"Nord Parsimonioso e Sud Scialacquone: differenze culturali di gestione alla base della crisi dell'euro?"
Traduco qui l'intervento in inglese di Sergio Cesaratto a una tavola rotonda su questo tema tenutasi in Polonia. Vale la pena di riflettere attentamente su questa visione "divergente", mantenendo la mente aperta, all'italiana...
"Il debito del Sud: cause culturali?"
Nel maggio 2010, pochi giorni prima di leggere la stessa frase da Wolfgang Munchau sul Financial Times, ho confrontato la situazione europea alle famiglie di Tolstoj descritte da Anna Karenina: "le famiglie felici sono tutte uguali, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo" Così gli europei del centro sono simili, ma ogni paese della periferia è infelice a modo suo. Nel mio commento, pertanto, mi riferisco principalmente all'Italia.
Qual
è l'origine dell'enorme debito pubblico italiano (120% del PIL, o
giù di lì)? La storia è abbastanza vecchia. Come
noto, l'Italia è stata ammessa nella Unione Monetaria Europea (UEM)
nel 1997, nonostante un debito pubblico/PIL ben al di sopra del
limite previsto dal trattato di Maastricht del 60%. Con una manovra
economica attuata in extremis, l'allora governo di centrosinistra di
Prodi raggiunse l'altro obiettivo del disavanzo pubblico, il
deficit/PIL inferiore al 3% (anche l'attesa dell'ammissione
nell'unione monetaria è stata d'aiuto con la riduzione dei tassi di
interesse sul debito pubblico). Ufficialmente l'Italia è stata
lasciata entrare in quanto, altrimenti, anche il Belgio sarebbe stato
escluso. Una verità più probabile è che la Francia non voleva
lasciare l'Italia - un forte concorrente manifatturiero - libera di
lasciar svalutare la lira nei confronti dell'euro, mentre lei stava
firmando un patto col diavolo. Il diavolo, la Germania, si procurava
una seconda opportunità - dopo lo SME - per liberarsi di un
concorrente fastidioso e della sua liretta sempre svalutabile.
Sia
come sia, l'origine dell'enorme debito pubblico italiano dovrebbe
risalire al 1970 (come pro-memoria, il "miracolo economico"
italiano si è avuto tra il 1958-1963, l'Italia è tradizionalmente
una economia guidata dall'export, anche se non nella stessa misura
della Germania, e ha ancora il secondo più grande settore
manifatturiero in Europa, dopo la Germania). Le turbolenze sociali
della fine degli anni '60 e primi anni '70 in Italia sono state
particolarmente calde. Un risultato (positivo) è stato il
consolidamento di uno stato sociale nei primi anni settanta. Questo
ha causato un ampliamento della spesa pubblica. Una seconda causa di
espansione della spesa è stato il grande sostegno fornito dallo
Stato alle imprese manifatturiere pubbliche e private colpite dal
difficile clima delle relazioni industriali (tra cui il terrorismo
delle Brigate rosse), e dall'instabilità economica globale. [1] Il
clima di costante conflitto industriale non ha aiutato il capitalismo
italiano a reagire alla crisi con un miglioramento della qualità
della produzione – le grandi imprese si sono avviate verso il
declino, nonostante il sostegno dello Stato, e un capitalismo basato
su piccole-medie imprese produttrici di beni tradizionali ha
cominciato a caratterizzare il paesaggio industriale italiano. La
forte militanza è un segno di arretratezza. Tuttavia, la borghesia
italiana ha sempre accettato il conflitto e non ha mai cercato di
andare incontro alla domanda sociale che stava dietro la militanza.
Il fascismo e Berlusconi sono creature della borghesia italiana.
Un
errore deliberato è stato fatto nei primi anni settanta: il livello
di tassazione e di efficienza del sistema di riscossione delle
imposte non è stato adeguato al nuovo livello di spesa pubblica, che
è stata, dunque, finanziata principalmente mediante l'emissione di
debito pubblico. I dirigenti della Democrazia Cristiana allora al
governo in questo modo riuscivano a placare la richiesta dei
sindacati di uno stato sociale più ampio, senza scontentare i
contribuenti. Questa scelta è stata aiutata dal fatto che i mercati
finanziari italiani a quel tempo erano molto poco sofisticati, così
che i titoli di Stato erano quasi l'unica scelta disponibile per i
risparmiatori, la banca centrale non era indipendente, e c'erano dei
controlli sui flussi di capitale (anche se non molto efficienti).
