19/09/13

Da Istwine: Una pericolosa tendenza.



Sollecitato da più parti, il nostro Istwine ha elaborato un testo molto serio e impegnativo sulla storia del pensiero economico. Siamo onorati di riceverlo e pubblicarlo.
Buona lettura


Tutti sanno che il campionato di calcio italiano è iniziato nel 1985 ed ha quindi una storia oramai quasi trentennale. Sempre gli stessi sanno anche che l’Italia, come nazione nasce nel 1950, e quest’anno abbiamo festeggiato il sessantatreesimo anniversario. Del bagaglio culturale dei medesimi, peraltro, sarebbe un delitto non menzionare la conoscenza della prima musica per pianoforte, la cui data di pubblicazione risale al 1883. E potrei citarne altre: le prime forme di vita sul pianeta datate 1312, la scoperta del fuoco del 1614, il primo film nella storia diretto da un regista italiano nel 1993, e via discorrendo. Sono cose che sappiamo tutti, quindi chiunque volesse contribuire alla lista di fatti e avvenimenti universalmente noti, avrebbe vita facile.


Esiste però da un po’ di tempo una nuova tendenza, una moda, o forse un neologismo, qualcosa di cui comunque preoccuparsi. Si tratta della moda di inventare di sana pianta fatti, eventi e protagonisti della storia, in realtà mai esistiti. Non è proprio un gioco, perché la modalità con il quale viene fatto è spesso professionale, certamente non opera di un singolo individuo o di pochi complici. È qualcosa di più complesso e organizzato. I fatti sono descritti in maniera dettagliata e ogni aspetto viene agghindato di particolari realistici e spesso lontanamente legati a un contesto credibile. I più arditi riescono a inserire il fatto inventato in un contesto storico addirittura veritiero, quello che tutti conoscono. Ma quello che più stupisce è la bravura con il quale vengono descritti i protagonisti dei fatti mai successi. È possibile trovare intere biografie e bibliografie dei protagonisti, con titoli dai nomi tanto neutri da passare per autentici. Ma non solo, gli stessi hanno tutta una serie di relazioni con altri personaggi, talvolta inventati ma alle volte realmente esistiti. Quindi ad esempio uno può incontrare nelle sue letture, casualmente, un contesto storico autentico nel quale viene inserito un fatto del tutto fittizio del quale sono protagonisti personaggi del tutto inventati che interagiscono con personaggi reali. Il lettore avrà già intuito che si tratta di un vero e proprio dilemma, perché è complesso per il profano saper cogliere dove inizia la realtà e dove la finzione. In alcuni casi è possibile comprenderlo, in alcuni casi è molto più difficile, e io stesso ho seri problemi a distinguere l’invenzione dalla realtà, in particolare negli ultimi anni, dal momento che questa tendenza si è fatta sempre più pervasiva e ben congegnata. Per taluni credo sia diventata una vera e propria professione dato che per la maggiore discutono, suggeriscono e io direi, scusate il termine forte, propagandano la storia ed il pensiero di questi personaggi inesistenti. Vi dimostro subito come questo sia possibile e come in un certo qual senso anche istituzioni un tempo nobili come le biblioteche, siano vittime di questo preoccupante raggiro.

Prendiamo ad esempio la storia del pensiero economico. Tutti sanno che l’economia è quella scienza che che studia la condotta umana nel momento in cui, data un graduatoria di obiettivi, si devono operare delle scelte su mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi, come ci ha insegnato l’insigne Lionel Robbins, economista realmente esistito e realmente morto nel 1984. L’economia, come scienza nasce intorno al 1975 circa, quindi va da sé che Robbins se n’è occupato gli ultimi nove anni di vita. Onestamente, c’era qualcosa prima, qualche studioso sparuto, ma niente di sostanziale, prima di arrivare ad un vero impianto teorico coerente si dovette aspettare il 1975 circa, anno più anno meno. Quindi l’economia come scienza è relativamente giovane, neanche quarant’anni.

Ma tornando all’oggetto di questo articolo, ora vi dimostro in che modo la nuova moda di cui si è parlato si diffonde e si mischia a fatti e personaggi realmente esistita. Anche con una rapida ricerca su Wikipedia (una dei principali complici, detto tra noi) si nota subito che al personaggio vero, Lionel Robbins, vengono affiancati nomi di persone in realtà mai esistite, ma della quale, se cercate esiste addirittura una biografia completa, una bibliografia, interviste e in alcuni casi testimonianze video. Ecco come dunque il profano, posto di fronte ad una storia vera, quella di Lionel Robbins, sia portato a credere anche alle storie parallele. Qui Wikipedia si sbizzarrisce, in una sola pagina riesce a citare: Leon Walras, Abba Lerner, John Hicks, Friedrich von Hayek, Ludwig von Mises, Vilfredo Pareto, Eugen von Böhm-Bawerk, Nicholas Kaldor e Knut Wicksell. Tutti autori dai nomi credibili e dei quali esistono biografie e dettagliate e liste di testi a cui in alcuni poter accedere. Per dire, di alcuni autori hanno addirittura scritto i libri per renderli credibili. Va da sé che leggendone anche solo due frasi si comprende immediatamente che è tutto insensato e palesemente inventato. Ma chi va addirittura a leggere i testi? Nessuno, o pochi, quindi i più rimarranno con l’idea che ad esempio sia esistito in Italia un tale di nome Vilfredo Pareto che si è occupato di economia e sociologia. Un’assurdità. Ma le assurdità si annidano laddove la realtà sembra assurda. E l’unico modo per rendere la realtà assurda è quello di inventarla o di credere che funzioni in una certa maniera, e non c’è modo più efficace di inventarsi teorie e fatti storici. Certo, il lettore attento si renderà conto che ad esempio Böhm-Bawerk è morto nel 1914, quindi è impossibile che abbia scritto di economia, una scienza nata intorno al 1975. Era morto da tempo Böhm-Bawerk, o meglio, era circa sessant’anni che aveva cessato di non esistere. Ma nel caso di Nicholas Kaldor, morto nel 1986? Lui potrebbe essersi occupato di economia per undici anni. Peccato che neanche il presunto Kaldor sia mai esistito e i suoi scritti sono appunto totalmente inventati.

Ma per farvi capire il livello di diffusione di questo raggiro, sul web o nelle biblioteche, è possibile trovare autori che hanno scritto a riguardo, autori esistiti nella realtà che sostengono di essere stati allievi o colleghi. Il problema è che anche in questo caso la realtà si accompagna all’invenzione, e dunque tutta una serie di nomi collegati al fantomatico economista di origini ungheresi sono fittizi, veri e propri protagonisti di quello che può essere definito un romanzo infinito. Ne elenco alcuni di cui si trova traccia facilmente, giusto per evidenziare la fantasia e la competenza di questo collettivo di fantasiosi autori di falsi: Piero Sraffa, Joan Robinson, Roy Harrod, Michael Kalecki, Richard Kahn, James Meade, Luigi Pasinetti, Pierangelo Garegnani, Wynne Godley, Francis Cripps, Basil Moore, Hyman Minsky, Milton Friedman, Robert Solow, Paul Samuelson, Augusto Graziani, John Hicks. Nomi comuni, neutri e dunque apparentemente autentici. Alcuni ancora in vita, quindi presumibilmente potenziali teorici (però attenzione in questa lista ci sono alcuni realmente esistiti). Ma basta anche solo dare un’occhiata alla loro bibliografia e leggerne un passo a caso per rendersi conto comunque della fantasia dei creatori dietro le quinte. Prendiamo una famosa frase attribuita a Nicholas Kaldor, ma anche a Michael Kalecki (notate poi come abbiano pensato a ogni particolare, anche creare dei dubbi del genere, cose comuni nella realtà di tutti i giorni, come tutti sanno): «i lavoratori spendono ciò che guadagnano, i capitalisti guadagnano ciò che spendono». Cosa c’è di meglio di un aforisma anche simpatico per non dire poi sostanzialmente nulla? La leggenda, perché poi di questo si tratta, vuole che la frase volesse essere oltre che un’analisi della distribuzione del reddito e delle conseguenze in termini macroeconomici, anche un suggerimento di politica economica. Il profano probabilmente si sarebbe fatto abbindolare, e lo dico senza presunzione, ma lo studioso serio sa che un grandissimo premio Nobel come Thomas Sargent ci ha insegnato che il policy maker non può influire più di tanto sull’andamento delle cose dal momento che ha di fronte una platea di interpreti della realtà che non deve mai sottovalutare, di conseguenza l’aforisma del fittizio Kaldor (o Kalecki) è un più un motto di spirito che non una reale intuizione.

