari: deficit entro il 3%, politica monetaria stile bundesbank e ognuno responsabile per i propi debiti. Come vedi tutte le basi su cui si è costruito l'euro stanno venendo meno ed è quindi naturale che i tedeschi si sentano truffati! Tu puoi apprezzare o meno questo modello ma come governo ti sei preso delle responsabilità e se oggi hai cambiato idea 6 tu che devi uscire e non costringere la Germania a rinnegare il suo modello che ha dato ottimi risultati e la sua volontà popolare (la stragrande maggioranza dei tedeschi la pensa cosi, idem finlandesi, olandesi...) LucaS

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  6. All'amico Tannhauser, credo che sia giusto che tu guardi all'articolo Art. 75. della nostra Costituzione...e + precisamente il comma sotto riportato...
    "Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali"
    Capito il trucchetto... era già stato pensato nel 1947 --- come era stato previsto anche l'art. 11 che allego...
    L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo ---
    notare la frase "LIMITAZIONE DI SOVRANITA'" emm non vi dice nulla ... neanche dell'Euro?
    Spero di esserti stato utile.
    Saluti.
    Orazio

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  7. LucaS, ma hai letto l'articolo o ti si è annebbiata la vista? Qualcuno ha parlato di poveri lavoratori tedeschi oppressi? Il discorso che fa Cesaratto è chiaro e basato su cifre, ed è un discorso RELATIVO.
    Uscire dall'euro? Sì, è proprio quello che molti stanno pensando oramai che sarebbe meglio fare...sia in Germania che qui.
    Per l'ennesima volta ti invito a moderare i toni. Soprattutto mi scoccia che ospito qui articoli che ritengo validissimi e tu non dico li critichi - che sarebbe cosa lecita - ma offendi i miei ospiti con frasi tipo
    "tutti questi poveri e lavoratori oppressi in Germania non so dove li veda... ma da dove esce fuori sto qui? - Ma diamo per buone tutte le sciocchezze che ha scritto ecc."
    Capisci la differenza tra una critica argomentata a un concetto e un'offesa personale? Al prossimo commento così sgangherato non ti pubblico. E datemi pure della fascista, non mi importa.

    La cura prospettata, caro Orazio, è di una banca centrale che svolga il suo ruolo di emissione di una moneta sovrana, e di un riequilibrio nella competitività tra i paesi europei che passi per un rilancio del mercato interno della germania. Non sarebbe male, mi pare.

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  8. Per Carmen, ma di quale sovranità stai parlando?
    Di uno stato che non c'è! L'europa è soltanto un'aggregazione di Banche a scopo di estorsione, credevo di essere stato chiaro...
    Tutto quello che fino ad ora è stato fatto, è stato quello di costruire pezzo per pezzo, una struttura verticistica di cui poche persone governeranno, chi sono si fa presto a dire --- Dai Rothschild - ROCKFELLER e molti altri.
    Tale evento è sotto gli occhi di tutti, o meglio di chi guarda con occhi disincantati.
    Vogliono arrivare li e non gliene importa nulla di crisi spaventose fame, disoccupazione ed altro.
    Saluti....
    Orazio

