24/06/11

E' Tempo del Piano B - Seconda Parte

Continua l'approfondita analisi di Der Spiegel che prefigura la fine dell'euro come unica soluzione possibile e desiderabile.


Una chiara reazione del mercato

La reazione del mercato a quello che è il più grande fallimento fino ad oggi nel tentativo di salvare l'euro è stata molto chiara. I rendimenti dei titoli di stato greci e irlandesi sono saliti, e l'Irlanda ha chiesto la protezione del fondo di salvataggio nel novembre 2010, seguita dal Portogallo nel mese di aprile 2011.

Negli ultimi mesi, i governi dei paesi della zona euro hanno progressivamente ampliato i loro programmi di salvataggio, e i rischi per i contribuenti Tedeschi sono via via cresciuti.

Ci sono già delle stime di quanto la crisi greca finirà davvero per costare ai contribuenti tedeschi se la crisi si trascina per anni o se un taglio del debito diventa necessario. Gli economisti Ansgar Belke dell'Università di Duisburg-Essen e Cristiana Dreger di Viadrina University di Francoforte sull'Oder stimano il costo in circa € 40 miliardi.

L'Istituto per la Ricerca Economica di Colonia (IW) stima che il costo per i contribuenti tedeschi ad arriverà a 65 miliardi di € se anche il Portogallo, l'Irlanda e la Spagna diventeranno insolventi. In caso di un crollo completo della zona euro, la Germania diventerebbe responsabile di tutte le garanzie e gli aiuti di salvataggio che ha fornito.

E i potenziali costi per i contribuenti tedeschi non finiscono qui, perché sarebbero anche indirettamente colpiti dai rischi in agguato nei conti della BCE e delle banche controllate dallo Stato. Dal maggio 2010, la BCE ha speso € 75 miliardi per l'acquisto di titoli di Stato da paesi della zona euro in difficoltà. Il suo obiettivo era quello di riportare la calma sui mercati e di prevenire i premi di rischio alle stelle. Ma molti hanno colto l'occasione per scaricare i titoli rischiosi sulla banca centrale.

Si reputa che ad oggi la BCE abbia speso sui 40-50 miliardi di € in titoli di stato greci. Inoltre, a partire dalla fine di aprile ha rifinanziato le banche greche per la somma di € 90 miliardi.

Quasi nessuno sa quanto sono alti i rischi per la BCE. Ha anche accettato dalle banche 480 miliardi di € in titoli strutturati, come garanzia. La crisi dell'euro si è già trasformata in una minaccia per la BCE. I contribuenti tedeschi sopportano il 27 per cento del rischio, che corrisponde alla quota della Bundesbank tedesca sul capitale della BCE.
 

Ancora Sull'orlo dell'Abisso

Nonostante tutte queste misure di salvataggio, e nonostante i rischi che i soccorritori si sono assunti, i paesi euro debole sono ancora allo stesso punto in cui erano poco più di un anno fa, cioè al limite. I premi di rischio sui titoli di Stato sono saliti ai nuovi record massimi. I Greci bisogno di contanti freschi per evitare il fallimento, e il rischio di diffusione della crisi ad altri paesi dell'euro è tutt'altro che scongiurato.

Gli aiuti che i paesi dell'euro e il FMI hanno fornito alla Grecia fino ad ora non sono sufficienti. Avevano assunto ingenuamente che la crisi sarebbe finita in fretta. E avevano seriamente previsto che entro i prossimi due anni i Greci sarebbero stati in grado di tornare sui mercati dei capitali, e raccogliere circa € 60 miliardi, con le loro forze.

Il denaro non c'è perché il governo greco, nonostante tutti i suoi sforzi di riforma, non è ancora considerato affidabile. È per questo che il deficit di finanziamento deve essere coperto con denaro fresco da parte degli europei.

In cambio, i greci devono soddisfare requisiti sempre più stringenti. Data la crisi del governo greco, questo obiettivo sembra più incerto che mai. Quando il primo pacchetto di salvataggio di 110 miliardi di € è stato approvato, Atene ha reagito con misure drastiche. Le pensioni sono state tagliate, le imposte sul valore aggiunto, sul tabacco e sul petrolio sono state drasticamente aumentate, ed è stato reso più facile per le aziende licenziare i lavoratori.

