25/02/14

Per Sahra Wagenknecht, Vicepresidente della Sinistra Tedesca (Die Linke), "l'euro divide l'Europa e non porta nessun beneficio all'UE"

Mike Shedlock sul blog GlobalEconomicAnalysis riporta e commenta l'intervista fatta da Ziet Online a Sahra Wagenknecht, la vicepresidente di Die Linke. Apprezziamo il fatto che la sinistra tedesca, dopo il "coming out" di Oskar Lafontaine, stia maturando su euro ed UE, seppure con estrema lentezza e in maniera ancora poco chiara, posizioni ancora impensate per la sinistra italiana (o greca). 


In un'intervista a Ziet Online, Sahra Wagenknecht, vicepresidente e portavoce economico di Die Linke ha detto che "L'euro divide l'Europa" e non porta nessun beneficio all'UE.

ZEIT ONLINE: Signora Wagenknecht, qual'è il maggiore vantaggio dell'Unione Europea, secondo lei?
Sahra Wagenknecht: Dopo la seconda guerra mondiale, l'Europa unita ha portato pace. Ma fin dal Trattato di Maastricht e dal Trattato di Lisbona, l'Unione Europea si è evoluta verso una direzione che è funzionale soprattutto agli interessi delle grandi imprese e delle banche. (...) L'integrazione riduce il welfare per la maggioranza delle persone in Europa e contemporaneamente fa crescere sentimenti anti-europei. Abbiamo 19 milioni di disoccupati nel sud dell'Europa e una politica di austerità disastrosa, della quale la Commissione Europea è responsabile in quanto parte della troika. Interi paesi sono messi nelle condizioni di non poter reagire e gettati in un abisso sociale.

ZEIT ONLINE: È d'accordo col suo compagno di vita, Oskar Lafontaine, che la Germania dovrebbe ritirarsi dall'euro?
Wagenknecht: Lui non ha suggerito che la Germania lasci l'euro, ma che si crei un sistema monetario con tassi di cambio stabili e controlli di capitali al posto dell'euro. L'euro così com'è non funziona, ma divide l'Europa.

ZEIT ONLINE: Qual'è l'alternativa? Il ritorno al marco tedesco?
Wagenknecht: È chiaro che uno scioglimento della moneta unica non deve permettere la speculazione sui tassi di cambio. Ci devono essere delle istituzioni che mantengano stabile il mercato valutario. E servono controlli sui capitali.

ZEIT ONLINE: Lei argomenta allo stesso modo di Alternative fur Deutschland.
Wagenknecht: Mi permetto di dissentire. Il leader di AfD è un lobbista neoliberista che per tutta la sua vita ha cercato di abbassare i salari e tagliare il welfare. AfD non è per l'Europa sociale.

ZEIT ONLINE: Die Linke è quindi l'AfD dei poveri?
Wagenknecht: Questo è un nonsenso. Anche la classe media beneficerebbe di un maggiore Stato sociale e da migliori salari.

ZEIT ONLINE: La fine dell'UE è l'unico messaggio di Die Linke prima del Congresso Europeo?
Wagenknecht: Questo non è il nostro messaggio. Noi vogliamo un'Europa che sia sociale e democratica e che affronti, per esempio, l'evasione fiscale dei ricchi e delle grandi aziende con imposizioni fiscali uniformi ad alto livello. Speriamo che ci sia presto una resistenza attiva molto più forte da parte dei popoli d'Europa, e che la frustrazione non si scarichi nell'elezione di partiti populisti di destra.

ZEIT ONLINE: Il vostro partito discuterà come gestire le operazioni militari?
Wagenknecht: Certamente. Trovo che l'attuale dibattito su un maggiore impegno militare da parte della Germania sia inquietante. Abbiamo visto che le operazioni militari a cui abbiamo partecipato, come quella in Afghanistan, non hanno portato alcun beneficio alla gente. Al contrario, hanno finito per causare la morte di migliaia di civili. Gli attivisti umanitari non hanno bisogno delle bombe. I soldati tedeschi non hanno motivo di stare all'estero.

ZEIT ONLINE: Cosa accadrebbe se ci fosse una nuova Srebrenica [genocidio in Bosnia]? I caschi verdi se ne starebbero semplicemente a guardare?
Wagenknecht: Le guerre non vengono mai fatte per ragioni umanitarie. Guardate come nascono i conflitti, ad esempio in Congo o altrove; i paesi europei hanno fornito armi e fomentato guerre civili. Alcune di esse sono guerre per delega. E poi ci sono i piromani. Questo è ipocrita, ha solo a che vedere con l'accaparramento di materie prime e posizioni geostrategiche.

ZEIT ONLINE: Tra Die Linke, i Verdi e l'SPD c'è distensione. I leader della Linke e i Verdi si sono incontrati. Il segretario generale dell'SPD, Yasmin Fahimi era aperta ad una coalizione. Una coalizione rosso-rosso-verde è forse prossima?
Wagenknecht: È una buona cosa che finalmente ci siano degli inviti. Tuttavia rimangono delle distanze politiche significative. Quando guardo alle politiche fatte dall'SPD nella grande coalizione, vedo che si tratta di qualcosa di molto diverso da ciò che noi vogliamo politicamente.


