01/07/14

Sapir: Disoccupazione e Rabbia

Sul suo blog, Sapir fa il punto della situazione francese, tra disoccupati in aumento e crescita ferma al palo. Ricorda come tutto questo fosse prevedibile (e da lui previsto) e che la situazione non potrà che peggiorare. L’unica soluzione alla  drammatica crisi francese (non  molto diversa dalla nostra) è l’uscita dall’eurozona. Una mossa che Hollande rifiuta per ragioni ideologiche, a danno dell’intera Francia e anche di se stesso, quando la rabbia popolare diventerà irrefrenabile.


Le statistiche sulla disoccupazione sono state pessime per il mese di maggio. Per i lettori di questo blog, questa non è esattamente una sorpresa. E’ quasi da due anni che spiego, con argomenti a sostegno, perché la politica economica messa in atto dal governo non è capace di produrre un’inversione di tendenza. La crescita rimane ancora oggi molto bassa, L’INSEE la prevede per il 2014 allo 0,7%. Tenuto conto del rallentamento della crescita negli Stati Uniti, non è purtroppo impossibile che si scopra a fine anno che il dato reale sarà più vicino allo 0,5%. In ogni caso, questi numeri non sono in grado di fermare la marea nera della disoccupazione (ci vorrebbe una crescita di almeno 1,3%) e provocheranno automaticamente una crescita del disavanzo pubblico. Il governo ha rivisto il suo obiettivo al 3,8% del PIL. Tenuto conto dell’impatto di una crescita inferiore a quanto previsto, il dato reale sarà probabilmente compreso tra il 4% e il 4,2%. Ciò significa che la popolazione francese, che continua a crescere ad un ritmo costante, continuerà nel frattempo a impoverirsi.



Gli investimenti continuano a diminuire, la competitività dell’industria francese ne sarà anch’essa interessata. In realtà ci sono due ragioni per questo calo. In primo luogo, i margini delle aziende sono ai minimi, mentre i tassi di interesse reali (la differenza tra tasso d’interesse e inflazione) tendono a salire. Le aziende non hanno di che investire. Ma, d’altra parte, le prospettive in Francia e all’estero sono talmente deprimenti che se anche le aziende avessero liquidità non investirebbero comunque.  Aggiungiamo un terzo motivo, per buona misura. Gli investimenti privati dipendono in buona parte da quelli pubblici. Questi ultimi creano un ambiente psicologico favorevole e hanno anche effetti sulla riduzione dei costi (in particolare sviluppando le infrastrutture) incoraggiando le imprese private a investire. Tuttavia, per ridurre a tutti i costi il deficit e per conformarsi ai diktat delle autorità dell’eurozona, l’austerità ha tagliato soprattutto le spese per investimenti.


Gli incrementi di produttività, che sono essenziali per la competitività dell’economia, dipendono dagli investimenti produttivi. Vediamo allora che nella situazione attuale la Francia sta in realtà erodendo il proprio capitale, il che significa, negli anni a venire, una deindustrializzazione accelerata, con conseguente ulteriore forte aumento della disoccupazione.

Comprendiamo allora perché le ultime cifre non sono sorprendenti. Ma esse non sono per questo meno drammatiche. Si può vedere che diverse categorie di candidati per i lavori (e non solo i 'disoccupati') sono in costante aumento: non solo la categoria 'A', che serve anche come riferimento, ma anche le categorie B e D (che corrispondono alle persone che hanno rinunciato alla ricerca di un lavoro o che lavorano meno di 70 ore al mese), e infine quelli che possiamo chiamare i "semi-disoccupati”, ossia le categorie C ed E, dove troviamo i dipendenti "aiutati" dal governo.

