16/06/11

Come Ammazzare il Dollaro

Barry Eichengreen su Project Syndicate valuta i veri rischi del dollaro e i motivi per cui potrebbe crollare il dollar standard nel 2012...!
di Barry Eichengreen 
9 giugno 2011
 
BERKELEY - Il dollaro ha avuto i suoi alti e bassi, ma i bassi hanno chiaramente dominato negli ultimi tempi. Il biglietto verde negli ultimi dieci anni ha perso più di un quarto del suo valore  corretto per l'inflazione, rispetto alle altre valute. E' sceso di quasi il 5% dall'inizio del 2011, il maggior calo da quando nel 1973 crollò il sistema del tasso di cambio fisso stabilito a Bretton Woods.

Una ovvia spiegazione per questa debolezza è la politica dei tassi d'interesse vicino allo zero della Federal Reserve, che incoraggia gli investitori a spostarsi dai dollari verso altre attività estere ad alto rendimento. Com'era prevedibile, i critici della Fed sono arrabbiatissimi. La banca centrale, si lamentano, sta svalutando il dollaro. Si sta erodendo il potere d'acquisto della moneta e, con essa, lo standard di vita degli americani.

Ancora peggio, la Fed sta giocando con il fuoco. Il suo fallimento nel difendere il dollaro, avvertono i critici, potrebbe innescare una crisi di fiducia. Ad un certo punto, la tolleranza della Fed verso un dollaro debole potrebbe essere presa come una mancanza di impegno per la stabilità dei prezzi. Gli investitori frustrati potrebbero quindi scaricare i loro titoli del Tesoro USA. I rendimenti obbligazionari avrebbero un'impennata. Il dollaro potrebbe precipitare. Ci sarebbero difficoltà finanziarie e una profonda recessione.

Storie spaventose fanno vendere i giornali, ma in verità tutto questo tiro alla Fed è esagerato. Storicamente, un calo del 10% del dollaro si traduce soltanto in un aumento di un punto percentuale dell'inflazione. Questo significa che il calo del 5% del dollaro finora quest'anno avrà aggiunto solo mezzo punto percentuale al tasso di inflazione.

E non è che l'inflazione Usa è fuori controllo. I prezzi del cibo e del carburante possono essere saliti, ma il costo del lavoro resta saldamente fermo – e non è una sorpresa, dato il tasso di disoccupazione al 9%. In questo contesto, la Fed può ben permettersi di mantenere la sua posizione di benevolo distacco nei confronti del dollaro.

Mentre il Presidente della Fed Ben Bernanke nella sua recente conferenza stampa ha reso omaggio al talismano del "dollaro forte", la Fed è probabilmente abbastanza felice di vedere il biglietto verde tendere verso il basso. Con la domanda interna ancora debole, una maggiore domanda dalle esportazioni è proprio quello che ha ordinato il medico per una economia anemica. E un dollaro più debole è un modo di rifornire i mercati esteri.
 
Inoltre, coloro che avvertono che la Fed potrebbe non riuscire ad alzare i tassi di interesse se l'inflazione riprende, non capiscono che la cultura della Fed sulla inflation targeting è profondamente radicata. In effetti, il fatto stesso che la Fed è sotto controllo in maniera così intensa può rassicuare sul fatto che alla prima occasione sarà pronta a ristabilire la sua buona fede sulla stabilità dei prezzi.
 
Se c'è una minaccia per il dollaro, questa non arriva dalla politica monetaria, ma dal lato fiscale. La cosa che più probabilmente può far precipitare il dollaro è la prova evidente che il bilancio degli Stati Uniti non è in mano ad adulti responsabili. lI Congresso degli Stati Uniti, impegnato nella tribuna politica, potrebbe non riuscire ad aumentare il tetto massimo del debito, innescando un default tecnico. La prova che i matti dirigono il manicomio potrebbe quasi certamente far precipitare una liquidazione all'ingrosso dei titoli del Tesoro americano da parte degli investitori stranieri.

