Alcuni passaggi degli ultimi post di Goofynomics sul dibattito "made in Italy" che contrapporrebbe un'uscita da sinistra a un'uscita da destra - e sui diversi modi di realizzare la segmentazione dell'eurozona (che appare inevitabile), e le loro diverse conseguenze.
In una situazione come questa, con un paese da ricostruire e una democrazia da riconquistare, bisognerebbe cercar di riunire tutte le forze del paese, mettendo da parte il problema delle identità politiche.
In una situazione come questa, con un paese da ricostruire e una democrazia da riconquistare, bisognerebbe cercar di riunire tutte le forze del paese, mettendo da parte il problema delle identità politiche.
Alcuni brani significativi sull'uscita da destra o da sinistra (ma si raccomanda la lettura del post completo, qui):
di Alberto Bagnai
"...Gli argomenti sono gli stessi visti in Francia, quando la sinistra francese ha dovuto inseguire Marine Le Pen: ci sarebbe un'uscita dall'euro “da sinistra” (io avevo notato piuttosto un'entrata da sinistra) e un'uscita “da destra”, e, evidentissimamente, io sarei quello che vuole uscire da destra. L'uscita da sinistra consisterebbe, da quel che ho capito, in due cose: controllo dei movimenti di capitale, e indicizzazione dei salari per proteggere gli operai dall'inflazione. Dunque mi sembra di comprendere che io, secondo i collaborazionisti di sinistra, sosterrei la libera circolazione dei capitali, e sarei contrario all'indicizzazione dei salari!"
"...Gli argomenti sono gli stessi visti in Francia, quando la sinistra francese ha dovuto inseguire Marine Le Pen: ci sarebbe un'uscita dall'euro “da sinistra” (io avevo notato piuttosto un'entrata da sinistra) e un'uscita “da destra”, e, evidentissimamente, io sarei quello che vuole uscire da destra. L'uscita da sinistra consisterebbe, da quel che ho capito, in due cose: controllo dei movimenti di capitale, e indicizzazione dei salari per proteggere gli operai dall'inflazione. Dunque mi sembra di comprendere che io, secondo i collaborazionisti di sinistra, sosterrei la libera circolazione dei capitali, e sarei contrario all'indicizzazione dei salari!"
"Ho scritto un libro
di 400 pagine per mostrare che la libera circolazione dei capitali è una
parte
importante del problema, in realtà la radice del problema, per poi
spiegare
come l'euro sia il principale strumento di questa libera circolazione,
per
affermare che bisogna rimettere delle regole, per dire di quali regole
abbiamo
bisogno, per fare una ricognizione del dibattito internazionale su
queste
regole. Non solo. Ho chiaramente spiegato nel mio blog e nel mio libro
che
l'indicizzazione non è stata la principale responsabile dell'inflazione
degli
anni '80, e che certo bisognerebbe a ogni modo pensare a reintrodurre
(anche
con l'euro) forme di protezione del potere d'acquisto dei lavoratori (se
esistono in Belgio perché da noi no?) È tutto per iscritto, perciò
quelli che
mi attaccano accusandomi di “destrosità” mentono, mentono per
assicurarsi la
sopravvivenza politica, per dimostrare agli altri e soprattutto a sé
stessi di
essere “più a sinistra” dell'ultimo arrivato, questo Bagnai che nessuno
conosceva, che senza usare il linguaggio liturgico del marxismo in due
anni ha
saputo spiegare la crisi a decine, centinaia di migliaia di italiani. È
più che concorrenza: è blasfemia. Quindi mentono. E, lo ripeto, è
soprattutto a sé stessi che
mentono, questi poracci i cui nomi ti sono sconosciuti (Ferrero, Gianni,
una
sorta di spaghetti-Mélenchons), perché se capissero davvero cosa hanno
fatto a
chi si fidava di loro, perderebbero ogni rispetto di sé."
