23/08/13

FT: L'Innovazione ha bisogno di essere sostenuta dalla spesa pubblica

Ripropongo un articolo  di Mariana Mazzucato sul Financial Timesripreso da Orizzonte 48 (con traduzione di Sofia)  a proposito di spesa pubblica e della sua importanza cruciale per l'innovazione e la produttività (con l'austerità Italiana portata come esempio al contrario)



Il dibattito intorno all'austerità - ed al rapporto tra deficit pubblici, debiti nazionali e crescita - ha mancato un punto cruciale. A meno che i paesi siano sull'orlo di un attacco sul mercato obbligazionario, l'importo del debito o la dimensione del deficit interessano meno del capire quali siano le attività che vengono finanziate (effettivamente) dai contribuenti. Se la spesa supporta aree che aumentano i tassi di crescita attraverso l'aumento della produttività e l'innovazione - come l'istruzione, le competenze, la ricerca e le nuove tecnologie - allora il rapporto di lungo periodo tra debito e pil potrebbe essere inferiore (e lo stato in forma migliore) rispetto ad una spesa meno produttiva.
Le nazioni che hanno ottenuto una crescita guidata dalla innovazione non solo hanno  creato le condizioni per l'innovazione - finanziando istruzione, formazione e infrastrutture - o rimediato ai fallimenti del mercato, finanziando la ricerca di base. Essi hanno anche attivamente fornito un sostegno diretto agli innovatori. Questo è vero anche nell'America del "capitalismo sfrenato".  La rivoluzione IT non si è verificata con un governo federale "ai margini" di tale processo. Gli USA hanno sostenuto il microchip, così come Internet e, più recentemente, le nanotecnologie e le biotecnologie. Ognuno di tali campi di ricerca è stato finanziato attraverso le agenzie pubbliche come il Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), il National Science Foundation and il National Institutes of Health.


Questa spesa (pubblica) ha funzionato perché era "mission oriented": lo Stato ha raccolto un'idea e l'ha sostenuta, dal mandare un uomo sulla luna all'affrontare i  cambiamenti climatici. E quando il governo può intraprendere missioni con un budget sufficientemente grande, è più facile assumere menti brillanti e pensare in grande - come ha fatto DARPA con Internet.
E' altrettanto piacevole lavorare presso Arpa-E, una agenzia di ricerca gestita dal Dipartimento dell'Energia (DoE) degli Stati Uniti, quanto in Google. Non è una sorpresa che il DoE sia stato recentemente gestito da un fisico premio Nobel.


Data l'incertezza insita nell'innovazione, attrarre competenze non significa ottenere sempre il successo. Per ogni successo, ci sono molti fallimenti; ma i successi che portano a tecnologie generali, di base, che possono guidare decenni di crescita, valgono bene l'attesa. Attrarre competenze e accettare  fallimenti a breve termine sono sfide. La Cina deve mirare a fare buon uso dei 1.700 miliardi di dollari che sta spendendo su cinque aree emergenti, dai nuovi motori, a IT e a tecnologie ecocompatibili.


Vi sono molti dubbi sulla capacità dei governi di "cogliere" la giusta direzione. Sarebbe, secondo alcuni, più saggio lasciare tali decisioni al mercato, dicono, come se quest'ultimo, per suo stesso DNA possedesse l'orizzonte di lungo periodo, il capitale e l'esperienza richiesti. "Burocrati inutili", sentiamo dire, "basta mettersi in cammino". Questo scetticismo ha un fascino politico: i contribuenti sono costantemente alimentati con il messaggio di un goffo Leviatano. E ciò rende più difficile per i governi trovare il coraggio di pensare in grande. Li incoraggia a nascondere quello che fanno, anche quando  stanno seguendo una grande visione.

Immaginate come sarebbe diverso il dibattito sulla sanità negli Stati Uniti se i contribuenti sapessero che il governo regola non solo la sanità, ma anche i fondi per la ricerca di nuovi farmaci più radicali: il NIH (agenzia pubblica statale) ha speso 32 miliardi di dollari nel solo 2011 sulle conoscenze farmaceutiche di base biotech.

