25/06/14

Perché una svalutazione dell'euro non ci salverebbe (e nemmeno un allentamento dei parametri europei)

L'euro  troppo forte è a detta di molti una causa importante della debolezza della nostra economia, che  beneficerebbe moltissimo di una sua svalutazione. Ma questo sarebbe veramente utile per salvarci? Uno studio del prof. Bagnai pubblicato su su asimmetrie.org (di cui riportiamo qui sotto l'abstract) ci porta evidenze del contrario, e gli stessi ragionamenti si possono anche applicare all'allentamento delle regole di bilancio europee (tanto agognato quanto inutile ossigeno ad economia morente). Per spiegazioni tecniche dettagliate rimandiamo al post su Goofynomics.



È opinione generalmente condivisa che l’attuale quotazione dell’euro sul dollaro sia eccessivamente alta, e che una svalutazione dell’ordine del 20% contribuirebbe a dare ossigeno all’economia italiana (vedi ad esempio Prodi, 2014). Dato che il commercio italiano si svolge prevalentemente con paesi dell’Eurozona, e in particolare del “nucleo” (Germania, Francia, Olanda, Austria, ecc.), ci si può chiedere quanto un riallineamento della moneta unica possa essere in effetti risolutivo, anche considerando il fatto che le evidenze empiriche dimostrano come le elasticità al reddito delle importazioni italiane verso il nucleo dell’Eurozona sono particolarmente elevate, dal che consegue che ogni incremento di reddito realizzato promuovendo le esportazioni verso paesi terzi (BRIC, paesi OCSE non appartenenti all’Eurozona, ecc.) si incanalerebbe molto probabilmente verso l’acquisto di beni provenienti dal Nord Europa, lasciando la posizione netta dell’Italia in condizioni non particolarmente migliori di quelle di partenza.


Un indizio in tal senso viene dal fatto che a partire dall’aggancio all’ECU nel 1997 la posizione creditoria netta dell’Italia verso il resto del mondo (il saldo delle partite correnti) è andata peggiorando in modo consistente, mentre il cambio dell’ECU e poi dell’euro verso il dollaro ha avuto le più svariate vicissitudini, con oscillazioni molto ampie nell’un senso e nell’altro, senza particolare impatto sulla dinamica avversa delle partite correnti italiane.

Simulazioni preliminari condotte con il modello econometrico di a/simmetrie mostrano che la svalutazione della moneta unica non sarebbe risolutiva, perché i benefici conseguiti verso i paesi terzi sarebbero più che compensati, nei primi anni, dalla perdita rispetto ai paesi dell’Eurozona (e in particolare del suo “centro”), determinata essenzialmente dall’effetto reddito. Questi risultati gettano una luce critica su qualsiasi prospettiva di risolvere la crisi italiana eludendo il problema di un riallineamento nominale fra centro e periferia dell’Eurozona, come pure di risolverla con politiche di stimolo della domanda interna in deroga ai “parametri europei”, dato che, in assenza di un drastico stimolo fiscale espansivo da parte dei paesi del Nord, qualsiasi espansione della domanda italiana (determinata vuoi da un aumento della spesa pubblica, vuoi da un aumento delle esportazioni nette), porterebbe ad un rapido squilibrio dei conti esteri italiani, esponendo il paese a una nuova crisi di bilancia dei pagamenti come quella sperimentata nel periodo 2010-2011.

7 commenti:

  1. Da qualunque parte si giri il ragionamento una cosa fondamentale non emerge mai. Non l'ho mai letta in nessun blog. Io sostengo che il capitalismo sia fallito e che sia nella sua fase discendente. Ci sono montagne di indizi che oramai sono prove schiaccianti a sostenere la mia convinzione. Il moribondo e' tenuto in vita artificialmente con qe, tassi virtuali e tasse reali. Debiti in espansione continua e propaganda sistematica dei vassalli dell'informazione a senso unico. Una pazzia globale. Un assurdo contabile innanzitutto. Questione di tempo, qualche decennio, poi anche questa civilta' consumistica avra' fatto il suo tempo. E la natura rimettera' le cose al loro posto. Tutte e tutti...........