Sull'idea propugnata dalla "sinistra" che una "moneta forte" sia più utile a proteggere il potere d'acquisto dei lavoratori:
"D'altronde, abbiamo in Italia un eloquentissimo precedente storico: l'unione monetaria latina, nella quale entrammo del 1866 per favorire le importazioni di capitali francesi, avendo bisogno di denaro (dopo tre guerre d'indipendenza, e con un paese intero da “modernizzare”, con quale successo ti chiederai...). È sempre per favorire la circolazione dei capitali che si entra in un accordo di cambio, perché il rischio di cambio sulle transazioni commerciali (a 60 giorni) è facile da gestire, mentre sul lungo periodo esso è ben più difficile da prevedere. Dovevamo costruire ferrovie, portare l'energia elettrica a intere città, ecc. Ecco perché ci servivano i vostri soldi (eravate ricchi) [l'autore si rivolge ad un amico francese, ndr] ed ecco perché dovevamo darvi in contropartita la certezza del tasso di cambio. Ma le conseguenza furono quelle che si sarebbero potute prevedere facilmente, sempre le stesse: perdita di competitività, politiche di austerità (con una tassa sul macinato che è rimasta nella memoria degli italiani), disagio sociale. Piccolo dettaglio: nel meraviglioso mondo del gold standard, che l'euro vuole riprodurre, era politicamente ammissibile mitragliare gli operai che avevano la sconvenienza di lamentarsi. Fu ciò che fece il generale Bava Beccaris a Milano nel 1898, durante la “protesta dello stomaco” (come fu chiamata). Risultato: 80 morti, e per lui una medaglia e un posto da senatore. Provando così che la mitraglia era un'opzione politica praticabile. Caso vuole che due anni dopo il capo dello stato, il re Umberto I di Savoia, soprannominato per evidenti motivi “re mitraglia”, ebbe a ricevere tre pistolettate, una delle quali al cuore. Anche quella era un'opzione politica praticabile.
Ancora sull'indicizzazione dei salari:
"E per quel che riguarda i salari, è un fatto conosciuto e accertato (per
esempio in Italia, dopo la prima guerra mondiale) che in una situazione in cui
aumentano le aspettative di inflazione (anche a causa delle bugie degli
“idioti di sinistra” che le sovrastimano per le ragioni tattiche sopra
esposte), in una tale situazione l'indicizzazione dei salari è vista con favore
dagli imprenditori, perché smorza le aspettative di inflazione. È molto
semplice: dato che dei criminali continuano a ragliare che avremo inflazione al
20%, credi che sarebbe più facile per un imprenditore gestire un rinnovo
contrattuale assicurando un'indicizzazione anche al 100% dell'inflazione
effettiva, sapendo che sarà verosimilmente più contenuta, o cominciare una
lotta senza quartiere con i sindacati? Non è teoria, è storia: dopo la seconda
guerra mondiale fu il capo di Confindustria (la nostra Medef) a propugnare l'indicizzazione."
"Accettando l'euro, hanno rinnegato l'esistenza della lotta di classe, hanno affidato alle banche centrali “indipendenti” il lavoro dei sindacati, ovvero la protezione del potere d'acquisto dei lavoratori. Abbiamo visto i risultati. Ma nel momento in cui c'è un paese da ricostruire, in cui avremmo bisogno di riunire tutte le forze del paese, loro, che hanno solo bisogno di “apparire” di sinistra, dopo aver sostenuto per 30 anni un progetto politico fascista, si oppongono a ogni soluzione che non si presenti come una dichiarazione di guerra! Sveglia, miserabili idioti!...."
"Accettando l'euro, hanno rinnegato l'esistenza della lotta di classe, hanno affidato alle banche centrali “indipendenti” il lavoro dei sindacati, ovvero la protezione del potere d'acquisto dei lavoratori. Abbiamo visto i risultati. Ma nel momento in cui c'è un paese da ricostruire, in cui avremmo bisogno di riunire tutte le forze del paese, loro, che hanno solo bisogno di “apparire” di sinistra, dopo aver sostenuto per 30 anni un progetto politico fascista, si oppongono a ogni soluzione che non si presenti come una dichiarazione di guerra! Sveglia, miserabili idioti!...."
Infine una chiarificazione importante sugli scenari di uscita si trova su questo post, a proposito dei diversi progetti di segmentazione dell'eurozona. Eccone un brano:
"L’opportunità, se non l’inevitabilità, di una segmentazione dell’Eurozona ormai è chiara agli economisti più disparati (da Luigi Zingales, a Joseph Stiglitz, all’ex commissario europeo Fritz Bolkenstein). Ma questa segmentazione può essere realizzata in modi molto diversi.