Tuttavia, il Primo Ministro Papandreu non ha raggiunto gli obiettivi fissati dalla cosiddetta troika, composta dal FMI, dalla BCE e dalla Commissione europea, braccio esecutivo dell'Unione europea. Un deficit di bilancio al massimo del 8,1 per cento del Pil era stato previsto per il 2010, ma alla fine il deficit è stato del 10,5 per cento. Dopo un avvio "forte", nell'estate del 2010, l'attuazione delle riforme è giunta ad un "punto morto negli ultimi trimestri," ha concluso la troika nel suo ultimo rapporto. Essa afferma inoltre che il divario tra il disavanzo pianificato e quello effettivo ancora una volta è "cresciuto in modo significativo" negli ultimi mesi.

"Ci sono molte mucche sacre che non sono stati macellate", spiega Jens Bastian, un economista che vive ad Atene. Mentre a livello nazionale sono stati tagliati più di 200.000 posti di lavoro, molte aziende statali, in particolare, sono ancora viste come miniere d'oro.

A differenza dei greci privilegiati che lavorano in aziende statali ed enti pubblici, sempre più persone ora sono costrette a vivere con una piccola pensione o stipendio minimo utile di € 750/ 800 € al mese, più i bonus. Redditi del genere già prima erano appena sufficienti per vivere, ma ora stanno per essere ridotti a tutto campo da un aumento drastico delle aliquote d'imposta sui beni di consumo.


Sofferenza e Sacrifici in Grecia

"La gente non sa perché sta soffrendo e facendo questi sacrifici", dice un professore di Scienze Politiche ad Atene, Seferiades Serafini. "Il privilegio di essere nella zona euro sta perdendo sempre di più valore per la gente, perché ne traggono sempre meno benefici" Quasi il 30 per cento dei greci preferirebbe tornare alla dracma quanto prima.

Ora il governo dovrà approvare ulteriori misure di austerità per ottenere denaro fresco da parte dell'UE e del FMI, sotto forma di un secondo pacchetto di aiuti del valore tra i 90 e i 120 miliardi di € per il periodo fino al 2014. Grecia dovrà pagare i debiti vecchi e farne di nuovi. Il debito pubblico è attualmente a circa il 150 per cento del PIL e probabilmente salirà ben presto al 160 per cento.

Come potrà mai un paese così debole pagare un debito enorme? Per una volta, quasi tutti gli economisti concordano: sarà impossibile senza una ristrutturazione del debito che coinvolga i creditori con la cancellazione di gran parte dei loro crediti.

Ma il cosiddetto taglio sul debito greco non è politicamente fattibile in questo momento. I mercati finanziari sono ancora troppo fragili, sostengono gli oppositori, avvertendo che potrebbe innescare una nuova crisi finanziaria come quella che seguì il crollo della banca d'investimento americana Lehman Brothers.


La Germania Richiede la Partecipazione degli Investitori Privati

Ma i Tedeschi hanno insistito sul fatto che anche i creditori del settore privato devono dare un contributo al superamento della crisi. I membri del Parlamento dei partiti di governo - la CDU, il suo partito gemello bavarese CSU, e la FDP – recentemente hanno messo in chiaro al governo che rifiuteranno un altro pacchetto di aiuti in parlamento se non si ottiene questo. L'esperto di bilancio capo del gruppo parlamentare CDU/CSU, Norbert Barthle, ha esortato i suoi colleghi parlamentari ad agire in fretta. "Se aspettiamo ancora a lungo", dice, " difficilmente rovremo ancora dei bonds nelle mani di investitori privati. E i contribuenti finiranno col pagare tutto il piano di salvataggio greco da soli."

Il Presidente del CSU Horst Seehofer è d'accordo con tutto il cuore. Egli è fin troppo consapevole dell'opinione pubblica in Germania, dove la maggioranza si oppone a un secondo salvataggio della Grecia. "Gli esperti ritengono che la ristrutturazione del debito greco è necessaria", dice. "È arrivato il momento di iniziare a coinvolgere i finanziatori privati."

Il governo tedesco ha recentemente ha avanzato una proposta che coinvolge i creditori in un modo relativamente indolore: lo scambio delle loro obbligazioni con nuovi titoli con scadenze più lunghe. Il contributo dei paesi della zona euro sarebbe ridotto di conseguenza.

Ma su questa richiesta, i Tedeschi si sono trovati in gran parte isolati. Erano già visti come disturbatori durante il primo salvataggio greco, quando hanno ceduto a malincuore alla volontà della maggioranza e alla pressione da parte della BCE. Ora, ancora una volta, sono stati spinti da tutte le parti ad adeguarsi al parere della maggioranza.

