19/06/11

Il Movimento Palestinese

AsiaEst ci manda questa interessante analisi di Stratfor sul Movimento Palestinese, che completa quella precedente sul problema dei confini.

di George Friedman (trad. Anna Paolini)
7 giugno 2011
 
Un ex capo del Mossad, Meir Dagan, ha pubblicamente criticato l'attuale governo Israeliano per una mancanza di flessibilità, di giudizio e di lungimiranza, chiamandolo "imprudente e irresponsabile" nella gestione della politica estera e di sicurezza di Israele. In varie recenti interviste e discorsi, ha chiarito che egli considera la decisione di ignorare la proposta Saudita del 2002 per un accordo di pace sui confini pre-1967 come un errore e l'attenzione per l'Iran come una deviazione dal vero problema – il probabile riconoscimento di uno stato Palestinese indipendente da parte di un ampio segmento della comunità internazionale, qualcosa che Dagan considera una minaccia maggiore.
Ciò che è importante nelle dichiarazioni di Dagan è che, essendo stato capo del Mossad dal 2002 al 2010, non è considerato in alcun modo essere ideologicamente incline verso degli accomodamenti. Quando Dagan è stato scelto da Ariel Sharon a capo del Mossad, Sharon gli ha detto che voleva un Mossad con "il coltello tra i denti". C'erano accuse che era troppo aggressivo, ma raramente ci sono state accuse che era troppo morbido. Dagan era un membro dell'establishment israeliano quanto chiunque altro. Pertanto, le sue dichiarazioni, e le dichiarazioni di alcune altre figure senior, rappresentano una scissione non tanto all’interno di Israele, ma dentro l'establishment della sicurezza nazionale israeliana, che era considerato di linea dura quanto il Likud.
Inoltre, durante il fine settimana, quando i manifestanti pro-palestinesi nelle alture del Golan hanno cercato di forzare a modo loro la strada verso il territorio detenuto dagli Israeliani, le truppe Israeliane hanno aperto il fuoco. Undici manifestanti sono stati uccisi nel Golan, e sei sono stati uccisi in una protesta distinta ma simile in Cisgiordania Le manifestazioni, come le proteste dei giorni della Nakba, sono state chiaramente intese dai Siriani come volte un diversivo rispetto alle proteste anti-governativ. Volevano essere una provocazione, e il governo di Damasco senza dubbio sperava che gli Israeliani aprissero il fuoco. Le dichiarazioni di Dagan sembrano puntare a questo paradosso. Ci sono due fazioni che vogliono una politica di sicurezza Israeliana estremamente aggressiva: la destra israeliana e i paesi e i militanti di Hamas che sono attivamente ostili a Israele. La questione è a chi giova di più.