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  9. X Carmen: ti rispondo in 2 parti
    Il punto è che non condivido praticamente niente dell'articolo! E non si tratta di cose opinabili ma di dati di fatto, di economia di base, e poi ho la sensazione che Cesaratto voglia buttarla in politica soprattutto quando accusa la Bundesbank di ricattare gli operai e di condizionare l'SPD! Il problema è che non sono cose immediate da smascherare, del tipo se butti un sasso non cade ma va in alto... occorrono passaggi logici e ragionamenti... Cesaratto poi rende tutto più difficile mischiando qualche numero vero e qualche considerazione generale che tutti condividiamo, per poi collegarli indebitamente e trarre conclusioni insensate o addirittura contraddittorie. In questo modo pochi riescono a riconoscere i non sense... e ai meno esperti, ossia il 90% di tutti quelli che leggeranno l'articolo, le cose che dice sembrano verosimili.. E la stessa tecnica che usa Tremonti, seppur in modo più maldestro, con l'aggravante che Cesaratto probabilmente le cose che dice le crede davvero, non le scrive per mera convenienza! L'unica cosa sensata che ha scritto è che bisogna liberarsi di Berlusconi il prima possibile. Prova a pensare cosa penserebbe uno come Stark se leggesse quest'articolo e capirai la mia frustrazione (non che mi consideri nemmeno lontanamente all'altezza di Stark.. magari! ma condivido le sue idee economiche).
    Ti faccio un esempio concreto per smascherare 1 dei tanti non sense (visto che non posso chiamarli sciocchezze)! Cesaratto sostiene che siccome la Germania esporta più di quanto importa, qualcun'altro allora importa più di quello che esporta e che questi trend sono sistematici e che quindi la Germania si trova con molti crediti ai paesi a cui vende beni e servizi(e fin qui siamo al livello dell'acqua calda che serve a rendere verosimile la conclusione). Siccome questa situazione non è momentanea ma è strutturale Cesaratto pensa che la Germania debba consumare di più e che per farlo vadano aumentati i salari. Aumentando i salari i "poveri relativi" tedeschi (non li ho chiamati io "poveri" ma Cesaratto...) starebbero meglio, consumerebbero di più e i paesi piigs esporterebbero di più in Germania, chiuderebbero il deficit commerciale, le loro imprese lavorerebbero di più, la loro disoccupazione scenderebbe, lo stato incasserebbe più soldi e avrebbe meno spese tipo cassaintegrazione e tutto si aggiusterebbe... A prima vista sembra un ragionamento sensato e allettante e il 90% dei lettori lo considereranno tale, ma è pieno zeppo di buchi!
    1. A Cesaratto sfugge che se si produce 100 ma l'operaio porta a casa una quota minore di quella che lui pensa sia ideale (non si sa in base a cosa, tipico degli ingegneri sociali e dello stato che vuole decidere tutto lui) allora qualcun'altro porterà a casa una quota maggiore: in parole povere meno soldi ad azionisti e manager e più agli operai. Anche facendolo si spostano risorse, e quindi consumi, da una categoria ad un altra! Non aumenta la torta: cambia solo, di poco, come vengono tagliate le fette.. ergo niente aumento dei consumi totali e delle importazioni, effetto sui piigs praticamente zero!
    2. Anche ammettendo che i consumi aumentino, e cosi non è, ma facciamo finta, chi ti dice che aumentino le importazioni dai piigs piuttosto che da altri paesi come Cina o India molto più competitivi e a buon mercato soprattutto per le cose che di solito comprano le persone a medio-basso reddito con l'aumento(tipo elettronica).. ergo effetto sui piigs zero o negativo (vendi meno Ferrari e capi di moda ai manager che prendono meno). Continua... LucaS

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  10. X Carmen

    3. Proprio il fatto che questo squilibrio è strutturale e si sta sempre più allargando dovrebbe far capire subito che è un problema di competitività e non di ridistribuzione della ricchezza, come dicono strumentalmente le sinistre (da noi ahimè anche la destra!). E ci sono statistiche chiarissime a supporto di questo! Senza un aumento di competitività le imprese dei piigs sono tagliate fuori a prescindere e si torna al tema delle riforme che dico sempre..
    4. La cosa più importante da capire e che praticamente nessuno spiega mai è un altra. La competitività è solo una faccia del problema: se io sono più competitivo di un altro io vendo e lui non vende quindi io mi arricchisco e lui si impoverisce! Questa è sostanzialmente l'"accusa" che Cesaratto fa ai tedeschi: essere troppo competitivi! Ma pensateci un momento: se io vendo a spese di un altro l'economia nel suo complesso non cresce affatto: ancora una volta si spostano risorse da un soggetto ad un altro, stavolta però almeno in base al merito e non a chi sta più simpatico a Cesaratto o al burocrate di turno! Ma non è affatto cosi!!! Non è che i tedeschi sono competitivi per il gusto di esserlo, o optano per una crescita modesta dei salari perchè sono masochisti (le riforme di Schroeder che oggi hanno prodotto risultati straordinari sono costati moltissimi disoccupati nell'immediato..). Se lavorano sodo, più a lungo e sempre meglio lo fanno per ottenere maggiore potere d'acquisto, ossia per comprare più cose! Il punto è che noi non offriamo i beni e servizi che loro vorrebbero! Se vogliamo più domanda per le nostre aziende che poi produce più lavoro, più entrate fiscali... non possiamo crearla artificialmente sussidiando imprese decotte, obsolete o inefficienti ma ristrutturandoci pesantemente (dato che non è possibile farlo gradualmente non potendo svalutare, altra cosa, l'euro, che non ho voluto io ma hanno voluto sempre i politici). Insomma efficienza! ma soprattutto know how e brevetti dal momento che l'economia si sta trasformando radicalmente e sempre più andrà in questa direzione! Ecco perchè sono urgentissime le riforme che dico io! La domanda è infatti virtualmente infinita, al contrario di quello che pensano Keynes e Cesaratto, l'importante è produrre quello che gli altri vogliono, al prezzo e alle condizioni che vogliono! Per es. la Ferrari e molte imprese piigs efficienti hanno fatto record di vendite in Germania!!! Per capiere l'assurdità e' come se quando hanno inventato le macchine per non far chiudere i produttori di carrozze lo stato comprasse le carrozze che i consumatori non volevano, finanziandosi tassando i produttori di auto o costringendoli a pagare i debiti dei costruttori di carrozze... se questa è l'idea di progresso ed economia che ha Cesaratto lasciami dire che è una vera e propria scemenza. Sarà anche bella da leggere, attraente perchè promette di risolvere i problemi e far star meglio come per magio i più poveri o poveri relativi senza costi sociali come oggettivamente è per la mia ricetta(non l'ho mai negato)... l'unico problema è che non funziona per niente! LucaS

