Dal Telegraph uno schiaffo al vano compiacersi dei policy makers per i timidi segnali di una ripresa che non può avere successo: la deflazione è un veleno per il debito e la disoccupazione è un veleno per la democrazia.
di Ambrose Evans Pritchard - L'Europa
non ha recuperato. Ha
cominciato appena a
stabilizzarsi, tra disoccupazione di massa e
debito tendenzialmente
ancora fuori controllo in Italia, Portogallo, Spagna e ancora una
volta Grecia.
Il compiacimento di coloro che dettano le politiche di Eurolandia - non certo delle loro vittime - mozza il fiato.
"L'Europa,
a quanto pare , è diventata insensibile
alle cattive notizie", dice Simon Tilford del
Centre for European Reform. Timidi segnali di vita dopo sei trimestri
di contrazione sono considerati una conferma
della terapia
d'urto, anche se la crisi peggiora in quasi tutti
i suoi più importanti aspetti.
"La realtà è che nel 2013 l'economia in Spagna e in Italia si contrarrà di un ulteriore 2%. La Grecia sta ancora riducendo il suo Pil dal 5% al 7% e il Portogallo dal 3% al 4%. Lungi dall'essere in via di ripresa, la crisi economica in tutto il Sud si sta aggravando. I tassi di interesse reali sono in aumento rispetto a livelli già alti" dice Tilford.
La fine
del crollo –
raggiunta a mala pena
- non è sufficiente per invertire la
trappola dell'interesse
composto in tutto il
Club Med, dato che l'onere del debito
aumenta più rapidamente del PIL nominale,
quanto basta per
rendere l'Italia e la Spagna insostenibili
all'interno dell'UEM. Tale è l'"effetto
denominatore".
Mr Tilford dice che l'elefante nel salotto è l'aumento dei debiti di Portogallo e Spagna di 15 punti percentuali (pp) in rapporto al PIL nel corso dell'anno passato, di 18pp in Irlanda e di 24pp in Grecia. Il rapporto in Italia è salito di 7pp al 130% del PIL, già in corrispondenza o in prossimità del punto di non ritorno.
Questo è
il frutto della
"nuda"
austerità, condotta
senza compensazioni di stimolo
monetario. Il rapporto
debito/Pil cresce
ancora più velocemente.
La strategia del cilicio
è stata autodistruttiva, anche se le sue
stesse condizioni sono state osservate.
La spirale del debito non può essere controllata fino a che Eurolandia si imbarca in una reflazione in piena regola. Gli stati del Club Med devono ancora tirar fuori un leader di alta levatura, disposto a creare un cartello dei debitori, e contrattare da una posizione di forza. Si lasciano prendere uno a uno.
E' stato fatto un gran chiasso su un leggero calo dei disoccupati registrato in Spagna nel mese di agosto. Ma il dettaglio più importante è che 99.000 persone sono uscite dalla forza lavoro in un solo mese. Alcuni di loro sono venuti in Gran Bretagna. Sappiamo che lo scorso anno 45.530 spagnoli si sono iscritti alla UK National Insurance.
I rifugiati UEM continuano ad arrivare ogni giorno alla stazione Victoria, dove ha sede il Telegraph. Si mettono in coda davanti a un currency shop qui vicino, noto per le basse commissioni. L'altro giorno tre andalusi sui vent'anni erano in coda davanti a me, e chiacchieravano sul loro futuro. Ciascuno di loro ha cambiato un grosso mazzetto di euro in sterline, per cominciare una nuova vita a Londra.
Bienvenidos. Essi sono un guadagno per la Gran Bretagna, e una perdita per la Spagna. Non pagheranno più le tasse spagnole né contribuiranno al sistema di sicurezza sociale spagnolo, che si avvicina al fallimento via via che il fondo di riserva va esaurendosi ad un ritmo esponenziale. In Aragona il rapporto tra i lavoratori e coloro che ricevono le prestazioni è già sceso a 1:7 .