Nel maggio 2014, la categoria "A" comprende 3.883.900 persone, le categorie B e D (che sono disoccupati 'mascherati') 944.400 persone, per un totale di 4,33 milioni di persone. Se aggiungiamo le persone depennate e scoraggiate dalla situazione economica, è probabile che in Francia a maggio ci fossero 4,8 milioni di disoccupati. Questi rappresentano il 16,7% della popolazione realmente attiva, mentre i calcoli ufficiali sono fatti solo sulla categoria "A".
Quindi, dal mese di maggio 2012, data di elezione del Presidente Hollande, il numero dei disoccupati (ai sensi delle categorie A + B + D) è aumentato di 550.000 unità, ossia 764 disoccupati in più al giorno.


Questa osservazione è certamente la critica peggiore e più radicale per un Presidente che è stato eletto proprio sul tema della lotta contro la disoccupazione (e anche della lotta contro la finanza,  bisogna ricordarlo?). In queste condizioni, è chiaro che la sua delegittimazione è ormai affermata e con essa, quella della maggioranza socialista uscita delle urne nel giugno 2012. È quindi più che probabile che lui e il suo primo ministro di (s)fortuna dovranno affrontare un aumento e una radicalizzazione della rabbia ad inizio autunno. La possibilità di una crisi parlamentare, che porti alle elezioni anticipate, è ormai reale. Ma la questione di fondo non è questa, pur se importante. L'unica soluzione per far uscire l'economia francese della crisi e la società francese del caos sarebbe un'uscita dell’eurozona (o il suo scioglimento) che permetterebbe una svalutazione, riportando il contatore della competitività indietro al livello del 1998-2000. Partendo da questo, e date le prospettive dell'economia francese, potremmo attenderci una ripresa e la creazione di nuovi posti di lavoro (entro 6 mesi) e nuovi investimenti (entro un anno). Questo è stato dimostrato molte volte, soprattutto in questo blog. È paradossale che un uomo abbia a portata di mano la soluzione dei problemi della Francia, e che la ignori per ragioni che sono essenzialmente ideologiche. A meno che, semplicemente, questa decisione gli ripugni. Se è così, deve trarne le conseguenze e andarsene di sua iniziativa, prima che la rabbia popolare commetta l'irreparabile.

14 commenti:

  1. Bel suggerimento: "deve trarne le conseguenze e andarsene"... peccato che l'intelligenza (?) di Hollande dimostri come in alcuni casi l'evoluzione dell'uomo rispetto alle scimmie sia stata poca o nulla! In Italia il panorama politico è desolante, ma credo che una nullità (capace pero' di produrre danni immensi) come Hollande (alias il "budino") non si sia mai vista.

    RispondiElimina
  2. Lorenzo, sembra evidente che c'è qualcosa che non funziona! Forse il fatto che il debito aumenta perché non c'è crescita, a causa delle politiche dell'austerità? Forse perché ci si indebita per pagare "rendite" da interessi alle banche (che poi, tra l'altro, possono puntare il maltolto al casinò dei mercati finanziari) invece che per fare gli investimenti necessari?...Mmmhh...

    RispondiElimina
  3. Mentre in francia più la crisi avanza, più si rafforza l'euroscetticismo. In Italia invece più la crisi avanza, più si rafforza il "più Europa" o il "`c'è lo chiede l'europa", con una sinistra completamente fuori controllo.
    E non si riesce a creare un fronte comune contro la pazzia del l'euro e del "c'è lo chiede l'europa".
    E un popolo ormai completamente intontito dalla propagenda martellante Europea e antiitaliana.
    Poi sempre con questa stronzata degli ultimi 20 anni, ma che ultimi 20 anni, questa crisi è iniziata dal primo giorno che Monti a preso il comando, cioè dal Nov. 2011. 1.500.000 di disocupati, 100.000 imprese chiuse o delocalizate, Perdita di 10% del PIL, l'esplosione esponenziale del debito pupplico, aumenti di Tasse stratosferici tutte cose che sono accadute dal Nov. 2011 cioè da monti in poi. Ma perchè gli italiani non riescono a vedere queste cose ?

    Salut Paolo

    RispondiElimina
  4. .... prima che la rabbia popolare commetta l'irreparabile.