Questo accordo è stato raggiunto lo scorso Venerdì, quando la Merkel e Sarkozy hanno concordato a Berlino un compromesso inefficace. Essi hanno convenuto che i creditori privati dovrebbero essere coinvolti nel nuovo pacchetto di salvataggio per la Grecia, ma solo su base volontaria - una disposizione in gran parte inefficace.

Questa soluzione è troppo debole per molti parlamentari Tedeschi. "Questo non è il coinvolgimento dei creditori che aveva chiesto il Bundestag", dice Frank Schäffler, un esperto di politica finanziaria dell'Fdp. Il suo omologo della CDU, Manfred Kolbe, lo definisce anche come "etichettatura fraudolenta", dicendo: "Abbiamo bisogno di un taglio del debito, e non accadrà spontaneamente." L'esperto europeo del CSU Thomas Silberhorn chiede "norme vincolanti, con la partecipazione obbligatoria di investitori privati".

Ma dal punto di vista di Sarkozy, una soluzione più dura potrebbe mettere a repentaglio le banche francesi, fortemente esposte al debito greco.

Le Banche Tedesche e le Assicurazioni Scaricano i Bonds Greci

Le banche tedesche e le compagnie di assicurazione hanno sistematicamente ridotto le loro partecipazioni in titoli di stato greci. Dall'inizio del 2010, hanno ridotto la loro esposizione totale da 34,8 miliardi di € a € 17,3, non considerando il debito in possesso della banca statale KfW . Le compagnie di assicurazione hanno ridotto i loro investimenti in titoli greci da 5,8 miliardi di € a soli € 2,8 miliardi l'anno scorso.

In Germania, sono le banche di proprietà statale che hanno la maggiore esposizione al debito greco. Commerzbank, di cui un quarto è di proprietà del governo federale, detiene 2,9 miliardi di € di titoli greci. Le banche regionali di proprietà dello stato, le Landesbanken, e le loro cosiddette bad banks detengono ulteriori rischi per oltre € 4 miliardi.

Il pericolo di gran lunga più grande si nasconde sui libri di Wertmanagement FMS, la bad bank per i crediti ipotecari Hypo Real Estate. Essa detiene titoli di stato greci e prestiti per un rischio economico di € 10,8 miliardi. In caso di ristrutturazione del debito, i contribuenti in Germania sarebbero fortemente colpiti. Un taglio significherebbe che la sola FMS avrebbe bisogno di diversi miliardi di dollari di capitale fresco.
 

La BCE Ritiene che la Crisi del Debito sia il Rischio più Grande delle Banche

Ora che i Tedeschi e i Francesi sembrano essere in gran parte d'accordo, devono convincere la BCE, da sempre l'avversario più determinato della proposta tedesca di richiedere il coinvolgimento del settore privato. I banchieri centrali di Francoforte hanno il timore che questo scatenerebbe un grande caos sui mercati monetari internazionali. Nel suo nuovo rapporto sulla stabilità dei mercati finanziari, la BCE classifica la crisi del debito sovrano della zona euro come il più grande rischio per le banche.

Soprattutto, la BCE non vuole che gli investitori siano costretti a cancellare una parte del loro debito. I cani da guardia monetari avvertono che le conseguenze sarebbero incalcolabili.

Essi sostengono che, non appena le agenzie di rating avessero l'impressione che il governo greco non adempie ai suoi obblighi senza il consenso completo dei suoi creditori, declasserebbero il rating del credito a D, il livello più basso. La lettera sta per "default". Anche se le scadenze delle obbligazioni greche venissero estese con il consenso dei creditori, sarebbero declassata a un punteggio di SD, o di "selective default".

In entrambi i casi, secondo il suo statuto la BCE non sarebbe più autorizzata ad accettare tali titoli come collaterale per fornire liquidità alle banche. Le conseguenze sarebbero catastrofiche. Le banche greche sarebbero completamente tagliate fuori dal ciclo dei finanziamenti europei e quindi correrebbero il rischio di diventare illiquide. Il sistema bancario greco si troverebbe sull'orlo del collasso.
 

Costruire il Percorso degli Eurobonds

È proprio qui che entra in gioco la proposta di compromesso che il Ministro delle Finanze Schäuble prevede di presentare alla BCE e ai suoi omologhi dei paesi della zona euro. Secondo la proposta, se le obbligazioni greche non sono più accettate come collaterale in seguito alla partecipazione di finanziatori privati, la BCE dovrà semplicemente ricevere dei titoli che soddisfino i requisiti.