"L’opportunità, se non l’inevitabilità, di una segmentazione dell’Eurozona ormai è chiara agli economisti più disparati (da Luigi Zingales, a Joseph Stiglitz, all’ex commissario europeo Fritz Bolkenstein). Ma questa segmentazione può essere realizzata in modi molto diversi.
Lucke si è espresso molto chiaramente in un’intervista alla Neue ZürcherZeitung del 10 maggio scorso. AfD non vuole il ritorno della Germania al marco:
vuole l’espulsione dall’euro dei paesi del Sud, con l’introduzione di monete
locali “parallele”, e il mantenimento in valuta forte (euro) dei loro debiti esteri.
Insomma: una sorta di “bimetallismo”, come al tempo del non compianto sistema
aureo, dove l’euro-oro resterebbe la moneta di regolazione degli scambi
internazionali. Una proposta opportunistica e scaltra: i paesi del Sud infatti
rimarrebbero schiavi dei mercati, perché i loro debiti resterebbero definiti in
una valuta della quale non avrebbero il controllo (l’euro). Tuttavia, la
svalutazione della propria moneta consentirebbe loro di procurarsi (via rilancio
dell’export) gli euro con i quali rimborsare il paese egemone. Lo ha calcolato anche
Daniel Gros su voxeu.org (29 maggio): svalutando abbastanza, un paese come la
Grecia potrebbe onorare i propri debiti in valuta forte, senza default e ovviamente
senza ridenominazione in dracme.
Chiaro, no? La proposta di Lucke (o di Gros) in definitiva è
quella di mantenere i paesi periferici schiacciati sotto la massa di debiti
accumulati per acquistare beni del Nord, dando però loro quel minimo respiro
che gli consentirebbe di rimborsarli fino all’ultima oncia di oro, pardon, di
euro. Una proposta iniqua e asimmetrica, nella quale il peso dell’aggiustamento
sarebbe definitivamente addossato all’incauto debitore, senza che l’incauto
creditore (che dal gioco ha tratto i maggiori profitti) debba metterci del suo.
L’esatto opposto della proposta di Stiglitz, o, per altri
diversi, del Manifesto di Solidarietà Europea: quella di lasciar uscire
dall’euro i paesi più competitivi, inducendoli ad addossarsi in modo simmetrico
e solidale, tramite la rivalutazione delle loro nuove valute (il “nuovo marco”)
una parte degli inevitabili costi dell’aggiustamento.
Il dramma culturale e politico del nostro paese è quello di
aver soffocato il dibattito sull’Europa sotto la cappa della sindrome TINA:
“There Is No Alternative”. Da quando l’euro è diventata “la linea del partito”,
è diventato disdicevole per un intellettuale “di sinistra” dubitare della
fondatezza di un progetto che centinaia di economisti denunciavano come
avventato. Il risultato è che oggi la classe dirigente italiana è del tutto
impreparata ad opporre nelle sedi europee una “alternativa per l’Italia” che si
opponga alla proposta opportunistica di AfD. Per riaprire il dibattito, il 23
settembre prossimo la Link Campus University e l’associazione a/simmetrie
organizzano a Roma un incontro con alcuni firmatari del Manifesto di
Solidarietà: sarà un’opportunità per approfondire una diversa proposta di segmentazione
dell’Eurozona, meno pericolosa per il nostro paese di quella avanzata da AfD
(per informazioni, asimmetrie.org)."
Carmen scrive: "bisognerebbe cercar di riunire tutte le forze del paese, mettendo da parte il problema delle identità politiche." Beh, certo le espressioni "colorite" (eufemismo) contenute nei testi che seguono aiutano molto eh!
RispondiEliminaSvero
Svero:
Eliminale "espressioni colorite", come le chiami tu, in certi casi (quando si tratta di semplici superabili incomprensioni) non aiutano, è vero.
Ma in altri casi, in cui si diffondono menzogne e ci si arrampica sugli specchi per rinverginire (passatemi il termine) una malconcia identità politica "de sinistra" a danno di altri e del paese...beh, allora direi che non guastano, anzi, tagliano la testa al toro e fanno pulizia.
