27/03/13

Sapir su Cipro: un bilancio intermedio




Jacques Sapir valuta le fragilità dell'accordo appena firmato: una vittoria di Pirro per la Germania che vuole mantenere i vantaggi della moneta unica scaricandone i costi sui paesi in crisi. 
 
Chypre

di Jacques Sapir - L'accordo  firmato infine tra il governo di Cipro e la troika nelle prime ore del 25 marzo è apparentemente un miglioramento rispetto a quello respinto dal Parlamento di Cipro, che era stato firmato il 16 marzo. La prima e più importante differenza è che i depositi sotto i 100.000 euro non saranno toccati. Ma questo accordo non fa che confermare ciò che già sapevamo: riafferma l'egemonia della Germania su tutto il processo di salvataggio. Soprattutto, crea un precedente molto pericoloso. Inoltre, l'attuazione del presente accordo dovrà affrontare molte sfide. Tenuto conto della fuga di capitali che ha avuto luogo tra il 16 e il 25 marzo, bisognerà tassare i conti oltre i 100.000 euro a più del 70% (e non al 30% come inizialmente annunciato). Questo accordo è inquietante per l'intera zona euro, ma soprattutto per Cipro, condannata di fatto a un notevole impoverimento.

 

La Vittoria di Pirro della Germania

Questo accordo dimostra il trionfo della strategia tedesca. La Germania si trova nella seguente contraddizione: si propone di mantenere la zona euro, da cui trae il maggior beneficio, ma intende mantenerla al minor costo. Da qui l'idea di far partecipare, in caso di ristrutturazione del settore bancario, non solo gli azionisti (che è normale), ma anche, in tutto o in parte, i depositanti. Questo è il motivo per cui la Germania si è dimostrata inflessibile nei negoziati. Ha dunque ottenuto che una quota rilevante delle somme necessarie (5.8 miliardi di euro su 17,5 miliardi) provenisse dalla "tosatura" dei depositanti. Può quindi portare avanti la sua politica che la crisi deve essere pagata prima di tutto dai paesi che l'hanno subita. Si può notare che questa politica è molto simile, in linea di principio, a quella messa in atto dal Regno Unito con l'Irlanda durante la carestia del 1847. Anche in questo caso, si sosteneva che gli aiuti avrebbero dovuto essere pagati principalmente dagli Irlandesi. Sappiamo come è andata (1) . E' incredibile anche che un ministro francese, Pierre Moscovici per non fare nomi, abbia dato il suo consenso a questa strategia. Ma questa strategia potrebbe rivelarsi controproducente in tempi relativamente brevi. In effetti, la dichiarazione più che maldestra del presidente dell'Eurogruppo, il quale ha detto che quanto fatto a Cipro deve servire da modello per affrontare le altre crisi, ha innescato una comprensibile reazione dei mercati finanziari. Anche se questa dichiarazione è stata poi negata, anche se molte autorità, come François Hollande in Francia, hanno sottolineato il carattere "particolare " della situazione a Cipro e la natura "eccezionale" delle misure adottate, il danno è fatto. Ormai, a ogni nuova crisi sorgerà nei popoli la paura di poter essere trattati come i ciprioti, il che renderà sempre più difficile trovare una soluzione. Imponendo il loro pesante pugno di ferro, i tedeschi hanno definitivamente compromesso ciò che restava della fiducia nei sistemi bancari dell'eurozona. Cipro, per cercare di evitare una massiccia fuga di capitali, dovrà introdurre dei controlli sui capitali, che nella zona euro sono teoricamente vietati. Col risultato di dover accettare delle misure in linea di principio sempre rifiutate perché negano nella realtà i vantaggi della moneta unica. E' un paradosso, e non il meno importante, di questa crisi.

