14/03/17

Perché gli Stati Uniti hanno bisogno di liberarsi dell'euro

"Se Donald Trump vuole restituire all'America il suo ruolo egemone, se vuole 'make America great again', ma anche se non vuole, dovrà togliere di mezzo l'euro", liberando l'Europa e il mondo dall'assurdo progetto di una moneta unica che ha dissepolto, senza che se ne sentisse il bisogno, la questione tedesca. E ha così provocato esattamente quello che avrebbe dovuto prevenire.
Il perché ce lo spiega su Goofynomics Alberto Bagnai, occasionalmente in inglese, ma con la chiarezza di sempre.


di Alberto Bagnai, 14 marzo 2017

traduzione di Natalia Milazzo

 

Settantuno anni fa, le potenze dell’Asse persero la seconda guerra mondiale, lasciando agli Stati Uniti l’arduo compito di gestire la vittoria e disegnare una nuova architettura globale. Gli Stati Uniti lo fecero creando istituzioni ambiziose, come il sistema di Bretton Woods e la Nato, e prestando il loro supporto al progetto di integrazione europea. Le istituzioni sono sempre caratterizzate da una notevole inerzia, che da una parte favorisce la stabilità, ma dall’altra ostacola il cambiamento, vitale per rispondere all’evolversi delle condizioni. Questo spiega sia il successo di molti progetti politici, sia il loro crollo finale. Lo stesso discorso si applica anche all’integrazione europea.

La Nato e l’integrazione europea avevano l’obiettivo strategico comune di creare un’alleanza compatta, in grado di opporsi a quella che era allora percepita come una minaccia reale: l’Unione sovietica. L’obiettivo fu centrato. La Nato (non l’Unione europea) garantì all’Europa almeno sessant’anni di pace, mentre l’integrazione economica ebbe un ruolo chiave nel promuovere la prosperità della regione che aveva dominato il mondo, l’Europa.

Poi qualcosa accadde. Il sistema sovietico crollò, e questo - tra le molte altre conseguenze – riportò sulla scena quella che era stata per secoli la causa principale di grandi sofferenze: la difficile relazione tra Francia e Germania. Il panico conseguente alla caduta del muro di Berlino spinse all’assurdo e irrealizzabile obiettivo di una unione politica europea. Per raggiungerlo, fu scelta la peggiore strada possibile, ovvero imporlo attraverso la creazione di una unione monetaria europea. Nessun processo politico non soltanto democratico, ma neppure sensato può essere messo in atto in un’area che non condivide né una lingua comune né una comune identità nazionale. Eppure, nonostante negli Stati Uniti diversi intellettuali di primo piano (da Feldstein a Krugman) lo avessero sconsigliato, per scongiurare il rischio di conflitti intraeuropei si ritenne necessario in Europa combinare un frettoloso matrimonio di convenienza tra Francia e Germania, che ebbe la moneta unica come anello nuziale. Se costruire una casa politica comune iniziando dal tetto dell’unione monetaria sia stato davvero un errore, è molto discusso. Come qualsiasi scelta che riguarda l’economia, l’euro ha avuto un effetto sulla distribuzione dei redditi, creando vittime e vincitori. Questi ultimi, ovviamente, tenderanno a non considerarlo un errore. Se però le opinioni su questo punto possono essere divergenti, sul fatto che l’euro sta crollando il consenso è unanime.

Il motivo del suo fallimento è lo stesso che diede il colpo di grazia agli accordi di Bretton Woods: entrambe le due istituzioni promuovono la nascita di squilibri esterni, anche se per ragioni diverse. Il peccato originale del sistema di Bretton Woods era stato l’adozione della valuta di uno stato come valuta mondiale. Il peccato originale dell’euro è stato l’adozione di una valuta senza stato come valuta regionale. Il loro difetto comune è la presenza di un tasso di cambio fisso, che impedisce l’aggiustamento della bilancia dei pagamenti. Se, per qualsiasi motivo, questo meccanismo è bloccato, deve essere sostituito da qualcosa d’altro. La vita relativamente lunga del sistema di Bretton Woods era stata garantita dalla regolamentazione dei mercati finanziari e dalla capacità di visione del paese leader, gli Stati Uniti. Di entrambe le cose non c’è traccia in Eurozona, dove è promossa una libertà di movimento dei capitali senza restrizioni, in assenza di qualsivoglia autorità regionale di supervisione, e dove il leader regionale, la Germania, è con ogni evidenza ossessionato da una oltremodo miope smania di accrescere il più possibile il suo surplus esterno.