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  11. Non sembri aver capito l'articolo. I profitti dei tedeschi, derivano sì in parte dalle sue ottime industrie, ma è dovuta in altra parte soprattutto alla compressione salariale, che favorisce le esportazioni. La compressione salariale in regime di cambi fissi europeo come il nostro è, per farti un esempio, simile ad una svalutazione monetaria, sono profitti che vengono determinati non dalla bravura delle imprese, ma da una leva, in cui a perderci sono soprattutto gli altri paesi che importano da essa.
    In ogni caso ancnhe se non sei d'accordo con questi personaggi, come ad esempio Cesaratto, ti invito ad avere più umiltà e a rispettarli, perché finché ti trovi dietro uno schermo ti senti un Dio dell'economia, ma se ti capitasse di trovarti a parlare faccia a faccia con uno di questi autori, bè, in 5 minuti ti assicuro che ti saprebbero umiliare in una maniera che te lo ricorderesti a vita.

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  12. X Andrea Almagno:
    1-Ti assicuro che non mi sento affatto un Dio dell'Economia! Sull'umiltà: ben venga! ma onestamente questo Cesaratto non mi sembra un genio dell'economia come lo fai tu! Il mio stile è dissacrante, diretto ma non per arroganza!
    2-Credo di aver capito quello che vuol dire Cesaratto rispetto alla compressione salariale. Lui sostiene che in % i lavoratori tedeschi si appropriano di una quota inferiore di quello che producono rispetto agli italiani, spagnoli... ma che grazie alla loro superiore produttività guadagnano comunque molto più di noi. Poi sostiene che siccome siamo nell'euro e non possiamo svalutare questo si traduce in un vantaggio per le loro aziende che cosi riescono ad esportare di più. Fin qui secondo te io non sono d'accordo? Ovvio che si!
    3-Il punto è un altro: è inutile discutere su cosa/come dovrebbero fare gli altri (tipo che cinesi dovrebbero avere più diritti e stipendi maggiori)! Dobbiamo farcene una ragione e pensare a cosa possiamo fare noi perchè fino a prova contraria gli italiani non comandano in Germania quindi giusto o sbagliato (ai tedeschi comunque va bene!) è una questione fuori dal nostro controllo!
    3-Francamente comunque non credo che la minor quota % che i lavoratori tedeschi percepiscano sia la ragione del loro fortissimo export! Loro avrebbero lo stesso export anche se la quota fosse % la stessa o persino maggiore! e questo perchè il loro export si basa principalmente sulla qualità, sul know how, la loro produzione è fortemente robotizzata e meccanizzata e alcune produzioni di svolgono all'estero... Da ultimo aggiungo di nuovo che il lavoro classico, quello un tempo svolto dagli operai, è già fortemente ridimensionato e praticamente non esisterà più in futuro! Il vero vantaggio competitivo deriva dall'organizzazione aziendale, dalla superiorità tecnologica... e su queste cose i tedeschi indubbiamente ci asfaltano, quindi è profondamente ingiusto dire che non si tratta di bravura delle loro aziende! Ecco perchè ho reagito in modo stizzito: come può una persona esperta e intelligente come si presume sia Cesaratto non vedere queste dinamiche, se le vedo persino io, e arrampicarsi sugli specchi citando la storia delle %.
    4-In ogni caso è meglio "comprimere" (per modo di dire) i salari ad un livello doppio del nostro ed avere esportazioni record, piuttosto che averli superiori in % ma bassissimi in valori assoluti, che è poi quello che conta veramente, e avere deficit commerciali strutturali e produttività in discesa.
    6-Compressione salariale o meno anche dando per buono tutto quello che dice Cesaratto l'unico modo di vendere allaro è o comprimere ulteriormente i salari (preferibilmente i salari pubblici) oppure essere più produttivi.. non si scappa!
    Se è davvero un genio Cesaratto ste cose dovrebe capirle meglio di me! LucaS