Ma se questo vi sembra assurdo, è niente. Entriamo in un territorio ancora più interessante come l’economia monetaria. Qui i creatori di questo vero e proprio mondo parallelo hanno avuto secondo me delle intuizioni fenomenali, in termini di fantasia e accuratezza. Si vede comunque che hanno appreso molto da autori come Lucas e Barro, personaggi attentissimi ai dettagli. Prendiamo un grande premio Nobel, James Tobin, premiato nel 1981 alla sola età di sei anni, che scrisse di Alexander Del Mar che egli fu uno dei più importanti economisti monetari del diciannovesimo secolo. Come avrete capito, il seppur bravo Tobin prese un abbaglio enorme. Del Mar non è infatti mai esistito e non può quindi aver mai dato nessun particolare contributo alla storia della moneta. Per curiosità ho letto qualcosa attribuito al falso economista, qualcosa sul monopolio della creazione di moneta, ma il dilettantismo mi ha portato a non andare avanti. Seppur competenti nel crearne biografia e bibliografia, gli autori in questo caso hanno destinato poca fantasia al contenuto del suo pensiero. Eppure l’economia monetaria è pieno di questi autori totalmente inventati, alcuni anche interessanti per le stravaganze del pensiero, penso ad esempio a tale Frederick Soddy, presunto Nobel per la chimica nel 1921 ma che avrebbe lasciato anche contributi in termini di economia monetaria e analisi dei casi di deflazione da debiti. Un concetto che poi non significa niente. Addirittura sarebbe stato attribuito anche a tale Irving Fisher anche se approfondendo è palese che sia un concetto presentato in maniera coerente per primo da Soddy. Poco male, non sono mai esistiti neanche loro e quindi questa spassosa querelle è appunto spassosa ma non querelle. Dopo tutto Soddy e Fisher son morti rispettivamente nel 1956 e nel 1947, e come abbiamo visto l’economia nasce come scienza esatta nel 1975, prima c’è stato qualche autore minore, ma più che altro era teoria e prassi dell’abaco, niente di scientificamente rilevante. Ne potrei nominare altri, anche per curiosità, uno se li cerca per appurare coi suoi occhi quanto siano stati professionali i novelli Esopo che ne hanno ideato le vicende storiche: Thomas Tooke e la British Banking School, Clifford Hugh Douglas, Silvio Gesell, Henry George. Per non parlare poi di alcuni come Walter Bagehot, Hjalmar Schacht (questo addirittura sarebbe stato ministro dell’Economia nella Germania nazionalsocialista, e avrebbe poi scritto cose interessanti in un famoso libro, The Magic of Money. Per dire comunque le associazioni di idee: “ministro nella Germania nazionalsocialista” e “scritto cose interessanti”. Puro fantasy.) e il già citato e mai esistito (va da sé) Knut Wicksell.

Interessante a mio avviso è anche il lavoro che è stato fatto per quanto riguarda le presunte vicende di autori del diciannovesimo secolo o addirittura diciottesimo secolo. Ne nomino solo alcuni, pluricitati ma mai esistiti: David Ricardo, Thomas Malthus, Karl Marx, Adam Smith, John Stuart Mill, Alfred Marshall, Friedrich Engels, Werner Sombart, David Hume. Questi poi vengono citati sovente, ma in maniera spesso goffa. Qui cogliere il falso è anche semplice: è impossibile che nel diciannovesimo secolo o addirittura diciottesimo, esistessero autori in grado di comprendere determinate dinamiche o addirittura avere un pensiero coerente su precisi fenomeni. Voglio dire, bisogna essere proprio creduloni per bersi una storiella del genere. Senza contare che il fuoco fu scoperto nel 1614, quindi prima di diventare razionali avrebbero dovuto aspettare qualcuno che glielo facesse notare, per intenderci. Inutile sottolineare che noi siamo fortunati a vivere in un periodo così creativo e intellettualmente appagante, anzi, sono sicuro che un qualunque economista realmente esistito negli anni ottanta, si fosse trovato all’epoca, il fuoco lo avrebbe razionalmente inventato. Non avrebbe avuto necessità di scoprirlo come hanno fatti i nostri antenati quattrocento anni fa. Comunque, la mia è pura speculazione, nessuno di quegli autori, come ho detto, è esistito, quindi inutile continuare a nominarli.

Per concludere questo saggio di denuncia seria però voglio accennare alla più diffusa delle strampalate idee: la differenza tra teorie economiche. Questa è forse il più pervasivo e onnipresente mito di tutta la disciplina. Per analizzarlo, seppur brevemente, devo citare un autore che non ho ancora citato: John Maynard Keynes. Questo autore avrebbe dato il via a una scuola, i keynesiani, che si opporrebbero a un’altra scuola, gli economisti. Non voglio insistere più di tanto perché è una storiella proprio mal costruita, forse la meno riuscita. Dopo tutto il trucco per capire l’impossibilità lo avrete già capito, Keynes sarebbe morto nel 1946, quindi 29 anni prima dell’inizio della disciplina, quindi, senza girarci attorno, cosa avrebbe potuto inventare? Nulla. Infatti è un mito, il più diffuso fra tutti e anche il più dispendioso, dato che numerosi autori di fama internazionale ci sono cascati in pieno.

Va detto che per quanto io, benché preoccupato, apprezzi il lavoro di ideazione di questo gigantesco falso, ho trovato a un certo punto anche di dubbio gusto l’esagerazione. La quantità di nomi e fatti è eccessiva e secondo me la situazione è un po’ sfuggita di mano, insomma, hanno voluto strafare. Ogni tanto ne incontro qualcuno nuovo, palesemente falso (io ormai ho il fiuto): Thorstein Veblen, John Kenneth Galbraith, Paul Davidson, Tony Thirlwall, Joseph Schumpeter, Carl Menger, Friedrich List, Simon Kuznets ecc. Ho anche perso la voglia, onestamente. 

Vi lascio con un’immagine che ho trovato, molto divertente, che in un certo qual senso ricorda i mondi fantastici di Tolkien, con tutta una serie di dinastie e veri e propri alberi genealogici. Oramai sarete in grado di cogliere chi è esistito e chi no, basta una semplice occhiata alla data di morte e nei casi più ostici (come Kaldor), il buon senso, quello che tutti hanno.

 


61 commenti:

  1. Matrix.
    Grazie Carmen, grazie Istwine.

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  2. Qualcuno ancora più perfido, sostiene che prima dei classici, prima del 1776, siano esistiti economisti!
    E tratteggia una linea che da essi porta a questo Keynes.

    Qualcun altro aggiunge un certo Proudhon, nome evidentemente falso dato che richiama il prurito, il quale, attraverso il già nominato Gesell, porterebbe pure a questo Keynes.

    C'è pure chi favoleggia di un certo John Law, Joe la legge, ma si può, come se fosse un cartone animato, che avrebbe introdotto la carta moneta nel 1700, quando tutti sanno che le banconote hanno incominciato a circolare solo nel 1971!

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    1. E ne ho saltati diversi, Giorgio. Quanti conoscono Nicholas Johannsen noto anche come J.O.O. Lahn? Ben pochi, eppure arrivò ben prima di Keynes (che infatti lo cita) a molte sue intuizioni (domanda effettiva, risparmio-investimenti, moltiplicatori ecc). Qui una retrospettiva breve:

      http://books.google.it/books?id=Gi1-hW3cfo4C&pg=PA327&lpg=PA327&dq=johannsen+dissenting+economists&source=bl&ots=V2PX9zzyjH&sig=-QqLBIokC52P3lFEl0AfMpA329c&hl=it&sa=X&ei=KAw8UraTJYv44QSvxoCoBA&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q=johannsen%20dissenting%20economists&f=false

      Vedete come poi se uno cerca trova tante cose interessanti e gli "autodidatti" tanto bistrattati da questi tristissimi PhD l'hanno creata la disciplina. E parlo dei Marx, Gesell, Del Mar, Soddy e tanti altri. E Ricardo cos'era se non un practitioner? E Keynes?

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    2. Certamente!

      La cosa più interessante è scoprire quanti siano divenuti economisti, cioè si siano occupati di economia, dopo aver svolto una qualche attività economica e in particolare dopo che la loro attività economica era stata travolta dalla depressione economica (come Gesell o Abba Lerner) o abbiano rivisto completamente le loro idee dopo una depressione (come Fisher, che perse la casa nella depressione post 1929, o Keynes).

      I tristissimi Phd, come molti altrettanto tristissimi professori, hanno la testa piena di "ricette preconfezionate" e mancano dell'intelligenza, e/o dell'umiltà, necessarie per rendersi conto dei limiti di queste ricette e per cercare di superarli.

      :)

      P.S.
      Non volevo completare l'elenco. Aggiungerei però anche Myrdal. :)

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    3. Ma figurati Giorgio. Ne ho dimenticato molti, tipo Robertson o Harcourt che so, o tanti altri, comunque son tutti nomi che cercando uno trova, facendo collegamenti, lo scopo era proprio quello, dire: guardate cosa esiste, leggete e fatevi un'idea. Io non voglio guidare nessuno, solo fare dei nomi che spesso neanche vedi citati in storie del pensiero economico, come Soddy o Del Mar.

      Quando Ezra Pound scrive: "Dire che uno stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri", ha un'intuizione perfetta. Ed è verissimo. Ma non lo vogliono capire, perché non conoscono né i meccanismi, né la storia, né ragionano. Ezra Pound era un poeta acclamato, considerato un grande da Pasolini, per dire. Poi però per la vulgata dominante è diventato un pazzo fascista.

      Ed è pieno di storie del genere.