Ma, carissimi, uno può anche convenire su tutti gli aspetti tecnico-diagnostico-teorici ma se la linea che continua a passare dai più alti livelli istituzionali è questa:
RispondiEliminahttp://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2013/09/07/Napolitano-Ue-modello-successo-serve-salto-qualita_9260533.html
pur dolente, temo che, sul piano pratico, non solo non ci sia per ora alcuno spazio per la soluzione auspicata da Bagnai et al. ma neppure per quelle - che le si voglia definire intermedie o rabberciate - delle monete parallele o dei CCF proposti dal Dott. Cattaneo
Lietissimo ovviamente di essere smentito se ritenete che le cose, sic stantibus rebus, possano andare diversamente.
Carlo, temo che i più alti livelli istituzionali dovranno farsene una ragione, comandano i mercati. Il gettito fiscale italiano sta colando a picco, e l'Italia nelle mani della Trojka risulterà essere un pochettino ingombrante...Saremo sorpassati dagli eventi, tutti, alti livelli istituzionali per primi (il lato migliore della faccenda).
EliminaA me pare più rilevante discutere di "uscita da nord" contro "uscita da sud", ma questo presuppone quel dibattito fra persone correttamente informate che stenta a partire.
RispondiEliminaSarà banale, ma il grande rischio è che noi italiani, non avendo capito la colossale sóla presa con l'euro, ci ritroviamo belli pronti per la sóla successiva!
Grazie infinite, Carmen, anche per questo tassello della tua opera di divulgazione.
Le notizie di pubblico dominio sul gettito fiscale parlano di leggero inceremento...
RispondiEliminaIl surplus commerciale si sta faticosamente ampliando ...
Lo spread regge nonostante le follie della politica nostrana ...
Quali sono i nuovi dati che ti fanno temere il prossimo riacutizzarsi della crisi finanziaria ?
Un cordiale saluto
marionetteallariscossa.blogspot.it
Grande balzo in avanti dei bolli, dicono, ma calo significativo - se non drammatico - dell'IVA e dell'accisa sulla benzina, le imposte legate ai consumi...non basta?
EliminaIl surplus commerciale si amplia molto faticosamente grazie al calo delle importazioni...
Allo spread ci pensa Mario.
Niente di nuovo sul fronte occidentale, solo avvitamento nella crisi, cara marionetta mia. Ah! Dimenticavo gli indici sulla fiducia ecc. ecc., certo!
con un po' di fiducia il pane sa anche di companatico. Ma quando poi manca anche il pane....
EliminaCarmen grazie x questo post, spesso leggere non è' sufficiente, occorre rileggere.
RispondiEliminaCredo di aver capito (solo ora) che una uscita da Nord NON comporta tecnicamente un nostro default. Infatti sarebbero i paesi core ad uscire con ritorno al "DM", a differenza di cosa succederebbe con uscita da sud. Se ben capisco inoltre anche una uscita da sud più essere conseguita con o senza "default" in funzione di come si intenderebbe rinominare o meno la valuta il debito estero (in € rimborso faticoso senza default tecnico, in nuova valuta deprezzata con default tecnico).
Dato che ormai, x quanto facciano, la rottura dell'€zona arriverà, avremmo bisogno di una classe politica preparata e pronta a difendere gli interessi nazionali.
Le vie d'uscita non sono dunque affatto uguali e le forze anti euro dovrebbero aver presente che una partita rilevantissima x le sorti economiche del ns paese (e della sua popolazione) dipenderanno dalla modalità di uscita.
AAA cercasi statisti di spessore disperatamente!!!
Comunque concordo sul fatto che a tutt'oggi ci sia pochissima informazione di massa anche se forse qualche cosa si muove. Aspetto lunedì (presa diretta rai3) e mercoledì (la gabbia su La7) x vedere se quest'anno anche in tv cambia qualche cosa....
Infatti, l'ho postato proprio per consolidare le cose dette e ragionarci su. La proposta di Afd è per noi molto pericolosa, a quanto pare. Ci farebbero uscire, ma mantenendo sia il debito pubblico che i debiti Target in euro, con doppia valuta, credo l'ipotesi di exit peggiore.
EliminaLe altre possibilità sono da scandagliare: un'uscita della periferia con lex monetae - oppure un'uscita del Nord e intanto l'euro si svaluta...
Credo che questi saranno gli argomenti più importanti d'ora in avanti.
E sì, vediamo cosa dicono in Tivvù (parleranno di Berlusca...?)
Ultimi 2 righi del tuo commento qui sopra da definirsi "profetici".
EliminaEppure ci speravo....