Altro da vedere sull'argomento:

Eurointelligence ha fatto dei commenti interessanti su questi sviluppi, e in genere io condivido la loro analisi:

Sappiamo che Sahra Wagenknecht è sempre stata critica con il modo in cui il governo tedesco ha gestito la crisi dell'eurozona. Ora il viceleader e la portavoce economica di Die Linke è favorevole allo smantellamento dell'eurozona. Non è ancora la posizione ufficiale del partito ma la sua dichiarazione, riportata dallo Spiegel Online, segna un importante cambiamento politico per il partito.

La Germania a quel punto avrebbe due partiti che si schierano apertamente contro l'euro – AfD e Die Linke. Il suo argomento è che l'euro divide politicamente l'Europa, che priva gli Stati dei loro diritti e impoverisce la maggior parte delle persone. Come alternativa propone un nuovo sistema di tassi di cambio fissi con controlli di capitale.

Questo è da vedere.

Nonostante sia entrata nella Grande Coalizione, l'SPD ha ora aperto ufficialmente la porta ad una coalizione con Die Linke per il 2017 – e questa posizione potrebbe complicare o frustrare il processo, o trasformarsi in una posizione più generica della sinistra – a seconda delle politiche impiegate nella crisi dell'eurozona nei prossimi anni.

Crediamo che i suoi argomenti debbano essere presi sul serio – affermava Ralph Dahrendorf, sulla stessa linea già da ben prima che l'euro venisse introdotto. L'eurozona deve ancora dimostrare che il suo ordinamento darà benefici alle persone nel lungo termine. Il vero pericolo per il futuro dell'euro non verrà dai mercati finanziari. Potrebbe invece venire da una più generale comprensione che l'euro non ha funzionato. Non tutti sono pronti a giungere alle stesse conclusioni della Wagenknecht, ma non saremmo sorpresi nel sentire altre analisi del genere.
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Eurointelligence ha menzionato l'idea che “Il vero pericolo per il futuro dell'euro non verrà dai mercati finanziari. Potrebbe invece venire da una più generale comprensione che l'euro non ha funzionato.”

L'euro non ha funzionato e non funzionerà. Esso è fondamentalmente, fatalmente difettoso. I battibecchi politici sulle unioni bancarie, unioni fiscali, liberà di movimento, letteralmente tutto dimostra che l'euro non può assolutamente più essere aggiustato.

Ripetendo ciò che dissi nel 2011 (e più volte da allora):

“Alla fine verrà il momento in cui un arrivista populista si metterà di fronte agli elettori, tenendo in mano una copia dei trattati europei e dichiarando (giustamente) che tutti i 'bail out' sul debito rifilati al loro paese devono essere annullati. Quella persona verrà eletta.”

E coglierà, essendo una persona carismatica, l'umore sociale al momento giusto, dicendo esattamente la cosa giusta al momento dovuto. Andrà così.


11 commenti:

  1. questa la voterei prima di subito.

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  2. 'sta storia che il mercato valutario non debba essere lasciato libero di agire è proprio un chiodo fisso dei tedeschi, di qualunque segno. Dov'è la novità? L'euro non ha funzionato, quindi proponiamo in alternativa...l'euro!

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    1. Diamogli un po' di tempo.... Anche nel Manifesto di solidarietà europea si parla della possibilità di passare attraverso una moneta comune, che prevederebbe dei frequenti aggiustamenti. Si può anche pensare di passare temporaneamente a un sistema di cambi manovrati. L'importante è uscire dalla trappola e mettere in discussione l'incubo della moneta unica,per ritornare alla benedetta flessibilità del cambio, che come dice Bagnai deve essere accompagnata "da politiche di stabilizzazione interna volte a garantire che sul mercato dei cambi non si scarichino indebite pressioni (e quindi a disinnescare eventuali aspettative destabilizzanti negli operatori)."

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  3. Scusate, ma se già lo "Sme credibile" non ha funzionato, e i capitali non erano perfettamente mobili, come possiamo pensare che funzioni questo?

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  4. Guarda , Achille, da di "diversamente economista", posso dirti solo che lo sme credibile non ha funzionato proprio perché era credibile e quindi coi margini di oscillazione molto ristretti. E poi si parla, almeno credo e auspico, di fase intermedia durante eventuale ordinato smantellamento...

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  5. Concordo con Achille, e mi permetterei di segnalare alla responsabile economica della Linke, che è stata la pace e la ricostruzione post guerra a permettere la nascita della CECA, della CEE e dell'Euratom e del MEC non il contrario, come sembra supporre.

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  6. da noi non si sentono più usare certe parole... sociale, evasione dei ricchi... aiutoooo
    un saluto

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  7. Consiglio di leggere anche un vecchio articolo della Wagenknecht. http://saragio.blogspot.it/2013/12/lunione-europea-della-merkel-non-ha.html

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  8. Sono d'accordo con G.B.....anche questa ci marcia...forse ci sara' un tedesco buono, ma e' ancora bambino! Non ho poi capito questa storia dei battibecchi, non mi risultano, per ora...la Germania comanda e l'Italia ubbidisce.

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  9. cmq faccio notare ai commentatori che si rischia di diventare liberisti opponendosi a prescindere a ogni mezzo di controllo del tasso di cambio.

    non è esattamente coi cambi flessibili al cento per cento che si costruì il miracolo economico e il trentennio d'oro.

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