E se anche questo ostacolo immediato venisse superato, gli Stati Uniti continueranno ad avere un tempo limitato per rimettere in ordine il bilancio. Le crisi finanziarie si verificano quasi sempre in periodo di elezioni. Gli Stati Uniti hanno una grande tornata elettorale alla fine del 2012.
 
Alcuni critici obiettano che un crollo di titoli del Tesoro degli Stati Uniti e un crollo del dollaro non sono la stessa cosa. Il dollaro, osservano, è la valuta di finanziamento per le banche di tutto il mondo. Quando le banche chiedono prestiti sul mercato monetario all'ingrosso per finanziare i loro investimenti, prendono in prestito in dollari. Così, quando aumenta la volatilità e la liquidità scarseggia, quelle stesse banche lottano per avere dollari. Infatti, anche quando i problemi hanno avuto origine negli Stati Uniti, c'è stato un rafforzamento del dollaro. Lo abbiamo visto durante l'estate del 2007, quando scoppiò la crisi dei subprime, e di nuovo nel 2008, a seguito del crollo di Lehman Brothers.
 
Nel breve periodo, quindi, un mercato del Tesoro degli Stati Uniti in crisi potrebbe portare a un qualche automatico apprezzamento del dollaro. Ma data l'evidenza di gravi problemi nei mercati finanziari statunitensi, le banche globali comincerebbero a cercare altri modi per autofinanziarsi. Il periodo del dollaro forte sarebbe breve.
 
Il risultato sarebbe il peggior incubo della Federal Reserve. Con i rendimenti del Tesoro che si impennano e l'attività economica al collasso, la Fed dovrebbe tagliare i tassi di interesse e inondare i mercati di liquidità.  Ma un dollaro nettamente svalutato, con allo stesso tempo un'inflazione media nettamente in aumento, la obbligherebbe a una politica restrittiva. Prigioniera di questo dilemma, la Fed non potrebbe fare nulla per risolvere i problemi dell'America.
 
Bernanke avverte regolarmente sulle terribili conseguenze di non affrontare i problemi di bilancio del paese a testa alta. Il Congresso, e in realtà tutti in America, dovrebbero prenderlo sul serio.

 
Barry Eichengreen è Professore di Economia e Scienze Politiche a Berkeley, Università di California. Il suo ultimo libro è Exorbitant Privilege: The Rise and Fall of the Dollar.

10 commenti:

  1. Buongiorno Carmen,

    Io questi americani proprio non riesco a capirli!
    Pare che non riescano ad alzare il tetto del debito, perchè nell'area repubblicana si stia insinuando l'idea che un default tecnico degli USA, non sarebbe così catastrofico, ma anzi potrebbe ridare agli USA, la possibiltà di tagli draconiani al suo bilancio, e ai vari programmi governativi, così da ripartire tra un paio d'anni con un bilancio "risanato". Mio Dio!!! Credo che stiano facendo anche negli USA un "gioco al massacro", che in Italia è già stato compiuto negli anni 79-81, e poi ancora con la colossale privatizzazione e spudorata svendita dei beni pubblici italiani, a partire dal 1992. Stavolta però non è in gioco solo l'interesse nazionale, ma anche e soprattutto quello internazionale, dell'intero mondo occidentale.
    Inserisco un estratto dell'articolo di Bottarelli su una intervista a Bill Gross:

    "Se quindi la crisi greca è seria ma risolvibile, quella degli Stati Uniti porta con sé rischi occulti ben più gravi. A denunciarli, in un’intervista a Cnbc, Bill Gross, capo di Pimco, il più grande fondo obbligazionario del mondo, secondo cui «gli Stati Uniti sono conciati molto peggio della Grecia e di tutte le nazioni europee alle prese con problemi di debito». Per Gross, infatti, «l’opinione pubblica è tutta focalizzata sul debito pubblico nazionale, che è di 14,3 trilioni di dollari. Ma questa cifra non include il denaro garantito per i programmi Medicare, Medicaid e Social Security, il cui combinato arriva a circa 50 trilioni di dollari, stando alle cifre del governo. Inoltre, Washington è legata ad altri debiti come quelli dei programmi relativi al salvataggio del sistema dopo la crisi del 2008 e 2009. Messe tutte insieme queste voci, il conto arriva a circa 100 trilioni di dollari, una traiettoria fiscale ingestibile. Pensare, infatti, di poter ridurre questa cifra nell’arco di uno o due anni è un qualcosa di irrealistico. Nella pancia degli Usa c’è molto di più e di peggio della Grecia, c’è di più e di peggio di qualsiasi altra nazione sviluppata. Abbiamo un problema e dobbiamo risolverlo in fretta».

    Anche perché la domanda che gli Usa si pongono è la seguente: chi comprerà Treasuries alla fine del programma di QE2 della Fed? Le banche hanno già detto che ridurranno l’utilizzo di obbligazioni del Tesoro come collaterale contro i derivati e altre transazioni e Gross non ha dubbi nel rispondere: «Certamente non Pimco e probabilmente nemmeno i fondi obbligazionari di tutto il mondo. D’altronde, perché un investitore non dovrebbe comprare obbligazioni canadesi o australiane, paesi con uno stato patrimoniale migliore e con tassi d’interesse più alti dell’1,2% o anche del 3%? Semplicemente, non avrebbe senso». Ma se non si trovasse una soluzione rapida e controllata alla crisi greca e questa dovesse innescarne una a livello globale, quale sarebbe il bene rifugio a livello obbligazionario per gli investitori mondiali? «Il debito tedesco, non certo quello statunitense», sentenzia Gross. "

    Fonte: http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2011/6/16/FINANZA-Ecco-perche-gli-Usa-stanno-peggio-della-Grecia/3/186749/

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  2. Ciao Carmen! :)
    Il dollaro debole che male fa agli U.S.A.?
    Fa peggio a noi un euro forte, mi sembra.
    Io non capisco, sinceramente, la tesi di questo autore.
    Le monete non sono enti a sè stanti, ma vasi comunicanti, ogni moneta conta in rapporto alle altre e il dollaro può vivere in una botte di ferro, ci penserà la caduta dell'euro a rafforzare il dollaro.
    Ma Carmen, come può finire bene questa storia della Grecia e quindi dell'euro?
    La disfatta dell'Europa porterà ossigeno al dollaro, secondo me, perchè delle altre Economie come ci si può fidare? I Paesi emergenti sono emersi, nessuno lo mette in dubbio, ma, essendo "giovani", non so quanto siano affidabili nel continuare a gestire le proprie Economie, soprattutto i Paesi senza democrazia.
    Claudia

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  3. Scusate se rispondo così in ritardo, ma sono tornata per qualche giorno nella terra d'origine, e sapete com'è...settimana prossima sarò di nuovo in pista!

    Vendendo a noi: Nicola, credo che ci vedi giusto: i falchi del deficit vogliono combinare un brutto scherzo all'America...
    Sulla domanda da 1 trilione di dollari, chi comprerà i Trasuries ... l'articolo
    http://vocidallestero.blogspot.com/2011/06/esclusivo-i-600-miliardi-di-dollari-del.html
    sul Q2 lasciava intravvedere la possibilità che le banche europee possano ricambiare il favore acquistando i treasuries....ma è difficile capire cosa accadrà.
    E quindi, cara Claudia, è possibile che il dollaro riesca ad avere una caduta morbida grazie proprio ...a noi e alla crisi dell'euro!
    Ma quali sono i paesi dove non c'è democrazia? Pensavi forse all'Europa?...;)))