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  3. " Tutti sanno che l’economia è quella scienza che che studia la condotta umana nel momento in cui, data un graduatoria di obiettivi, si devono operare delle scelte su mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi, come ci ha insegnato l’insigne Lionel Robbins, economista ..."

    ed invece non tutti sanno che "l'economia" è una scienza sui generis, dove anche nel caso in cui dati certi postulati ed assiomi si ricavassero LOGICAMENTE teoremi e conseuenza non contradditorie, nulla può essere detto di "certo" e di SICURAMENTE "prevedibile" riguardo la realtà degli umani;
    riguardo il futuro, "noi non sappiamo" diceva saggiamente keynes.piuttosto gli assiomi , quelli sì, hanno un FORMIDABILE valore ideologico, fanno intendere, per chi SA INTENDERE, da che parte sta chi si fa araldo di certi ASSIOMI.
    per cui alla base dell'economia NEOCLASSICA, quella che tifa per il sistema capitalistico, tanto per capirci, c'è l'idividualismo metodologico.epperò se devo operare delle scelte (consumare o investire?) DATI (RIPETO: DATI) i mezzi "scarsi" disponibili è più conveniente per me essere un disoccupato o un ricco possidente?
    come dire, nell'ambito dell'economia neoclassica, di cui istwine è evidentemente paladino scompare il problema ,FONDAMENTALE, dell'ingiustizia e della redistribuzione del prodotto sociale


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    1. Non essendoci altro di "certo" che la morte e le tasse, non bisogna credere a tutto ciò che riguarda i mezzi "scarsi".

      ps riprendo posizione occhieggiando i lievi gorghi e le fini increspature sul maestoso flusso della corrente.

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    2. Mi sa che ti sei buttato un po' avanti senza sapere di cosa, e di chi, stai parlando... Istwine neoclassico! la insostenibile leggerezza dell'ironia..

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    3. La definizione di Robbins è molto discutibile, anzi per me è certamente falsa. :)

      Quando realmente i mezzi sono scarsi, cioé tipicamente in caso di guerra, gli economisti sono regolarmente sostituiti dai tecnici, e la produzione e la distribuzione sono interamente pianificate.

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  4. "Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato"

    " L'Ortodossia consiste nel non pensare — nel non aver bisogno di pensare. L'Ortodossia è inconsapevolezza. "

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  5. infatti, avevo dato una "sterzata" ironica al commento precedente
    aggiungendo (ma non lo hai pubblicato):

    istwine, la notte in cui le TUTTE vacche sono nere..

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    1. Oddio, ironia sull'ironia dell'ironia...mi ci ero persa!

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  6. Amo quest'uomo !!
    ... ma non sono sicuro che sia mai esistito ...

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  7. nella mia biblioteca possiedo alcuni volumi di Vilfredo
    Pareto editi dalla U.T.E.T. GFC

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  8. Scusate se scrivo qui e probabilmente non verrò postato o verrò cestinato per non coerenza con l'argomento. Per altro mi scuso ma l'articolo non ho ancora avuto il tempo di leggerlo. Scrivo qui perchè ho visto che l'autore è tale Istwine e nelle ultime sere mi sono letto molti dibattiti passati su MMT e via dicendo.
    Premetto di non essere nè un accademico nè un profondo conoscitore di teorie e storia del pensiero economico. In tutti i vostri dibatti mi sfugge però sempre una cosa che secondo me dovrebbe stare alla base di ogni ragionamento economico e cioè la dignità dell'essere umano e il suo diritto alla vita. Quindi: Istwine piuttosto che tutti coloro che hanno criticato la MMT (accademici e non) mi sanno proporre un qualcosa di concreto dalla A alla Z che sia in uno Stato applicabile per risollevare la situazione attuale e soprattutto per ridare dignità alle persone? Sapete indirizzarmi su una teoria concreta quanto a mio avviso lo è la MMT che proponga una soluzione alla crisi non economica finanziaria ma del concetto di vita dignitosa che oggi siamo costretti a vivere sulla nostra pelle?? In tutti i dibattiti che ho letto mi sembra sempre che l'accento sia posto su quello che non potrebbe funzionare, sull'aspetto che non viene approfondito, ecc ecc.. Io dico: ok, ma allora la soluzione per voi qual'è? Cosa mi insegnate? Che messaggio sapete trasmettere a me rozzo ignorante spremuto dalla vita che non ho il tempo di farmi tutte ste seghe mentali su quale sia il male oggi e quali le soluzioni concrete?
    Perchè credo che questo dovrebbe essere il centro di ogni discorso economico, la dignità umana, e se c'è un pregio nella MMT che io trovo è proprio questo, il bene della collettività. Io non so davvero giudicare se l'applicazione in toto dei principi della MMT non possa portare a delle contraddizioni ma credo valga la pena aver fiducia in qualcosa che per la prima volta centra davvero l'interessa sul vero obiettivo piuttosto che star solo a sottolineare quali potranno essere i suoi difetti. Chiedo: saranno davvero tanto catastrofici rispetto a quelli che già la gente vive sulla propria pelle che non meriti nemmeno di esser perseguita? E se pensate di no ditemi, indirizzatemi su qualcosa che secondo voi possa funzionare, ma che al centro abbia l'uomo e la sua dignità, e non accademia.
    Grazie a tutti e grazie se vorrai pubblicare il mio sfogo

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    1. denni_rebel,

      Io non metto in discussione la buona fede degli autori MMT, per quanto alcune loro teorie mi sembrano così forzate che mi portano di per sé a credere ci sia una malafede. Non certo negli attivisti, ma in alcuni autori sì. Nel senso che alcune forzature dovute al fottersene del debito estero lasciano perplessi, dette da uno statunitense (la MMT ha base negli USA). Voglio dire, l'unico Stato che si può permettere tutto ma proprio tutto l'impianto MMT sono gli USA. Noi non siamo negli USA e certi privilegi non li abbiamo, per questo dico che per quanto possano prometterti il paradiso, a conti fatti certi problemi si presenteranno.

      Tutto qui. Poi molte cose che dicono posso anche condividerle io, ma razionalmente non posso basarmi sui buoni sentimenti. Anche il liberista è convinto che lasciar fare al mercato sia il modo più adatto di premiare gli individui e di permettere l'accesso a tutti, tramite meritocrazia ecc ecc. Io non condivido, ma se lui mi venisse a dire "è il modo migliore per dare la possibilità a tutti di partecipare alla vita economica", io che gli dico? Che mi fido perché me lo dice spinto da buoni sentimenti? Non posso. Ecco, lo stesso discorso vale per la MMT. Non bastano i buoni sentimenti.

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    2. Del resto anche l'Euro alla sua fondazione fu spinta da buoni propositi.. no?
      Perché la moneta unica "ci avrebbe resi tutti più responsabili" bla bla..
      .."anche i paesi emergenti avrebbero avuto le stesse opportunità" bla bla..
      ..la moneta unica "ci avrebbe costretti ad essere più solidali" bla bla..
      ..eccetera.

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    3. Ma, a dirla tutta, la MMT non ripropone molto di quanto già detto e stradetto da Keynes e Post-Keynesiani? Inoltre, come sottolineato bene da Istwine, il succo centrale è che la MMT, americana, si pone con un certo "surplace" in merito al debito estero. Per forza, la loro è la moneta di riserva di mondiale e principale mezzo di scambio fra paesi esteri...chi, al mondo, potrebbe sostenere il debito estero americano? Nessuno. Proviamo a chiedere alla Spagna...

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. Flavio,

      Questo è. Non dicono nulla di nuovo, e quello che c'è di nuovo è sbagliato, che lo vogliano o meno. Io posso capirlo dagli attivisti, ma che Wray mi venga a dire che qualunque valuta è accettata...

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    6. Posto qui io i commenti di deni rebel che in un primo momento avevo eliminato, avendo trovato irritante e irrispettoso il modo incalzante e indagatorio di far domande della seconda parte. Effettivamente lo è, ma poi a ben vedere il tono generale resta civile e desideroso di apprendere, onde, se Istwine crede e può, risponderà. Ce ne avvantaggeremo tutti.

      da deni rebel:

      @ istwine 1

      Ciao,
      premetto che da quello che ho letto anche relativamente a dibattiti passati ti ritengo una persona competente e preparata, sicuramente in buona fede anche nelle tue critiche o nell'avanzare i tuoi dubbi su questo o quello.
      Quello che io contesto a tutti quelli che capiscono qualcosa di economia (e quindi anche a te pur non sapendo chi tu sia e che margine d'influenza tu possa avere) è che ne parlano come un qualcosa che è accessibile ad una cerchia ristretta di privilegiati, senza secondo me considerarne a pieno le implicazioni (ad oggi devastanti) che ha sulla vita reale delle persone.
      Ecco, in quest'ottica la tua risposta è stata pienamente allineata: non ti chiedevo di mettere in dubbio la buona fede o meno degli MMTers o dei loro divulgatori, ti chiedevo di propormi o indirizzarmi su qualcosa di altrettanto concreto (perchè come puoi ben constatare se c'è un pregio della MMT e dei suoi divulgatori in Italia è che arriva alle persone, le mette al centro del dibattito e cerca di fornirle i suoi strumenti per rendere attivamente partecipi a quelli che oggi sono i problemi reali perfare delle scelte e dare dei giudizi in termini di politiche economiche, che oggi sono tutto ma di cui nessuno capisce niente e alle quali si vuole tenere la gente lontana).
      Io spero tu riesca ad intuire il nocciolo del mio discorso e che non prenda la cosa come una critica personale, so che sono molto generalista data la mia poca competenza tecnica e tu mi dirai che non è così semplice, che è complesso, ecc ecc.
      Dato atto che tu non condividi la MMT in certi aspetti così come l'idea di affidarti al libero mercato vorrei capire allora che proposte avresti tu (o quali proposte d'altri avendole studiate suggeriresti), quali i punti che condividi della MMT e quali quelli da rivedere e come.
      Io non posso credere che chi sostiene il libero mercato sia in buona fede perchè i risultati sono sotto gli occhi di tutti, viceversa non ho prove concrete di applicazione della MMT nel suo complesso e non concepisco la non volontà di instaurare un dibattito costruttivo e soprattutto la non volontà di arrivare tra le gente.