Una "Task Force Greca" composta da dieci membri presso il Ministero delle Finanze Tedesco ne ha elaborato il funzionamento. Gli esperti propongono che il governo greco, in aggiunta ai € 90/120 miliardi di denaro fresco che riceverà dai paesi della zona euro e dal FMI come parte del secondo piano di salvataggio, abbia anche accesso alle obbligazioni emesse dal EFSF, il fondo di salvataggio euro. Potrebbe quindi passare questi titoli, che hanno il più alto rating delle agenzie di rating AAA, alle banche greche, che a loro volta potrebbero usarli come garanzia per ottenere liquidità dalla BCE.

Il problema è che questo provvedimento renderebbe il nuovo pacchetto di salvataggio molto più costoso. Per garantire che il EFSF abbia fondi sufficienti per l'operazione, la sua portata finanziaria dovrebbe essere aumentata in modo che potesse davvero avere 440 miliardi di € disponibili, come era inteso originariamente. Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati membri dovrebbero raddoppiare la portata della loro rispettivi garanzia. Germania, ad esempio, sarebbe responsabile di 246 miliardi di €, invece degli attuali € 123.

Gli aspiranti soccorritori dell'euro stanno anche valutando l'accesso al cosiddetto Fondo di Stabilità Finanziaria Ellenica. Questo fondo, istituito nel quadro del primo pacchetto di salvataggio greco nel maggio 2010, contiene € 10 miliardi, che potrebbero essere utilizzati per aumentare il capitale delle banche greche in caso di emergenza. Il fondo non è stato ancora toccato.

Berlino Aspetta il Peggio

I dettagli del nuovo piano di salvataggio devono essere elaborati entro luglio. Questo è assolutamente necessario, perché se la nuova tranche di aiuti non è pagata da entro metà luglio, la Grecia andrà in bancarotta.

Nonostante tutte questi intoppi, i soldi arriveranno ai Greci. Ma nessuno, compreso il governo Tedesco, ritiene che questo risolverà i problemi della zona euro. Dopo più di un anno di continui tentativi di contrastare la crisi, i funzionari a Berlino si aspettano il peggio e intendono essere pronti per ogni evenienza.

Per questo motivo, il team di crisi Schäuble è stato incaricato di prevedere tutti gli scenari possibili. Ad esempio, cosa succede se un paese non può più far fronte ai propri obblighi di pagamento o se un membro lascia l'unione monetaria? E come possono essere evitati gli squilibri in un'area monetaria comune?

Ci sono essenzialmente due alternative. La prima è radicale, in cui i governi staccano la spina e lasciano i paesi assediati a se stessi. La seconda, più pragmatica, soluzione è continuare a tirare a campare, anche se in modo un po' più efficiente, e sperare che le cose migliorino. Nessuna delle due opzioni sarà a buon mercato.

La cura radicale funziona così: delusi dalla mancanza di progressi e di prospettive di miglioramento, i paesi della zona euro lasciano la Grecia in balia di se stessa. Si rifiutano di buttare ancora più soldi ad Atene, dopo tutti i soldi che hanno già speso.

Il paese diventerebbe presto insolvente, perché non sarebbe più in grado di prendere in prestito denaro sui mercati. Poiché i creditori greci detengono ancora una parte sostanziale del debito pubblico, il settore bancario del paese potrebbe conoscere una serie di fallimenti.

Questo approccio porta con sé anche il pericolo di contagio. Se la Grecia scivola verso la bancarotta incontrollata, gli investitori potrebbero rifiutarsi di investire i loro soldi in altri paesi membri della zona euro in difficoltà. Anche più banche potrebbero crollare nella reazione a catena che ne deriverebbe.
 

L'opzione nucleare

Alla luce di questi sviluppi incalcolabili, molti stanno ora valutando l'opzione nucleare come reale alternativa: la Grecia si ritira dall'unione monetaria e reintroduce la dracma. Il governo di Atene stava già accarezzando l'idea settimane fa, e ora anche economisti di fama internazionale la raccomandano. "Un ritiro dall'euro sarebbe il minore dei mali", afferma Hans-Werner Sinn, capo rispettato dell'Ifo Institute for Economic Research con sede a Monaco.

Nouriel Roubini, economista della New York University, sostiene anche lui l'idea. Il noto professore sostiene che l'unica possibilità per la Grecia è quella di svalutare la propria moneta e quindi migliorare la propria competitività. Roubini è stato uno dei pochi a prevedere la crisi finanziaria di tre anni fa.

