di Paul Street, 3 febbraio 2017
I giornalisti americani "mainstream" che vogliono conservare i loro stipendi e il loro prestigio sanno che devono riferire gli avvenimenti in modo da non mettere in discussione il tabù della selvaggia e implacabile criminalità imperialista della nazione e del regime di disuguaglianza e oppressione che ne sta alla base. Questi argomenti sono considerati off-limits, in quanto travalicano gli angusti confini delle discussioni considerate educate ed accettabili. I commentatori e i giornalisti seri hanno il buonsenso - profondamente indottrinato - di evitare questi argomenti.
“Abbiamo fatto abbastanza come Nazione”
Un esempio eccellente è un recente report della CNN su come lo stop all’immigrazione musulmana del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si ripercuote sulla piccola città di Rutland, Vermont.
Un giornalista della CNN ha intervistato due persone di parere opposto sull'accoglienza dei rifugiati siriani a Rutland. Il primo intervistato è stato il sindaco della città, Chris Louras, che sta cercando di fare di Rutland un hub di reinsediamento di rifugiati che nel 2017 dovrebbe accogliere 25 famiglie siriane. Alla domanda sul perché spingesse per questa iniziativa, il sindaco ha citato l’interesse umanitario ("è la cosa giusta da fare"), ma ha anche (e soprattutto) accennato a considerazioni economiche. Il tasso di disoccupazione di Rutland, del 3 per cento, è "pericolosamente basso", il che rende difficile alle imprese trovare lavoratori e quindi inibisce gli investimenti e "la crescita", ha detto il sindaco alla CNN.
La CNN ha inoltre intervistato il medico di Rutland Timothy Cook, un fan di Trump e contrario al piano di reinsediamento dei rifugiati del sindaco. "Penso che abbiamo fatto abbastanza come Nazione", ha detto Cook alla CNN. "Io sono allo stremo e questa nazione è allo stremo. Abbiamo bisogno in primo luogo di risolvere i nostri problemi e solo allora possiamo vedere se possiamo salvare il resto del mondo". Cook naturalmente approva lo stop all’immigrazione di Trump.
Capitalismo, lezione 1
Un buon report, ma bisogna notare quello che rimane, per citare il titolo dell'ultimo libro di Chris Hedge, Unspeakable (Indicibile, ndt). L’argomento innominabile è la fiducia del capitalismo in quello che Karl Marx chiamava "l'esercito industriale di riserva" – una massa di disoccupati in cerca di lavoro sufficientemente grande da mantenere basso il prezzo della forza-lavoro per garantire che lo sfruttamento della classe operaia rimanga profittevole. È impensabile che Rutland possa considerare di diventare un polo di attrazione per la manodopera aumentando il salario minimo locale a 15 dollari l'ora? Purtroppo, probabilmente è impensabile, perché i datori di lavoro locali – tra cui la multinazionale globale General Electric (GE), beneficiaria di agevolazioni alle imprese e di appalti per la “Difesa", che impiega più di un migliaio di operai in due impianti a Rutland – desidera mantenere i salari più bassi possibile, in modo da mantenere un "accettabile" tasso di profitto. Aumentare l’ "esercito di riserva" e far crescere la base imponibile delle imposte locali.
Siamo certi che Louras non vuole che GE sposti i suoi impianti di Rutland altrove per cercare manodopera più a buon prezzo. Questi sono i concetti di base dell’economia capitalistica del lavoro e dello strapotere delle multinazionali.
Cannoni contro Burro: La morte spirituale
Un secondo argomento dimenticato è il ruolo del militarismo USA nel ridurre l’America allo stremo. Non rientra nei parametri delle argomentazioni accettabili far notare che la nazione viene impoverita, e non poco, dall’immenso budget del pentagono (il 54% della spesa federale discrezionale), che sostiene l’impero globale che ha creato caos, ha alimentato il jihadismo e ha generato enormi flussi migratori da paesi come l’Iraq, lo Yemen, il Sudan, la Libia, la Siria e l’Iran (sul quale torneremo poi), tutti paesi nella lista del blocco di Trump. Si tratta di un argomento tabù sui media tradizionali: il ruolo delle spese militari nel minare la società americana dall’interno.