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  13. non ritengo Cesaratto un genio, economisti che stimo sono tutt'altri.
    Il fatto dell'export tedesco, lo ripeto, nessuno nega l'avanguardia delle sue aziende. Questo è un fatto. E' anche un fatto però che una certa percentuale del suo export è dovuta alla compressione salariale interna. Anche questo è un fatto, dimostrato ormai da innumerevoli studi (anche perché se non ricordo male questo tipo di politica fa parte della mentalità tedesca da molto tempo). Il punto è che molti economisti vedono questa compressione salariale dei tedeschi una concorrenza sleale verso i Piigs. Se si vuole un Europa unita, bisogna cercare di ottenere concorrenze leali, almeno tra noi europei, ovvero imprese tedesche che battono al 100% quelle italiane per la loro avanguardia, non dal fatto che vengono aiutate anche dalla compressione salariale, questo perché genera tensioni politiche. La storia lo ha sempre dimostrato. Per alcuni economisti quindi è consigliabile che i tedeschi aggancino i loro salari alla loro produttività(come fanno tutti i normali paesi europei), in tal modo dovrebbe aumentare il commercio interno dei Piigs, quindi la riorganizzazione industriale e la ripresa dell'economia europea e mondiale. Altri economisti non negano l'esistenza di questo fatto, che ripeto, è un fatto non un opinione, ma pensano che sia molto più importante che lo Stato debba ridurre le tasse e incentivare la riorganizzazione industriale italiana. Quindi questa riorganizzazione industriale dovrebbe avvenire in modo più diretto, attraverso la riduzione dello Stato e la leva fiscale. Gli imprenditori italiani però, si sà, sono ignoranti in tema di finanizamenti bancari, riorganizzazioni industriali ecc...per cui difficilmente diventano investitori all'avanguardia tramite leve fiscali, soprattutto peggio che mai in recessione...quindi tra incentivare l'ottimismo degli imprenditori attraverso le leve fiscali e la riduzione dello Stato, o incentivarli tramite le maggiore vendita dei loro beni sul mercato (tramite concorrenza leale da parte dei tedeschi), credo che sia più efficace la seconda strada.

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  14. Caro anonimo (ma perché non ci metti la faccia)
    il punto che non comprendi (ma neppure i tedeschi peraltro) è che siamo in una unione monetaria - un sistema di cambi fissi irreversibile - la quale finisce per avvantaggiare chi è già avvantaggiato. Allora (a) o la si rompe, (b) i lavoratori dei paesi poco competitivi fanno sacrifici salariali enormi, oppure (c) i paesi competitivi cercano di trainare loro quelli meno competitivi. L'opzione a) è un disastro, ma abbiamo una buona probabilità di arrivarci; l'opzione b) porterà a una insostenibile instabilità sociale; l'opzione c) rimane la più seria, tenuto conto che, ad esempio, la povertà in Germania è assai diffusa (la povertà è un concetto relativo che tu ora hai capito). Ha dunque un senso rilamciare la loro domanda interna accrescendo i salari. In questo modo perdono un po' di competitività ma vivon meglio, noi la guadagnamo.
    Circa altre tesi che sostengo circa il ruolo della BCE ecc. Sono tesi che si ritrovano in molti economisti "autorevoli" (De Grauwe, Benigno, Tabellini, Krugman, Wyplosz ecc). Virgiletto autorevoli perché, francamente, noi economisti eterodossi l'abbiam detto prima.
    Ammiro la pazienza di Carmen. Rompere certi schemi mentali è difficilissimo (come Keynes ci insegna), per questo il pensiero critico sarà sempre, ahimé, minoritario... sebbene i miei amici economisti critici ora contino nel governo brasiliano!
    saluti a tutti.
    S.Cesaratto