In ogni crisi finanziaria sino ad oggi, sostiene Roubini, c'è voluta una svalutazione della moneta per rilanciare l'economia di un paese colpito dalla crisi, Ma esempi storici possono essere applicati alle condizioni di un'unione monetaria solo in misura limitata.

La crisi non finirebbe col ritiro della Grecia. In realtà, potrebbe anche peggiorare. I debiti del paese sarebbero ancora denominati in euro, il che nel giro di una notte li trasformerebbe in debiti in valuta estera. Il loro valore nella nuova valuta nazionale salirebbe rapidamente, perché la dracma verrebbe svalutata. I debitori greci non sarebbero affatto in grado di adempiere ai loro obblighi.

Le banche, a loro volta, andrebbero sotto pressione, sia in Grecia che nel resto della zona euro. E ancora una volta sarebbero necessarie delle costose misure di salvataggio per il settore bancario.

Alla fine di un'evoluzione del genere, l'unione monetaria potrebbe disintegrarsi in un blocco a moneta forte e un gruppo con proprie valute più deboli. I critici della moneta comune, come l'ex membro del consiglio del Bundesbank Wilhelm Nölling, sono a favore di una soluzione del genere. Nölling e un gruppo di persone che la pensano come lui, una volta hanno presentato e perso una causa contro l'introduzione dell'euro davanti alla Corte costituzionale federale della Germania, e ora stanno facendo causa al governo contro il fondo di salvataggio euro. La decisione del tribunale è ancora pendente.

L'alternativa alla rottura dell'unione monetaria non è certo meno minacciosa, perché porta direttamente ad una unione di trasferimento. Dopo un anno di salvataggi, l'idea è già in corso, e a partire dal 2013 il previsto fondo di salvataggio permanente, l'ESM, (che i Ministri delle Finanze dell'UE hanno approvato Lunedi) sarà un altro passo su questa strada pericolosa.
 

Echi del Mezzogiorno d'Italia e della Vallonia del Belgio

Il risultato finale potrebbe essere simile a questo: i paesi in deficit richiederebbe finanziamenti permanenti al nord più stabile. Ciò che in passato era un prestito sarebbe trasformato in un sussidio, e quindi non richiederebbe né interessi né rimborso. L'unione monetaria diventerebbe un'unione finanziaria e i paesi debitori diventerebbero i destinatari di sussidi permanenti, dipendenti dai contributi versati dai loro vicini economicamente più potenti – situazione molto simile al Mezzogiorno d'Italia o alla regione vallona del Belgio.

Per evitare che ciò accada, molti politici specializzati in questioni finanziarie ed economiche consigliano di arrivare all'unione politica dell'Europa nel più breve tempo possibile, una unione con un forte governo centrale. Essi sostengono che se le nazioni della zona euro formano una unione più stretta, potrebbero coordinare i loro sistemi finanziari in un modo più efficace, fornendo così la moneta comune di una costruzione politica.

In questo modo sarebbe più facile implementare le riforme nei paesi beneficiari e migliorare la loro competitività. Proprio di recente, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha proposto l'installazione di un Ministero delle Finanza europeo dotato del diritto di intervenire all'interno degli stati membri.
 

Un avvertimento dalla riunificazione tedesca

Ma non è tutto così facile. Una maggiore integrazione non significa necessariamente che gli squilibri economici scomparirebbero di conseguenza. Nessuno lo capisce meglio dei tedeschi, che hanno avuto esperienze simili con l'unione monetaria tra le due Germanie circa 20 anni fa. A partire dal 1 luglio 1990, il marco divenne la moneta ufficiale della Germania dell'Est. Era largamente scambiato con l'ex marco tedesco-orientale con un rapporto di uno-a-uno. Gli stati tedeschi dell'Est hanno aderito alla Repubblica federale Tedesca, solo tre mesi dopo. E' stato un modello di un'unione monetaria accompagnata da una unione politica.

Ma chi credeva che l'unificazione rapida avrebbe ridotto lo shock economico dell'unione monetaria tra le due Germanie è stato presto deluso. In effetti, gli squilibri economici nella Germania riunificata dopo si sono radicati. Migliaia di aziende nella ex Germania dell'Est hanno cessato l'attività, perché non erano in grado di portare la produttività agli standard occidentali.

Le cifre della disoccupazione sono esplose, e i trasferimenti finanziari tra le due parti del paese hanno superato mille miliardi di marchi. Fino ad oggi, l'ex Germania dell'Est è ancora in ritardo rispetto alla ex Germania dell'Ovest, in termini di forza economica, produttività e reddito.