Hedges lo esprime bene nel seguente dialogo su Unspeakable, una raccolta di interviste col giornalista di sinistra David Talbot:
Talbot: “[Bernie Sanders] ha promesso di imporre tasse più alte ai ricchi e agli speculatori di Wall Street.”
Hedges: “Sì, ma se non mettiamo la spesa militare sotto controllo siamo finiti… Le nostre infrastrutture, il nostro sistema pubblico di istruzione, i nostri servizi sociali – tutto cade a pezzi per una ragione, non ci sono soldi per mantenerli. Vengono tutti consumati dalla macchina da guerra. E Sanders non ha nemmeno sfiorato il complesso militare-industriale. Sarebbe stato un suicidio politico… non ci sarà socialismo vero finché non smantelleremo l’imperialismo e non taglieremo drasticamente la spesa militare. Martin Luther King l’aveva capito.”
E pensate a cosa è successo a King, che è stato assassinato esattamente un anno dopo aver pronunciato un celebre discorso nel quale stabiliva una profonda connessione tra la sua lotta alla povertà e al razzismo all'interno e la sua opposizione alle guerre americane nel sudest asiatico. Spiegando la sua decisione di seguire la sua coscienza e condannare il militarismo USA, King disse:
“So che l’America non investirà mai i fondi o le energie necessari alla riabilitazione dei poveri fintanto che avventure come quella in Vietnam continueranno a drenare uomini, capacità e denaro come un diabolico aspirapolvere distruttivo. Perciò sento il bisogno sempre più forte di condannare la guerra come nemica dei poveri e di attaccarla in quanto tale… Una nazione che continua, anno dopo anno, a spendere più soldi in spese militari che sui programmi di elevazione sociale,” ammoniva King, “si avvicina alla morte spirituale” .
Ma non limitiamoci ai socialisti radicali passati (King) e presenti (Hedges). Nel suo recente e magistrale studio sulla schiacciante concentrazione di poteri dello “stato profondo" - poteri delle multinazionali, della finanza e dell'amministrazione di governo, che controllano la società americana dall'interno, ben oltre la pagliacciata elettorale americana che si ripete ogni 4 anni - l’ex membro dello staff repubblicano al Congresso, Mike Lofgren, osserva che gli USA soffrono di povertà diffusa, infrastrutture decrepite, sistema sanitario inadeguato, e servizi pubblici carenti (scuole, trasporti, e altro) non perché il governo non abbia i soldi, ma perché troppi di questi soldi vengono spesi per servire interessi particolari. In cima a questi interessi particolari c’è l’enorme complesso militare-industriale del Paese, finanziato da un budget del Pentagono che rappresenta più della metà della spesa discrezionale federale e circa la metà della spesa militare mondiale. Come fa notare Lofgren nel suo libro fondamentale The Deep State: The Fall of the Constitution and the Rise of a Shadow Government (2016):
"Anche mentre i commentatori denunciano un governo incapace che non ha i soldi, la volontà o la competenza per riparare le nostre strade e i nostri ponti, per curare i nostri veterani di guerra o perfino per allestire un sito web di assistenza sanitaria, ci sono sempre abbastanza soldi e volontà, e forse un minimo di competenza, per rovesciare i governi stranieri, per combattere la guerra più lunga nella storia degli Stati Uniti e per controllare a tappeto tutta la superficie del pianeta (p. 4)... È come se, mentre la città di Roma si disintegrava dall'interno e gli acquedotti necessari alla sopravvivenza che scendevano dalle colline cominciavano a sgretolarsi, il Vallo di Adriano fosse ancora interamente presidiato e le fortificazioni lungo il confine con la Germania fossero più forti che mai, ". (p.216)
Una storia documentata di terrorismo
Innominabile è anche la criminalità che l'Impero americano – accuratamente descritto da Martin Luther King nel 1967 come "il più grande fomentatore di violenza nel mondo" – esporta all'estero. È impensabile che la CNN possa sfidare la nozione di Cook secondo cui gli Stati Uniti sono una nazione che cerca di "salvare il resto del mondo."