Così lo Stato poteva emettere obbligazioni pagando un tasso di
interesse negativo (quelli erano anche tempi di inflazione a due
cifre): la Banca d'Italia avrebbe comprato qualsiasi quantità di
titoli del Tesoro che i risparmiatori si fossero rifiutati di
acquistare.
Come
negli altri paesi occidentali, il clima economico in Italia è
cambiato nei primi anni ottanta. Nel 1979 l'Italia ha aderito al
Sistema Monetario Europeo (SME), con l'opposizione del partito
comunista che ritirò il suo sostegno a un governo di emergenza, ma
anche del governatore della Banca d'Italia, Paolo Baffi (preoccupato
delle conseguenze di questa scelta). Nel 1981 la Banca d'Italia ha
acquisito l'indipendenza formale. [2] Queste due misure, accompagnate
dall'aumento dei tassi di interesse al livello internazionale, hanno
comportato che il tasso di interesse reale che il governo ha dovuto
pagare sul debito pubblico è diventato positivo e molto elevato. E
non sono stati presi i necessari provvedimenti per aumentare la
tassazione e per combattere l'evasione fiscale. Nel 1980 il debito
pubblico italiano è esploso, principalmente per il pagamento di
interessi elevati. Allo stesso tempo, il sistema di cambi fissi, con
l'inflazione italiana sistematicamente più elevata dell'inflazione
tedesca, ha portato al crescente disavanzo delle partite correnti e
all'accumulo di un debito estero. Le somiglianze con la situazione
attuale sono impressionanti.
Avendo
comunque una propria moneta, tuttavia, nel 1992 l'Italia è
uscita dallo SME con una grande svalutazione (circa il 30% sul Marco
Tedesco). E i conti con l'estero sono stati corretti.
Si badi bene che la crisi del 1992 non è stata una crisi finanziaria. La maggior parte del debito pubblico italiano era espresso in lire, non ricordo nessuno che a quel tempo parlasse di default. E' stata una classica crisi di bilancia dei pagamenti. Attualmente il debito italiano è denominato in valuta estera, l'euro. Questo fatto, a cui si aggiunge l'impossibilità di recuperare competitività attraverso una svalutazione, rappresenta una miscela fatale.
Negli
anni '90 il livello della tassazione e della lotta all'evasione fiscale
è stato aumentato, in particolare dai governi di centrosinistra -
Berlusconi ha sempre sostenuto apertamente l'evasione fiscale. In
quel decennio sono state intraprese importanti riforme delle
pensioni. Dai primi anni '90 il bilancio pubblico italiano ha sempre
mostrato un avanzo primario (al netto degli interessi sul debito). Da
allora, il deficit è interamente dovuto al pagamento di interessi
sull'enorme debito.
L'arrivo
della UEM da un lato ha aiutato l'Italia, nella misura in cui il tasso
di interesse sui titoli di Stato italiani è caduto: il rischio di
svalutazione è scomparso e tutti credevano che il debito italiano
fosse più sicuro nella UEM. Pochissimi avevano notato che era vero
il contrario: che, ceteris paribus, un debito pubblico non supportato
da una banca sovrana è molto più rischioso. Io sono stato messo
sull'avviso da Randall Wray, un economista eterodosso del Levy
Institute, nei primi anni 2000. Dall'altra parte, negli anni
dell'UEM l'Italia ha progressivamente perso competitività – come
era accaduto nello SME - a causa dell'inflazione media europea di cui
si è detto sopra, e di una crescita negativa della produttività non
ancora ben compresa. L'avanzo delle
partite correnti e la posizione netta positiva con l'estero acquisiti
dopo la grande svalutazione del 1992 si sono lentamente perduti.
