Da Corporate Europe Observatory un'analisi della proposta di mutualizzazione del debito... che passa per essere progressista (il federalismo europeo!), ma in realtà è perfettamente in linea con l'espropriazione della sovranità nazionale a vantaggio dell'euro-élite
19
Luglio 2013
Il
nuovo gruppo di esperti della Commissione
La
Commissione sta preparando una serie di proposte per la
mutualizzazione del debito e la creazione di eurobills per allentare
la pressione nell’eurozona colpita dalla crisi. Queste possono
sembrare proposte controverse all’interno del Consiglio
– dove alcuni elementi
le
vedono come pericolosamente progressiste – ma, di fatto, i popoli
dei paesi europei fortemente indebitati non ne
avrebbero
alcun reale sollievo. Ciò è reso
chiaro
dalle
condizionalità neoliberiste incluse nella bozza della Commissione,
così come da quanto trapela sul gruppo di esperti che si
occuperanno dei dettagli della proposta.
La
Commissione Europea ha creato un gruppo di lavoro al fine di
contrastare l’eurocrisi: il “Gruppo di Esperti sul debt redemption fund e gli
eurobills”. Entrambe le idee – il debt
redention fund
e gli eurobills – sono un passo nella direzione della
mutualizzazione del debito, vale a dire spalmare il peso del debito e
i costi dei finanziamenti dalle economie europee più colpite dalla
crisi alle
economie più forti.
Si
potrebbe perciò concludere che la creazione di questo Gruppo sia
un
segnale che la Commissione stia prendendo
le distanze
dalla passata
insistenza
sulle dolorose politiche di austerità imposte a Portogallo, Grecia e
Spagna e stia in realtà adottando una posizione più morbida,
avversata dalla Germania, ma sostenuta da alcuni
federalisti
europei
progressisti.
La speranza che accomuna questi progressisti federalisti è che gli
strumenti di mutualizzazione del debito all’interno dell’eurozona
alleggeriranno la pressione degli alti tassi di interesse sui
paesi più colpiti dalla crisi. Al contrario, la Germania e gli
altri
paesi
che al momento sono in
condizioni
di ottenere credito
a buon mercato dovranno pagare un po’ di più.
Ma
se si guarda più attentamente a chi siano gli “esperti” del
gruppo, e si combina
questa informazione con le bozze di proposta già in discussione,
diventa subito chiaro che il
redemption fund
e gli eurobills sono in effetti un altro passo verso un’unione
monetaria ed economica dell’Europa sempre
più profonda,
che a
sua volta
è la responsabile dell’arretramento della democrazia nel nome
dell’imposizione dei dogmi neoliberisti – non importa quale sia
il costo in termini di benessere dei popoli europei.
La
proposta della Commissione
Sia
il redemption
fund
che
gli eurobills sono stati sommariamente illustrati lo scorso novembre
in quanto passi da implementare nel medio periodo nel “Programma
per una profonda e genuina unione economica e monetaria” della
Commissione. In ogni caso, perché la Commissione possa
realizzare queste
idee nel medio-termine, è
richiesto l'adempimento di
certe precondizioni. La prima precondizione è l’implementazione
del lo “Strumento di Competitività e Convergenza” [1] che
comporta l’aumento del potere delle istituzioni europee, che
possono di fatto mettere un veto ai bilanci
pubblici
nazionali se non sono in linea con la strategia economica della
Commissione stessa. Perciò, prima di
implementare
misure teoricamente progressiste, vengono richieste ulteriori
riforme neoliberiste.
E
anche allora,
le 2 proposte della Commissione prevedono
delle
limitazioni.
L’idea del fondo di redenzione è che gli stati membri
dell’eurozona possano
trasferire la
quota del debito pubblico superiore al 60% del PIL in questo fondo e
pertanto abbassare il costo del denaro in prestito e far andare
avanti
la propria economia. Ma la Commissione è al lavoro per imporre una
stretta condizionalità a tutti i paesi che tentino
di accedere a tale fondo:
“(1)
condizionalità stretta, simile alle regole fissate per i programmi
EFSF/ESM (Strumento di stabilità finanziaria europea / Meccanismo di
stabilità europeo);
(2)
pagamento immediato di penali in caso di inottemperanza
delle
regole;
(3)
stretto monitoraggio a cura di una speciale istituzione (per esempio
la Corte di Giustizia UE);
(4)
uno stop immediato al trasferimento del debito al fondo in caso di
inottemperanza
delle
regole
(5)
utilizzo delle riserve del paese (valuta estera e riserve d’oro)
come garanzia a fronte dei loro debiti e/o imposizione di tasse
(anche di nuova
introduzione)
per coprire il servizio
del debito (per esempio l’IVA) per limitare il rischio di
insolvenza [2]”
Ciò,
in pratica, significa 2 cose. In primo luogo, estende le tipiche
misure neoliberiste e
di austerità
della Troika,, a un numero maggiore di paesi (vedere il punto 1),
misure
che
ad oggi hanno comportato l’indebolimento delle leggi di tutela del
lavoro, diffuse privatizzazioni degli asset e dei servizi pubblici,
tagli alla spesa sociale e altre politiche similmente distruttive. In
secondo luogo, la condizionalità della Commissione di fatto
esproprierà i paesi coinvolti delle loro riserve di valuta estera e
di oro (punto 5), spostando ulteriormente il potere dagli stati
sovrani e democratici. Queste condizionalità rivelano che il fondo
di redenzione del debito è tutt’altro che una misura progressista.