3 Fasi strategiche
La scorsa settimana abbiamo discusso di strategia Israeliana. Questa settimana vogliamo prendere in considerazione la strategia Palestinese e cercare di capire come i Palestinesi rispondono alla situazione attuale. Ci sono state tre strategie in Palestina. La prima va dalla fondazione di Israele fino al 1967. In questo periodo, l'obiettivo primario non era la creazione di uno Stato Palestinese, ma la distruzione di Israele da parte delle Nazioni Arabe e l'assorbimento del suo territorio da parte di questi stati.
Solo pochi anni prima del 1967, è nato la Palestine Liberation Army (OLP) , e dopo la vittoria di Israele nella guerra del giugno 1967, le Nazioni Arabe hanno cominciato a cambiare la loro posizione dalla pura e semplice distruzione di Israele con l'assorbimento dei territori, alla creazione di uno Stato Palestinese indipendente. La strategia dell'Olp a quel tempo era divisa su un doppio binario, tra operazioni politiche e operazioni paramilitari con attacchi terroristici, inclusi quelli in Israele e in Europa. La linea politica rappresentava l'OLP come aperto a negoziati, mentre la linea terroristica mostrava l'OLP come estremamente pericoloso, al fine di motivare le altre nazioni, in particolare le nazioni Europee, a fare pressione su Israele perché si aprisse a dei negoziati.
La debolezza di questa strategia è stata che il percorso politico ha perso di credibilità mentre la pista terroristica è stata collegata agli ultimi intrighi politici della Guerra Fredda che coinvolgevano gruppi terroristici europei come le Brigate Rosse Italiane o la Rote Armee Fraktion della Germania. Questa rete ha spaziato dall’ Esercito Repubblicano Irlandese al gruppo terroristico ETA Basco alle agenzie di spionaggio del blocco Sovietico. L'OLP è stato visto come una minaccia per l'Europa a vari livelli, nonché una minaccia contro le case reali Arabe che hanno provato a scalzare.
Per i palestinesi, la perdita più significativa è stata la decisione del presidente Egiziano Anwar Sadat di passare dalla alleanza sovietica a fare la pace con Israele. Questo ha isolato il movimento Palestinese da qualsiasi supporto regionale significativo e lo ha reso dipendente dai Sovietici. Verso il finire della guerra fredda, l'OLP è divenuto orfano, perdendo la sua sponsorizzazione dai sovietici come aveva perso il sostegno Giordano ed Egiziano nel 1970. Due tendenze principali si sono sviluppate nel corso di questa seconda fase. La prima è stata l'emergere di Hamas, una specie radicalmente nuova di movimento Palestinese, dal momento che non era né laico né socialista, ma religioso. La seconda è stata l'ascesa dell’ insurrezione interna, o Intifada, che, insieme con gli attentati suicidi e i lanci di razzi da Gaza come pure degli Hezbollah in Libano, è stata progettata per aumentare il costo dell'insurrezione per gli Israeliani, e portare appoggio ai Palestinesi.
In definitiva, la divisione tra Hamas e Fatah, la fazione dominante dell'OLP che si era trasformata in Autorità Nazionale Palestinese, è stato l'aspetto più significativo della terza fase strategica. In sostanza, i Palestinesi stavano contemporaneamente conducendo una guerra civile mentre organizzavano la resistenza a Israele. Questo non è così strano come sembra. I palestinesi avevano sempre combattuto l’un l’altro mentre combattevano i nemici comuni, e le organizzazioni rivoluzionarie sono spesso divise. Ma la spaccatura Fatah-Hamas ha minato la credibilità della resistenza in due modi. In primo luogo, ci sono stati momenti in cui l'una o l'altra fazione era disposta a condividere le informazioni con gli Israeliani per ottenere un vantaggio sugli altri  In secondo luogo, e il più importante, i Palestinesi non avevano un obiettivo coerente, né nessuno aveva la capacità di negoziare per conto loro.