Molti economisti
mainstream (ma a
volte dalla mentalità aperta), tra cui Daniel Gross, Wyplosz, De
Grauwe, Tabellini, ora riconoscono che l'avvertimento di Wray
sull'assenza di una banca centrale sovrana a sostegno di un governo
indebitato fa la fondamentale differenza con il passato: un governo
che abbia emesso titoli di Stato nella sua propria moneta non
potrà mai andare in default (naturalmente, non ammettono che sono
arrivati a tale conclusione dopo molti anni). E questo è il motivo
per cui questi economisti (ma solo ultimamente) stanno sostenendo un
serio intervento della BCE (quello attuale non è serio). In una
recensione molto bella del noto libro di Reinhart e Rogoff, Wray
mostra che tutti i casi di default sovrano presi in considerazione in
quello studio riguardano paesi che hanno rinunciato a una piena
sovranità monetaria.
In
sintesi. Il debito italiano non è dovuto ad una spesa pubblica
dissoluta - ad esempio la spesa sociale è inferiore alla media
dell'UE a 15. Si è formato a causa del ritardo nell'attuare una
tassazione adeguata e nel combattere l'evasione fiscale. Per inciso,
l'evasione fiscale è alta non solo per il "familismo amorale"
(Edward C. Banfield (with Laura Fasano), The
Moral Basis of a Backward Society,
Glencoe, IL,
The Free Press, 1958), la presunta mancanza di un senso di
comunità in Italia, ma per la quota maggiore di lavoratori autonomi,
rispetto ai paesi esteri, dell'economia italiana (solo la Grecia, non
sorprendentemente, ha una quota più alta).
Nel
2010 (fonte: Banca d'Italia)
UE 15,6
Zona euro 16,2
Italia 25,7
Grecia 35,5
UE 15,6
Zona euro 16,2
Italia 25,7
Grecia 35,5
Suppongo
che i lavoratori autonomi tendano ad essere evasori fiscali anche in
altri paesi. La diffusione delle PMI, l'economia sommersa, e il
mancato rimpatrio dei proventi delle esportazioni fanno il resto. In
questa situazione né lo SME né l'UEM sono stati d'aiuto. Certamente
una delle cause principali del debito non è stata una sorta di
comportamento dissoluto dal lato della spesa.
Non ci vuole molto a dire che i detentori italiani dei titoli del debito pubblico italiano sono gli evasori fiscali del passato che hanno accumulato un grande patrimonio finanziario e immobiliare. Gli Italiani sono famosi per essere grandi risparmiatori, ma la maggior parte dei risparmi provengono dall'evasione fiscale. Gli evasori fiscali hanno finanziato lo Stato con l'acquisto di titoli del Tesoro, invece di pagare le tasse.
Non ci vuole molto a dire che i detentori italiani dei titoli del debito pubblico italiano sono gli evasori fiscali del passato che hanno accumulato un grande patrimonio finanziario e immobiliare. Gli Italiani sono famosi per essere grandi risparmiatori, ma la maggior parte dei risparmi provengono dall'evasione fiscale. Gli evasori fiscali hanno finanziato lo Stato con l'acquisto di titoli del Tesoro, invece di pagare le tasse.
Dovrebbero essere colpiti da una tassa sulla ricchezza, e l'evasione fiscale dovrebbe essere seriamente combattuta. I governi del Centro-sinistra hanno fatto qualcosa in questa direzione - una misura principale da adottare dovrebbe essere la tracciabilità elettronica delle transazioni finanziarie, l'uso di banconote dovrebbe essere vietato se non per i piccoli pagamenti, i lavoratori autonomi dovrebbero tenere un resoconto ufficiale dei loro clienti e fornitori, ecc. I governi del centro-destra hanno spesso rigettato queste misure e non sono seri in questo senso. I lavoratori autonomi sono infatti tipici sostenitori di Berlusconi (altro sostenitore tipico è la casalinga italiana che non lavora e guarda le TV di Berlusconi, il tasso di attività femminile in Italia è vergognosamente basso, quindi ce ne sono un sacco).