Quando il Fondo monetario internazionale fa le raccomandazioni sulla spesa pubblica, dovrebbe prendere in considerazione i modelli di crescita economica. Dopo tutto, il problema, in molti paesi indebitati, non è che lo Stato ha speso troppo, ma che ha fatto una spesa troppo poco produttiva: l'Italia gestiva un deficit modesto prima della crisi, ma i suoi due decenni di crescita zero della produttività (e prodotto interno lordo) hanno portato il suo rapporto debito-Pil a salire a livelli insostenibili.  Come faranno il 40 per cento di tagli di bilancio per la ricerca della Spagna dal 2009 ad aiutare il paese a diventare una "nazione di innovazione", in grado di competere con la Germania, dove la spesa per la ricerca (pubblica) è aumentata del 15 per cento?

Ci sono molti sprechi in questi paesi, ma se le "riforme strutturali" non sono accompagnate da aumenti degli investimenti produttivi in aree strategiche, non ne conseguirà la crescita.

Su questi problemi non si può essere ingenui: non basta chiedere allo Stato di fare di più. In paesi come gli Stati Uniti, che hanno beneficiato di una di strategia industriale "attiva" (anche se "nascosta"), vi è una relazione disfunzionale tra il settore pubblico e privato, nella quale il rischio viene socializzato e i guadagni privatizzati.

Mentre la maggior parte delle tecnologie radicalmente innovative che rendono l'i-Phone così "smart" sono state finanziate dal governo, Apple paga relativamente poco in tasse alle casse pubbliche . Dove sono oggi Xerox Parcs e Bell Labs, co-investitori accanto allo Stato nelle grandi opportunità del futuro?
Un modello economico coerente di crescita deve distinguere tra rapporti simbiotici e rapporti parassitari tra Stato e settore privato. Questo prevede che lo stato protegga il settore privato dal rischio, ma ciò significa rischiare e poi godere dei frutti insieme.

Mariana Mazzuccato è professore di "politiche della ricerca in scienza e tecnologia" presso l'università del Sussex, ed autrice del libro "The Entrepreneurial State: Debunking Public vs Private Sector Myths"

9 commenti:

  1. Non volevo rubarti il "mestiere" :-)
    Il punto mi sembrava cruciale: nel commento, poi, ho evidenziato come, già ora!, il trattato all'art.126, consentirebbe di eccettuare gli investimenti pubblici in IR&S dal conteggio del deficit. Ma Monti l'ha fatto sembrare una concessione della Merkel che non è stata neppure attuata. Mentre era la Commissione che doveva attuare questa eccezione invece di seguire Olli e Wolfgang.
    E noi non staremmo ora con Saccomanni e Giovannini che, seguendo lo studio dello stesso Giarda, non sono capaci di ripristinare il livello di investimenti pubblici ante Maastricht, avendo interesse a far credere che si trattasse di tagli benefici (nonchè attendendo ridicoli cofinanziamenti con risibili fondi UE)...
    Per approfondimenti su quest'ultimo aspetto:
    http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/il-25-luglio-i-tagli-salvifici-alla.html

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    1. Anzi, avevo in programma di tradurlo e me lo son trovato già fatto! Poi qui non c'è niente da dividere, solo informazione da moltiplicare...ben venga, e grazie del commento.

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  2. Concordo in pieno con l'articolo.

    Il fatto che, progressivamente, il paese si sia ritrovato a vivere "al di sopra delle proprie possibilità", non dipende "automaticamente" dal livello raggiunto dalla spesa interna e neppure dall'entità, in sè, della quota intermediata dallo Stato, il cui ruolo è anzi è essenziale per riuscire a coordinare le risorse di un paese e focalizzarle su obiettivi di rilevanza strategica.

