Sustainable Pulse commenta la recente decisione dell'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche di non considerare il controverso diserbante glifosato come un probabile cancerogeno, nonostante diversi studi indipendenti - esaminati anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - abbiano suggerito che si dovrebbe considerarlo tale, quantomeno in via precauzionale. La UE ha chiaramente calpestato la propria prassi per la sicurezza alimentare, e c'è il sospetto di conflitto di interessi nella commissione incaricata della valutazione; la cosa ovviamente non ci sorprende.
di Sustainable Pulse, 15 marzo 2017
Seguendo quanto già fatto dall'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), anche l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) ha respinto l'evidenza scientifica che mostrava che il controverso diserbante chiamato glifosato potrebbe essere cancerogeno.
Le valutazioni dell'Agenzia, pubblicate mercoledì, potrebbero spianare la strada a un rinnovo di 15 anni dell'autorizzazione concessa dalla UE all'uso di uno dei diserbanti più diffusi al mondo, che l'Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva classificato come "probabile" causa di cancro.
Per arrivare alla sua conclusione, l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche ha rifiutato lampanti prove scientifiche raccolte in laboratorio sugli animali, ha ignorato gli avvertimenti lanciati da oltre 90 ricercatori indipendenti, e si è basata su studi non pubblicati commissionati dagli stessi produttori di glifosato — così ammonisce Greenpeace.
Il direttore dell'unità europea di Greenpeace per la politica alimentare, Franziska Achterberg, ha detto: "L'Agenzia si è spinta molto in là nel momento in cui ha rifiutato tutte le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro: le ha nascoste come la polvere sotto il tappeto. I dati a disposizione superano di gran lunga il limite legale necessario perché la UE sia tenuta a bandire l'uso del glifosato, eppure l'Agenzia ha preferito guardare dall'altra parte. Se la UE vuole prendere delle decisioni basate su criteri scientifici, non può distorcere l'evidenza dei fatti. Se la UE non opera come sarebbe tenuta a fare, le persone e l'ambiente continueranno a essere le cavie da laboratorio dell'industria chimica".
Come per la valutazione dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, anche il parere dell'Agenzia per le Sostanze Chimiche si è basata su un dossier iniziale preparato dall'Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BfR). La valutazione del BfR è stata però criticata pesantemente sia da organizzazioni non-governative che da scienziati indipendenti, i quali hanno sostenuto che contraddice l'evidenza scientifica.
L'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche è responsabile della classificazione stilata dalla UE sulla pericolosità delle sostanze chimiche. Secondo i criteri UE, una sostanza deve essere classificata come "presumibilmente" cancerogena quando almeno due studi indipendenti dimostrano che essa causa un aumento dell'incidenza del cancro in una stessa specie. La IARC (dell'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha trovato le prove di un aumento dell'incidenza del cancro in due studi sui topi, e questo è stato sostenuto successivamente da altri dati. Tuttavia, l'Agenzia ha ignorato quanto riportato in questi studi, come anche in altri tre studi sui topi non a disposizione della IARC. L'Agenzia ha inoltre respinto delle prove non ancora sufficientemente dimostrate di una possibile cancerogenicità del glifosato negli esseri umani, nonché le prove sulla presenza nel glifosato di due caratteristiche associate alle sostanze cancerogene, tutte cose documentate dalla IARC.
Secondo le leggi UE sui pesticidi, le sostanze classificate come "presumibilmente" cancerogene non possono essere utilizzate, a meno che il rischio per l'uomo non sia "trascurabile".
Le organizzazioni ambientaliste e per la salute hanno sollevato preoccupazioni per possibili conflitti di interessi all'interno della commissione dell'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche responsabile della valutazione del glifosato, e hanno criticato la scelta dell'Agenzia stessa di basarsi su studi non pubblicati condotti dalle stesse industrie chimiche.
Nel febbraio 2017 una coalizione di organizzazioni della società civile ha lanciato un'iniziativa dei "cittadini europei" per un appello alla Commissione europea affinché proibisca l'uso del glifosato, riformi il processo UE di approvazione dei pesticidi e stabilisca degli obiettivi vincolanti per la riduzione dei pesticidi in uso nella UE. Quasi 500.000 persone hanno già firmato la petizione.
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