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  15. X Sergio Cesaratto (1/2)
    1-C'è anche l'opzione D! che tra l'altro è l'unica sotto il nostro controllo e dipende solo da noi e non dagli altri, ossia iniziare ad essere competitivi in modo da non dover continuare a comprimere i salari per riuscire a rimanere sul mercato. Anche perchè nella nuova economia che si sta delineando i bassi salari saranno sempre più irrilevanti (ecco perchè la Germania va bene nonostante li abbia molto più alti, cosa che anche lei condivide) infatti il grosso della produzione sarà automatizzata, per non dire robotizzata, e il vero vantaggio competitivo verrà da altro, soprattutto organizzazione aziendale e superiorità tecnologica, cosa che in Germania hanno capito da tempo! Perchè non la prende proprio in considerazione l'opzione D? E' cosi impossibile fare una manovra che da un lato vende patrimonio pubblico abbattendo molto il debito e limitando la spesa per interessi e al contempo inizia la liberalizzazione dei servizi, la sburocratizzazione, la ristrutturazione della PA... E' la prima cosa che mi viene in mente ma si può fare molto meglio! Non si fa certamente in un giorno ma il mercato rivedrebbe tutte le sue aspettative se lo facessimo in modo credibile. E' davvero cosi impossibile chiedere che anche l'Italia faccia quello che ha fatto l'Irlanda o la Spagna??? Almeno proviamoci! e al limite solo dopo vai dai paesi forti a chiedere aiuto. Se ci vai prima senza nemmeno fare uno sforzo e dopo 1 mese di teatrino disarmante cosa ti aspetti?
    2-Perchè la Germania dovrebbe aiutarci come lei invoca? Per non perderci soldi sui crediti che ha verso di noi? In un modo o nell'altro quei crediti li perderebbero comunque! Il punto vero secondo me è un altro: per la Germania ha senso commerciale con qualcuno e eventualmente accumulare avanzi commerciali e relativi crediti solo se un domani potrà "riscuoterli"! Ossia se un domani, realisticamente, può aspettarsi di comprare altrettanti beni e servizi dall'Italia. Ed è qui che casca l'asino: l'Italia purtroppo, a parte alcuni casi di eccellenza, è enormemente arretrata rispetto alla Germania in moltissimi campi chiave per l'economia moderna e non ha niente che possa interessare i tedeschi, o almeno non al prezzo che loro vorrebbero! Il deficit di competitività ha raggiunto livelli ormai insostenibili e cosa ancora più grave si allarga sempre più (è un fatto posso citare studi e numeri molto elequenti su questo punto!), non abbiamo materie prime e non possiamo offrire la nostra forza lavoro a prezzi competitivi come fa la Cina, per creare un sistema che produce know how e brevetti e magari relative start up (tipo Israele) che potrebbero interessare i tedeschi realisticamente serverebbero degli anni... insomma secondo me al di là delle decisioni a livello europeo è proprio l'economia reale che ci condanna senza appello! Se, come penso, la Germania ha compreso questa realtà (se secondo lei non è cosi me lo dica visto che è il presupposto di tutto il ragionamento) perchè dovrebbe continuare a commerciare con noi? Da un lato ci vende, dall'altro ci fa credito per comprare e dall'altro lato le facciamo pagare i nostri debiti.. alla fine lavorano gratis per noi non potendo avere niente in cambio e senza nemmeno aver voce in capitolo sulle nostre scelte economiche (no taxation without representation), a quel punto meglio che lavorino gratis per loro stessi facendo più welfare per i poveri relativi! Gli aiuti che lei invoca hanno senso solo se sono temporanei e se i problemi sono contenuti e realisticamente risolvibili ma qui hanno già raggiunto livelli ingestibili (è daccordo su questo?). Non c'è niente che l'Europa o la BCE possa fare per cambiare questo dato di fatto: semplicemente l'economia italiana è diventata nel suo complesso obsoleta a causa della globalizzazione, della tecnologia e della palla al piede del settore pubblico! LucaS

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  16. X Sergio Cesaratto (2/2)

    3-Su una cosa ha ragione! Il modello tedesco (cosi come quello cinese o giapponese del resto) che si fonda sulle esportazioni non può funzionare in eterno perchè produce sbilanci che prima o poi vanno colmati, preferibilmente senza innescare crisi finanziarie! Quindi è anche interesse dei tedeschi correggerlo, a meno che non vogliano continuare a lavorare gratis! Il punto è che se aumentano i consumi privati, o aumentano la spesa pubblica o il welfare... ok importano di più e correggono lo squilibrio! Ma non importano da noi! Importano da altri paesi efficienti, ecco perchè ha detto una cosa sacrosanta ma che non risolve assolutamente i nostri problemi!
    4-Lei considera il regime a cambi variabili svantaggioso per chi è debole! In un certo senso è vero perchè impedisce ai deboli di colmare le loro debolezze in modo articiale cioè svalutando, ma li costringe a colmarle in modo reale/effettivo con riorganizzazioni ed efficienza. E queste riorganizzazioni devono essere rapide e sostanziali, stile shock and awe, perchè senza la svalutazione l'aggiustamento non può essere fatto gradualmente minimizzando i costi sociali(ecco perchè entrando nell'euro ci concessero un cambio più favorevole: per darci il tempo di aggiustare le cose in modo graduale! non è colpa dei tedeschi se l'abbiamo sprecato). Non sarà bello ma però questo è il sistema in cui siamo, non posso farci niente se l'euro non ci consente di svalutare! Anche a me piacerebbe vivere 200 anni ma la vita media è meno della metà: occorre farsene una ragione!
    Inoltre io sono idealmente contro il regime dei cambi variabili e sono per il gold standard, quindi cambi fissi. Non è manipolando le monete o facendo qualche altra alchimia finanziaria tipo eurobond o cose simili che si colma il deficit, ormai enorme, di competitività e aggiungerei di modernità! Riconosco che questo porta a dei gravi problemi nel breve: molta disoccupazione, tensioni sociali... ma è l'unica strada per risolvere davvero i problemi.
    5-Visto che insiste la accontento: LucaS è in realtà Luca Salvarani (l'avevo comunque scritto in altri post)... Se non mi firmo è solo perchè è inutile! non è che sapendo come mi chiamo per lei cambia qualcosa, a meno che non voglia querelarmi...scherzo! Lo faccio perchè a me interessano solo le idee a prescindere da chi le scrive. LucaS