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    7. Continua da denni rebel:

      @ istwine 2

      Se io oggi sono qui a scrivere certe cose è perchè una persona brutta (e penso lo sia davvero a livello personale pur non conoscendolo) come Barnard è riuscito ad insinuare in una persona come me il cui più grande problema credeva fosse Berlusconi il dubbio che altre logiche ed altre dinamiche ben più elevate meritassero l'attenzione e di essere capite. Perchè altri non fanno lo stesso? Tu che così ben conosci l'economia e la sua storia chiedo cosa fai portare alla gente le tue conoscenze perchè le cose un giorno possano cambiare?
      La mie domande allora sono?
      - sei d'accorso o meno che il centro di qualsiasi discorso di ambito economico non possa che essere la dignitià della vita umana e che solo in quell'indirizzo si possa ragionare per ritenersi in buona fede?
      - se si cosa condividi dell'approccio MMT e cosa invece non condividi e quali allora le tue idee soprattutto per stati minori come l'Italia rispetto agli USA per fare in modo che la gente comune possa avere una vita dignitosa?
      - ritieni che la situazione odierna sia davvero molto migliore della situazione a cui potrebbe portarci l'applicazione della MMT per quegli aspetti che non vengono a tuo avviso affrontati in modo adeguato?
      - hai mai affrontato queste tematiche con "tecnici" della MMT attivando un dibattito costruttivo e quali le conclusioni?

      Se vorrai rispondere grazie in anticipo. Non prendere tutto ciò come un attacco personale ma mi fa rabbia in tutti i dibattiti che ho letto (probabilmente non tutti!) con te protagonista (così come di altri) non aver mai avuto la sensazione di trovare nelle tue parole la volontà di una partecipazione attiva e costruttiva a sostegno delle tue critiche o idee.
      La mia idea è che se studi economia e sei in buona fede il tuo unico scopo ultimo debba essere arrivare tra le gente e mettere in moto un meccanismo costruttivo di cambiamento, se no le tue idee non son servite a niente.

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    8. Figurati denni, non mi offendo e capisco bene che intendi. Il fatto è che ovunque ti giri, qualunque teoria mette al centro l'uomo. Anche i liberisti mettono al centro l'uomo e la sua libertà personale, è un altro punto di vista, condivisibile o meno, ma è un altro punto di vista. Non di certo partono dal volerlo distruggere o che, a parole. Quelle sono le conseguenze di alcune politiche. Sul liberismo poi io ho anche dei dubbi, perché nella realtà a conti fatti esistono solo monopoli e oligopoli e il liberismo è per i poveracci, ma questo concetto non è mio personale, è proprio il punto di partenza delle teorie keynesiane, di cui la MMT fa parte.

      Ti dico anche che non credo che Barnard sia una brutta persona, non lo conosco personalmente, ma so che si occupa anche di altro oltre il giornalismo e non son cose che farebbero tutti, quindi il mio giudizio sulla persona Barnard è diverso. Non credo neanche sia un complottista come lo descrivono, né uno sciocco, né un arrivista, anzi, sull'informazione ha scritto cose interessanti e attaccato molti paladini, come li chiama lui, ben prima che fosse moda. Credo però che abbia preso un abbaglio nello sposare completamente le idee della MMT. Tutto qui.

      1) Son d'accordo, il centro dovrebbe essere la dignità umana e l'interesse della collettività. Su questo però ci son dibattiti dai tempi di Aristotele, e io non credo di poter dire qualcosa di più intelligente.

      2) Le idee della MMT non sono sbagliate tutte. Alcune cose che secondo me son sbagliate sono però tecniche, e le ho scritte se hai letto miei interventi, più volte. Ad esempio l'idea che l'export sia un costo e l'import sia un beneficio è un'idea molto discutibile, anzi, è un'idea che in realtà può andare bene quasi solo per gli USA, ma neanche tanto. Una politica del genere è pericolosa anche per la situazione interna, perché molte aziende da cui potresti comprare non vendono, perché tu compri all'estero, e questo non capisco come sia a favore della dignità delle persone o per l'economia di un paese. Neanche una politica votata all'export è sana, ma c'è differenza tra una politica mercantilista (votata all'export) e dire che l'export è un costo. Con l'export tu ricavi la moneta che ti serve per importare, quindi come potrebbe essere un costo?

      Questo è un esempio di confusione della MMT per me. Ma anche l'idea che l'Argentina è in difficoltà perché non ha implementato la MMT come dice Barnard, è una sciocchezza. Il problema è sempre una questione legata al fatto che l'Argentina ha bisogno di dollari, e perché ne ha bisogno? Perchè il dollaro è la valuta internazionale, e quindi tutta la costruzione MMT cade, a conferma che solo il dollaro e gli USA hanno dei privilegi. Capisci?

      3) No, la situazione odierna è drammatica. Ma quello che migliorerebbe la situazione è keynesismo standard, non tanto MMT. MMT è un marchio che significa poco, se poi alla fine il problema è che bisogna spendere, quello lo dice qualunque economista keynesiano.

      4) Ne parlai con Barnard, e ho letto diversi dibattiti tra autori MMT e non. Tipo Sergio Cesaratto contro Wray ecc. Li trovi sul web, le conclusioni sono che ognuno rimane nelle sue posizioni!

      Io posso comunque arrivare alla gente, ma non è quello. Qualunque teorico di qualunque scuola spaccia la propria tesi come buona per tutti, sta al lettore capire quali sarebbero le reali conseguenze. E le reali conseguenze della MMT non sono così buone come descritto, se si pensa che il debito estero non sia un problema. Qui sta tutto il succo del discorso.

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    9. Ciao Istwine, anzitutto grazie per aver compreso il senso generale del mio messaggio e grazie a Carmen per averlo postato.
      Cerco di chiarire le mie posizioni e quali i chiarimenti/indirizzamenti che da te vorrei avere per ampliare quantomeno la mia ottica di valutazione.
      1) se siam d'accordo che il centro di ogni discorso debba essere la dignità della vita umana in quanto tale, in relazione soprattutto alle capacità che l'umanità ad oggi ha sviluppato, e ipotizziamo che chiunque proponga (o persegua nei caso dei Governi) una sua idea di politica economica sia in buona fede, allora mi aspetto che di fronte ad una situazione come quella odierna sia egli stesso il primo a mettere in dubbio le sue scelte/idee. Io purtroppo questo ad oggi nei luoghi che contano non lo vedo, quindi ritengo che una certa volontà (conscia o da "ignorante" che sia) di mantenere uno status quo delle cose con le conseguenze che si hanno sulla maggioranza delle persone a vantaggio credo di altri interessi sia veramente al limite del criminale per dirla alla Barnard. Se io ricercatore ritengo di aver scoperto che con acqua e zucchero posso curare la malattia X che fino ad oggi poteva esser curata con il solo farmaco prodotto dalla ditta Y mi confronto a livello accademico per validare e migliorare eventualmente la mia idea ma poi mi batto convinto in buona fede che sia vera perchè la gente ne usufruisca anche se in ciò troverò l’opposizione ferrea di chi conta ed ha interessi. Così credo debba essere per chi ha voglia di cambiare lo status quo esistente. CI sia un confronto a livello accademico tra punti di vista differenti ma magari con punti in comune, confrontiamoci noi stessi a livelli più bassi (parlo per me almeno), troviamo punti di contatto che mi sembra di capire ci siano, superiamo controversie caratteriali/personali e contribuiamo ad istigare quantomeno nelle persone la curiosità di capire quale possa essere una nuova prospettiva. Finchè tutte le parti propongono un'unica soluzione a cui cambiano il trucco agli occhi siamo alla frutta, e te lo dice uno che fino a due anni fa credeva che Berlusconi fosse il male del mondo..

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    10. 2) MMT: mi rendo conto a volte di aver abbracciato la MMT troppo strettamente senza aver tutte le capacità e i mezzi per giudicare dalla A alla Z ed è per questo che son contento di poter discuterne. Quello che mi ha persuaso è l'impianto estremamente logico a mio avviso con cui vengono ribaltate tutte quelle che sono le convinzioni con cui io, e direi in generale molti ad oggi sono cresciuti. Allora ritengo che per una discussione proficua forse il piano di discorso andrebbe spezzato in più parti (ovviamente non ti voglio rubare tempo se certe cose le hai già scritte o le han già scritte altri, spero che tu leggendo possa anche solo capire le mie perplessità ed indirizzarmi a altri dibattiti/articoli/pubblicazioni dove io possa avere spunti senza per forza una tua spiegazione diretta qualora non lo ritenessi). I piani a mio avviso sono almeno due: il primo sono le fondamenta su cui poggia tutto l’impianto MMT (io lo chiamo così ma magari altri già avevano avuto le medesime intuizioni e non conosco per ignoranza) e cioè, molto in sintesi, il fatto che uno Stato a moneta FIAT sovrana possa attuare una spesa a deficit positivo in teoria senza la necessità di finanziarsi emettendo titoli o bilanciando con il prelievo fiscale, mantenendo quindi un “debito” che diviene necessario e attuando tassazione (che temporalmente non può che avvenire dopo l’atto di spesa) o emissione di titoli come strumento di politica economica. Questa chiaramente non è una mera stampa di denaro bensì un imput al settore privato interno che lo Stato fa. Io credo che se si condivide questo (e se non lo condividi mi piacerebbe capirne il perché) già si è in possesso di una base solidissima con cui si potrebbe istigare nella gente quanto meno l’idea che tutte le politiche e convinzioni sul debito odierne sarebbero da guardare in un’altra ottica: in sostanza, noi possiamo pretendere dallo Stato che operi una spesa ed una politica monetaria nell’interesse della collettività.