Si dovrebbe affrontare il ruolo di Washington nella devastazione criminale proprio di alcune delle nazioni da cui Trump ha tentato di bandire i viaggiatori e i rifugiati. L’Iraq, che è l’esempio migliore, è stato soggetto a due invasioni USA che si sono tradotte in omicidi di massa, un'occupazione durata un decennio, e sanzioni economiche letali che hanno contribuito a sterminare milioni di persone, mutilare milioni di persone, e metterne in fuga altrettante.
Lo Yemen è stato devastato da raid aerei congiunti americani e sauditi, dalle Forze Speciali USA e dagli attacchi dei droni USA.
Il Sudan è stato a lungo seviziato dagli USA, che hanno giocato un ruolo fondamentale nella sua dissoluzione politica e nella guerra civile.
La Libia è collassata sotto le bombe degli USA e della NATO, facendo precipitare il paese nella guerra civile e nella jihad.
La Siria è stata lacerata da una guerra civile tremendamente cruenta che Washington ha alimentato, insieme al jihadismo, che gli Stati Uniti e suoi alleati arabi e pakistani ricchi di petrolio hanno contribuito a diffondere, lì e in tutto il mondo musulmano.
"Durante la sua campagna," ha riferito la CNN quando il Presidente ha annunciato il suo stop all’immigrazione, "Trump aveva giurato che avrebbe vietato l’ingresso agli immigrati musulmani provenienti da paesi con una 'storia provata' di terrorismo contro gli Stati Uniti o i suoi alleati".
Orwell avrebbe apprezzato questa affermazione, alla luce della storia comprovata degli Stati Uniti di superpotenza pluriomicida e terrorista contro gli stati a cui ora Trump ha imposto il suo bando.
Meriti di Servizio
I giornalisti o altre persone alla ricerca di questa storia potrebbero volgersi indietro a rivedere l'incidente del 3 luglio 1988, in cui la nave da guerra USA Vincennes abbatté un aereo di linea civile iraniano (Iranian Air Fight 655) con un missile cruise teleguidato, uccidendo tutte le 300 persone a bordo, 71 dei quali erano bambini. Questo mostruoso assalto è stato perpetrato nello spazio aereo iraniano, sorvolando le acque territoriali dell'Iran nel Golfo Persico. Sei anni più tardi, la Marina ha premiato con una medaglia per “Meriti di Servizio” il comandante della Vincennes, il capitano Will Rogers III e il suo ufficiale, il tenente commodoro Scott E. Lustig.
Probabilmente gli iraniani si ricorderanno di quell’orrendo crimine, ora che Trump sta minacciando di guerra Teheran. Il Consigliere alla Sicurezza Nazionale del nuovo Presidente fascista, Michael Flynn, ha "comunicato ufficialmente" all'Iran che Washington sta valutando delle azioni contro il paese. Flynn dice che "stiamo valutando tutta una serie di opzioni". Nel frattempo, navi da guerra americane, britanniche, francesi e australiane, sono impegnate in "manovre navali" provocatorie lungo le coste dell'Iran.
Autostrada della morte
I giornalisti o altre persone alla ricerca di storie verificate di terrorismo potrebbero anche riflettere sull’orrenda carneficina causata dall’esercito degli Stati Uniti sulla famigerata “autostrada della morte”, dove le forze USA hanno massacrato decine di migliaia di truppe irachene arrese e in ritirata dal Kuwait il 26 e 27 febbraio 1991. Il giornalista Libanese-americano Joyce Chediac ha testimoniato che:
“L’Aviazione statunitense ha intrappolato i lunghi convogli mettendo fuori uso i veicoli di testa e di coda e poi ha martellato per ore gli automezzi in coda. ' È stato come sparare a dei pesci in un barile,' ha detto un pilota USA. Su... chilometri di autostrada sulla costa, le unità militari irachene giacevano in un riposo raccapricciante, scheletri bruciati di veicoli e di uomini, neri e terribili sotto il sole... Le forze statunitensi hanno continuato a far piovere bombe sui convogli, fino a quando tutti gli esseri umani sono stati uccisi. Passavano così tanti caccia sopra l’autostrada, che si è creato un ingorgo di traffico aereo, e i controllori di volo temevano collisioni a mezz'aria... Le vittime non offrivano resistenza... è stato semplicemente un massacro unilaterale di decine di migliaia di persone che non avevano alcuna possibilità di reagire o difendersi. "
Secondo il racconto di Wikipedia, ricco di fonti:
"Gli aerei A-6 Intruder del 3° Marine Aircraft Wing hanno bloccato l’autostrada 80, bombardando una colonna enorme di veicoli composta per la maggior parte di forze dell'esercito regolare iracheno con bombe a grappolo Mk 20 Rockeye II, in pratica intrappolando le forze irachene in un enorme ingorgo che diventava un bersaglio immobile per gli attacchi aerei successivi... il giornalista Robert Fisk... 'ha perso il conto dei cadaveri iracheni ammucchiati in macerie fumanti o accasciati con la faccia nella sabbia' presso il sito principale e [ha visto] centinaia di cadaveri sparsi lungo la strada fino al confine iracheno... alcune stime indipendenti quantificano in 10.000 o più le vittime (anche 'decine di migliaia')."