La riunificazione tedesca non ha fatto nulla per cambiare questa situazione. E' stata semplicemente un aiuto economico per ammortizzare le conseguenze negative dell'unione monetaria. Gli stati della ex Germania orientale sono stati incorporati nel sistema di regolazione fiscale (in cui il denaro viene trasferito dallo stato più ricco allo stato più povero) della Germania occidentale a condizioni favorevoli, e l'ex Germania dell'Est ha improvvisamente avuto accesso alle benedizioni del generoso sistema sociale tedesco-occidentale.

La lezione è chiara: la riunificazione tedesca non è un modello valido per i politici europei, ma piuttosto un avvertimento. Dimostra quanto velocemente una unione monetaria mal progettata può portare ad una unione di trasferimento permanente.

Un tale modello sarebbe in ogni caso incompatibile con i trattati europei. Nuovi accordi dovrebbero essere negoziati e ratificati da tutti i parlamenti nazionali, e forse anche approvati con referendum.

Ma forse i cittadini europei e i loro rappresentanti deciderannogià prima il destino dell'unione monetaria. Può succedere ad Atene o a Lisbona, se le riforme necessarie non riescono a causa delle proteste popolari. Oppure a Berlino - in caso che i miliardi di dollari in garanzie sui prestiti siano effettivamente dovuti

Di THOMAS DARNSTÄDT, ARMIN MAHLER, PETER MÜLLER, CHRISTOPH PAULY, CHRISTIAN REIERMANN, MICHAEL SAUGA AND ANNE SEITH - Der Spiegel Staff
Tradotto dal Tedesco in Inglese da Christopher Sultan


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Prima parte 

10 commenti:

  1. Veramente un articolo ECCELLENTE......brava Carmen. E' un articolo che fa chiarezza.

    Purtroppo l'Europa ha perduto un anno di tempo per accelerare un'unione politica.

    Il bastone e la carota: Grecia in quarantena: Europa unita politicamente. Forse qualcosa in meglio cambierebbe. Chissà se le nostre guide stanno già lavorando a questo......ne dubito fortemente.

    Grazie per il tuo lavoro

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  2. Noto con preoccupazione l'intenzione di creare uno stato europeo, di tipo militare.
    L'articolo non lo cita, ma se si legge tra le righe, c'è tutto.
    Del resto è quanto già previsto nel trattato di Lisbona, o per lo meno è la ovvia conseguenza.
    Ovvero, arrivare a creare un tale sconquasso da giustificare l'intervento risolutivo dei poteri forti.
    Come alcuni attenti osservatori hanno fatto giustamente osservare che, per raggiungere determinati scopi occorre una "azione-reazione", tale da permettere un'operazione non eseguibile in un mormale contesto.
    La chiave sta proprio in questo tipo di causa.
    OVVERO NO NWO -
    Saluti.
    Orazio

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  3. Shock economy in salsa europea.
    Se si conclude il percorso verso la unione politica, CON QUESTA EUROPA DOMINATA DALLE OLIGRCHIE FINANZIARIE, saremo una colonia da sfruttare. Già siamo ben avviati su questa strada.
    In questo contesto, l'opposizione dei tedeschi che non vogliono fare i trasferimenti che l'oligarchia vuole imporre, si coniuga con le proteste degli indignati delle periferie. Mala tempora...

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  4. X Hawk:
    Ottimo articolo! Grande Nolling, un altro che era considerato un rimbambito e poi si è visto..! Unione politica..ma 6 impazzito? Prima ce ne liberiamo di UE e euro meglio è! Pensa che prima di questo cavolo di euro tutti i paesi europei vivevano in pace e commerciavano molto e avevano economie relativamente in salute... oggi praticamente si odiano e le conseguenze economiche-finanziarie di quella follia saranno devastanti... ancora deciso a farti governare da questi "sapientoni"? Con la scusa idiota di "unire" l'Europa (s'è visto come la Grecia è unita alla Germania..una è del 21 secolo l'altra del 20 se va bene..)l'hanno divisa più che mai, almeno nella mentalità della gente che è quello che conta di più. Io non capisco perchè nella storia i paesi o vogliono conquistare gli altri oppure fanno unioni sovranazionali... ma perchè non possono stare ognuno per i ca... suoi come fa la Svizzera? Pensa se l'avessimo fatto noi: una volta unito Il Nord per es. niente spedizione dei mille... saremmo stati l'altra Svizzera... ma no bisogna unire-conquistare... una ideologia semplicemente idiota che ci costa carissimo! Io comunque non propongo solo l'uscita da Euro e Ue delle varie nazioni ma anche una vera autodeterminazione dei popoli: per es. Nord e Sud Italia stati separati, la stessa cosa per la Scozia, i Paesi Baschi... a malapena sopporto il governo nazionale ti puoi immaginare quello europreo... LucaS