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  4. Ciao Carmen,

    buon soggiorno nella tua terra d'origine!
    Nel mio primo intervento, avevo postato l'intervista a Bill Gross, che spiattellava pubblicamente come il debito pubblico americano sia pari ufficialmente a 14,3 mila miliardi di dollari, ma solo ufficialmente però!!!
    Nella realtà questo debito ufficiale non tiene conto, in modo inspiegabile, e truffaldino, delle spese sostenute dal governo per "programmi Medicare, Medicaid e Social Security, il cui combinato arriva a circa 50 trilioni di dollari, stando alle cifre del governo. Inoltre, Washington è legata ad altri debiti come quelli dei programmi relativi al salvataggio del sistema dopo la crisi del 2008 e 2009. Messe tutte insieme queste voci, il conto arriva a circa 100 trilioni di dollari, una traiettoria fiscale ingestibile". Senza contare il fatto, altrettanto rilevante, che nel debito pubblico federale, non vi rientrano i debiti, dei 50 Stati della federazione, e di tutte le amministrazioni locali. E già, ve lo immaginate se questa truffa contabile colossale, l'avesse commessa l'Italia? Con la nostra pessima fama o nomea che dir si voglia? Ci avrebbero disintegrato, politicamente, economicamente e mediaticamente. Giustamente per carità, e del resto "NON CI SONO SCORCIATOIE"!!! Pare però, che nel più assoluto silenzio di tomba, le scorciatoie esistano eccome per gli americani, e in generale per tutta la famiglia anglosassone, cioè anche per il Regno Unito. Al prossimo post ne riparliamo.

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  5. “NON CI SONO SCORCIATOIE”, sono state le parole del prossimo governatore della BCE Draghi, riguardo la crisi sul debito sovrano, che ha pronunciato nell'audizione alla commissione affari monetari dell'Europarlamento del 14 giugno 2011, e naturalmente di una ristrutturazione anche soft del debito ellenico, non se ne parla proprio, perché danneggerebbe, le banche di mezza Europa, e soprattutto il bilancio della BCE. Che dire? Sembrerebbe in linea di principio inappuntabile la posizione di Draghi, e della BCE, del resto appunto “NON CI SONO SCORCIATOIE”. Si da il caso però, che le scorciatoie il Regno Unito le abbia trovate eccome, e di questo ne fa pubblica accusa addirittura l’Istituto di Statistica Europea, l’EUROSTAT, nel più assoluto silenzio tombale che regna sovrano nel mainstreem.

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  6. Dal link http://hypertrader.blogspot.com/2011/06/god-save-queen-king-and-ace.html
    Si legge un estratto dell’articolo: “IL MASSACRO MEDIATICO” di Giacomo Carelli su Eureka.gr
    “Due pesi, due misure. Nello stesso giorno in cui Eurostat annuncia formalmente che il Regno Unito bara sui conti pubblici, e che ha truccato i dati di debito e disavanzo dal 2007, la stampa economica inglese si concentra sulla ristrutturazione dei titoli ellenici. E i media europei, spesso a corto d’idee, amplificano da brava grancassa le pessime notizie sulla Grecia. Non vogliamo certamente rovinare in questa sede la luna di miele (tra l’altro rinviata) del principino Guglielmo, erede quasi millenario del famoso conquistatore. Eppure il rapporto di Eurostat parla chiaro, anche per chi non è laureato in eurocratese: la Commissione esprime pesanti riserve sulla qualità dei dati finanziari del Regno Unito.
    Sembra, infatti, che i sudditi di Sua Maestà non stiano contabilizzando per cassa le spese militari al momento della consegna, come invece impongono le regole UE. Oh Gosh! Direbbe qualche signorina a spasso per la King’s Road. E invece è proprio così. Anzi, la Commissione va oltre, e assesta un duro colpo al debito britannico, correggendolo al rialzo nel 2010 per quasi 64 miliardi di euro, legati ai salvataggi delle banche.” Per molto meno, un anno e mezzo fa la Grecia fu messa con le spalle al muro e fucilata ripetutamente sul posto. Come se non bastasse, poi, Eurostat fa notare che dal 2007 il Regno Unito ha concesso garanzie statali, titoli e altre passività contingenti a favore del settore finanziario per 417 miliardi di euro, non includendole nel debito pubblico. Per la cronaca, contabilizzando tutto in maniera trasparente, si arriverebbe oggi a un rapporto debito/Pil del 110%. Una bella differenza, rispetto all'80% delle statistiche ufficiali, e sinceramente troppo, per continuare a pretendere l'immunità della “tripla A”. Applicando, tuttavia, alla lettera il vecchio adagio inglese, che suggerisce di «non mordere la mano che ti sfama», né Pearsons, né Rothschild (Economist, Financial Times, ecc.) stanno parlando della complessa situazione interna. A pensarci bene, infatti, non conviene a nessuno rompere il patto di ferro tra stampa e speculatori.”

