Un importante articolo di VOXEU di qualche anno fa che alla luce della crisi demolisce dalle fondamenta il mito dell'indipendenza della banca centrale: la politica monetaria non è un fatto tecnico, ma ha importanti implicazioni distributive, e quindi va controllata democraticamente.
di
Axel Leijonhufvud, 13 maggio 2008
La
Federal Reserve ha utilizzato strumenti non ortodossi di politica
economica per ridurre le recenti turbolenze sui mercati finanziari.
In questo articolo, l'autore del CEPR Policy Insight 23 sostiene che
la crisi pone delle fondamentali domande sui principi basilari della
moderna ortodossia monetaria - l'inflation targeting e l'indipendenza
della banca centrale.
L'8
aprile di quest'anno, Paul Volcker ha parlato sulla crisi attuale
all'Economic Club di New York. La Federal Reserve, ha osservato, si è
mossa “agli estremi" della sua legittima autorità. "Per
necessità", ha detto Volcker, "sono stati esercitati degli
ampi poteri in un modo che non è né naturale né agevole per una
banca centrale"1
. Si riferiva alla garanzia di 29 miliardi di dollari sugli asset di
Bear Stearns che era stata estesa a JP Morgan e alla successiva
offerta di uno swap di 100 miliardi di $ di titoli del Tesoro con
attività illiquide delle banche. Il "salvataggio" di Bear
Stearns aveva lo scopo di evitare una situazione di pericolo nel
mercato dei derivati a rischio default, e l'operazione di swap
cercava di riportare una certa liquidità nei mercati "congelati".
Si è trattato veramente di misure non convenzionali, ma senza le
quali la più tradizionale politica dei tassi di interesse
presumibilmente non avrebbe avuto grandi effetti.
Probabilmente
è una fortuna che la Fed avesse al timone l'allievo più illustre
della generazione della Grande Depressione e, quindi, una persona in
grado di percepire più o meno correttamente lo stato di "necessità".
Come nel caso Giapponese, la lezione della depressione è che un
collasso del credito non può essere velocemente invertito e che le
sue conseguenze perdurano per un tempo molto lungo. E' anche vero,
però, che fino a solo uno o due anni fa il presidente Ben Bernanke
era un sostenitore dichiarato e coerente di una politica monetaria di
stretto inflation targeting (controllo
dell'inflazione, ndt),
vale a dire, di una dottrina della banca centrale che richiedeva una
concentrazione esclusiva sul mantenimento dei prezzi al consumo
all'interno di un intervallo ristretto, senza attenzione ai prezzi
degli asset, ai tassi di cambio, alla qualità del credito o
(naturalmente) alla disoccupazione.
Bear
Stearns, Northern Rock, e la Landesbank Sachsen sono le vittime
istituzionali più conosciute della crisi attuale - fino ad ora. Ma
il danno è, naturalmente, molto più ampio e un gran numero di
amministratori delegati hanno dovuto andare ignominiosamente in
pensione con solo un paio di milioni di dollari 2
a fare da cerotto sulla loro reputazione ferita. E' la regola del
capitalismo efficiente, secondo cui si paga per i propri errori,
ahimè!
Ci sono due aspetti del disastro generato dalla crisi attuale che fino ad ora non hanno attirato molta attenzione. Uno è la compromissione di quella che fino ad un anno fa era la dottrina largamente accettata della banca centrale. L'altro è il danno che ne è derivato alla teoria macroeconomica che ha sostenuto tale dottrina3. In questo articolo discuto due principi centrali della dottrina moderna della banca centrale – l'inflation targeting e l'indipendenza della banca centrale.
Inflation
targeting
Cruciale nella dottrina della banca centrale era l'affermazione che la politica monetaria è fondamentalmente solo controllo del livello dei prezzi.4 Utilizzare il potere della banca sui valori nominali per cercare di manipolare le variabili reali, quali la produzione e l'occupazione, avrebbe sortito soltanto degli effetti transitori e nuociuto all'equilibrio. L'obiettivo della politica monetaria, quindi, non poteva che essere quello di stabilizzare il livello dei prezzi (o il suo tasso di variazione). Questo sarebbe stato più efficacemente realizzato tramite l'inflation targeting, una strategia adattativa che richiede che la banca risponda a qualsiasi deviazione dal target (obiettivo) del livello dei prezzi, muovendo il tasso di interesse in senso opposto.
Negli
Stati Uniti questa strategia è fallita. La Federal Reserve ha
abbassato drasticamente il federal funds rate nel tentativo di
contrastare gli effetti del crollo delle dot.com. In questo, la Fed
ha avuto successo. Ma poi ha mantenuto il tasso ad un livello
estremamente basso perché
l'inflazione, misurata con diverse varianti del CPI, rimaneva bassa e
costante. In un regime di inflation targeting questo è considerato
un effetto che conferma che il tasso di interesse è "corretto".