Le fragilità del piano del 25 marzo

Inoltre, il successo nel caso cipriota rischia di non essere a portata di mano. La Banca centrale di Cipro manterrà le banche chiuse fino a giovedi. Vedremo allora se si verificherà il "bankrun", in altre parole il panico della corsa agli sportelli. La popolazione, traumatizzata, ha pochi motivi per avere fiducia nel sistema bancario. E ancora, si pone la questione del successo tecnico di questo piano. Ora, sappiamo che una parte significativa del denaro della Banca Popolare di Cipro e della Banca di Cipro è stata fatta uscire tra il 16 e il 25 marzo. Questi prelievi sono stati effettuati sia attraverso le filiali di queste banche (che, a differenza delle società madri, non sono state chiuse), sia attraverso delle clausole di eccezione che la BCE, che aveva organizzato il blocco della liquidità a Cipro, è stata obbligata a stabilire molto velocemente. Gli importi sfumati ammontano almeno a 4 miliardi di euro e potrebbero arrivare fino a 10 miliardi di euro. Le autorità monetarie non avranno altra scelta. Se vogliono trovare le somme necessarie (5,8 miliardi di euro) come previsto nel piano, dovranno aumentare la tassazione sui depositi di oltre 100.000 euro. Da un prelievo del 30% si potrebbe arrivare a un prelievo dell'80%. Ciò equivarrebbe a una confisca dei depositi e provocherebbe una fuga dei depositi inferiori a 100.000 euro, non solo dalla Banca di Cipro, ma anche dalle altre banche cipriote. Il progetto, pensato al fine di evitare un crollo totale del settore bancario, di fatto lo provocherebbe. Vedremo molto presto, a partire da giovedi 28 marzo, quello che ci si può aspettare. Ma non possiamo escludere che il piano è inadeguato e che la prossima settimana si apriranno dei negoziati per un piano aggiuntivo. Se così fosse, saremmo ritornati al punto di partenza. Infine, si noti che le società russe, la cui liquidità è stata presa in ostaggio nel procedimento del prelievo sui conti superiori a 100.000 euro, potrebbero agire contro il governo di Cipro sulla base del diritto internazionale, dando luogo a diversi procedimenti dall'esito incerto.

La crisi che arriva

Infine, questa crisi è un segnale significativo per la crisi strisciante dell'eurozona. Il semplice fatto che un paese che rappresenta solo lo 0,2% del PIL dell'eurozona possa costituire un tale problema è un sintomo di una situazione estremamente deteriorata. Il Presidente François Hollande si morderà le dita per aver detto con rara disinvoltura e impudenza che "la crisi dell'euro è alle nostre spalle". In realtà è tutto il contrario. La Slovenia sta già bussando alla porta, anch'essa con una grave crisi del suo sistema bancario. Mentre in Spagna la situazione economica continua a peggiorare, con una disoccupazione sulla  via di superare il 27% della forza lavoro e un debito pubblico intorno al 100% del PIL, mentre l'Italia tra poche settimane attraverserà una grave crisi a causa dell'impatto della crisi del credito sulle PMI, non c'è più tempo per le farneticazioni. Il metodo impiegato a Cipro contiene tutti gli ingredienti necessari per far prendere dal panico i depositanti spagnoli e italiani. Un processo di contagio in questi due paesi significherebbe un'esplosione della zona euro a breve termine. La soluzione migliore è ancora, finché c'è il tempo, di procedere in modo coordinato alla dissoluzione della moneta unica e mantenere dei meccanismi di coordinamento tra le nuove valute nazionali, per esempio nel contesto di un sistema monetario comune.
  1. O Grada, Cormac, Ireland’s Great Famine : an overview, UCD Centre for Economic Research Working Paper Series; WP04/25, University College Dublin; Centre for Economic Research, 2004. Idem, Black ’47 and beyond : the great Irish famine in history, economy, and memory, Princeton, N.J. : Princeton University Press, 2000.


3 commenti:

  1. suggerisco sommessamente la traduzione e la pubblicazione del seguente articolo:

    http://www.guardian.co.uk/world/2013/mar/15/mario-monti-eu-backlash-austerity

    è una completa ammissione di Monti, che ovviamente al pubblico italiano non anglofono non è dato conoscere.

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  2. Grazie g.b., un altro che in inglese dice delle cose che in italiano se ne guarda bene...o io o Alex, mo' ci mettiamo sotto :)

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  3. Ottimo articolo, chiaro, lucido ed esaustivo.

    Grazie del lavoro che fate.

    cordiali saluti

    Federico

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