    Insomma il Regno Unito secondo Eurostat, ha più che raddoppiato il debito pubblico in soli 4 anni, infatti nel 2007 era di 620 miliardi di euro, ora nel 2011 in realtà sarebbe di 1298,7 miliardi di euro, cioè un aumento in soli 4 anni del 109%!!!!!!!

    Prosegue l’articolo di Eureca.gr così:
    “Proviamo a rileggere i numeri di Eurostat azzardando qualche titolo provocatorio all’inglese: «Debito pubblico britannico raddoppiato in quattro anni, a quota 1.300 miliardi di euro, la regina pronta a ipotecare Buckingham Palace. In vendita anche i cagnetti Corgi Pembroke del Galles, fondi indiani interessati all’acquisto». E poi: «Brava la Grecia nonostante la crisi: debito pubblico in aumento solo del 37% dal 2007 (al pari della Germania), disavanzo ridotto di un terzo negli ultimi 12 mesi».

    Fonte: http://www.eureka.gr/eureka_archivio/2011/Eureka_05_Maggio_2011.pdf

    Che altro aggiungere? Ha ragione Draghi “NON CI SONO SCORCIATOIE”, ad eccezione però per i Paesi dominatori della finanza internazionale, Wall Street, e la City.

    Un saluto Nicola.

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  7. Grazie Nicola di queste interessanti informazioni.
    Comunque tu sai benissimo che la differenza fondamentale tra la situazione della Grecia e di noi poveri PIIGS - e quella degli USA o dell'UK - e cioè il fatto che noi già da ora dobbiamo andare sul mercato a finanziare il deficit, e siamo quindi soggetti ai ratings e alle valutazioni degli investiotori - loro sono molto meno esposti di noi, perché alla bisogna possono autofinanziarsi.
    Con questo naturalmente non giustifico certi debiti e certe spese - soprattutto quelle militari - tuttavia la situazione è oggettivamente diversa. E meno male per loro, finché dura...

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  8. Ottimo Nicola, non tutti riescono ad avere queste informazioni.
    Che dire, finché il mainstream li copre come si suol dire "occhio non vede cuor non duole", tutto va avanti, quello che sarebbe interessante di capire nella sua interezza è come hanno pensato di continuare.
    Ovvero per dirla in termini calcistici, si sono passati la palla Q2 USA - EUROPA, (rifinanziamento delle banche a copertura dei possibili default) ed ora........ come ha detto Claudia?
    Saluti.
    Orazio