In
maniera analoga, la proposta di eurobills – simili agli Eurobond –
è tutt’altro che progressista. In apparenza, la proposta
significherebbe che l’eurozona nella sua totalità emette bond per
i paesi che ne hanno bisogno, giovandosi quindi dei migliori rating
dei paesi con economie più forti, per permettere ai più deboli di
ottenere tassi più convenienti. La Commissione vuole però che gli
eurobills abbiano breve durata (1 o 2 anni), il che significa che, al
contrario di quel che avverrebbe con bond di lungo periodo, sarebbe
facile per la Commissione (o per qualunque istituzione incaricata
allo scopo) escludere uno stato dall’accesso agli eurobills se esso
non viene considerato fiscalmente disciplinato, aumentando ancora il
controllo dell’istituzione europea sulla politica economica degli
stati membri.
Come
indicato nel piano
della Commissione, non solo essa vuole aumentare il controllo sul
bilancio
degli stati membri come condizione preliminare
a
queste due proposte, ma
vuole anche introdurre un “Tesoro EMU”. Anche se non
è stato comunicato alcun
dettaglio, questa sarebbe una nuova e potente istituzione europea che
rinforzerebbe ulteriormente
le
dottrine neoliberiste della Commissione. Alla luce della tendenza
attuale delle politiche economiche della Commissione, cedere
ulteriore potere o creare una nuova entità del genere
significherebbe solo rinforzare l’agenda neoliberista di una
istituzione non eletta che il Corporate Europe Observatory ha
continuamente mostrato essere
in balìa degli interessi delle grandi multinazionali.
Un
Gruppo di Esperti di interessi corporativi
Si
potrebbe sperare che il nuovo Gruppo di Esperti ora istituito
dalla Commissione per esaminare le questioni della redenzione del
debito e degli eurobills potrebbe
elaborare
qualche pensiero critico sulla
questione ed essere in grado di influenzare l’agenda in una
direzione più progressista. Ma una rapida occhiata alla composizione
del gruppo mostra che questo scenario è davvero improbabile, dal
momento che quasi tutti i membri della commissione hanno un
background neoliberista (vedere il box sotto).
Il
coordinatore, Gertrude Tumpel-Gugerell, è nel Board of
Directors
della Commerzbank, mentre altri due vengono dal Board della banca
svizzera UBS. Tra gli altri “esperti” ci sono CEO di grandi
corporation,
delegati di associazioni imprenditoriali ed
ex advisor dell’ultra neoliberista vice presidente della
Commissione Olli Rehn. Purtroppo non c’è alcun “esperto” nel
gruppo che possa contrastare le idee neoliberiste della commissione,
e in particolare nessuno che possa portare la prospettiva dei milioni
di cittadini che vivono nei paesi periferici europei.
Un
membro merita particolare attenzione: Mr. Graham Bishop, un
consulente ben inserito a Bruxelles che offre i suoi servizi per lo
più all’industria finanziaria. Mr. Bishop – un ammiratore di
Margaret Thatcher e dell’ex Primo Ministro italiano non eletto
Mario Monti – considera come
principale problema dell’eurozona la mancanza di competitività in
paesi come Spagna e Grecia. In altre parole, egli condivide
la stessa prospettiva alterata sull’uscita dall’eurocrisi della
Commissione stessa, ossia che i paesi periferici devono solo
aumentare il proprio vantaggio competitivo – nonostante queste
stesse dinamiche siano una delle ragioni principali che
stanno dietro
l’eurocrisi.
Per
lungo tempo Bishop è stato un importante mediatore finanziario. Nei
primi anni '90
ha fatto parte del Maas Committee che ha preparato il passaggio
all’euro, e più tardi ha fatto parte del Gruppo di Servizi di
Strategia Finanziaria che ha avuto un ruolo importante nella
liberalizzazione dei mercati finanziari in Europa. E proprio
recentemente – agli inizi del 2012 – se ne è uscito con una
proposta, insieme alla “European League for Economic Co-operation”,
per i T-Bills – predecessori dell’attuale proposta di eurobills –
che ha presentato al presidente del Council Herman Van Rompuy, cosa
che sembra la ragione per cui fa parte del gruppo di esperti [3].