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    11. Il secondo piano sono tutte le implicazioni e le proposte che la MMT fa a partire da questa “descrizione” del funzionamento reale di una moneta FIAT sovrana e quindi rapporti con il settore estero, sistema bancario privato diverso, ecc ecc. Mi incuriosisce molto capire quale tu ritieni essere il problema circa il settore estero ma proprio perchè io non credo di avere tutti gli strumenti per capirlo. Io credo che l’affermazione base che l’import sia ricchezza reale e l’export perdite reale sia vera in termini di definizione del tutto generale: se considero i beni reali come ricchezza e la moneta di stato come l’olio del motore per un’economia capitalista basata sui consumi, io in cambio della mia moneta di Stato che ho speso a deficit positivo per mettere in moto la macchina dei consumi interna ottengo beni reali di consumo, ricchezza reale, credo questo sia il senso della cosa. E’ ovvio poi che nel mondo reale le cose son differenti, ed in questo il mio misero giudizio è che entra in gioco il sistema di cambio fluttuante: la tendenza sarà quella di avere un equilibrio sulla bilancia commerciale salvo scelte politiche diverse perché importando più di quello che esporto avrò svalutazione e quindi maggiore appetibilità dei miei beni verso l’estero che quindi controbilanceranno la cosa con un inversione di tendneza. Non ho mai sentito nessuno affermare che la MMT sia per import a manetta, è impensabile, ma il tutto secondo me è una rivisitazione del concetto di ricchezza reale, ciè i beni reali di consumo. Assurdo quindi un’economia volta solo alla competizione per la vendita estera che crea meccanismi di svalutazione del costo del lavoro per fini meramente mercantili di competizione. Ma forse la tua idea mi sembra di capire è che questo è un mondo ideale (e io un po’ idealista sono) e allora ti chiedo quali le implicazioni da considerare. Ad esempio, perché il dollaro è considerato valuta internazionale, moneta di riserva, in che senso? Riserva per cosa se io non sono legato ad esso nelle mie politiche di spesa da un cambio fisso? È una scelta l’avere dollari come moneta di riserva o un’esigenza a cui non ci si può sottrarre? Se è un’ esigenza forse tu intendi che potrebbe esserci il caso in cui nessuno sia disposto a comprare e quindi ad accettare la mia divisa monetaria? Perché questo?

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    12. 3) Non mi intendo molto di definizioni e non so esattamente cosa sia il keynesismo standard: se però si tratta di spesa a deficit senza l’incubo di doverla finanziare (e quindi dipende se condividi la descrizione del funzionamento di una moneta FIAT) ma attuata per garantire occupazione (non stampo soldi per regalarli), per garantire infrastrutture, istruzione, sanità, difesa, ecc ecc ben venga, MMT o meno, e ben venga qualsiasi forma di collaborazione,attivismo, discorso da bar o università volto a coinvolgere più persone “Normali” possibili su temi che oggi sono considerati eresie allo stato puro!
      4) credo che punti di vista differenti possano coesistere in un’ottica comune, non credo in verità assolute ma in evoluzioni che abbiano però lo scopo ultimo di migliorare le cose. Credo che quello che manca oggi è la radicalità di pensare ad un mondo diverso, che possa funzionare su logiche anche diametralmente opposte a quelle che crediamo le unichè. Ho letto alcuni saggi di Parguez (che non credo sia un MMTers e per certi aspetti per me sono stati molto difficili), non so cosa pensi di lui, ma mi piace molto la sua idea di Stato come unico reale possibile investitore nel futuro e nella collettività, a prescindere che le soluzioni da lui proposte siano applicabili in toto o meno, futuro e collettività!
      Carmen non odiarmi se ho scritto “le mie prigioni”!

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    13. @denni_rebel@Istwine: scusate innanzitutto, veramente (lo dico con sincerità) l'intromissione. Se posso dico la mia, anticipando quello che di sicuro Istwine dirà in seguito. Sono cose già dette. Innanzitutto sul punto 1) credo che gran parte di noi siamo tutti d'accordo. Sul punto del dollaro come "moneta di riserva globale" ti rimando qui http://www.costituzionalismo.it/articoli/406/. Leggilo, soprattutto i punti 2.4. e 4.1 e capirai perché è facile fare la MMT negli USA ma leggermente diverso per le nazioni che non hanno come capitale Washington.
      Altro punto dolente, la MMT sbatte su uno scoglio arduo, il vincolo della bilancia dei pagamenti. Che tu sia un paese con sovranità monetaria, che tu applichi “spesa a deficit” per il settore privato, che tu tuteli i tuoi cittadini, che tu adotti un sistema di cambi flessibili, avrai sempre un "Balance of payments constraint": al crescere del reddito dei tuoi cittadini, cresceranno le tue importazioni (essendo queste in funzione del reddito disponibile). Non puoi indebitarti, a meno che tu non sia gli USA, con l'estero all'infinito. Prima o poi ti presenteranno il conto. Tale conto chiamasi NIIP (Net International Investment Position): quando arrivi vicino al 50% in rapporto al PIL, i “mercati” iniziano a ritirare i crediti che in precedenza ti avevano concesso per finanziare i tuoi persistenti deficit BoP. E’ il cosiddetto bias deflazionistico che vige con l’attuale sistema monetario, tutto sbilanciato sui paesi debitori.
      Sulla moneta FIAT: tutte le monete lo sono state in passato, approssimativamente fino al 1700. Perché era l’autorità a dar loro valore. Cioè era l’autorità del sovrano a relegare al materiale indicato per la coniazione della moneta (fosse bronzo, argento, oro o carta) un valore, ed essere accettato come mezzo di pagamento per la riscossione delle tasse. Il valore di tale moneta era integro fino a quando l’autorità di quel sovrano non decadeva. Dal 1694 si è invece pensato, creando la Bank of England, di rendere il monopolio di emissione di moneta legato al circuito privato (cf. Alexander Del Mar) delle banche. Sostanzialmente, fino ad oggi il sistema economico si è basato sull’emissione di moneta credito da parte delle banche commerciali. Ti suggerisco questo http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10812 Ciao.

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    14. Ciao Flavio,
      nell'attesa di un'eventuale risposta di Istwine ti ringrazio per il tuo intervento.
      Mi rendo conto che probabilmente è inutile portare avanti dibattiti di questo tipo su un blog perchè non si arriverà mai ad un dunque, già parlando di persona è difficile ma scrivendo ancora di più.
      Ho letto gli articoli che mi hai consigliato ma sinceramente (probabilmente per mia ignoranza) non ci ho trovato nulla di sconvolgente o che metta in discussione quanto portato avanti dalla MMT per quanto ne riguarda l'impianto generale.
      Mi sorge però una considerazione del tutto personale e facilmente opinabile che mi sento di fare: ho come l'impressione che la maggior parte dei tecnici dell'economia o di chi ha una preparazione di un livello sicuramente maggiore al nulla mio (mi fondo solo sulla logica nel cercar di capire le cose e non su basi economiche solide in termini storici/tecnici) abbia come un vincolo autoimposto sullo status di funzionamento delle cose odierno da non aver nemmeno la forza di immaginare qualcosa che possa essere diverso. Mi sembra che certe logiche che io nella MMT ho trovato assolutamente ferree e fondate, anche se lontanissime dallo satus attuale delle cose, vengano un po' rigettate o si abbia difficoltà a provare a capirle nella loro essenza perchè stridono in tutto con quelli che sono tutti i meccanismi attuali. Con ciò non voglio dire che la MMT sia tutto o non abbia incongruenze (che io ora non riesco ancora a vedere a pieno) o migliorie e sicuramente ci sono basi autorevoli su cui si fonda che però io non conosco e non riesco ciitare unificando tutto sotto quel nome: però mi sembra che per certi aspetti metta talmente in discussione tutto che uno che ha delle basi su cui è sempre stato abituato a ragionare (eterodosso o ortososso che sia) non riesce ad immaginare qualcosa di così diverso.
      Ti riporto di seguito un passaggio conclusivo di un articolo di Wray che avevo letto in rete e probabilmente avrai letto che mi sembra esprima bene questo concetto, almeno per un profano come me :