Questa Wille zur Macht sta oggi presentando il conto. La proposta di Keynes alla conferenza di Bretton Woods ci dà un quadro chiaro di quello che sta accadendo. Keynes aveva proposto di istituire una valuta sovranazionale per il commercio internazionale, il Bancor, emessa da una banca mondiale, che avrebbe fatto pagare un tasso di interesse sui saldi in Bancor sia negativi sia positivi. La ratio a sostegno di questa apparentemente ingiusta simmetria (perché obbligare un creditore a pagare un interesse, invece di riceverlo?) è che sia i debitori sia i creditori internazionali traggono beneficio dalla finanza internazionale: grazie ai crediti internazionali il primo può acquistare beni che in caso contrario non potrebbe permettersi, mentre il secondo può vendere beni che altrimenti resterebbero in magazzino. Proponendo una moneta in questo senso “deperibile”, studiata di proposito per non essere utile ad accumulare valuta, Keynes intendeva scoraggiare il mercantilismo, ovvero la tentazione di tesaurizzare i capitali internazionali invece di reinvestirli nell’economia mondiale, mitigando in questo modo gli effetti potenzialmente destabilizzanti dei tassi di cambio fissi. L’euro ha ottenuto l’effetto opposto. La sua rigidità ha incentivato il mercantilismo, sia spingendo a orientare il commercio a vantaggio dei paesi del nucleo centrale, la cui valuta in termini reali è sottovalutata, sia preservando il valore delle loro attività nette sull’estero.

Ma il presunto vincitore nella gara dell’euro, la Germania, si ritrova ora in un vicolo cieco. Se vuole mantenere in vita l’Eurozona, deve accettare le politiche monetarie estremamente espansive della BCE. Ironicamente, i tassi negativi di Keynes sono tornati sotto mentite spoglie, mettendo sotto pressione i sistemi bancari e pensionistici europei, specialmente in Germania. D’altra parte, una politica monetaria più restrittiva darebbe sollievo ai creditori, ma esattamente per lo stesso motivo provocherebbe il crollo istantaneo dei paesi debitori, rendendo loro ben difficile sostenere il debito. Qualsiasi illusione che un’espansione fiscale possa risolvere questo dilemma si scontra con il fatto che gli stati che hanno bisogno dello stimolo fiscale, cioè le nazioni dell’area europea periferica, sono esattamente gli stessi in cui un aumento dei redditi rilancerebbe il debito estero, tornando a incentivare gli squilibri che hanno provocato la crisi.

La Germania è riuscita a stravincere grazie a manipolazioni del Forex (come il Tesoro Usa ha recentemente riconosciuto), ma ora deve scegliere tra perdere tutto in un colpo (per il collasso dei suoi debitori) o perderlo a poco a poco (a causa di tassi di interesse nulli o negativi). Nel lungo periodo, le scelte economiche irrazionali non hanno vincitori: una cattiva economia non può generare una buona politica. Quello che avrebbe dovuto unire l’Europa oggi la sta lacerando. Il Regno Unito ha deciso di uscire e l’Europa continentale è di fronte a una scelta: o alzare il livello dello scontro o arrendersi all’egemonia della Germania. Gli Stati Uniti, come qualsiasi altro attore a livello globale, devono porsi di fronte a questa realtà: l’euro ha dissepolto senza motivo la questione tedesca, provocando esattamente ciò che avrebbe dovuto prevenire.