Se
posso usare un'espressione "obsoleta", c'è una lotta di
classe in Italia: i lavoratori dipendenti contro i lavoratori
autonomi. Non so come l'Europa potrebbe aiutare, ma di certo il
moralismo tedesco non solo è fastidioso, ma superficiale e inutile
per affrontare questi problemi sociali (che possono essere solo aggravati dall'austerità fiscale).
La parsimonia privata contro la negligenza dei governi ?
La
parsimonia dipende dalla distribuzione del reddito, e come si può
vedere in Italia, l'evasione fiscale avrebbe sostenuto la
parsimonia. I fans neoclassici del risparmio potrebbero quindi
applaudire l'Italia? Da un autentico punto di vista keynesiano il
risparmio è un fattore negativo.
A giudicare dal suo surplus delle partite correnti e dalla sua posizione netta con l'estero la Germania è un paese parsimonioso. Questo comportamento non è positivo da un punto di vista europeo e mondiale. Sin dai primi anni '50 la Germania ha perseguito quello che un importante storico dell'economia Tedesca ha definito "mercantilismo monetario": [3] combinare la moderazione salariale interna con un sistema di cambio fisso per perseguire un modello di crescita guidata dall'export. Il coinvolgimento dei sindacati nel modello export-led (le esportazioni sono state definite nel 1955 la "vacca sacra" della politica economica Tedesca), con la Buba (BundesBank) come cane da guardia, avrebbe garantito il perpetuarsi della disciplina nazionale e del successo esterno. Un modello perfetto!
A giudicare dal suo surplus delle partite correnti e dalla sua posizione netta con l'estero la Germania è un paese parsimonioso. Questo comportamento non è positivo da un punto di vista europeo e mondiale. Sin dai primi anni '50 la Germania ha perseguito quello che un importante storico dell'economia Tedesca ha definito "mercantilismo monetario": [3] combinare la moderazione salariale interna con un sistema di cambio fisso per perseguire un modello di crescita guidata dall'export. Il coinvolgimento dei sindacati nel modello export-led (le esportazioni sono state definite nel 1955 la "vacca sacra" della politica economica Tedesca), con la Buba (BundesBank) come cane da guardia, avrebbe garantito il perpetuarsi della disciplina nazionale e del successo esterno. Un modello perfetto!
(Si
noti che in Germania la Buba ha giocato un ruolo unico nella
contrattazione salariale Ovunque le cosiddette "banche centrali
indipendenti" sono i cani da guardia della disciplina salariale,
ma questo ruolo è stato esplicito in Germania. Purtroppo la BCE ha
ereditato questo ruolo: l'aumento sconsiderato del tasso di interesse
nel luglio del 2008 quando il mondo stava affondando nella
depressione, o i due frettolosi aumenti di questa primavera, sono
stati adottati con il mercato del lavoro Tedesco nella testa.)
In
termini Kaleckiani (siamo in Polonia, e io mi considero un economista
Sraffiano ma anche un seguace di Michal Kalecki, il Keynes marxista,
anche se non delle teorie neo-kaleckiane), la moderazione salariale
permette ai capitalisti Tedeschi di ottenere un enorme surplus
sociale (il plusvalore di Marx). Il problema è chi sta andando a
comprarlo. Il modello neo-mercantilista Tedesco è quello di
finanziare la periferia europea al fine di vendere il surplus.
Ricordiamo la storia dell'ordine dei sei sottomarini di Karamanlis,
caro amico di Angela, che è stato poi cancellato da Papandreou
facendo infuriare i Tedeschi. Naturalmente l'esempio principale è la
bolla immobiliare spagnola che le banche Tedesche hanno felicemente
finanziato. "I surplus creano debiti".
Il
modo americano di sostenere la domanda aggregata è stato quello di
lasciare che i lavoratori e le classi medie impoverite avessero
accesso al credito al consumo. In entrambi i casi, il
neo-mercantilismo e l'indebitamento delle famiglie hanno portato a
una crescita, e una volta che i debiti si sono accumulati, il modello
ha incontrato problemi.