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    15. "..La domanda che rimane è se ciò dipende dalla potenza egemonica degli Stati Uniti, o è il risultato, per lo più, di regole autoimposte adottate dalle altre
      nazioni. Cominciamo col riconoscere che gli Stati Uniti sono l'unica superpotenza rimasta, e che esercitino il potere politico e militare nei propri interessi percepiti. Gli Stati Uniti potrebbero, se volessero, far saltare qualsiasi nazione a pezzi e potrebbero probabilmente far cadere qualsiasi governo e imporne uno
      più ben disposto ad ascoltarli. Si potrebbe forse costringere una nazione ad adottare un comitato valutario basato sul dollaro. Si potrebbe probabilmente annettere qualsiasi nazione e assoggettare la popolazione a tutti i poteri sovrani imposti ai cittadini degli Stati Uniti. Questo potrebbe essere fatto, forse è stato fatto, con nazioni relativamente deboli dell'America Latina, e con poche ripercussioni a livello mondiale. Sarebbe più difficile farlo con grandi paesi
      OCSE, ed è dubbio che gli Stati Uniti abbiano tentato di farlo, o anche avrebbero voluto tentare di farlo. Sembra molto più probabile che la maggior parte delle nazioni in tutto il mondo, che sono in possesso di grandi riserve di dollari (di nuovo, incluso il debito del Tesoro), facciano così, in base a quello che vedono essere nel loro proprio interesse.
      Sì, questo è probabilmente dovuto, in parte, alla vastità dell'economia degli Stati Uniti - l’elefante del mondo. Tuttavia, il desiderio di tenere riserve in dollari non potrebbero mai essere soddisfatto se gli Stati Uniti non avessero deficit commerciali (in particolare dati i bassi livelli di aiuto pubblico offerti dagli US). I
      deficit commerciali USA, a loro volta, richiedono che il resto del mondo, nel suo complesso, desideri vendere di più negli Stati Uniti di quello che è disposto a comprare dagli Stati Uniti. Bisogna essere in due per ballare il tango. Dato il desiderio del resto del mondo di accumulare riserve in dollari e la sua mancanza
      di volontà di consumare prodotti USA, gli Stati Uniti sono "costretti" a trarre reddito da signoraggio. Se, per esempio, il Giappone e Eurolandia avessero deciso di pompare le loro economie in misura sufficiente ad eliminare le loro eccedenze commerciali, anche loro sarebbero stati "costretti" a raccogliere un
      po' di reddito da signoraggio - e negli Stati Uniti il reddito da signoraggio probabilmente diminuirebbe quanto le esportazioni verso quelle nazioni sono aumentate. L’argomento che si oppone è che solo gli Stati Uniti possono eseguire persistenti disavanzi commerciali senza causare un deprezzamento del
      tasso di cambio. Forse, ma anche questo richiede "due per ballare il tango". Finché il resto del mondo vuole più riserve in dollari, il dollaro rimarrà forte anche in presenza di una deficit commerciale degli USA. Secondo le attuali "regole del gioco", adottate dalla maggior parte delle nazioni del mondo, il successo
      economico nazionale si misura dalla quantità di riserve accumulate in dollari - proprio come le nazioni mercantili misuravano il successo dagli afflussi d'oro.
      Forse, se gli economisti comprendessero i principi della sovranità, la partita sarebbe giocata diversamente."

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    16. Concludo rinnovando il senso generale che aveva fatto nascere il mio primo post perchè capisco che stare a discutere dei singoli punti di convergenza/divergenza non porta a molto. Sapendo che voi non condividete a pieno la MMT per qualsivolgia motivo, mi sapreste indicare o indirizzare a delle proposte concrete alternative (chiaramente non per forza vostre ma da voi condivise) che coprano i "buchi" lasciati dalla MMT al fine di poter ipotizzare una risposta/azione politica concreta? Tutto quello che è stato la MMT in Italia ha portato come sapete a dell'attivismo tra la gente comune, a stilare un programma MMT comprensibile vi assicuro anche a mia nonna, mi sapete indicare o indirizzare a delle proposte che siano rese in modo altrettanto terra terra così che possano essere imbracciate da dell'attivismo politico e discusse tra le gente? Perchè se no finiamo che che se tutto va bene ci troveremo negli anni sempre personaggi che decidono delle nostre sorti proponendo ricette economiche che tanto la gente non capisce e non sa giudicare. Van bene tutti gli onanismi accademici ma se non provate ad arrivare alla gente con le proposte e mantenete questo velo che vi rende ingiudicabili a me viene il dubbio che la buona fede non ci sia! (e scusate il VOI che non è riferito a nessuno di voi in particolare ma in senso generico.) Ciao!

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    17. Ciao Denni, allora, innanzitutto, da quello che ho capito io, ti posso dire che c'è stata una scelta nel 1944, imposta per volontà americana o meno: basare il sistema su una valuta, il dollaro, agganciata all'oro. Dal 1971, la convertibilità è stata sospesa perchè, come si dice, se una banca è in debito con i suoi correntisti, allora gli Stati Uniti (la Banca) dovevano per forza essere in debito con il mondo (deficit CAB) per poter soddisfare le loro richieste di dollari o attività denominate in dollari, pena la deflazione mondiale. Il loro potere di signoraggio, oltre al fatto che possiedono non poche testate nucleari è che, a differenza di tutti noi, loro LA detengono la valuta internazionale che sorregge il commercio mondiale. Gli altri no. Gli altri devono sopportare un rischio, di cambio, quando investono in attività (o altro) di paesi stranieri, e quest'ultimi per redimere tali titoli non possono dire "all'interesse che decido io", c'è un rischio di cambio che l'investitore sopporta, e per questo chiede un interesse maggiore per finanziare, pena il "non investimento". Per gli Stati Uniti no. Se io ho dollari e voglio investire in titoli denominati in dollari, quale rischio di cambio dovrebbe esserci? Nessuno infatti. Loro hanno debiti denominati in dollari, la loro moneta. Noi ad esempio, no. Noi abbiamo addirittura l'Euro, che non controlliamo, ed i nostri debiti sono espressi in tale valuta straniera. Questa è la sostanziale differenza. Come dice bene Sergio Cesaratto qui:"Today, the US Dollar is the international reserve currency—making the US special. … the two main reasons why the US can run persistent current account deficits are: a) virtually all its foreign-held debt is in Dollars; and b) external demand for Dollar-denominated assets is high—for a variety of reasons.
      The main reason seems that the U.S. issues the main reserve currency and you issue a liability (so to speak, it’s fiat money) internationally fully accepted even without a commitment to convert it in something else. So, what Wray say, with a sovereign currency PD and CA debts are not a problem only apply to the U.S.". E questo è uno dei problemi, se non il problema, della MMT. Un altro è il misuderstanding fra Saving e Saving net of Investment... ci son un bel po' di cose. Ma non è che la MMT ha portato cose in Italia sconosciute. La MMT ha ripreso cose che nel mondo accademico (Joan Robinson studiava a Cambridge negli anni '30, Kalecki è di quegli anni) che non sia strettamente main stream erano già note. Pensa a Graziani, Pasinetti! Si, capisci, non è che sono cose nuove. E' la riproposizione in salsa americana di concetti già noti nel mondo accademico. Il problema per tutti noi è che nessuno conosceva questi concetti perchè non sono funzionali, anzi, sono diametralmente opposti, alla teoria economica "ibrida" imperante in questi anni, basata sul libero scambio e sugli oligolipoli internazionali, gli stessi che controllano l'informazione. Tutto qui. E' dura fare informazione, per chi sa le cose e le dice nel modo giusto, se non sei funzionale al sistema... l'unica è il web (come questo blog insegna egregiamente) ma anche qui il problema è che la domanda trova sempre molta offerta. Il peggio è che quest'ultima molte volte è scadente... perchè funzionale al sistema... Ciao.

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  9. Cara Carmen, scusa se mi permetto il cara, ma ti conosco navigando da un po' e mi son fatta questa idea, che tu sia una persona di notevole valore, anche umano.
    Ho messo il tuo sito come homepage perché ho sempre apprezzato non solo la scelta e tempestività con cui ci riporti gli interventi più significativi e critici pescandoli con equanimità all'estero o qui da noi, ma, e nello stesso stile, perché il tuo blog linka i siti-blog ugualmente più critici e interessanti rispetto al tema che a tutti noi sta evidentemente a cuore: smascherare le favole mainstream sulla crisi economica e democratica attuale.
    E adesso mi chiedo: dove sono finiti i link a Sollevazione, Mercato Libero e Il grande bluff? Perché?

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    1. Carissima Chiara, ti ringrazio del tuo apprezzamento, spero di meritarlo. In effetti dopo un po' nel blog ci si sente quasi come una famiglia, quindi accetto di cuore il "cara", e lo ricambio!

      Come sai, io qui cerco di pubblicare articoli che ritengo utili ad aprire gli occhi e schiarirsi le idee sulla gravità di quello che sta avvenendo nel nostro paese, e altrettanto nella lista dei blog metto quelli che possono essere utili da consultare a questo scopo. Non sempre condivido tutto con i blog e i siti che metto, vedi ad es. quello di Piga, ma li tengo perché penso che possono portare comunque argomenti utili.
      Ultimamente invece in rapida successione ho tolto Mercato Libero, Sollevazione e infine anche il Grande Bluff, perché sono stati protagonisti di attacchi assurdi e insensati nei confronti dei "professorini"...in realtà persone che hanno la passione, la competenza, e anche la posizione, per portare avanti meglio di tutti la battaglia dell'informazione, in primis Bagnai. Mi pare che se abbiamo un filo di speranza di uscire prima o poi da questo baratro, questa poggia su persone come loro. E quindi, per il nostro stesso bene, dovremmo sostenere e appoggiare in tutti i modi chi conduce nella maniera più efficace la nostra battaglia! Invece si solleva polvere e si getta confusione nella confusione, già grande, che regna...
      Ecco perché: non voglio alimentare questa confusione sotto il cielo dando indicazioni fuorvianti.
      Tieni presente che personalmente io voglio bene a Stefano e lui lo sa. Penso che stia sbagliando, spero che sia una cosa momentanea e ne riparleremo.