Se gli Stati Uniti decidono che a loro conviene avere a che fare con un’Europa politicamente divisa, economicamente a pezzi e socialmente instabile, allora sostenere l’euro è per loro la scelta migliore. Dopotutto, il principio divide et impera (dividi e comanda) ha assicurato a un impero precedente circa cinque secoli di esistenza. Se invece gli Stati Uniti ritengono che un’Europa in buona salute dal punto di vista politico ed economico possa essere un alleato chiave sullo scenario globale, allora dovrebbero promuovere uno smantellamento controllato dell’euro. Disfare l’euro non sarà privo di costi, ma saranno costi comunque inferiori a quelli che comporta l’alternativa, ovvero una stagnazione protratta dell’economia europea e quindi mondiale, oltre al rischio crescente di una grave crisi finanziaria. La stagnazione secolare e i tassi di interesse nulli non sono legati a qualche remota congiunzione astrale: al contrario, riflettono in gran parte le conseguenze sull’economia globale dell’uso di regole europee sbagliate per gestire gli enormi squilibri creati da istituzioni europee viziate in partenza. Benché l’Europa sia in declino, è tuttavia ancora troppo grande per crollare senza provocare enormi problemi all’economia mondiale.

Per quanto capitale politico vi sia stato investito, l’euro è destinato a saltare, come i massimi economisti negli Stati Uniti hanno previsto. La causa più probabile sarà un collasso del sistema bancario italiano, che trascinerà con sé quello tedesco. È nell’interesse di qualsiasi potere politico, certamente dei vacillanti leader europei, ma probabilmente anche degli Stati Uniti, gestire - piuttosto che subire – questa conclusione.

 

13 commenti:

  1. Cos'è la manipolazione del Forex?

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  2. Lucido e comprensibile come sempre. Grazie per la traduzione

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  3. La manipoalzione del mercato delle valute.

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  4. Forex è l'abbreviazione di “FOReign EXchange market”, ossia mercato di scambio delle valute. Manipolare il Forex significa mettere in atto pratiche valutarie riguardanti la propria moneta che portino a indebiti vantaggi commerciali nei confronti di altri Paesi.

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  5. @Bitnik e Rododak: grazie, grazie davvero.

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  6. Ringraziandovi ancora per l'aiuto e per il lavoro che fa questo sito, mi è venuta in mente una cosa. Sarebbe possibile scrivere un glossario per i non esperti dove si traducono i termini tecnici o paratecnici di cui il discorso sulla moneta e sulla UE è infarcito in Italia?
    Da fiscal compact a bail in, da haircut a FOREX?
    Al limite anche di enti: ad esempio troika sappiamo più o meno cos'è, ma eurogruppo probabilmente meno.
    Credo che l'aver disseminato il tema di espressioni altamente incomprensibili, o comunque destinate a restare vaghe e ambigue, abbia una sua parte nella paura che prende tanti davanti alle questioni e alle richieste UE.
    Invece tutto si può tradurre e saper maneggiare questi concetti utilizzando i termini appropriati quando necessario permette una migliore appropriazione del discorso, quindi toglie ansia :-).

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  7. Dobbiamo liberarci dall`euro prima che l`euro si liberi di noi !

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  8. mi piacciono sempre gli articoli di Bagnai e anche questo. però vorrei dire due cose.ritengo che il discorso dell'euro sia partito prima del crollo del muro di Berlino e l'idea(sbagliata)di una valuta comune fosse partita già da tempo.Non per niente l 'ECU che non era valuta coniata ma usata nei conti finanziari tra stati europei era partito nel 1978 e era previsto diventasse una valuta(in quel momento non si pensava ad una riunificazione tedesca).
    Gli USA a mio avviso vogliono una Europa unita e non divisa per ragioni di NATO e per dar fastidio ai Russi.La vogliono unita e a pezzi,che è il massimo.Per cu possono darle degli input che loro gradiscono(solo l'avvento di Trump ci ha salvato dal TTIP) ma a pezzi nel suo interno.Fosse divisa,molti farebbero accordi bilateral con la Russia anche uscendo dalla NATO.(non dimentichiamo che negli anni 60 la Francia era fuori da NATO) Trump in qualcosa sta differenziando,ma può fare poco perchè in USA(come dappertutto)non comanda il Presidente ma il sistema .