Per
inciso, se tutti fossero virtuosi come la Germania, dove potremmo
vendere la produzione, dal momento che non tutti i paesi del mondo
possono essere paesi in surplus, nello stesso tempo? Ammiro i Tedeschi
e la Germania, ma devono riconoscere c'è un problema, non solo per
noi, ma anche per loro. La questione è che, accecati dal loro
moralismo (che è stupido) e, naturalmente, dal loro attaccamento al
modello ordoliberale export-led (che posso capire), in Germania si
trovano pochi economisti e politici in grado di capire queste cose. E'
banale, ma la mancanza di flessibilità mentale da parte dell'élite
Tedesca è un vero ostacolo.
Guardate questa citazione dall'articolo di Schauble sul Financial Times del 5 Settembre 2011:
"Qualunque
sia stato il ruolo dei mercati nel catalizzare la crisi del debito
sovrano della zona euro, è un fatto indiscutibile che la spesa
statale eccessiva ha portato a livelli insostenibili di debito e di
deficit che oggi minacciano il nostro benessere economico. Accumulare
più debiti ora potrà impedire, piuttosto che stimolare, la crescita
nel lungo periodo. I governi dentro e fuori la zona euro non hanno
solo bisogno di impegnarsi per il risanamento del bilancio e il
miglioramento della competitività - ma hanno bisogno di realizzare
questo ora ".
Sono
molto felice che il prossimo presidente della BCE è un Italiano.
Egli (purtroppo) è un governatore conservatore, ma almeno con la
mente flessibile (anche Bernanke è conservatore, ma sa molto bene
quello che una banca centrale deve fare in acque agitate). Ci sono
naturalmente commentatori tedeschi intelligenti: si pensi a Wolfgang
Munchau che nel Financial Times del 4 settembre 2011 sostiene una
politica della BCE di tassi di interesse a zero e si oppone ad una
politica fiscale restrittiva in tutta Europa, ma sembrano voci
isolate, almeno in Germania.
[1] Un terzo fattore è stato la creazione delle Regioni (Lands), con potere di spesa a livello locale senza nessuna responsabilità politica per il suo finanziamento – con la sicurezza che lo tato avrebbe coperto ogni ecceso di spesa.
[2]
Paolo Baffi è stato arrestato nel 1979 con motivazioni futili. Il suo vero errore è stato quello di essersi occupato dell'affare Calvi-Marcinkus-Vaticano. In seguito è stato assolto con formula piena.
Cesarotto è bravo e non omologato,
RispondiEliminama se crede che, uno schieramento politico, sia meno ammanigliato e succube dei Poteri Forti, rispetto all'altro, temo sia pura illusione, ingenua illusione, atroce illusione!!!!
Comunque due passaggi, sono mirabili, e da incidere nella roccia, e nella testa di tutti:
"Molti economisti mainstream (ma a volte dalla mentalità aperta), tra cui Daniel Gross, Wyplosz, De Grauwe, Tabellini, ora riconoscono che l'avvertimento di Wray sull'assenza di una banca centrale sovrana a sostegno di un governo indebitato fa la fondamentale differenza con il passato: UN GOVERNO CHE ABBIA EMESSO TITOLI DI STATO NELLA SUA PROPRIA MONETA NON POTRÀ MAI ANDARE IN DEFAULT" !!!!!!!!!!!
e l'altro:
"Per inciso, SE TUTTI FOSSERO VIRTUOSI COME LA GERMANIA, DOVE POTREMMO VENDERE LA PRODUZIONE, DAL MOMENTO CHE NON TUTTI I PAESI DEL MONDO POSSONO ESSERE PAESI IN SURPLUS, ALLO STESSO TEMPO?"
Due questioni incontrovertibili, e che dovrebbero dire a chiare lettere, urlando a squarciagola sui media, i politici, i giornalisti, gli economisti, gli esperti, e i tecnici di ogni campo, che rappresentano i limiti insuperabili dell'attuale Sistema economico e politico.
saluti, Nicola.
E' il famoso effetto "jackpot" quello di cui parla Cesaratto, il risparmio da evasione viene usato per finanziare il debito pubblico, così aumenta il debito e diminuiscono le entrate per via dell'evasione...le maggiori tasse per coprire quel buco dobbiamo pagarle tutti noi però..
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