Debolezza del post Guerra Fredda
Uno dei grandi problemi che i Palestinesi hanno sempre avuto è stata l'ostilità del mondo Arabo alla loro causa, una questione non sufficientemente discussa. Gli Egiziani in questo periodo consideravano Hamas come una minaccia per il loro regime. Hanno partecipato al blocco di Gaza. I Giordani odiavano Fatah,a causa del ricordo del Settembre Nero del 1970 che ha quasi distrutto il regime Hashemita. Avendo una popolazione che è ancora prevalentemente Palestinese, gli Hashemiti temono le conseguenze di uno Stato Palestinese. I Siriani non sono mai stati felici del concetto di uno Stato Palestinese indipendente, perché mantengono delle rivendicazioni su tutte le ex province Siriane, includendo il Libano, Israele e la Giordania. Quando hanno invaso il Libano nel 1976, hanno sostenuto i Cristiani Maroniti e cercato di distruggere l'OLP. Infine, il costante tentativo da parte di Fatah e del OLP di abbattere le case regnanti d'Arabia - che non è riuscto - ha creato una diffidenza enorme tra un certo numero di regimi Arabi e il nascente movimento Palestinese.
Pertanto, la posizione strategica dei Palestinesi è stata estremamente debole fino alla fine della Guerra Fredda. Essi sono stati in grado di mettere tensione a Israele, ma non si sono minimamente avvicinati a mettere in pericolo la sua sopravvivenza o addirittura a costringerla a un cambiamento politico. Infatti, le loro azioni avevano il risultato di rendere Israele ancora più rigido. Questo risultato non dispiaceva ai Palestinesi. Più erano rigidi gli Israeliani, più sarebbero stati invadenti nella comunità Palestinese e più sia Fatah che Hamas avrebbero potuto contare sul sostegno dei Palestinesi alle loro politiche. In un certo senso, la maggiore minaccia per il movimento Palestinese è sempre stata quella che i Palestinesi perdessero interesse in uno Stato Palestinese in favore di un maggiore benessere economico. La capacità di costringere Israele a prendere misure aggressive ha aumentato il seguito di ciascuno dei due gruppi. Durante il periodo di guerra civile tra i due, provocare Israele era diventato un mezzo per assicurarsi il sostegno nella guerra civile.
Dal punto di vista di Israele, sinché si riusciva a fermare gli attentati suicidi e a contenere Gaza, la sua posizione era straordinariamente sicura. Gli stati Arabi erano indifferenti o ostili (al di là dei proclami pubblici e delle frequenti donazioni liquidate in conti di banche Europee); gli Stati Uniti non erano disposti a fare pressioni su Israele se non formalmente; e gli Europei non erano disposti a intraprendere alcuna azione significativa a causa degli Stati Uniti e dei Paesi Arabi. Gli Israeliani avevano un problema, ma non tanto da sentirsi minacciati. Anche il tentativo di intromettersi da parte dell'Iran era cosa di poco conto. Hezbollah era tanto interessato alla politica Libanese come lo era di combattere con Israele, e Hamas avrebbe preso soldi da tutti. Alla fine, Hamas non ha voluto diventare una pedina Iraniana, e Fatah sapeva che l'Iran avrebbe potuto essere la sua fine.