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  5. Caro LucaS è chiaro che la mia era solo una provocazione. Nel senso che da questi politici non mi farei nemmeno legare i laccetti delle scarpe. Proprio gli ultimi dodici mesi hanno dimostrato come abbiano saputo gestire al meglio le cose.
    http://borsadocchiaperti.blogspot.com/2011/06/meditazione.html
    Il problema quindi non è l'Unione ma il modo con il quale vengono affrontati i problemi, in quanto sono errate le priorità (lobby) che vengono date.
    L'Unione fa la forza, sempre e comunque.
    Del chiudersi io ne ho un esempio tutti i giorni essendo di Firenze. Questa città vive ancora solo e grazie al Rinascimento e se non si fosse chiusa (ultimo problema quello dell'aeroporto) sarebbe fra le prime tre città visitate al Mondo.
    Il modello degli Stati Uniti è vincente, là dove non si guardi alla finanza ma all'aggregazione di persone disposte ad accettare le regole. Purtroppo, in particolar modo in Italia, a non rispettare le regole sono i politici per primi, figuriamoci il resto. In Usa, per un rapporto orale si rischia la presidenza, qui in Italia per un festino a luci rosse, con tanto di minorenni, si passa da vittime e anche da esempio da seguire.
    Il problema non è l'unione, ma il modo di pensare e di vedere della gente. Tutti noi nel nostro piccolo hanno bisogno degli altri e senza gli altri non saremmo nessuno. Come gli altri hanno bisogno di noi.
    La Grecia è stato un esempio del non rispetto delle regole. E' giusto che paghi. L'Europa deve andare avanti più unita e ci si arriverà (magari con una classe politica diversa), ormai siamo in viaggio, fermarsi adesso sarebbe la rovina per tutti quanti.
    La Svizzera? Che tristezza, preferisco il sole e il mare e quando ne ho voglia farmi un bel viaggetto in montagna, magari all'Abetone o nel Chianti. Il Sud, se fosse gestito da una classe politica VERA, lo sai quanti lavoratori (meridionali e estracomunitari) richiamerebbe alla base? L'Italia ha risorse inaudite, ma chi ci guida da sessant'anni rappresenta solo un parassita del nostro paese e non un valore aggiunto.
    Con questo ti saluto, sperando che la nuova classe politica (che prima o poi verrà) non ce l'abbia così tanto duro, da ammosciarsi difronte a trenta denari romani.

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  6. X Hawk:
    Non sono d'accordo su vari punti:
    1-I problemi europei non sono stati risolti e anzi si aggraveranno non tanto perchè i politici rispondono a delle lobby (il che mi sembra anche normale e razionale!) ma perchè è l'unione stessa (monetaria dell'euro e politica della UE) il problema... altro che forza.
    2-Secondo me anche gli Stati Uniti sarebbe meglio se si dividessero: Nord e Sud divisi sarebbe un bene per tutti! sicuramente per il Sud. Per es. nel Texas, attualmente non a caso in boom economico, giustamente non sopportano più le politiche di Obama (e la sua faccia da c.) mentre al nord sono più condivise.. meglio ognuno per la sua strada. Cmq l'Europa è molto più disomogenea degli Usa a tutti i livelli, quindi se già fanno fatica loro a stare insieme figurati noi...
    3-La crescita economica oggi si fa soprattutto in campo tecnologico e nei servizi che richiedono know how avanzato. Nel Sud come in Grecia la gente ha mediamente un livello molto più basso quindi a parte un po di turismo, prodotti alimentari tipici non c'è niente! Quei pochi che hanno un know how elevato vanno giustamente o al Nord o all'estero dove possono valorizzare il loro talento... ci puoi mettere anche il miglior politico del mondo ma la realtà non cambia! Io a volte ci vano e metà della gente con cui parlo non sa l'italiano! Lo stesso per alcuni ragazzi con cui frequentavo l'università... poi ci sono anche quelli bravi ma sono pochissimi e cmq fanno di tutto per non tornare.. ci sarà ben un motivo!
    3-Anc'io preferisco il mare ma qui non è questo in discussione! e credo che l'hai capito!
    4-Non conosco benissimo Firenze però vale quello che dicevo prima: oggi i posti di lavoro vengono dai servizi, dalla tecnologia... da voi per es. una volta c'erano migliaia di artigiani e piccole imprese a conduzione familiare ma nel nuovo contesto sono spiazzate! Non potete vivere di solo turismo! anche perchè prima avevate poca concorrenza mentre oggi anche in questo settore c'è una concorrenza feroce... Finchè la gente cerca posti pubblici e lauree inutili in filosofia, lettere.... è difficile che possa creare la nuova Google... Una volta erano molto ricercati gli artisti oggi sono più utili e ricercati gli ingegneri e gli scienziati! è un dato di fatto! LucaS