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    1. e che c'emtra con l'inutilita' di una svalutazionde dell'€?

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    2. Roberto, vorrei proprio darti ragione, ma come sopravvivo "qualche decennio" per vedere il sol dell'avvenire? Mettiamo una pezza, per intanto, alla falla nello scafo; poi, tornati in porto, nel bacino di carenaggio, continuiamo il discorso e magari ci troveremo d'accordo su tutto.

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  2. "elasticità al reddito delle importazioni italiane verso il nucleo dell’Eurozona sono particolarmente elevate, dal che consegue che ogni incremento di reddito realizzato promuovendo le esportazioni verso paesi terzi(BRIC, paesi OCSE non appartenenti all’Eurozona, ecc.) si incanalerebbe molto probabilmente verso l’acquisto di beni provenienti dal Nord Europa"

    quindi nella prima parte della frase si postula che il Nord dell'europa importi, NON ESPORTI mentre nella seconda parte si dice che il Nord "esporti"

    che significa?
    Si parla delle importazioni verso il nord europa che quindi sono IMPORTAZIONI del nord europa .Poi anche se esportiamo verso i Brics questi ultimi usano poi questi incrementi di reddito (nostri ma se esportiamo loro comprano, come fanno quindi ad avere loro degli incrementi di reddito da usare in altro modo?) per importare dai paesi del Nord?

    Ma se esportiamo verso i Brics per loro è una importazione quindi un costo, e così anche se acquistano dai paesi del Nord.....


    Non ho capito questa parte, ma anche l'articolo sembra quasi voler mettere le mani avanti, come se lo scenario di svalutazione dell'euro fosse imminente, forse volendo smentire precedenti ipotesi che miravano a sopravvalutare il potere taumaturgico dell'inflazione, ora si vuole quasi tirare i remi in barca sapendo che non è quello il punto del disastro euro.

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  3. ed inoltre, oltre all'avvento dell'euro si trascura COMPLETAMENTE LA CONCORRENZA dei paesi terzi.

    Un esempio idiota: Nel distretto pratese-pistoiese, in un articolo del sole24ore, nel 2005 chiusero DUE MILA aziende.
    Essendo un distretto tessile, i nostri competitors non erano certo i tedeschi anzi, erano i nostri clienti. Ma poi anche loro han comprato direttamente in Cina, COMPRAVANO LO STESSO, ossia per loro ERA COMUNQUE IMPORTAZIONE ma chi aveva fregato il lavoro a noi non erano i tedeschi, ma Pakistan Cina Turchia ed Egitto principalmente

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    1. non ho capito, una LIT debole non avrebbe aiutato a reggere la concorrenza di Pakistan Cina Turchia ed Egitto ?

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    2. @barbaranotav

      Rimettiamo a posto la costruzione della frase:

      "elasticità al reddito delle importazioni italiane verso il nucleo dell’Eurozona sono particolarmente elevate, dal che consegue che ogni incremento di reddito realizzato promuovendo le esportazioni verso paesi terzi(BRIC, paesi OCSE non appartenenti all’Eurozona, ecc.) si incanalerebbe molto probabilmente verso l’acquisto di beni provenienti dal Nord Europa"

      significa che le NOSTRE importazioni dai paesi del nord sono parecchio sensibili alle variazioni di reddito, quindi come miglioriamo il reddito ci mettiamo ad importare... e dunque di conseguenza se il pil migliora perché grazie alla svalutazione dell'euro esportiamo di più verso i paesi BRICS, quell'aumento di ricchezza ci fa importare di più intra-eurozona, annullando gli effetti sul saldo commerciale. Ossia: solo la flessibilità del cambio tra paesi europei può riequilibrare i rapporti all'interno dell'eurozona.

      Sulla seconda, confermo quanto già detto sopra: la flessibilità del cambio aiuta a reggere la concorrenza dei paesi terzi!

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