In un certo senso, i Palestinesi sono stati in scacco matto dalla caduta dell'Unione Sovietica. Essi sono stati divisi, con un mondo Arabo ostile e, fatta eccezione per gli attentati suicidi che spaventavano, ma non indebolivano Israele, non avevano le leve per cambiare la partita. Il punto di vista Israeliano è stato che lo status quo, che non richiedeva cambiamenti fondamentali sulle concessioni, era soddisfacente.
 
Una nuova quarta fase?
Come abbiamo detto più volte, la Primavera Araba è un mito. Dove ci sono state rivoluzioni, non erano democratiche, e dove sono apparsi dei movimenti democratici, non sono stati movimenti di massa in grado di cambiare i regimi. Ma ciò che è stato nel passato non è necessariamente quello che sarà in futuro. Certo, questo giro ha portato un piccolo cambiamento democratico, e non credo che ci sarà granché.  Ma posso fare delle ipotesi che il governo Israeliano non può permettersi di fare.
Non c'è bisogno di credere nella Primavera Araba per prevedere una evoluzione futura in cui paesi come l'Egitto cambiano posizione sui Palestinesi, come dimostra la decisione dell'Egitto di aprire il valico di Rafah. In Egitto, come in altri paesi Arabi, la causa Palestinese è popolare. Un governo che non avrebbe fatto concessioni reali al popolo può permettersi di fare questa concessione, che al regime costa poco ed è un modo semplice per placare la folla. Con l'eccezione della Giordania, che ha davvero paura di uno stato Palestinese, i paesi che erano ostili ai Palestinesi potrebbe essere più solidali e gli stati che erano minimamente solidali potrebbero aumentare il loro sostegno.
Questo è precisamente ciò che vogliono i Palestinesi, e la ragione per cui Hamas e Fatah hanno firmato un riluttante accordo per l'unità. Essi vedono le insurrezioni nel mondo Arabo come una opportunità storica per uscire dalla terza fase in una nuova quarta fase. La possibilità di collegare la causa Palestinese con la conservazione dei regimi nel mondo Arabo, rappresenta una notevole opportunità. Così l'Egitto potrebbe, allo stesso tempo, essere nazionalmente repressivo - e anche mantenere il trattato con Israele - pur aumentando drasticamente il sostegno ai Palestinesi.
Nel fare ciò, accadono due cose: in primo luogo, gli Europei, che sono importanti partners commerciali di Israele, potrebbero essere disposti a sostenere uno Stato Palestinese sui confini del 1967, al fine di mantenere i rapporti nel mondo Arabo e Islamico su una questione che è davvero di basso impatto per loro. In secondo luogo, gli Stati Uniti, combattendo guerre nel mondo Islamico e necessitando del sostegno dei servizi di intelligence degli Stati musulmani e della stabilità in questi paesi, potrebbero sostenere un trattato di pace sulla base dei confini del 1967.
La chiave strategica che i Palestinesi hanno adottato è quella della provocazione. Nel 2010 la flottiglia dalla Turchia, ha presentato un modello: scegliere un'azione che dall’esterno sembri benigna ma che sarà percepita dagli Israeliani come una minaccia; orchestrare l'evento in modo tale da massimizzare le possibilità di un'azione Israeliana che sarà vista come brutale; rappresentare la situazione in modo da far sembrare la provocazione una storia innocua, e utilizzare questo scenario per minare il sostegno internazionale agli Israeliani.
Data la struttura rigida della politica Israeliana, questa strategia dà essenzialmente ai Palestinesi il controllo della risposta Israeliana. I Palestinesi capiscono i limiti Israeliani, che non sono dinamici e sono prevedibili, e possono innescarli a volontà. Più sono abili, più appariranno come vittime. E il dibattito si può spostare da questa particolare azione da parte di Israele alla più ampia questione dell’occupazione Israeliana. Così i Palestinesi hanno la possibilità di uscire dalla terza fase.
Il loro problema più profondo, naturalmente, è la spaccatura tra Hamas e Fatah, che è semplicemente nascosta sotto l'accordo. In sostanza, Fatah sostiene una soluzione a due Stati e Hamas si oppone. E finché Hamas si oppone, non ci può essere soluzione. Ma Hamas, come parte di questa strategia, farà tutto il possibile - a parte abbandonare la sua posizione - per apparire flessibile. Questo farà ulteriore pressione su Israele.
Quante pressioni può sopportare Israele è qualcosa che si scoprirà presto, su cui Dagan ha lanciatyo il suo avvertimento. Ma Israele dispone di una superba contromossa: accettare una qualche variazione dei confini del 1967 e portare Hamas o a mettere in discussione i suoi principi e perdere il suo sostegno a favore di un gruppo emergente, o uscire apertamente dalle trattative. In altre parole, anche gli Israeliani possono perseguire una strategia di provocazione, in questo caso dando ai Palestinesi quello che vogliono e scommettendo che lo rifiuteranno. Naturalmente, il problema di questa strategia è che i Palestinesi potrebbero accettare l'accordo, con con l'intenzione nascosta da parte di Hamas di riprendere la guerra da una posizione migliore.
La scommessa di Israele ha tre possibili esiti. Uno è quello di tenere la posizione attuale e di essere costantemente manipolato in azioni che isolano Israele. Il secondo è quello di accettare il concetto dei confini del 1967 e scommettere sul rifiuto dei Palestinesi, come hanno fatto con Bill Clinton. Il terzo risultato, il più pericoloso, è che i Palestinesi accettino l'accordo e quindi facciano il doppio-gioco con gli israeliani. Ma allora se questo avvenisse, Israele ha l'alternativa di tornare ai vecchi confini.
Alla fine, non si tratta di Israeliani o Palestinesi. Si tratta del rapporto dei Palestinesi con gli Arabi, e delle relazioni di Israele con l'Europa e gli Stati Uniti. Gli Israeliani vogliono isolare i Palestinesi, e i Palestinesi stanno cercando di isolare gli Israeliani. Al momento, i Palestinesi lo stanno facendo meglio degli Israeliani. La questione in corso in Israele (e non con il movimento per la pace) è come rispondere. Benjamin Netanyahu vuole aspettare. Dagan sta dicendo che i rischi sono troppo alti.
Ma sul versante Palestinese, la vera crisi si verificherà se prevarrà la posizione di Dagan.  Il centro di gravità della debolezza Palestinese sta nell'incapacità di formare un fronte unito intorno alla posizione che Israele ha il diritto di esistere. Alcuni lo dicono, alcuni lo accennano e altri lo rifiutano. Una partita interessante può essere quella di dare ai Palestinesi quello che gli Americani e gli Europei stanno suggerendo – la modifica dei confini del 1967. Per Israele, la questione è se il rischio di mantenere la posizione attuale è maggiore del rischio di un cambiamento radicale. Per i palestinesi, la questione è che cosa faranno se vi sarà un cambiamento drammatico. Il dilemma Palestinese è quello più intenso e interessante - e un'interessante opportunità per Israele.


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