Prima
di discutere ulteriormente di T-Bills e eurobills, è interessante
notare che questo gruppo distrugge molti dei recenti progressi fatti
tra il Parlamento e la Commissione per assicurare un gruppo di
esperti giusto
ed equilibrato.
Dopo che il
Parlamento europeo
ha
deciso il
congelamento del
budget
del gruppo di esperti nel 2011 e ancora nel 2012 per
mancanza di progressi, è stato raggiunto un accordo che prevede:
- Nessun interesse singolo dovrebbe dominare il gruppo – e questo non è chiaramente vero in questo gruppo di esperti;
- Nessun individuo che rappresenti un interesse dovrebbe essere parte del gruppo – non sappiamo se sia vero poiché il gruppo non si è ancora ufficialmente registrato;
- Per far parte di ciascun gruppo ci dovrebbe essere un concorso pubblico – e questo non è avvenuto, i componenti sono stati invece selezionati dalla Commissione e dal Vice-Presidente Rehn, da qui il forte peso delle corporazioni ora presente
- Piena trasparenza su tutti i gruppi, inclusi i membri, le riunioni, i verbali e le agende – attualmente questo non si è verificato visto che il gruppo è stato annunciato con un comunicato stampa e al momento in cui questo articolo viene scritto non esiste nessun mandato pubblico per il gruppo e lo status dei membri non è chiaro, dal momento che il gruppo non è nel Registro del Gruppo di Esperti.
-
Queste
4 condizioni erano state stabilite proprio per evitare questo tipo di
eventualità, e il gruppo mostra quanto importante sia per il
Consiglio
ECOFIN
rispettare l’accordo tra
i Parlamentari e la
Commissione.
Membri
del gruppo di esperti della Commissione
Gertrude
Tumpel-Gugerell
Ex
banchiera centrale austriaca (in
carica nel
periodo di introduzione dell’euro). Ora si trova nel Board of
Directors di Commerzbank. E’ stata aspramente criticata per il
suo ruolo alla banca nazionale Austriaca nel 2007 quando tale
compagnia posseduta dai sindacati è andata quasi in bancarotta a
causa di operazioni altamente speculative sul mercato delle
valute. E’ stata accusata di aver coperto, nel suo ruolo di
supervisore, la gravità del debito della banca.
Agnès
Bénassy-Quéré
Studiosa
all’istituto economico francese CEPII.
Vitor
Bento
Un
economista ed ex banchiere centrale vicino alle posizioni del
partito conservatore portoghese “Social Democratici”.
Graham
Bishop
(vedere
il testo)
Claudia
Buch
Un’economista
tedesca e membro
del Wirtschaftsweisen
(gruppo
di advisor del governo tedesco). Si è specializzata in mercati
finanziari al Centro di Ricerca Economico Europeo (ZEW), che è
in parte finanziato da interessi corporativi e il cui Borad
rappresenta conservatori e corporazioni (come BASF, Initiative
Marktwirtschafts e Ernest & Young)
Belén
Romana
Ex
direttore generale del Tesoro spagnolo. In seguito è diventata
CEO dell’Associazione degli
Uomini (e donne) d’affari, in
servizio presso
diversi Board of Directors e poi CEO della compagnia di
telecomunicazioni spagnola ONO. Al momento è CEO della “bad
bank” spagnola Sareb dove sono stati concentrati asset tossici
immobiliari.
Ingrida
Šimonytė
Un
ex ministro delle finanze Lituano e ora professore all’università
di Vilnus.
Vesa
Vihriälä
Un
ex advisor di Olli Rehn (economia e finanza), economista e membro
dell’Associazione Industriale Finlandese.
Beatrice
Weder di Mauro,
Economista
che ha lavorato per un certo periodo all’FMI. Era inoltre
membro
del Wirtschaftsweisen
tedesco, ma lasciò per conflitto di interessi nel momento in cui
si unì al Board of Directors della UBS (è stata rimpiazzata da
Claudia
Buch).
A quanto
sembra
però per
lei non
c’è alcun conflitto di interessi nel far
parte del gruppo di esperti della Commissione. E’ inoltre un
membro del Board of Directors della Thyssen-Kruppe e
del
Governing Board di Hoffmann-La Roche. |
Gli
eurobills di Bishop
Gli
eurobills che vengono ora discussi dal Gruppo di Esperti sono in
pratica la stessa cosa dei T-bills, che secondo un paper di ELEC
significano
che:
“le nazioni più forti supporteranno quelle più deboli in cambio
di riforme che in futuro le
rinforzeranno.”