“Le qualità dell'umiltà, moderazione e sobrietà”
A dire la verità, ammassando cadaveri di iracheni e musulmani all’inizio del 1991, lo Zio Sam si stava solo riscaldando. Washinton ancora non aveva imposto le sanzioni economiche che hanno ucciso almeno un milione di iracheni né aveva iniziato la sua invasione del 2003, che ha ucciso almeno un altro milione di persone e devastato l’Iraq fino a un punto di non ritorno. Doveva ancora devastare la città irachena di Fallujah (ci torneremo dopo), come avrebbe poi fatto nel 2004, utilizzando (tra l’altro) armi radioattive che avrebbero causato un’epidemia di leucemia infantile. Non aveva ancora lanciato l'imponente “guerra dei droni” di Obama in tutto il mondo islamico, che Noam Chomsky ha recentemente definito “la più diffusa campagna di terrorismo globale che il mondo abbia mai visto”. Non aveva ancora ucciso migliaia e migliaia di innocenti abitanti dei villaggi e contadini dell’Afghanistan. Non aveva ancora preso di mira un ospedale di “Medici senza Frontiere”, bombardandolo ripetutamente, o adottato il sistema di torture e violenze sessuali di iracheni e altri musulmani, bambini inclusi, in luoghi come Abu Ghraib, Guantanamo, e la base dell’Air Force di Begram.
"La nostra sicurezza ", ha detto Barack Obama durante il suo primo discorso inaugurale, "viene dalle... qualità dell'umiltà, moderazione e sobrietà ". Nessun serio commentatori americano "mainstream" ha osato mettere in discussione il linguaggio orwelliano del discorso del nuovo presidente. Lo Zio Sam non fa mai alcun male agli occhi degli indottrinati e/o timorosi media statunitensi o delle "élite" culturali.
Lo stesso silenzio assordante dei media si è sentito quando George H.W. Bush ha dichiarato quanto segue, meno di un anno dopo che le sue forze armate aeree avevano trasformato la vasta distesa di un blocco autostradale provocato in un monumento epico alla criminalità imperiale unilaterale: "un mondo una volta diviso in due fazioni armate contrapposte ora riconosce una sola potenza dominante, gli Stati Uniti d'America. E non ha paura di questo. Perché il mondo si fida della nostra potenza, e il mondo ha ragione. Si fidano di noi perché siamo giusti e moderati. Hanno fiducia che noi saremo dalla parte dell’onestà".
“Le strade di Fallujah”
In quanto presunto candidato alla presidenza, l’allora senatore Obama parlo così al Chicago Council on Global Affairs nell'autunno del 2006: "il popolo americano è stato straordinariamente risoluto [nel sostegno all'occupazione dell'Iraq]... Ha visto i propri figli e figlie uccisi o feriti nelle strade di Fallujah "(il grassetto è mio).
E' stata una scelta agghiacciante. Fallujah è stata il teatro di colossali atrocità di guerra da parte delle forze armate USA nell'aprile e nel novembre del 2004. I crimini hanno riguardato il massacro indiscriminato di civili, aver preso di mira ambulanze e ospedali e in pratica l’aver raso al suolo l'intera città. La città è stata distrutta per servire da esempio del terrore che avrebbero dovuto affrontare coloro che avessero osato resistere alla potenza degli Stati Uniti. Non sorprende che nel mondo arabo e musulmano Fallujah sia diventata un simbolo potente ed immediato dell'imperialismo americano. E' stata una scelta profondamente provocatoria e offensiva da parte di Obama, averla portata ad esempio del sacrificio americano e della "risolutezza " nell'occupazione imperialista dell'Iraq.