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  17. Sottoscrivo la replica di Sergio Cesaratto a Luca S. (che, a mio parere, stenta a contestualizzare, mutuando -ad esempio - il difetto di chi confonde il debito pubblico con quello privato).
    Tempo fa, venne fatta a Rodrigue Tremblay (professore emerito di economia presso l'Università di Montreal) tale domanda:
    « Quali sono le regole da adottare per un’unione monetaria stabile in presenza di una moneta comune? »
    La sua risposta fu questa :
    1 - In primo luogo, i Paesi membri devono avere strutture economiche e livelli di produttività del lavoro simili, in modo che la moneta comune non appaia sopravvalutata o sottovalutata a seconda della particolare economia del singolo Paese aderente. Un'alternativa è quella di avere un alto grado di mobilità del lavoro fra le economie regionali in modo che i livelli di disoccupazione non rimangano eccessivamente elevati nelle regioni meno competitive.
    2 - In secondo luogo, se una delle due condizioni di cui sopra non è soddisfatta , l'unione monetaria deve essere guidato da un soggetto politico forte (forse un sistema di governo federale) che sia in grado senza problemi di trasferire fondi dalle economie a surplus fiscale alle economie con deficit fiscale, attraverso fondi gestiti centralmente sotto forma di pagamenti di perequazione fiscale. Questo per evitare le tensioni politiche e di incertezza quando il tenore di vita aumenta nelle ricche economie regionali e cala invece in quelle meno ricche. Infatti, dal momento che i tassi di cambio regionali non possono essere regolati verso l'alto o verso il basso per ristabilire l'equilibrio di ogni Paese membro e dato che la legge del prezzo unico si applica in tutta la zona monetaria, il principale meccanismo di aggiustamento agli squilibri esterni resta quello di contrastare le fluttuazioni nei livelli di reddito ed occupazionali.
    3 - Una terza condizione per un buon funzionamento dell'unione monetaria è quello di avere la libera circolazione dei capitali finanziari e bancari all'interno della zona monetaria. Questo per assicurare che i tassi di interesse (corretti per il fattore di rischio) siano coerenti all'interno di tale zona e che i progetti produttivi abbiano l'accesso ai finanziamenti ovunque essi avvengano. Negli Stati Uniti, per esempio, l'elevata liquidità nel mercato dei fondi federali consente alle banche (in temporaneo deficit nel controllo di compensazione) di prendere in prestito fondi a breve termine dalle banche che si trovino in una posizione di temporanea eccedenza. In Canada, le grandi banche nazionali hanno filiali in tutte le province e possono facilmente trasferire fondi dalle filiali con fondi in eccedenza alle filiali con fondi in disavanzo, senza intaccare il loro credito o le operazioni di prestito.
    4 - La quarta condizione è quella di avere una Banca centrale comune la cui politica monetaria si rivolga non solo al controllo dell’inflazione ma anche alla reale crescita economica e dei livelli occupazionali. Tale Banca centrale dovrebbe essere in grado di agire come prestatore di ultima istanza non solo nei confronti delle banche ma anche dei governi della zona monetaria.
    [continua....]