[4]
In
realtà, le riforme immaginate da Bishop e ELEC sono in realtà le
stesse riforme neoliberiste proposte dalla Commissione. In altre
parole, invece di una vera solidarietà che porterebbe a un
rafforzamento delle economie
più deboli dell’eurozona, i T-Bills sarebbero strumenti per
forzare ulteriori riforme strutturali neoliberiste negli stati
membri.
Per
garantire l’aderenza alle politiche neoliberiste, una volta che i
bills vengono emessi, la proposta offre due meccanismi. Prima di
tutto e più importante, lo stato membro dell’eurozona può
partecipare al fondo T-Bill solo se la sua politica economica è
stata accettata dall’ECOFIN. Mentre le attuali proposte di
eurobills della Commissione sono piuttosto vaghe, i T-Bills sono
molto chiari nel voler espropriare la politica economica dai
parlamenti nazionali democraticamente eletti, a vantaggio di
Bruxelles attraverso il Semestre Europeo [5]: un serie di step
recentemente introdotta per monitorare le questioni economiche e di
bilancio
degli stati membri.
Inoltre,
ELEC vuole che qualunque stato membro che si finanzi tramite i
T-Bills debba pagare un extra nel caso in cui stia eccedendo i
criteri di
debito e deficit del
Patto di Stabilità e
di Crescita
[6]. Secondo ELEC, aggiungere questo extra agli attuali costi di
finanziamento “dovrebbe essere sufficiente a disciplinare i
policymakers” [7]. In breve, ELEC e Bishop vogliono usare i T-Bills
per imporre ulteriori misure di austerità forzando i paesi che
aderiscono a uniformarsi al patto di Stabilità e Crescita.
Nessuna
concessione reale
E’
molto preoccupante che la Commissione abbia scelto un gruppo così
ristretto di punti
di vista
neoliberisti
e interessi particolari per implementare le proposte attraverso il
gruppo di esperti, specialmente dal momento che, teoricamente, essi
dovrebbero aiutare i paesi europei più deboli. Tale decisione di
certo rivela la determinazione della Commissione di proseguire nel
solco neoliberista, così come la sua tendenza a basare i criteri di
expertise
sugli interessi delle corporazioni.
I
progressisti non devono farsi illusioni riguardo a questi strumenti.
L’attuale equilibrio
di potere,
in particolare a livello UE, assicura che qualsiasi nuovo passo verso
l’integrazione europea approfondisca
la sua missione neoliberista. Mentre qualche stato potrebbe avere
un
sollievo temporaneo sui
propri costi di finanziamento, i cittadini presto sentiranno in pieno
l’impatto delle nuove riforme neoliberiste.
- 1. Troika ‘with benefits’, Corporate Europe Observatory, 4 Aprile 2013.
- 2. European Commission (2012): Un modello per un’unione econmica e monetaria profonda e genuina. Il lancio di un dibattito europeo. p. 28, http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0777:FIN:EN:PDF
- 3. grahambishop.com
- 4. ELEC (2012): The ELEC “Euro T-Bill Fund, p. 4, http://www.elec-lece.eu/documents/doc/mon-12jan-EmuBondFund.pdf
- 7. ibid. p. 17
Quindi riassumendo:
RispondiElimina1) prima abbiamo ceduto parte della sovranità monetaria (I) con il "divorzio" del 1971 bankit/Tesiro
2) poi abbiamo perso la leva della spesa pubblica (G) adottando i vincoli deficit- pil e debito-pil
3) poi abbiamo rinunciato alla sovranità valutaria (X e M) adottando l'€
4) adesso, praticamente in cambio nel nulla e del ricatto (bellissima l'idea di pensare a titoli lunghi massimo uno i due anni!!! Questa e' delinquenza x tenerci sotto scacco all'infinito!!), dobbiamo rinunciare alla sovranità impositiva, l'ultima leva!! Che è' in grado di influire su C, su I, sul tasso di imprendiyorialita' di un paese r persino sui flussi netti di capitale.
Per questa gente proporrei il nobel x l'economia o alternativamente un Bignami di economia x i nostri parlamentari.
Esatto, tranne che il divorzio è del 1981, almeno gli anni '70 lasciamoceli...;)
RispondiEliminaErrore di battitura! 1981 in effetti! Grazie al buon Andreatta!!!
Eliminapoi chi la chiama l'europa delle banche è un complottista...e la gente crede che siano portatrici dei diritti civili...incredibile.
RispondiEliminachi dice che sta gente non lavora ma vive di rendita sbaglia.
questi lavorano come pazzi. ogni giorno, alacremente per distruggere la democrazia e riportarci nel 1800.