Una scena scioccante
Obama avrebbe poi scritto il proprio nome nel libro nero del terrorismo imperiale USA, dicendo poi ai suoi assistenti alla Casa Bianca che "viene fuori che sono abbastanza bravo a uccidere la gente" mentre ordinava un programma di droni poi diventato "la campagna terrorista più estrema dei tempi moderni" (Noam Chomsky). Tra le molte scene raccapriccianti che Obama porterà nella sua confortevole tomba, una risale all'inizio della sua presidenza, nella prima settimana di maggio 2009, quando un attacco dell’aviazione USA uccise più di 120 civili a Bola Boluk, un villaggio nella provincia di Farah dell'Afghanistan occidentale. 93 degli abitanti del villaggio morti dilaniati da esplosivi USA erano bambini. Solo 22 erano maschi maggiorenni. Come scrisse il New York Times:
"Mercoledì in una telefonata col viva voce ... al Parlamento afgano, il governatore della provincia di Farah, Rohul Amin, ha detto che secondo un parlamentare, Mohammad Naim Farahi, oltre 130 civili erano stati uccisi, ... Il governatore ha detto che gli abitanti del villaggio avevano portato due rimorchi pieni di brandelli di corpi umani nel suo ufficio per dimostrare c'erano state tante vittime... Tutti piangevano... guardando quella scena scioccante. " Farahi ha detto di aver parlato a qualcuno che conosceva personalmente e che aveva contato 113 seppellimenti, tra cui... molte donne e bambini "(New York Times, 6 maggio 2009).
La risposta iniziale del Pentagono di Obama a questo terribile incidente — uno fra le molti stragi di massa di civili da parte dell’aviazione USA in Afghanistan e Pakistan dall’inizio dell'autunno del 2001 — è stata di attribuire la responsabilità di quelle morti alle "granate talebane." Il Segretario di Stato di Obama, Hillary Clinton, espresse "rammarico" per la perdita di vite innocenti, ma l'amministrazione si rifiutò di presentare scuse o di riconoscere le responsabilità USA. Per fare un paragone, Obama aveva appena offerto le proprie profonde scuse e aveva licenziato un funzionario della Casa Bianca per aver spaventato i newyorkesi con un incauto sorvolo aereo fotografico di Manhattan dell’Air Force One in ricordo dell’11 settembre.
"Nobel per la pace? È un assassino". Così ha detto un giovane Pashtun a un giornalista inglese di Al Jazeera il 10 dicembre 2009 — il giorno in cui a Obama è stato dato il premio Nobel per la Pace. "L'uomo", ha scritto il reporter, "parlava dal villaggio di Armal, dove una grande folla si era radunata intorno ai corpi di dodici persone, appartenenti ad un’unica famiglia, tutti uccisi dalle forze speciali durante un raid notturno."
Uccidere una famiglia, uno alla volta
Cinque mesi più tardi, Obama avrebbe ordinato alla CIA di assassinare un cittadino americano in Yemen, il carismatico religioso islamico Anwar al-Awlaki. Il religioso è stato ucciso da un attacco di un drone nel settembre 2011, "nonostante il fatto che non fosse mai stato accusato di (figuriamoci condannato per) nessun crimine" (Glenn Greenwald), ma il desiderio di Obama di uccidere gli al-Awlaki bruciava ancora. Due settimane più tardi, un nuovissimo drone CIA ha ucciso il figlio di 16 anni del religioso, nato in America, Abdulrahman, "insieme al cugino di 17 anni e a diversi altri yemeniti innocenti".
È bello sentire che Obama ha espresso il suo sostegno alle proteste di massa dei musulmani contro il divieto di immigrazione di Trump, ma è difficile credere che potrebbe fregargliene qualcosa delle vite musulmane alla luce della sua sanguinosa politica estera in Medio Oriente, in Africa settentrionale e in Asia sud-occidentale.