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  18. Dando per buona la risposta predetta (che, a detta di vari economisti – compresi quelli che commentano abitualmente su “Project Syndacate” – sicuramente buona lo è), resta indubbio che l’eurozona non riesce a soddisfare alcuna delle condizioni prima citate .
    Eccone le ragioni:
    a) - In primo luogo, i livelli di produttività (produzione per ora lavorata) variano considerevolmente tra gli Stati membri. Ad esempio, se l'indice di produttività 2009 in Germania è stato di 100, in Grecia è stato invece di 64, mentre in Portogallo ed Estonia è crollato a 58 e 47 rispettivamente. Ciò significa che l'euro (come moneta comune) è apparso sottovalutato per la Germania, ma sopravvalutato per molti altri membri della zona euro, stimolando le esportazioni nette della Germania ma penalizzando la competitività di altri Paesi membri.
    b) - In secondo luogo (e forse questa è la carenza più importante) la zona euro non ha forte stabilità politica e fiscale. Da ciò consegue che i trasferimenti fiscali tra gli Stati membri dipendano da decisioni politiche “ad hoc” ed estemporanee. Il che crea incertezza. In effetti, non esistono meccanismi permanenti di conguaglio. Per questo motivo, si può dire che non c'è (all'interno della zona euro) solidarietà economica e fiscale permanente.
    c) - In terzo luogo, i progettisti dell’eurozona hanno conferito alla Banca centrale europea un ruolo strettamente monetario (l'obbligo di mantenere la stabilità dei prezzi) negandole ogni responsabilità diretta nella stabilizzazione della macroeconomia in generale e impedendole di fornire prestiti direttamente ai governi attraverso la creazione di moneta (se necessario).
    d)- Infine , anche se la mobilità del capitale e dei lavoratori all'interno della zona euro risulta piuttosto elevata, è in ogni caso nettamente inferiore a quella dell'unione monetaria statunitense.
    Conclusione: la creazione della zona euro è stato più un gioco d'azzardo politico che un ben congegnato progetto economico e monetario.

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  19. X silvio:
    Quello che dici dimostra solo che l'euro non sta, e non poteva stare, in piedi (con me sfondi una porta aperta)! Non dimostra che quello che dice Cesaratto sia giusto. LucaS

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  20. Si cerca di spaccare il capello in n... infinite, quando l'europa è stata creata per molteplici fini.
    Tutti contro i nostri interessi.
    Il marco tedesco è stato agganciato con l'euro,con un valore + basso di quello che avrebbe dovuto avere, ovvero ha abbassato il valore della sua moneta.
    Già questa spiegazione economica-monetaria dimostra come i tedeschi hanno fatto man bassa delle esportazioni, in aggiunta hanno compresso gli stipendi dei dipendenti, spostando come ho + volte ripetuto una grossa fetta di reddito da un ceto all'altro o se vi suona meglio dal ceto medio o basso a quei pochi che ne hanno beneficiato.
    Se ben ricordo negli anni 90, il famoso supermarco, aveva di molto ridotto le loro esportazioni, ergo dovevano porvi rimedio o non avrebbero esportato come hanno esportato in questo decennio.
    Altro argomento è il fatto che essendo l'italia, agganciata all'euro e non potendo abbassare il valore della moneta "in quanto inserita nell'euro" ha dovuto "giocare" con le braccia legate.
    Oltre questo occorre ritornare e qui mi sto stancando di ripetere che la farloccata del debito pubblico con tutti i salassi che ci vengono riproposti ad ogni piè sospinto, non ci aiutano nemmeno un po.
    Ognuno tragga le conseguenze.
    Saluti.
    Orazio

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  21. Le posizioni quindi si dividono tra ridurre il disavanzo subito, adottando politiche restrittive, o ridurlo successivamente, adottando politiche di sostegno alla domanda. Ho trovato poco fa questo documento http://scistat.cilea.it/index.php/MonetaeCredito/article/view/302/pdf che simula le due manovre sul bilancio pubblico italiano. I risultati sono i seguenti:

    "Dunque, né la politica di rientro rapido dal disavanzo né quelle di stimolo della domanda portano ad una significativa crescita del prodotto.
    La prima sembra abbassare nel tempo il disavanzo pubblico, ma al costo di un aumento della disoccupazione; le seconde peggiorano il disavanzo ma mantengono questa su un livello simile a quello passato. In ogni situazione, ed anche al variare delle ipotesi fatte sulle variabili esogene, sembra che nel prossimo decennio l’economia italiana prosegua nello
    stato di ristagno che le statistiche indicano iniziare nei primi anni di questo secolo. E che probabilmente potrà cambiare in meglio soltanto con una riforma del meccanismo valutario dell’Eurozona. Ma questa è un’altra storia."