Non che l'esodo dal Sud Europa abbia inciso più di tanto nei tassi di disoccupazione giovanile: 62.9% in Grecia, 56.1% in Spagna, 39.5% in Italia, 37.9% a Cipro e 37.4% in Portogallo. E' sicuramente il più grande fallimento della politica dei tempi moderni.
Se
pensate che la ripresa dell'Europa stia
raggiungendo la "velocità
di fuga", dipende da quali dati
guardate. Gli
ottimisti citano gli
indici manifatturieri PMI, saliti
di nuovo oltre la
linea dei 50
punti, anche se
queste sono le stesse previsioni
PMI che non hanno
dato nessun segnale sui
disastri del 2012 .
I dati sulla moneta raccontano una storia diversa. La crescita dell'aggregato monetario più "ampio" M3 è in stallo, nel corso degli ultimi tre mesi è rallentato a un tasso dell'1.5% ( annualizzato), un presagio per un inverno di stagnazione economica. A luglio il credito alle imprese è sceso a un ritmo accelerato dell'1.9%, mentre le banche continuano a fare economia troppo velocemente, costrette da regolatori prociclici troppo zelanti. Se questo è il trampolino di lancio per un nuovo ciclo di crescita, mi mangio il mio cappello monetarista!
Eurolandia
è stata colpita
da tre shock,
nessuno letale, ma grave se combinato insieme con gli
altri, che possono colpire anche a scoppio ritardato. L'anno
scorso l'euro si
è apprezzato
del 30% nei
confronti dello yen giapponese, del 25%
sulla rupia
indiana e del 20%
sul real
brasiliano. E'
addirittura salito contro il dollaro USA in
ripresa, uno strano
stato di cose per
il blocco economico a più
lenta crescita del
mondo.
A peggiorare le cose, gli oneri finanziari sono balzati di 70 punti base in tutta Europa, da quando a maggio la Federal Reserve degli Stati Uniti ha cominciato a giocare duro, cosa che può fare la differenza tra la vita e la morte per le piccole imprese in Spagna, Italia e Portogallo, che si aggrappano per tenersi su con le unghie e con i denti.
La BCE
non ha fatto molto su questo, oltre a
esitare. Ha
lasciato che
il calo delle importazioni facesse il suo corso,
mentre i piani per i prestiti
diretti alle piccole imprese del Sud sono morti
sul nascere. La BCE di
Mario Draghi ha promesso l'anno scorso di
fare "tutto il possibile" per
salvare l'unione monetaria. Ma in
realtà non lo sta facendo.
Il suo
masterplan per sostenere
Italia e Spagna è stato di evitare nell'immediato
una serie
di default sovrani,
e complimenti a lui per questo, ma non di evitare il loro
lento scivolare verso l'insolvenza.
Se la BCE puntasse a una
crescita di M3 del 5%,
o meglio ancora a una
crescita del 5%
del PIL nominale, questo porterebbe
il Club Med al
largo degli
scogli. Si potrebbe fare
facilmente. Si sceglie di non farlo.
Ora
l'Europa dovrà
affrontare un terzo
shock, e forse un
quarto se la
disfatta dei mercati emergenti continua. Il
Brent è aumentato
da giugno di 15
dollari al barile, avvicinandosi
al punto di
flesso
dell'economia
di circa
$ 120, anche prima della pioggia di
missili Tomahawk su Damasco. Questo
stringe ulteriormente la morsa deflazionistica,
drenando la capacità
di spesa dell'economia,
come una tassa .
Eppure i
mistici alla
Bundesbank sembrano ancora temere
che i picchi del petrolio siano
inflazionistici.
Hanno in gran
parte avuto successo nell'imporre
la loro visione
sugli anni '70 al
Consiglio direttivo della BCE. Nel
luglio del 2008 hanno
alzato i tassi per contrastare la crisi petrolifera pre-Lehman,
anche se mezza Europa era già in recessione, la peggiore gaffe di
politica monetaria dalla
seconda guerra mondiale. Hanno ripetuto l'errore nel 2011, provocando
la ricaduta della crisi in
Europa. La terza
volta andrà
meglio, forse?