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    2. Lo ritengo comunque un peccato.
      Tutte le parti, Bagnai meglio di tutti, da tempo hanno individuato nell'adozione dell'euro la causa principale degli squilibri economici che ci stanno portando velocemente alla bancarotta. Poi però ciascuno rileva concause diverse, ed è qui che i contributi di ognuno potrebbero portare un grande valore aggiunto a livello di riflessione e informazione. E aggiungo a livello operativo, al "che fare".
      Ad esempio sulla "spesa pubblica improduttiva" sarebbe utile uno sforzo di comprensione ed integrazione dei diversi punti di vista. Se a livello macroeconomico nessuna spesa pubblica è mai improduttiva (Bagnai) a livello micro, di servizi reali ai cittadini fa la differenza pagare i fantomatici 10000 forestali calabresi o gli straordinari ai medici dei pronto soccorso...non mi dilungo. Tagliare ogni qualsiasi riflessione sull'argomento ritenendolo ininfluente a livello macro, irrilevante, casomai se ne parla dopo l'uscita dall'euro, rende oltretutto incomprensibile ai più, al ceto medio imprenditore soprattutto, che soffoca nelle tasse e in gran parte sostiene quella spesa, la proposta essenziale per cui ci si sta battendo.
      Nè trancerei di netto, come fa Bagnai, la preoccupazione apparentemente opposta e contraria di "un'uscita da destra", senza la critica necessaria alle teorie economiche liberiste soggiacenti l'UE. Sono riflessioni che i dipendenti pubblici e non e i giovani precari a vita non riescono a mettere in secondo piano, da affrontarsi poi. La Gran Bretagna ha introdotto flessibilità e privatizzazioni selvagge ben prima di noi e senza neppure entrare nell'eurozona!
      Anche io ho trovato fuoriluogo nei modi e toni le polemiche di cui parli, e d'altro canto Bagnai si difende alla grande.
      Peccato però, moriremo di euro finchè questo, forse, non si sgretolerà da solo.
      Una diffusione della consapevolezza di quel che accade e una presa di posizione da parte del popolo italiano non è possibile senza affrontare, discutere, mediare le legittime preoccupazioni e rivendicazioni di ogni parte sociale.

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    3. Non lo so, Chiara, a me pare che tutti quelli che tu presenti come "contributi" originali provenienti da più parti siano in realtà argomenti già abbastanza scontati e intrinseci al discorso. L'hai letto il Tramonto? Non mi pare che manchi niente di quello cui accenni.

      Comunque, al di là di questo, io ho l'impressione che a tenerci infognati in questa situazione non siano tanto queste polemiche, che alla fine riguardano la nicchia della nicchia, quanto i luoghi comuni inculcati, assorbiti e papagallescamente ripetuti che si sentono ovunque. Il vero problema è sfondare questo muro di ignoranza.
      Penso che se e quando si arriverà al dunque e si profilerà una qualche via d'uscita percorribile, ci ritroveremo tutti in un fronte comune.

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    4. Che mai a nessuno venga in mente che la Calabria è quasi interamente coperta di boschi e foreste, resta un fatto da spiegare. Poi se consideriamo il fatto che da quando i pensionati non vengono sostituiti, frane e alluvioni sono aumentate ovunque non solo in Calabria; diventa grave.

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  10. a quanto pare lettori e lettrici di vde hanno ricavato sommo sollazzo dalla lettura del "saggio" di iw.
    a me invece non è piaciuto. mi è sembrato una INUTILE e sciocca apologia della CASTA degli economisti, certo se poi l'economia è una scienza sui generis.., un vacuo citazionismo in cui si mettono sullo STESSO PIANO robbins e kalecki, tobin e lucas, hitler ed anna frank e quindi , cosa assai grave, non si capisce chi è l'avversario e chi è l'amico tra paolo savona e sergio cesaratto.
    e questo, secondo me, non aiuta a disinfestare l'aria che respiriamo, stracolma com'è dei vapori asfissianti dell'ideologia liberal-neoclassica, insomma l'austerità espansiva e l'AD decrescente.
    alberto bagnai, di cui condivido (quasi) tutto quello che scrive, non dice forse, che siamo in guerra e non si fanno prigionieri?

    scommetto che non verrà pubblicato...

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    1. Io non la penso come te. Lo scopo dello scritto era semplicemente dire, a chiunque: l'economia è una disciplina che esiste da parecchio tempo e questi sono a grandi linee i protagonisti. E ne ho saltati molti importanti. Anzi, ti dirò di più, il testo è un evidente sfottò alle teorie neoclassiche, e a dire il vero mi pareva chiaro. Io non metto affatto sullo stesso piano Kalecki e Lucas, anzi, né metto sullo stesso piano Kaldor e Hayek, ma a differenza di alcuni (e non parlo di te), non ho alcuna intenzione di cancellare il passato o generalizzare o ridurre a macchiette alcuni autori come è di moda adesso (vedi Malthus o Smith o Hayek).

      Questo è un testo in risposta a chi mi ha chiesto cortesemente se avessi potuto scrivere un testo sulla storia del pensiero economico, e siccome la tendenza dominante è quella di credere che prima della "rivoluzione copernicana" dei vari Lucas, Sargent ecc, non esistesse nulla, mi son limitato a sfottere quest'idea, fingendo di appoggiarla in maniera grottesca [che mi debba anche mettere a spiegare il meccanismo, vabbé].

      Uno è libero di leggere Mises come Barro come Smith o Keynes, e lui si deve fare un'idea. Invece attualmente nelle scuole la stragrande maggioranza degli autori non esiste, non viene neanche minimamente citato. E non lo trovo giusto io personalmente, ma non troverei giusto neanche censurarne altri. Tu sì?

      PS: Hitler e Anna Frank che cosa c'entrano? Schacht, ministro dell'Economia di Hitler ha scritto e fatto cose molto apprezzabili che ora però leggi sotto altri nomi.

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    2. Se nella cosiddetta Casta degli economisti ci fosse più spazio per gente così le cose andrebbero meglio, e di molto. Ma siccome sono voci critiche e non funzionali all'attuale sistema, meglio lasciarle in un angolo. E dare spazio ai vari Reinhart e Rogoff, Alesina & Giavazzi.

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  11. La forma del testo ha un certo carattere autoreferenziale, il problema odierno è che la maggioranza della popolazione non ha strumenti intellettuali per capire l'economia e il mondo in cui vive. La disciplina economica dominante è una pseudo scienza con fini ideologici, usata dall1% per mistificare la realtà e promuovere i loro interessi.
    E la grande maggioranza della popolazione crede pure a tale favola ideologica, il che la rende efficace.
    Enrico

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    1. Che è esattamente quello che dico nel testo. Proprio non capisco che s'intende per autoreferenziale, ho fatto una lista di nomi, ognuno può con internet cercarsi notizie. La stragrande maggioranza dei docenti questi nomi non te li fanno, io sì. Non capisco proprio che intendi.

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    2. Tutto vero, soprattutto i piddini..

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    3. Tutti gli "autori" che hai citato li conosco con una certa profondità e di molti ho la collezione completa delle opere, degli altri le più importanti.

      Quello che ho inteso dire, e mi sembra chiaro, è che sui contenuti non ho particolari obiezioni, ma sulla forma di presentarli sì. E tu stesso rafforzi i dubbi quando scrivi "che è esattamente quello che dico nel testo".

      Lo so e lo capisco che vorresti dire quello, ma quanto scrivo è chiaro e diretto, quello che tu suggerisci invece no. È parecchio implicito e autoreferenziale, riflette la tua esperienza e qualche circolo ma nessuno che davvero abbia bisogno di apprendere e di uscire dall'inebetimento generale ne trarrebbe beneficio.
      Neanche in questo blog la maggioranza lo comprende davvero, molti sono a completo digiuno delle basi o hanno una infarinatura che genera più confusioni che discernimento.
      Un vecchio libro, notevolmente usato e che alla fine serviva solo a mistificare Keynes si intitolava A Guide to Keynes.

      Qualche cosa di simile dove essere fatto oggi per raccontare l'economia per quello che essa è, una guida più didascalica. Contro la pseudoscienza ideologica. E che motivi e stimoli le essenziali letture indivifuali.

      Enrico

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    4. Complimento Enrico per le tue vaste conoscenze, nessuno le metteva in dubbio. Quello che si mette in dubbio leggendoti caso mai può essere la larghezza di vedute! Aiò, siamo capaci di leggere per una volta con leggerezza un qualcosa di buffo ed ironico senza farci prendere dal furore didascalico! Enricoooo! Du' palle!
      (A parte che lo schema giù in fondo è già un bel regaletto per chi lo vuol vedere...)