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  9. MARBRU- Analisi economica brillante come sempre. Ma politicamente meno convincente di quanto appare. Mi pare infatti che il problema del rapporto degli USA vs l'euro venga "spostato" e visto come problema del rapporto Usa/Europa. Su questo aspetto concordo con le osservazioni di Giampi. Su quello USA/Euro invece mi convince molto di più la tesi di William Engdhal nell'analizzare le parole di Peter Navarro, prof e consigliere economico di Trump, oggi Trade Czar, che denunciava la Germania come 'manipolatore di moneta' e criticava l'euro in quanto 'implicito Marco Tedesco', sotto valutato grazie alla debolezza delle economie dell'eurozona. "L'obiettivo reale della strategia di Navarro nei confronti della Germania non è certo vendere le -qualitativamente inferiori- Chevrolet in Germania. Lo scopo di fondo è piuttosto quello di rottamare il già abbondantemente fallato e vulnerabile sistema Euro, potenziale rivale del dollaro Usa come moneta di riserva internazionale mondiale. Dal 1944 e da Bretton Woods l'egemonia globale dell'America si è appoggiata su due pilastri: la supremazia militare senza rivali e il dollaro come moneta di riserva internazionale del mondo- che in sostanza significa che le nazioni straniere finanziano il deficit di Washington all'infinito". Una rivalità - aggiungiamo - molto accresciuta negli ultimi anni a causa dell'aumentato peso economico della Cina, della nascita e consolidamento pur alterno dei BRICS (che gli Usa cercano di sabotare), dall'utilizzo sempre più frequente di altre valute negli scambi internazionali da parte di quei paesi, e non solo, dalla nuova banca asiatica per gli investimenti AIIB, vista come fumo negli occhi dagli Usa. E si potrebbe continuare.

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  10. MARBRU - Scusate, avevo dimenticato di linkare il post di William Engddhal a cui mi riferisco, intitolato "Will Trump destroy the euro?", del 9 febbraio scorso. http://journal-neo.org/2017/02/09/will-trump-destroy-the-euro/.
    Per una discussione più aperta sul ruolo del dollaro come moneta di riserva internazionale oggi - il cui dominio globale sarebbe comunque ormai insostenibile - vedere l'economista Carmen Reinhart https://www.project-syndicate.org/commentary/dollar-global-dominance-unsustainable-by-carmen-reinhart-2017-03

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  11. tipo questa (21 marzo 2017, Bloomberg):

    Deutsche Bank Said to Face Fines Over Currency Trades
    https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-03-21/deutsche-bank-said-to-face-regulatory-fines-over-currency-trades-j0jb7lxq

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  12. Hanno fatto l'Euro per impedire lo scioglimento dell'Unione Europea.
    Dopo il crollo dell'Unione Sovietica era chiaro a Bruxelles che qualcosa andava fatto per prolungare la vita della Burocrazia di Bruxelles e salvare così moltissime carriere.
    L'Euro è stato il risultato. La Germania, con l'allora cancelliere Helmut Kohl capì benissimo che la rinunzia al marco tedesco e l'adozione dell'Euro e di una Banca Centrale Europea disegnate sul modello del Marco Tedesco e della Bundesbank avrebbe dato ai tedeschi l'opportunità di dominare l'Europa per via finanziaria.
    Con 80 milioni di tedeschi dentro un unione di 200 milioni non poteva essere altrimenti.....la germanizzazione dell'Europa era a portata di mano.
    Dopo 15 anni dall'adozione dell'Euro essa è realtà.

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  13. Con le valute nazionali come semplice cittadino perdevi sempre.!..Cuando viagggiavi ai paesi vicini ti tornavi con valute che non ti servivano..Monete..che reimpieveno i barattoli....E come guadagnavano le agenzie di cambio !!! Con le tasse ..! ah le monete non li prendevano...!Veramente volete tornare a questo !!?

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