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  7. Mi sembra, potrei anche sbagliarmi, ma alcuni commenti sono andati fuori luogo.
    Restando in argomento, vorrei ricordare quanto ho già detto in altro post, ovvero che la creazione dell'europa (come la vediamo oggi giorno) è una creazione previsa già subito dopo la 2° guerra mondiale.
    Compito che è stato con pazienza perseguito, da chi detiene il potere, ovvero le banche, le quali per essere un pò spicci, avevano come scopo quello di rimuovere quel poco di autonomia che gli stati avevano, tra cui in primis la sovranità monetaria, per poter dettare il loro spartito.
    Oltre a quello sopra indicato, le nazioni forti tra cui la Germania, stante il fatto che aveva una moneta forte, doveva stare al gioco per evitare l'erosione dei suoi guadagni e nell'euro aveva trovato un valido motivo per parteciparvi.
    Ora è vero che la Grecia, non doveva entrare nell'euro, come del resto nessuna nazione lo avrebbe dovuto farlo, per il 1° ed il 2° motivo.
    I politici, hanno semplicemente dato voce a chi non avrebbe dovuto disporre, diventando subalterni degli stessi. Basta guardare come sono impresentabili, non solo quelli italiani ma anche quelli delle altre nazioni.
    Per quanto riguarda l'unione, come paventato da the hawk, ci andrei molto cauto, non che l'idea non sia buona, ma occorre rivedere nel loro insieme tutti gli accordi ripartendo da ZERO, ovvero facendo diventare lettera morta tutti i trattati sino ad ora operativi es. Mastrich, lisbona ed altri minori.
    Solo all'ora, forse si potrà discuterne.
    Saluti.
    ORazio

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  8. "Unione dei trasferimenti", è l'unica cosa che temono i tedeschi, cioè fare finanziamenti a pioggia per i Paesi più poveri, come loro hanno dovuto fare, e tuttora fanno verso l'ex DDR. Fatta salva questa "spiacevole situazione", per il resto l'euro per loro adrebbe più che bene.
    E' un buon strumento di dominio economico continentale.
    Anch'io apprezzo molto questo articolo germanico,
    ma dovrebbero decidersi ad accentare gli eurobond, altrimenti non vedo alcuna via di uscita, per tenere in piedi questo gigante dai piedi d'argilla.

    un saluto,
    Nicola.

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  9. Mi sembra di capire che la proposta dei francesi va in questa direzione, e credo che alla fine faranno di tutto per non far saltare l'euro che gli va troppo bene, ma anzi approfitteranno della situazione per imporre una unione politica e fiscale secondo le loro regole, col deficit democratico intatto. L'incognita secondo me è se i popoli accetteranno le condizioni da loro imposte....ma quali strumenti ci sono a disposizione? Politici in vista zero.

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  10. Mai sentito parlare di Piano Marshall?L’EU, nonostante non sia già gli Stati Uniti d’Europa con un unica politica economico-sociale (e, ovviamente, estera, militare,ecc.) è un complesso di stati interdipendenti specialmente per i guai e quindi non poteva non accadere che la recessione prima o poi toccasse anche i paesi più ricchi e tostii,come sta già accadendo.
    La ripresa? Ne riparliamo dopo la fine del 2013.
    Come nelle 7 piaghe d’Egitto, le crisi durano mediamente 7 anni e questa che, di fatto, è nata nel 2006, ha pertanto come data finale…. Lascio a voi la definizone della data finale.
    Ciò non significa che dal 2014 staremo come prima dell’inizio della crisi: tutt’altro.
    STAREMO COME PRIMA DELL’INIZIO DELLA FASE DI ESPANSIONE CHE HA PRECEDUTO QUESTA CRISI…
    Toccate ferro e sperate che qualcuno di quelli che possono ricordi cosa accadde con il Piano Marshall..

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