In una lettera al Financial Times, due membri del gruppo di esperti della UE sull'Accordo Commerciale Transatlantico (di cui abbiamo già parlato qui e qui) respingono le accuse di "antitrade" rivolte a coloro che si oppongono ai negoziati: il TTIP non riguarda solo il commercio, è un attacco alla democrazia (grazie della segnalazione a Domenico Idone)
di
Jos Dings e Pieter de Pous
Signori,
è un approccio piuttosto superficiale da
parte del Financial Times quello
di etichettare i critici del Transatlantic
Trade and Investment Partnership come
degli "attivisti
contrari al libero commercio" (“No
time to waste on transatlantic trade”, editoriale del
17 febbraio). Due esempi dovrebbero bastare a dimostrare che la
controversia sul
TTIP non riguarda
tanto il
commercio, quanto
la legalità e la
democrazia.
In
primo luogo, la Commissione europea e gli Stati Uniti vogliono
includere una clausola di "risoluzione delle controversie tra
investitori e
Stato". Ciò consentirebbe alle
imprese di aggirare
i sistemi giudiziari ordinari
e citare in giudizio i governi direttamente, in collegi arbitrali
speciali, per
tutto ciò che ritenessero
non essere un trattamento "giusto ed equo" - solitamente
quella legislazione nazionale volta a
tutelare l'interesse pubblico. Tali collegi
arbitrali sono profondamente viziati.
Il ricorrente - l'azienda
- ha un 50 per cento di influenza su chi li
presiede, e le decisioni dei collegi
non sono vincolate
dal precedente.
L'arbitrato va
bene per la risoluzione delle controversie contrattuali, ma non
dovrebbe arrivare a
giudicare la validità delle leggi.
In
secondo luogo, l'UE e gli USA vogliono anche istituire un nuovo
(ovviamente, non eletto) organo
con il potere di esaminare tutta la legislazione che ciascuna delle due aree ha in corso di approvazione.
Entrambe queste iniziative scoraggiano fortemente i governi ad agire nell'interesse pubblico. Al contrario, allontanano il potere dai governi eletti, in direzione delle imprese e di regolatori e collegi arbitrali anonimi. Nel momento in cui sia il governo federale degli Stati Uniti che le istituzioni europee sono in difficoltà sulla propria legittimazione democratica, potrebbe non essere la più saggia delle idee quella di devolvere i poteri di controllo ad organismi ancora più lontani dai normali cittadini. Respingere con noncuranza queste questioni come frutto di “ostili pressioni", è un modo per rendere il dibattito più prolungato e acceso.
I governi eletti dovrebbero essere in grado di proteggere il loro popolo e l'ambiente, anche se qualche volta questo può essere sconveniente per certi settori del mondo degli affari. Questo non è essere contrari al libero commercio. E' semplice buon senso.
Jos
Dings e Pieter de Pous, membri del gruppo
consultivo di esperti sul
TTIP dell'UE
c'è ancora qualcuno che crede che l'euro e l'UE facciano paura agli USA (domanda rivolta ai marxisti alle vongole)?
RispondiEliminaAgli USA non va a genio solo l'intransigenza a difendere il proprio surplus da parte tedesca, per il resto euo e UE sono solo una fase intermedia per arrivare al mercato unico transatlantico (dove gli americani la faranno da padrone, non avendo avuto alcuna austerità che li abbia costretti a ridurre gli investimenti in casa propria, come invece stanno facendo tutti i Paesi aderenti all'UE, Germania in testa).
La Germania diventerà a quel punto solo lo stadio esaurito di un razzo lanciato verso la distruzione della democrazia occidentale come l'abbiamo conosciuta finora.
Tesi condivisibile
EliminaLARS
Anche in America c'è un area di Libero scambio tra messico, Canada è USA si chiama NAFTA, ma senza moneta unica e senza quel mostro burocratico che c'è nel eurozona.
EliminaE stato introdotto nel 1989 e non ha fatto quei disastri che vediamo adesso ne EZ.
Se gli USA avrebbe dati economici come il sudeuropa, avrebbe cià proglamato lo stato di emergenza nationale, Cosa succede in Europa, niente di niente, ancora peggio, aumentano le scellerate politice suicidali, vedi patrimoniale. Negli USA una roba del genere sarebbe impensabile.
saluti