    E' troppo tardi monsieur Sapir. L'irreparabile é già avvenuto.

    Ciò di cui Lei come francese dovrebbe preoccuparsi ( ma solo perchè la Francia sarà la 1.a in ordine di tempo, tutte le altre nazioni europee a seguire) é quale fetta della popolazione manifesterà la sua rabbia, intesa come etnia non come classe.

    RispondiElimina
  5. Nessuno parla solo di uscire dall'euro ma anche di riconquistare la sovranità monetaria , e con questa la possibilita di mettere nuovo debito e di usare l'inflazione per pagare in parte il debito. Proprio l'impossibilità di mantenere lo status quo dovrebbe farti intuire che l'uscita è ineluttabile.

    RispondiElimina
  6. Lorenzo, posso immaginare che la tua obbiezione derivi dalle opinioni che ti sei fatto ascoltando e leggendo sui media mainstream, ma andando neanche tanto più a fondo nello studio della situazione in cui ci troviamo, potresti renderti conto che le tue affermazioni si riconducono a quelle che ormai hanno già una loro denominazione. Te ne elenco alcune:
    Castacorruzzionebrutto,
    Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità,
    Ce lo chiede l'Europa
    Dobbiamo fare i compiti a casa
    e la più idiota e crudele di tutte:
    " Sembrerà paradossale, ma il più grande successo dell' Euro......La grecia !!! " (cit.Ex Presidente del Consiglio M.M.)

    Detto questo, mi viene solo un esclamazione:
    MA BASTAAAAA !!!

    RispondiElimina
  7. @Lorenzo
    il tuo ragionamento può andar bene per un "cretinetto delle elementari", come dici tu (o per un pudino teleammaestrato), ma a un livello di approfondimento un pochino più informato già non regge!
    In primo luogo occorre sapere che il debito si misura in rapporto al PIL, e quindi vale necessariamente la regola che se il PIL che è il denominatore cala, il valore del rapporto per forza di cose aumenta. Quindi la cosa non è così semplice come la metti tu, che "Il Debito aumenta perché la Spesa è maggiore delle Entrate".
    Ma soprattutto non è come la metti tu perché la spesa va scomposta, caro Lorenzo, in spesa primaria (spesa corrente e investimenti per il funzionamento dello stato) e spesa per interessi sul debito pubblico: e su questo i dati (i dati, non le boutades autorazziste e livorose) ci dicono..oh! sorpresa! che quanto a spesa primaria siamo i più risparmiosi in Europa, addirittura avanti ai virtuosi tedeschi! avendo un discreto saldo primario in avanzo. E quindi lo stato spende meno di quanto incassa dalla pressione fiscale, e la differenza va tutta a pagare interessi, e non basta, perché per pagare gli interessi deve anche fare deficit.
    Ma la sorpresa ancora maggiore per gli autorazzisti livorosi è che questo saldo primario in avanzo ce lo tiriamo dietro da circa 20 anni, senza nemmeno essere riusciti a ridurre il debito per via di quel giochetto di cui sopra, che si chiama deflazione da debito: le politiche "virtuose" dell'avanzo primario provocano recessione e fanno esplodere il debito. E danno luogo ad una gigantesca redistribuzione di ricchezza dai contribuenti ai percettori di rendita da interessi, o investitori. In 20 anni sono stati calcolati circa 600 miliardi di avanzi primari: tutta ricchezza sottratta all'economia nazionale.
    I dati li puoi trovare qui (perché a parlare a boutades sono buoni tutti).

