19/09/14

Sapir: Il Voto Senza Fiducia

Il Prof. Jacques Sapir coglie l’occasione del voto di fiducia cui si sottoporrà il secondo governo Valls per analizzare la crisi della democrazia francese. I suoi leader perseguono una forma di esercizio del potere che non debba sottoporsi al giudizio dei cittadini. Per far questo,  le istituzioni democratiche vengono svuotate di significato.
16 settembre 2014
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Quindi il secondo governo Valls chiederà la fiducia all’Assemblea Nazionale. Questa normale procedura mette oggi in evidenza le contraddizioni sia della situazione politica sia delle politiche perseguite dal presidente François Hollande. Diciamolo chiaro. Il governo otterrà la “fiducia”. Ma quanto varrà questa fiducia?

La Costituzione della quinta Repubblica voleva porre fine all'instabilità parlamentare che prevaleva nella quarta Repubblica, anche se ce lo siamo dimenticati un po’ in fretta. È stata scritta con un relativo consenso, perché molti partiti credevano che la situazione esistente non fosse più accettabile. Infatti, questa Costituzione crea una camicia di forza che assicura ai governi la stabilità nei confronti dell'Assemblea Nazionale. Molte disposizioni vi concorrono, tra cui non meno importante è il voto bloccato o la procedura “49-3”, dove una legge può essere adottata senza votare. Ma, soprattutto, il sistema è bloccato dalla minaccia di scioglimento dell’Assemblea in caso venga votata una mozione di censura. Notiamo tuttavia che questa minaccia è stata utilizzata una volta sola, nel 1962. Gli scioglimenti successivi furono tutti scioglimenti di convenienza. Questa pratica, combinata con la riduzione del mandato presidenziale e il suo allineamento con l’elezione dell'Assemblea Nazionale, ha profondamente cambiato l'equilibrio del sistema. Si parla molto della quinta Repubblica ma, in realtà, noi viviamo nella sesta Repubblica. Le modifiche costituzionali hanno alterato in profondità l'equilibrio dei poteri.

È stato cambiato il significato stesso delle nostre istituzioni. Là dove certi dispositivi erano destinati a garantire al Primo Ministro, che deve guidare la politica della nazione, la stabilità di cui aveva bisogno, noi abbiamo ormai un quadro istituzionale che permette al Presidente di portare avanti la politica che vuole per cinque anni, senza dover rendere conto a nessuno. Questo non era il progetto iniziale. Inoltre, la pratica del generale de Gaulle aveva incluso il "ritorno al popolo", in genere con un referendum, come mezzo di verifica della legittimità. Oggi siamo molto lontani da questo. Il referendum è stato spogliato del suo peso politico. Tuttavia, esso era un importante strumento per verificare la legittimità del potere politico. Oggi sentiamo che c'è un desiderio di affermare una legalità "senza radici", senza riferimenti alla legittimità che le è necessaria per esprimersi: la sovranità. L’élite politica francese, dal PS (il partito di Hollande, ndVdE) all'UMP (il partito di Sarkozy, ndVdE), è oggi profondamente d'accordo con una forma di esercizio del potere sganciato da qualsiasi verifica. Da questo punto di vista l'uso, certamente criticabile, che fa François Hollande delle nostre istituzioni è lo stesso che ne ha fatto Nicolas Sarkozy o che ne farebbe domani un Alain Juppé o un François Fillon. 
 

In questo contesto si svolge l'attuale crisi. Essa non nasce dal calo di popolarità del Presidente e oggi del suo Primo Ministro. Non confondiamo i sintomi con la causa. Questa crisi deriva dall’incapacità di produrre risultati della politica attuata fin dal maggio 2012, insieme al fatto che siamo ormai in presenza di un cambiamento di politica che con tutta evidenza si rifiuta di comportarsi come tale. Questo è ciò che genera il pauroso calo di popolarità dei due vertici del nostro esecutivo. Questo è ciò che rende gli errori di comunicazione, grandi o piccoli che siano, comunque disastrosi. Allora, quando una politica ha fallito, se ne prova un'altra. Ma il problema è che questa ripete una politica che era stata già ampiamente rigettata nel 2012. Abbiamo dimenticato troppo in fretta che la sconfitta di Nicolas Sarkozy è stata pesante. E la politica che viene proposta, sia quella del nuovo governo Valls che quella di un ipotetico governo UMP che potrebbe arrivare al potere nel 2017, sarebbe solo una variazione, o un peggioramento, della politica adottata da François Fillon e Nicolas Sarkozy nel 2010. I francesi hanno la sensazione di essere bloccati in un'austerità senza fine né limiti, e questa sensazione è insopportabile.
 
Quello che non risolverà niente è che il ritorno a una versione 'dura' delle politiche di austerità viene fatto sotto la copertura delle istituzioni della nostra "sesta" Repubblica, come dovremmo chiamare l’attuale regime. Non ci sarà nessuna discussione o votazione, o almeno nessun voto libero. Perché, con le istituzioni attuali, la "fronda" del Partito Socialista sa benissimo quali sarebbero le conseguenze di un voto coerente con i loro proclami. Aggiungiamo a loro i deputati di EELV, che decidendo di 'astenersi' aggiungono il ridicolo della loro posizione politica alla tragedia della situazione, cosa che non può che accentuare ancora di più il discredito che affligge la classe politica. Avremo l’apparenza della democrazia, ma non la sua sostanza. Di certo, questa non sarà la prima volta. Infatti, il referendum del 2005 (quando i cittadini francesi, al pari di quelli olandesi, bocciarono in massa la costituzione europea, ndVdE) continua a tormentare la nostra classe politica e, con lei, una gran parte del popolo francese. Ci si stupisce poi  che i deputati preferiscano i loro interessi particolari a quella che dovrebbe essere la loro reale appartenenza politica. Ma, come ha detto Victor Hugo a Triboulet nel Le Roi s'Amuse, "quando uno non ha più onore, non ha più famiglia".
  
Il voto del prossimo martedì sarà quindi una farsa travestita da tragedia. Ma il momento della tragedia arriverà, deve essere molto chiaro. Conviene quindi essere pronti.

4 commenti:

  1. beati i francesi....almeno loro fino a 1 anno fa sono stati in simil-democrazia.

    da noi la democrazia è scomparsa con la fine della prima repubblica....

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  2. Mi sembra di capire, ma non so nulla del sistema francese, che abbiano fatto le riforme costituzionali prima di noi..La democrazia costituzionale è stata distorta in tutti i Paesi. E' una forma di governo vulnerabile in sè? Si potrà "blindare" un giorno?

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  3. Carmen,

    a proposito della Francia ti segnalo questo, che conferma quanto la folle politica dell'austerita' stia portando al collasso un intero continente, e la Francia ovviamente:

    Lo spin tedesco porta a questo anche nella terra delle ranocchie:

    http://rwer.wordpress.com/2014/09/20/the-french-labour-market-more-flexibility-led-to-petrification-and-a-poverty-trap/


    E' una guerra alla classe media, condotta senza scrupoli.

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