Ma anche se la crescita dell'Eurozona effettivamente acquistasse velocità, questo riporterebbe ai giorni in cui la Germania chiedeva un aumento dei tassi per scongiurare il surriscaldamento nella propria economia disallineata. Questo cambierà la forma della crisi, non la risolverà. Il divario del 20% nella competitività del lavoro tra Nord e Sud - il cancro fondamentale del progetto UEM - rimarrà.
E no,
nemmeno la voragine delle partite correnti
Nord-Sud non si è
chiusa in modo
significativo. E'
stata mascherata
dal crollo della
domanda interna e degli
investimenti nel blocco latino. Il surplus
della Germania in realtà è cresciuto del
7% del PIL l'anno scorso. Il disallineamento è così estremo
che anche una completa depressione
nel Sud non potrà
riportare in
equilibrio il
commercio intra-UEM. Ci si
potrebbe chiedere se devono proprio
continuare a cercar
di tenere insieme la moneta, nonostante
l'immensità del compito,.
Come si sia lasciato crescere questo divario in competitività nei primi 15 anni di questo esperimento UEM, è ormai storia antica. Non importa più se è stato causato dalla compressione dei salari tedeschi in stile beggar-thy-neighbor, o dalla "scala mobile" dei salari in Italia, o da una marea di capitali esteri a buon mercato in Spagna. Il danno di questa joint venture è ormai fatto. Tutti gli stati UEM ora stanno insieme.
Forzare
tutto l'onere dell'aggiustamento sui debitori ripete il peccato
capitale del Gold Standard. Non
può avere successo perché la deflazione
avvelena la dinamica
del debito, e la disoccupazione di massa avvelena la democrazia. Si
arriva a
un punto in cui i leader hanno l'obbligo morale del
default.
Tuttavia, alimentare l'inflazione in tutta l'UEM deliberatamente per far ripartire il sud allontanandolo dagli scogli distruggerebbe il consenso politico all'unione monetaria in Germania. Ci vorrebbe uno statista di prim'ordine a Berlino per imporre il sostegno civile a un imperativo del genere. Nessuno statista in vista. Siamo in una situazione di stallo.
Scala mobile dei salari in Italia? E' stata definitivamente abrogata nel 1992, cosa centra con le divergenze createsi nei primi quindici anni dell'UEM? All'entrata in vigore del trattato di Maastricht il 1° novembre 1993 la scala mobile era già bella che sepolta, abolita dal governo amato il 31 luglio 1992, giusto un paio di settimane dopo che, nottetempo, aveva sfilato il famoso sei per mille alla vedova, all'orfano e all'operaio.
RispondiEliminaMa de che sta a parlà? Ah, già dimenticavo, una bella palata di sterco sull'Italia, anche nella perfida albione, fa sempre folklore e non può mai mancare. Se poi è causata da una lieve imprecisione poco male, non mancheranno certo i piddini che ne approfitteranno per continuare con l'autoflagellazione delle colpe italiche, perché... c'era scritto anche sul Telegraffe.
E' sempre confortante constatare che la stampa nazionale non ha l'esclusiva delle lievi imprecisioni.
Sempre grazie per l'immane lavoro di traduzione.
Ecchettidevodire? C'hai raggione! Qui Pritchard ha proprio toppato, la scala mobile fa parte dei bei ricordi già dal famigerato Patto sul costo del lavoro siglato dalla Triplice Intesa nel '92! Comunque il senso resta, in quanto un differenziale sulla dinamica del costo del lavoro e della crescita dei salari rispetto all'inflazione, tra Italia e Germania, c'era.
Eliminaanche io ero rimasto perplesso al passaggio,però se si accantona la storia della scala mobile questo articolo dovrebbe essere preso come bibbia per la risoluzione dei problemi economici in europa
Elimina