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  9. Ciao Carmen,
    solo per completare il discorso sul Regno Unito,
    grazie al Blog Crisis di Pietro Cambi,

    sono andato a leggere il Bollettino statistico, dell'Istituto per le Statistiche Nazionale dell'UK
    fonte: http://www.statistics.gov.uk/pdfdir/psf0611.pdf

    ebbene sai che cosa ci trovi scritto?
    ci trovi scritto che il debito pubblico britannico, escludendo gli interventi finanziari, vale a dire il salvataggio delle banche aglosassoni, ammonta a 920,9 miliardi di sterline, pari al 60,6% del PIL. E già quì possiamo notare in base ai loro stessi dati un aumento molto forte, visto che lo stesso debito pubblico, nel 2007 ammontava a circa il 35% del PIL.
    Ma la cosa davvero interessante che il bollettino stesso certifica, è che se invence includiamo anche gli interventi per salvare il sistema finaziario, quindi le banche private,
    in realtà il debito pubblico britannico ammonta al 151,4% del PIL!!!!!!!
    Quindi nella realtà il debito pubblico non è di 920,9 miliardi di sterline, ma addirittura è pari a 2299,8 miliardi di sterline come si legge a pag 5 del medesimo bollettino.
    Io non ho parole!!!!
    L'UK per salvare il suo sistema finanziario, ha letteralmente massacrato il suo bilancio pubblico, e pensa che, nonostante l'anno scorso abbiano approvato la più grande e sacrificante manovra economica, dai tempi della guerra, il debito pubblico è passato dai 2177,9 miliardi di sterline del maggio 2010,
    ai 2299,8 miliardi di £ del maggio 2011; insomma nonostante la pensantissima manovra, il debito pubblico è aumentato lo stesso di ben 122 miliardi di £!!!!

    Insomma pare che salvare le banche, sia come buttare terra in un pozzo senza fondo, e la dinamica del debito UK, pare essere di un aumento esponenziale!!!

    saluti, Nicola.

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  10. UK Public Debt Is 240 percent of GDP: Think Tank

    Link: http://www.cnbc.com/id/42489417/UK_Public_Debt_Is_240_percent_of_GDP_Think_Tank

    The UK’s true national debt is now £3,617 billion ($5,930 billion) or £138,359 ($226,807) per household, according to the latest figures from the Centre for Policy Studies, a center-right think tank.

    “With all the focus on deficit reduction, the issue of national debt has largely been ignored. Our updated figures show that the true public sector debt is a shocking 240 percent of GDP (gross domestic product), so large that it is largely beyond comprehension,” said Ryan Bourne, researcher at the Centre for Policy Studies.

    The CPS has collated its figures, which include official net debt, public pensions, Private Finance Initiative liabilities and even network rail liabilities, which he claims are hidden liabilities not visible in official figures.

    He added that the figures now take full consideration of the total liabilities of the banks which have been rescued.

    “The full cost of the measures used in the financial crisis that broke in 2008 has now been acknowledged, but it shows that the extent of the UK indebtedness is such that the coalition must be relentless in pursuing deficit reduction. Our figures show that this true figure is roughly the size of the average mortgage,” he added.

    The UK coalition government’s official figures are much lower.

    The Office for National Statistics stated public sector net debt was £2,252 billion or 149.1 percent of GDP at the end of February 2011.

    However, the CPS’ figure was questioned by the Institute for Fiscal Studies, an independent microeconomic research institute, which claimed it was unhelpful to look at national debt in this way.

    “It is true that the official public sector net debt figures do not include all of the pre-committed spending for future generations. While adding all these together can produce very big numbers, it is important to remember that they can be paid for from future GDP which is also considerable,” said Carl Emmerson, deputy director at the IFS.

    “An analogy is that many households have mortgage debt that is 240 percent or more of their current annual income, but they will be able to use future income to repay that debt. While persisting with the Chancellor's deficit reduction plan might be the best course of action for now, he (Chancellor George Osborne) should certainly have alternative plans ready in case circumstances change significantly,” Emmerson added.

    Cioè il debito pubblico britannico sarebbe addirittura del 240% del PIL!!!! Questo tanto per aggiungere che i conti pubblici, di molti Stati, sono manipolati in modo truffaldino, molto peggio di quanto abbia fatto la Grecia con la banca americana Goldman Sachs!!!!

    saluti, Nicola

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