Domenica scorsa Herr Trump ha ordinato un raid di droni d'assalto e di commando in Yemen. L'operazione era stata progettata dall'amministrazione Obama e passata al nuovo Presidente. Ha ucciso 30 persone. Tra gli assassinati: la figlia di 8 anni di Anwar, e la sorellina di Abdulrahman. E’ morta dissanguata due ore dopo che un guerriero delle forze speciali le ha sparato al collo. Chiamiamolo il primo sangue imperiale della bestia dai capelli arancione, versato grazie a un grande assist dal precedente capo-killer di bambini, Barack Obama.
“Che diavolo sta succedendo”
Da candidato, Trump disse che voleva un divieto per i musulmani “fino a quando non capiremo che diavolo sta succedendo”, che causa paura e odio per gli Stati Uniti nel mondo musulmano. Come se ci fosse qualcosa di misterioso a riguardo.
Repulsione selettiva
Nella loro incessante copertura delle proteste di massa contro un leader americano della destra fascista che doveva parlare presso il campus della Università della California a Berkeley lo scorso mercoledì sera, i presentatori e i commentatori della CNN erano inorriditi nel vedere delle finestre rotte e un falò appiccato dagli anarchici Black Bloc. La CNN e il resto dei media mainstream devono ancora mandare in onda un seppur minimo accenno di repulsione per l'omicidio, da parte di Obama e di Trump, di 30 persone nello Yemen, tra cui molte donne e ragazzi e una bambina di 8 anni. Riesce a sfuggire al disgusto dei media anche la recente escalation di violenza della polizia di stato contro gli eroici protettori dell’acqua e del clima a Standing Rock.
“Abbiamo fatto abbastanza”
Quindi, sì, Timothy Cook e CNN, "Abbiamo fatto abbastanza come Paese" – Be', come impero omicida– non "per il", ma piuttosto “al” mondo musulmano. Con "soccorritori" come lo zio Sam, che bisogno c’era del terzo Reich?
"Risolvere prima i nostri problemi "? Potrebbe sorprendere molti americani obnubilati dai mass-media mainstream che spostare il denaro delle tasse dalla macchina di guerra degli Stati Uniti (il più grande agente del riscaldamento del pianeta e bruciatore di carbone istituzionale che ci sia al mondo, tra l'altro) al soddisfacimento dei bisogni sociali e civili di base in "patria" (un bel termine imperiale incantevole), aiuterebbe contemporaneamente gli Stati Uniti e i cittadini del mondo a risolvere un grande problema che tutti condividono: il militarismo e l'imperialismo americano.
L’Impero, vale la pena ricordarlo, è un grande redistributore di ricchezza e potere verso l'alto, una cosa da tenere a mente in una nazione (ossia gli Stati Uniti) dove il millesimo superiore (lo 0,1% più ricco) possiede la stessa ricchezza del 90% più povero. Come Noam Chomsky ha fatto notare nel 1969:
"ci sono, certamente, costi dell'impero che non vanno a beneficio di nessuno: 50.000 cadaveri americani o il deterioramento dell'economia degli Stati Uniti rispetto al suoi rivali industriali. I costi dell'Impero per la società imperiale nel suo complesso possono essere considerevoli. Questi costi, tuttavia, sono costi sociali, mentre, ad esempio, i profitti degli investimenti all'estero garantiti dai successi militari, sono altamente concentrati in determinati speciali settori della società. I costi dell'impero vengono in genere distribuiti nella società intera, mentre i profitti finiscono solo a pochi."
Nel frattempo, ecco qualcosa che CNN non dirà mai a Donald Trump, al suo fan Cook e ai molti democratici e repubblicani che sono stati addestrati a infilare la testa in una sabbia orwelliana per quanto riguarda i crimini della nostra superpotenza: il modo più semplice e sicuro per arginare il flusso dei rifugiati musulmani è smettere di intraprendere guerre criminali contro i paesi musulmani. Le grandissime risorse dei contribuenti sperperate in queste guerre ingiustificate e razziste, invece, dovrebbero essere date alle nazioni che gli Stati Uniti e la NATO hanno distrutto – e per affrontare i bisogni sociali, civici e ambientali negli USA.
Nessun commento:
Posta un commento