    Il nodo vero è la qualità di quella spesa: in uno scenario in cui nuovi paesi emergenti si sono affacciati sul mercato mondiale per reclamare lavoro e reddito, una parte troppo esigua della spesa è stata investita per rinnovare le basi della competitività del nostro paese ed il suo modello di sviluppo.

    La Politica ha preferito invece tirare a campare, cercando di non mettere in discussione il consenso legato ai trasferimenti che categorie sociali e pontentati locali sono abituati a ricevere dallo Stato.

    A tale proprosito, la cristallizzazione dei "diritti acquisiti" pensionistici rappresenta il risultato più eclatante e perverso della nostra democrazia "bloccata": nel periodo 1989-2010, la copertura dei disavanzi previdenzali di natura non dichiratamente assistenziale ha assorbito entrate fiscali nell'ordine dei 660 miliardi (http://marionetteallariscossa.blogspot.it/2013/04/lavoratori-schiacciati-dalle-pensioni.html)

    Un gigantesco "inganno collettivo" che ha alimentato i consumi al tempo presente drenando le risorse che sarebbero dovute essere investite nella modernizzazione del Paese e nella competitività del suo sistema produttivo, in modo da "attrezzarlo" a reggere l'urto della globalizzazione ... e che oggi opprime lavoratori e imprese con un carico di tasse e contributi sociali che ha pochi eguali al mondo ...

    Un cordiale saluto
    Emilio L.

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    1. Al di sopra delle proprie possibilità...mamma mia, dopo anni di informazione ancora c'è chi sta dietro a questa favola...Qui non si tratta di mettere in concorrenza le spese correnti che possono servire a stabilizzare la domanda con gli investimenti pubblici! Fermo restando che ci possono essere redistribuzioni al contrario o veri e propri episodi di corruzione (e ovunque, non solo da noi) oramai abbiamo assodato che non è quello il punto....

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    2. A Emi' è sei noioso però! Dici sempre le stesse cose. Vorrei sapere perchè leggi siti che cercano di fare informazione il più possibile veritiera e poi te ne esci co' 'sti luoghi comuni. Sai secondo il tuo ragionamento dovremmo riesumare i vecchi forni crematori e far fuori tutti i pensionati per lo meno quasi tutti perchè chi prende pensioni d'oro sono assai pochi rispetto alla maggioranza, così poi avremmo risorse per la modernizzazione del Paese.

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  3. Articolo veritiero, poi che gli USA spendano soldi pubblici per distruggere altri paesi come la Siria oggi ma molti altri in passato non è il massimo!

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  4. Ciao Carmen, e grazie ancora per il lavoro che fai e che ci regali traducendo tutti questi articoli.
    Approfitto del fatto che potrebbe leggermi anche Quarantotto, per chiedere ad entrambi un permesso.
    Se per voi non è un problema, avevo in mente di aprire un sito/blog dove riunire tutti gli articoli dei vostri blog, magari insieme a quelli di Goofy e di altri siti che seguo. Vorrei chiamarlo ( CON IL TUO PERMESSO ) "Voci dalla Rete", ovviamente tutti i post verrebbero solo condivisi e assolutamente non modificati.
    In attesa di una risposta vi saluto, ci vediamo e Pescara a fine ottobre :-)

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    1. Leo, vengo da qualche giorno di isolamento in quel di Ogliastra, ma ora dovrei esserci di nuovo...mi sembra una buona idea, pensi a un aggregatore di blog sul tipo Economonitor (tanto per non esagerare..)? Sul nome le voci sono di tutti, non ho nessuna esclusiva, quindi avanti c'è posto...

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  5. Ciao Carmen, la mia idea è molto più semplice :-) e da qualche ora anche online, ti mando il link così puoi dare un'occhiata e magari darmi qualche suggerimento.

    http://vocidallarete.weebly.com/

    Non l'ho aperto sulle piattaforme blogger o wordpress, ma su weebly, perchè con la versione base, oltre a dare spazio web illimitato, è anche molto facile da aggiornare e modificare.

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