    Insomma anche la simulazione non fà che confermare la necessità di cambiare l'attuale politica monetaria europea e lo squilibrio strutturale tra Paesi Europei. La politica di austerità, non fa che peggiorare quel fenomeno di isteresi e persistenza della disoccupazione, tipico indicatore di crisi che potrebbe portare ad un aumento sugli spread Btp-Bund, annullando nel tempo la riduzione del disavanzo pubblico. Senza contare che l'austerità non è altro che un palliativo, non fa altro che prolungare la debolezza strutturale dei paesi europei del sud, in cui basterebbero nuovi ed imprevisti shock per annullare i pochi effetti positivi delle politiche di austerità, uccidendo definitivamente il Paese.

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  22. wow wow wow, questo pezzo suscita sentimenti nostalgici rievocando ideologie che credevo fossero rimaste sepolte sotto il crollo dell'URSS. Davvero per spiegare la crisi serve tirar fuori i salari degli operai tedeschi e una rivisitazione della teoria del sottoconsumo?

    http://en.wikipedia.org/wiki/Underconsumption

    La Kattiva Germania Kapitalista è efficente perchè affama i suoi lavoratori (affermazione non provata da nulla se non con un esempio inventato) per far più profitto e allora il Kapitalista Kattivo Germanico presta i soldi a degli sfigati a caso (Greci) perchè possan comprare i loro prodotti, visto che i tedeschi muoion di fame....Ma vi rendete conte delle corbellerie contenute in questa frase?

    Se siete veramente convinti della bontà del marxismo dopo esser passati tramite il fallimento totale del socialismo reale, io ci rinuncio.

    Lorenzo

    PS: Sara Paullin?!?

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  23. Lorenzo, temo che tu non abbia capito niente...

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  24. @ Carmen
    Capisco fin troppo. Carmen, tu sostieni di essere un economista. Davvero non riesci a triangolare intellettualmente l'articolo in questione e a capire quali sono le basi teoriche della sua impostazione?
    Riassumiamo. Il capitalista (in questo caso l'industriale tedesco) aumenta la proria efficenza producendo sempre più beni, ma paga relativamente poco (in quanto capitalista, quindi malvagio) i propri lavoratori. Dato che i lavoratori non possono più assorbire la produzione in quanto sottopagati, il sistema capitalista (Germania) effettua un'espansione del credito (verso i paesi periferici nella versione della crisi da sottoconsumo proposta nell'articolo), così che la produzione possa essere assorbita. Non crescendo il reddito dei periferici (meri assorbitori di beni del produttore capitalista), nasce la crisi finanziaria. Quindi la colpa è della Germania.
    La base teorica, neanche tanto nascosta, è questa:
    http://www.marxmail.org/faq/overproduction.htm
    Complessivamente in questa riproposizione della visione marxista della società comunque => Germania=capitalismo, Grecia/It/Port=lavoratore. I crucchi lavorano tanto e diventan più produttivi per prestare i soldi agli altri europei che così posson aumentare i consumi (figo, pensandoci bene).
    Le critiche a questa impostazione marxista sono note. C'è scarsa evidenza che negli ultimi anni il valore di merci prodotte sia aumentato in misura maggiore al reddito dei lavoratori. A volte, in qualche paese, succede. A volte no. Senza tendenze precise. Anche il supposto aumento della produttività del lavoro in misura superiore ai salari è scarsamente supportato da evidenze empiriche. Non è chiaro peraltro come l'economia capitalista (tedesca) diventi sempre più competitiva, tanto da dover far credito a mezza UE perchè gli comprino i beni. La Germania peraltro non è questo accumulatore di capitale, ha anch'essa un alto indebitamento. Questa visione inoltre suppone una qualche connessione tra surplus commerciale tedesco e indebitamento dei paesi che ne acquistano i beni. Visto che le due grandezze sono impossibilmente differenti (suggerimento: è il surplus tedesco a essere molto più piccolo:) ) mi sembra una relazione tirata per i capelli (ma tanto tanto tanto tirata).

    Ti sembra che la risposta spieghi il mio punto di vista meglio della precedente? :)

    Abbiamo un alto debito perchè abbiamo costruito un sistema di spesa pubblica insostenibile per far piacere a politicanti corrotti che volevan comprarsi il consenso tramite opere inutili, investimenti fatti per far piacere alla mafia e assunzioni effettuate solo per vincere le elezioni(io ho un alto concetto di stato sociale, in Italia non vi è nulla che possa definirsi così a mio parere). Non perchè dovevam assorbire al produzione di Mercedes.
    Lorenzo

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  25. Lorenzo, ho appena postato un altro articolo che prende in esame proprio le cause sistemiche della crisi in relazione al deficit commerciale delle periferie e all'abbondante afflusso di capitali dal centro Europa. Questi dati mi sembrano degni di nota, e non la metterei in termini di cattivi capitalisti, ma neanche di cattivi spendaccioni. Ragioniamo...;)

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