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    5. Vabbuò.
      Ma l'uso del plurale è sempre un poco azzardato e rivelatore, Cmq la mia non era una critica allo stile scelto nell'occasione, ma si prendeva spunto per una riflessione un poco più allargata e meno ristretta e divertita. Non so cosa significhi leggere con o senza furore didascalico, ma conosco molti che semplicemente leggono senza capire nulla.
      Lo schema alla fine è infatti minimamente didascalico, ma è una riproduzione e non viene spiegato ma posto come addizione.
      Manca però Stanley Jevons ( e Bohm Bawerk potrebbe essere citato in modo distinto) a dimostrazione di una certa semplicità e fragilità. Dall'immagine sembrerebbe inoltre che vi sia una equa ripartizione, 50% agli uni e 50% agli altri. Quando le mistificazioni ideologiche della pseudoscienza sono le uniche a essere propagandate e inculcate.
      thats it
      Enrico

      PS purtroppo spesso risulto più criptico che didascalico, ma per non sottrarmi al diverissiment e aiutare mi sovviene:
      The Complete Idiot's Guide to Economics,
      by Tom Gorman.
      Che contiene la seguente notevole e verissima dichiarazione, The three most important economists were Adam Smith, Karl Marx, and John Maynard Keynes (pronounced canes). Each was a highly original thinker who developed economic theories that were put into practice and affected the world's economies for generations.






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    6. Uno bravo (che purtroppo non so che fine abbia fatto, ma spero comunque se la passi bene) mi ha insegnato che le persone oneste non fanno pedagogia, ma cercano di mostrare ai lettori la maggior parte delle cose, e saranno i lettori a farsi un'idea.

      Quindi sarà il lettore a decidere, andando a cercarsi quei nomi, se ha interesse. E per quanto mi riguarda può diventare anche il portaborse di De Soto (noto ultraliberista), ma lo diventerà eventualmente dopo aver letto gli altri o con la consapevolezza che esista dell'altro.

      Lo scopo è esattamente questo, di fare operazioni tipo: leggete questo e non leggete altro non mi interessa. Quello lo fanno già altri che riducono a macchiette dei giganti della materia, o direttamente le università. La mia idea peraltro scaturisce abbastanza da come ironizzo su alcuni autori e ne metto in risalto altri.

      Certo che se mi chiedono un consiglio io dico "leggi Graziani" o "leggi List". Ma non era lo scopo dello scritto. La storia del pensiero economico, che ti piaccia o meno, è stata fatta da una marea di personaggi, bravi e meno bravi. Sta al lettore decidere. Non sta a me censurare.

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    7. La risposata è ancora meno soddisfacente e lascia assai perplessi l'uso del termine pedagogia nel solo valore negativo. La "pedagogia" nella scuola contemporanea è di fatto prevalentemente negativa perché si riduce a inculcare sciocchezze e la maggioranza degli insegnanti, per i quali tende a valere una selezione avversa, sono pure spesso molto mediocri.
      In campo specifico economico la didattica è programmaticamente distorta con l'obiettivo programmatico di diffondere pseudoscienza e ideologia triviale e promuovere imbecilli.

      Per combattere tale deplorevole stato delle cose e il programmatico inebetimento della grande maggioranza della popolazione occorre esercitare una azione educativa e pedagogica, che va modulata e declinata secondo i contesti e circostanze.

      Pertanto educazione e pedagogia sono fondamentali, al massimo si può discutere sui modi in cui vengono applicate, non pensare a una folle rimozione. Altrimenti neppure i figli verrebbero educati.
      L'onestà intellettuale sta nell'avere elaborato un solido punto di vista e idee rispettando l'intelligenza, inclusa quella degli interlocutori, Ma non vi è nulla di male nell'essere affezionati alle proprie idee e nel proporle anche con convinzione. Nessuno dei grandi avrebbe scritto un libro se non fosse stato convinto delle sue idee e di realizzare una operazione educativa e pedagogica. Non a caso i libri dei grandi vengono rimossi e sostituiti dai mediocri e ciarlatani. Ad esempio il grandissimo Kaldor "non esiste" perché la sua appassionata pedagogia apre le menti ed è contro la mistificazione dell'1% e dei cialtroni al loro servizio.
      Personalmente ritengo che la pseudoscienza ideologica neoclassica inizi con Stanley Jevons, quando i classici vengono ritenuti pericolosi e si cerca una alternativa politicamente accettabile alla quale il marginalismo da una risposta.
      Ad ogni modo, al di la delle mie riserve o paracritiche da perdigiorno,, complimenti per la preparazione e la passione, fa sempre piacere ogni tanto leggere uno intelligente.

      Enrico

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    8. Per caso stai parlando di Mincuo? In effetti il suo silenzio è preoccupante ed è un vero peccato, lui è uno che la sa lunga...

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    9. Enrico, tralasciando le polemiche, in generale son d'accordo con te. Ma ripeto, lo scopo non era questo, io già di mio, nel mio piccolo, con i rari commenti che lascio, indico qual è il mio pensiero, cosa prediligo, e cosa ritengo valido e cosa no. Ma se all'interno di un testo volutamente grottesco mi fossi messo a scindere tra valido o meno (cosa che in parte ho fatto anche), avrei fatto un'operazione sbagliata. è pieno di testi che fanno storia del pensiero economico ma mancano molti autori importanti. Io faccio sempre l'esempio di Del Mar perché è assurdo, su di lui e sulla sua estromissione hanno scritto altri, anche Mundell mi pare. Vada per alcuni, magari più rari, ma Del Mar è un'enciclopedia in fatto di storia della moneta. Io mi limito a indicarlo, laddove molti testi neanche lo nominano. E non nominarlo è già sinonimo di "non è importante". Io bene o male mi son limitato a citare i grandi e i grandi esclusi, e da lì uno può ricostruire la rete di relazione coi colleghi, gli scontri teorici ecc.

      Ma certamente, se dovessi fare "educazione", direi altro. Ma non era lo scopo, come ho detto.

      Ernesto,

      sì, proprio lui. infatti lui stesso cita sempre Del Mar, e ha ragione. Io lo conoscevo da prima, ma lui (mincuo) mi ha fatto conoscere List, per dire. E non solo.

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    10. O.T. Istwine.....ci sarai al Goofycompleanno?

      P.s. grazie Carmen per il tuo impegno....

      Pasquale

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    11. enrico ha espresso bene il punto di vista che cercavo di spiegare a Mincuo,Istwine.Ma che lui dissentiva perche era "la sua concezione" di pedagogia a cui provava dissenso.Io gli dissi:gli indirizzi ed il rispetto dell'autonomia intellettuale,che tu Mincuo citi.Perche non possono essere visti come forma educativa o pedagogica positiva?

      No,non c'e' verso.Il senso originario di educazione e pedagogia e' stato stravolto,e se a volte alcuni ritengono (che non significa che si possa essere sempre daccordo) che serve prima una CONTRO propaganda,la colpa e' in primos di quel stravolgimento voluto dei significati.Quindi non siamo in una situazione DATA di assoluta liberta intellettuale,e questi ragionamenti toccavano gia la filosofia ai tempi di Kant e suoi dibattiti con altri.E la Psicologia e sociologia poi.

      E da quel piccolo dibattito (quello nel forum "il popolo coglione) lui,grande Mincuo che stimo ovviamente cosa ne ha tratto?L'appoggio di apologia alla manipolazione delle masse.Esattamente il contrario,pensa un po.

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  12. Grazie Istwine per il suggerimento di leggere Schacht, e' stato molto istruttivo. I motivi dell'Eurocrisi descritti nel 1967, per non parlare di tutto il resto. Dannati practictioner che rovinano il campo ai PhDdini.

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  13. Mi spiace Istwine, ma alcuni commenti seri superano l'ironia del tuo racconto, maledetto monetarista!

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  14. Buonasera.

    Ho una domanda. Quando dice:

    "Interessante a mio avviso è anche il lavoro che è stato fatto per quanto riguarda le presunte vicende di autori del diciannovesimo secolo o addirittura diciottesimo secolo. Ne nomino solo alcuni, pluricitati ma mai esistiti: David Ricardo, Thomas Malthus, Karl Marx, Adam Smith, John Stuart Mill, Alfred Marshall, Friedrich Engels, Werner Sombart, David Hume. "

    Parla di vicende personali, di pensiero economico o di esistenza pura?

    Grazie.

    Andrea

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    1. Di vicende economiche più che altro. Malthus viene descritto come uno che vuole dimezzare la popolazione, Smith come un fanatico del liberismo, Sombart manco lo nominano, e via dicendo.

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  15. su List lessi alcune righe qui, per chi fosse interessato a farsi un'idea minima http://www.rischiocalcolato.it/2011/11/sono-maurizio-blondet.html

    qui vi è una lista di interventi di mincuo http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=search&search_author=mincuo ; credo sia quasi impossibile trovare in rete una persona così preparata e allo stesso tempo disposta al dialogo. possiede conoscenze vastissime su numerose discipline, oserei affermare che la sua preparazione gli consentirebbe di insegnare in varie facoltà universitarie, la sua onestà però gli sarebbe da ostacolo insormontabile.
    il rispetto che dimostrava verso istwine era una ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, della preparazione ed onestà di istwine.
    speravo che mincuo almeno con istwine si fosse tenuto in contatto, invece è proprio scomparso. d'altronde egli scriveva al fine di raccogliere informazioni in vista della stesura di un libro.
    spero un giorno di poter sorprendermi nell'avvistare tra i libri in vetrina di qualche libreria della mia Oristano quel libro.

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