Nel caso di specie, tuttavia, i prezzi dei beni di consumo degli
Stati Uniti erano stabilizzati dalla concorrenza delle importazioni e
dalle politiche dei tassi di cambio dei paesi di origine di tali
importazioni. La politica monetaria Americana era di gran lunga
troppo espansiva e ha portato alla formazione di una seria bolla dei
prezzi degli asset, soprattutto nel settore immobiliare, e a un
associato generale peggioramento della qualità del credito. I
problemi di oggi sono in gran parte dovuti al fallimento
di questa politica.
Indipendenza
Un secondo principio era la dottrina dell'indipendenza della banca centrale. Dal momento che utilizzare i poteri della banca per perseguire modifiche temporanee delle variabili reali era ritenuto disfunzionale, c'era la necessità di isolare la banca centrale dalle pressioni politiche. Questo principio si basava sulle idee gemelle che una politica di stabilizzazione dei valori nominali sarebbe stata politicamente neutrale e che questo avrebbe potuto essere raggiunto tramite l'inflation targeting. La politica monetaria quindi sarebbe stata una questione puramente tecnica e sarebbe stato meglio se i tecnici fossero stati messi in grado di svolgere il loro compito senza l'interferenza dei politici.
La
Trasparenza
della banca centrale era un lemma minore della dottrina. Se la
politica monetaria è una questione puramente tecnica, non crea
problemi se il pubblico è messo a conoscenza di quello che i
tecnici stanno discutendo di fare. Al contrario, sarebbe stato un
beneficio, in quanto avrebbe permesso al settore privato di formarsi
delle aspettative più accurate e di pianificare in anticipo in modo
più efficiente. Ma se le decisioni da prendere sono intrinsecamente
politiche, nel senso che hanno inevitabili conseguenze
redistributive, questa pubblicità delle deliberazioni può rendere
quasi impossibile prendere decisioni in modo tempestivo.
Quando la politica monetaria comporta delle scelte di inflazionare o deflazionare, privilegiare i debitori o i creditori, di salvataggi selettivi di alcuni e non di altri, di consentire o impedire alle banche di colludere, nessun paese democratico può lasciare queste decisioni a tecnici non eletti. La dottrina dell'indipendenza diventa impossibile da sostenere.
Consideriamo
ad esempio due articoli che sono apparsi sul Wall Street Journal
nelle ultime settimane. Uno, di John Makin (14
aprile), ha sostenuto che nella situazione attuale lasciare che i
prezzi si aggiustino da sé trovando un proprio livello porterebbe
ad una depressione disastrosa. La politica, quindi, dovrebbe essere
quella di inflazionare in modo da stabilizzarli ad un livello più o
meno vicino a quello attuale. Se la Fed dovesse riuscire in questo,
potrebbe non trovare facile riprendere il controllo dell'inflazione
una volta che l'avesse lasciata andare, tanto più che il sostegno al
dollaro da parte degli altri paesi sarebbe almeno in parte
sicuramente ritirato. Ma in ogni caso, le conseguenze distributive
della proposta di Makin sono evidenti a tutti coloro che (come me)
sono più o meno a reddito fisso. L'altro articolo, di Martin
Feldstein (15
aprile), sostiene che la Fed stava già andando troppo lontano
nel ridurre i tassi di interesse e nel corteggiare l'inflazione. Egli
era a favore dei tentativi della Fed di scongelare i mercati bloccati
e ripristinare la liquidità con i mezzi poco ortodossi menzionati da
Volcker.
La
prospettiva probabile per gli Stati Uniti in ogni caso è un periodo
di stagflazione.
La questione sarà quanta inflazione e quanta disoccupazione e
stagnazione avremo. Nella misura in cui questo può essere
determinato o almeno influenzato dalla politica, le scelte che devono
essere fatte non sono, ovviamente, del genere che possa essere
lasciato a dei tecnici non eletti.
Note:
1Citato
da www.youtube.com/watch?v═ticXF2h3ypc.
New York Times, 9 aprile, con una formulazione leggermente
diversa.
2
In un caso, a quanto pare, non così misera (pare 190 milioni!).
3
Per una discussione su questo, vedasi CEPR
Policy Insight 23.
4
Questo
obiettivo è una delle eredità del Monetarismo. Storicamente, le
banche centrali si sono sviluppate per garantire la stabilità del
credito.
Nessun commento:
Posta un commento