24/09/14

Il mercato del lavoro francese: flessibilità uguale paralisi e trappola della povertà

Dal Real-World Economics Review Blog una breve analisi del mercato del lavoro in Francia, segmentato anch'esso tra la fascia degli occupati stabili e i  precari. Anche lì, come da noi, introdurre una maggiore flessibilità nella fascia alta del mercato non aiuta a risolvere i guai dei lavoratori precari,  l'unico sarebbe risolvere i problemi della domanda.  
Segnalato da Persil


Secondo INSEE, l'istituto statistico francese, il mercato del lavoro in Francia è diventato molto più flessibile. Ma è diventato anche meno flessibile, secondo lo stesso studio ...
 
Come spiegare 'Queste affermazioni apparentemente contraddittorie?'
 
A quanto pare, la maggiore flessibilità ha portato a contratti sempre più brevi nella parte inferiore e meno qualificata del mercato del lavoro e con ciò a una segmentazione e a un minor dinamismo, e molte persone sono sempre più intrappolate:

  "Tutto questo suggerisce che il funzionamento del mercato del lavoro si avvicina a un modello segmentato in cui i posti di lavoro stabili e quelli instabili formano due mondi separati, e i posti di lavoro instabili costituiscono una "trappola" per coloro che li occupano."
 
Questo problema può venire risolto da una maggiore flessibilità della parte superiore del mercato del lavoro? 

Mmmm ... questa è la soluzione degli USA, un paese caratterizzato da una estrema disparità di reddito e da un sacco di 'lavoratori poveri'. E quando guardiamo al periodo 1995-2014, da una crescita di posti di lavoro tutt'altro che ragguardevole e da un tasso di partecipazione al mercato del lavoro in declino.  
  
Io non dico che il mercato del lavoro francese funzioni, che le abitudini e la cultura siano perfetti. Ma gli economisti dovrebbero smettere di analizzare il mercato del lavoro ipotizzando una situazione di piena occupazione. Per prima cosa dovremo risolvere i problemi macroeconomici: ricordiamoci che i paesi europei con un tasso di disoccupazione medio a livello regionale, o anche basso, come la Svizzera, la Germania e i Paesi Bassi, sono stati in grado di colmare il 'gap di spesa' macro economico con dei surplus delle partite correnti dal 7 a (oltre) il 10%, e anche questo non ha impedito una doppia recessione in Germania e una vera e propria stagnazione in Olanda ... ed è anche ovvio che non tutti i paesi contemporaneamente possono avere queste eccedenze. Un mercato del lavoro 'flessibile' in una situazione di elevato divario tra prodotto effettivo e prodotto potenziale (ed elevati tassi di disoccupazione) è una partita da giocare completamente diversa da quella che si presenta in una situazione di piena occupazione, e intrappolerà le persone nella povertà.



4 commenti:

  1. Posso dire la mia?
    Non ci credo molto, ma, ritengo possibile che un mercato del lavoro flessibile in una situazione di piena occupazione sostanziale possa (nel breve-medio periodo) effettivamente portare ad un aumento medio dei salari, anche di quelli piu' bassi. Ma per avere una piena occupazione sostanziale bisogna considerare la questione di una regolamentazione piuttosto stretta dei flussi migratori in entrata.

    C'è un fattore che non ho mai sentito menzionare da nessun economista (ma sicuramente mi sarà sfuggito):
    Il lavoratore "rigido" (o "ipertutelato"), pensiamo al dipendente pubblico, ha una funzione ANTICICLICA fondamentale per la stabilità del sistema economico e finanziario. Il suo salario normalmente cala più lentamente durante una fase di calo dei redditi generalizzato ma sale anche più lentamente durante una fase di espansione dei redditi (questo se lo sono dimenticato tutti, ma, credo, non i dipendenti pubblici di vecchissima data).

    Per capire la fondamentale importanza dei "redditi ipergarantiti" chiedere a qualche direttore di banca...

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  2. Era prevedibile tutto ciò!

    Se si da retta ai "compagni" con lo slogan - lavorare meno per lavorare tutti - si ottiene il risultato - che nessuno poi è in grado di aiutare gli altri - se oggi Famiglie di chi ha perso il lavoro e può disporre non certo di rendite, ma dei soldi potuti accumulare risparmiando, domani che non potremo più risparmiare e non arriveremo come oggi neanche a fine mese, avremo CONDANNATI A MORTE I NOSTRI FIGLI - ma da un compagno che va oggi orgoglioso di aver dato fiducia a un "parolaio" per premier e un traditore della Patria per presidente, dosoggetti siffatti, che ti aspetti se non il FALLIMENTO?

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  3. Per Bargazzino. loaffermavail primo economista che ha individuato la differenza tra lavori produttivi e improduttivi (Statali, militari e amministrativi), quelli che oroducono cioè beni immateriali e poco durevoli (come la sicurezza delle frontiere, la celerità della macchina pubblica etc...) Da subito segnalò che il principale ruolo di questi lavoratori, dal punto di vista economico, fosse proprio quello di consumatori in momenti in cui i consumatori scarseggiavano, cioè nelle vacche troppo grasse come siamo ora (nel senso che c'è troppo prodotto per i no stri consumi).

    Mi sfugge il nome del tipo ma carmen lo trova sicuro.

    Per quanto riguarda l'immigrazione, anche a me ha sorpreso leggere nell'acocella che i sindacati avevano sempre osteggiato l'immigrazione( 'importazione cioè di disoccupati), abittuato com'ero a sentire l'argomento sventolato dall'ala destrorsa del parlmento...figurati!

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    1. Credo che sia Malthus, il quale difendeva il consumo dei lavoratori improduttivi (quelli che non producono merci da rivendere nel mercato, ma servizi) come rimedio alle crisi da mancanza di domanda.

      ...Pare che Keynes abbia esclamato: «Se soltanto Malthus, anziché Ricardo, fosse stato il ceppo dal quale la teoria economica del diciannovesimo secolo si è sviluppata, come sarebbe più ricco e saggio il mondo oggigiorno!».

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