    RispondiElimina
  8. Lorenzo, qui non sei al bar con gli amici a bere vino e sparare cazzate.
    Ne hai scodellate talmente tante che ho l'idea che Madame Carmen questo post, invece di metterlo nel cestino (dove dovrebbe stare) lo abbia pubblicato solo per il gusto di farci fare quattro risate.
    Dopo che avrai buttato la tv dalla televione, dopo che avrai STUDIATO (e non sfogliato a caso) qualcosa di macroeconomia e magari anche di storia, torna a trovarci.
    PS
    Se vuoi recuperare (e ti garantisco che ne hai un disperato bisogno) fatti un bel regalo: entra in libreria e compera "Il tramonto dell'euro" del Prof. Bagnai.
    Alternativamente, puoi passare dall'edicola, comperare la Gazzetta dello Sport e continuare allegramente a scodellare eresie.

    Chinacat

    RispondiElimina
  9. Caro Lorenzo, noi e' 35 anni almeno che siamo stati traditi dai nostri politici, magistrati ecc. . Risalgo, come minimo, al 1981 quando fu scorporata la banca d'italia dal tesoro, fino ad allora per i bot /btp non piazzati in asta , interveniva la banca d'italia acquistandoli, calmierando quindi i tassi, che infatti dal divorzio in poi sono saliti enormemente. Sempre in quelli anni, l'ultumo presidente e vice della banca d'italia furono processati ed uno dei 2 addirittura arrestato (con la grave accusa che volevano fare gli interessi dell'italia)....vedi tu cosa e' poi successo con l'euro, il colpo di stato con l'arrivo di Monti ed il fiscal compact...nonostante tutto cio', ti faccio presente , dato che sei attento ai debiti, che solo i derivati tossici presenti nel nostro globo sono 55 volte il pil mondiale e le banche italiane ne hanno pochissimo....quindi, di che stiamo a parlare....sai cosa e' il debito aggregato, non hai capito che gli altri sono peggio di noi e sono gli italiani creduloni che si fanno martoriare senza motivo? Leggi anche , se ti va, orizzonte 48, goofynomics, icebergfinanza

    RispondiElimina
  10. "Il Debito aumenta perché la Spesa è maggiore delle Entrate e fino a qui ci arriva anche un bambino delle elementari."


    Taaaac! bocciato in macroeconomia. torni la prossima volta.

    RispondiElimina
  11. Il crollo dell'Euro sarà anche il crollo del Centrosinistra (finto) e Democristiano (vero)... Purtroppo, sia uscire dall'Euro prima del crollo che farlo dopo porterà con sé rovina, miseria e morti. Nessun economista serio può dire che una rivoluzione economica radicale è indolore.

    RispondiElimina
  12. Si penso anche io che il crollo dell'Euro (e dell'europa) coincida, fimalmente, con la rovinosa caduta di comunisti, ex-comunisti e/o compagni di merende !
    Speriamo che avvenga il prima possibile, anche se provo la sottile soddisfazzione a pensare che piu' prolungano l'agonia piu' sarà sanguinosa la resa dei conti finale !

    RispondiElimina
  13. Sono d'accordo la prima truffa all'italia è stata la separazione tra banca d'italia e tesoro da quel momento la crescita del pil ha rallentato fortemente poi l'euro ci ha dato la mazzata finale portandoci alla situazione attuale . Eravamo il paese con il più alto risparmio in europa , con una crescita sostenuta e con una miriade di piccole e medie imprese che tutto il mondo ci invidiava,siamo ridotti ad elemosinare a dei burocrati europei la possibilità di gestire un pochino di risorse per non crollare completamente. La germania che ci temeva come potenza industriale ora se la ride.

    RispondiElimina
  14. @Lorenzo
    Lei la macroeconomia non sa nemmeno dove abiti. Il problema italiano non è un problema di debito pubblico ma di debito privato (ossia delle famiglie), e la abnorme tassazione introdotta a partire dal governo monti ha come logica quella di effettuarne una riduzione indotta, attraverso la riduzione del reddito disponibile delle famiglie. Per cui prima di sprecare byte preziosi si informi per bene e provi ad impiegare meglio il suo unico neurone, così finalmente scoprirà che la causa della crisi (o forse meglio la depressione) è unicamente imputabile al cd 'vincolo esterno'.

    RispondiElimina