01/12/11

Il Denaro può Fluire, ma Quel che Manca nell'EuroZona è la Colla

Un lungo articolo del New York Times fa il punto sulla crisi dell'eurozona riportando diversi punti di vista, da Kenneth Rogoff a Simon Johnson a Nouriel Roubini

Mentre i leaders dell'Unione Europea preparano l'ennesimo vertice sulla crisi previsto per la prossima settimana, per discutere di cambiamenti fondamentali in materia economica, vi sono crescenti preoccupazioni che l'ultimo possibile approccio - un intervento più aggressivo da parte della Banca Centrale Europea - non sarà sufficiente a stabilizzare i mercati e preservare l'euro.

L'ipotesi è che se i leaders politici riescono a convincere gli elettori dei loro paesi che sono in grado di far rispettare una maggiore disciplina e un intervento centralizzato sui bilanci nazionali, come richiede la Germania, allora la Banca Centrale Europea avrà lo spazio politico per muoversi più aggressivamente per sostenere la vendita dei titoli di Spagna e soprattutto Italia. L'idea è che la banca può inondare il mercato di liquidità, riducendo i tassi di interesse a livelli tollerabili, e prendendo tempo perché l'Europa risolva i suoi problemi di debito e di rallentamento delle economie.

Ma con l'Europa che vira verso la recessione e con il sempre maggiore scetticismo sul fatto che l'austerità possa risolvere i profondi squilibri strutturali nella zona euro, le preoccupazioni dei mercati sono passate dai dubbi sulla solvibilità dei singoli paesi ai timori per la zona euro nel suo complesso. Tali dubbi ora includono la Germania, che di per sé non può, anche se vuole, garantire la credibilità del debito Italiano e Spagnolo, che ammonta a oltre 3.300 miliardi di dollari.

Per Kenneth S. Rogoff, professore di economia ad Harvard, il più grande problema dell'euro non è tanto il denaro quanto la struttura, o la sua mancanza di struttura. "Questo è il profondo problema costituzionale e istituzionale dell'Europa", ha detto Rogoff. "Non è un problema di finanziamento".

Oramai, con anche i tassi di interesse Tedeschi in aumento, i mercati sono preoccupati per la sostenibilità dell'eurozona nel suo insieme, ha detto Simon Johnson, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale e professore al MIT Sloan School of Management. "Il mercato ha segnalato che il rischio è relativo alla valuta, non un rischio sovrano", ha detto Johnson. "Quindi un 'big bazooka' ora non funzionerà per l'Europa, a causa delle preoccupazioni circa il crollo dell'euro in sé e l'aumento dei tassi di interesse Tedeschi."

L'ultimo progetto che avrebbe dovuto fermare il contagio, concordato lo scorso luglio, ma non messo completamente in funzione fino a metà ottobre, era il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, con una capacità di prestito di 440 miliardi di euro, ovvero circa 587 miliardi dollari. Anche se abbastanza grande da coprire, come previsto, un secondo piano di salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo, è di gran lunga troppo piccolo per l'Italia e la Spagna, che ora sono in gioco.

E gli sforzi per "potenziare a leva" il fondo, un elemento cruciale del "grande bazooka" a cui Mr. Johnson si riferisce, sono nettamente in calo al di sotto dell'obiettivo dei 1.350 miliardi dollari, come mercoledì hanno ammesso i funzionari Europei. Il fallimento è in gran parte dovuto, come ha osservato Mr. Johnson, agli spread obbligazionari in aumento anche per i paesi a rating AAA , che lasciano minori margini per un effetto leva.

Mr. Johnson è un falco dell'euro, che prevede un crollo della zona euro. Altri dicono che l'Europa ha ancora tempo, specialmente se la Banca Centrale Europea interviene per sostenere l'Italia con più forza, cosa che per suo statuto non potrebbe fare, almeno non direttamente.

In quel caso, dice Mr. Rogoff , "gli Europei possono tirarla ancora in lungo, avendo i soldi." Tuttavia, ha detto, " chi vuole farne parte dovrebbe fare un grosso passo avanti verso l'unione economica e politica. Gli Europei speravano di avere 30 o 40 anni per integrarsi più pienamente. In questo momento non hanno più di 30 o 40 settimane ".

Alcuni dicono che il tempo che rimane è molto meno.

"Stiamo entrando nel periodo critico di 10 giorni per completare e concludere la risposta alla crisi dell'Unione europea", ha detto mercoledì Olli Rehn, il commissario Europeo agli affari economici.

Francia e Germania stanno concentrando i loro sforzi su un cambiamento fondamentale dei poteri tra i 17 stati dell'Unione Europea che utilizzano l'euro, cercando di modificare i trattati del blocco dell'euro per consentire un controllo più centralizzato delle politiche nazionali in materia fiscale e di bilancio, e anche degli interventi più centralizzati. Sarebbero valutate delle sanzioni in quei paesi che violano le regole della disciplina economica, che saranno rafforzate e rese più chiare.

Tali proposte, se accettate in linea di principio al vertice dell'8 e il 9 dicembre, porteranno a una ristrutturazione dell'Unione europea e all'istituzionalizzazione di una Europa a due velocità, hanno detto i funzionari Francesi, con una maggiore integrazione economica e di governo tra i paesi della zona euro.

Il Presidente Francese Nicolas Sarkozy intende parlare al suo paese giovedì per spiegare le sue idee su una modifica del Trattato, e il cancelliere Angela Merkel farà lo stesso in Germania venerdì.

Tali cambiamenti, che coinvolgono alcuni ulteriori cessioni di sovranità nazionale, richiedono la ratifica delle nazioni coinvolte, e molto probabilmente di tutti i 27 membri dell'Unione Europea, il che significa referendum in alcuni paesi.

Benché il cambiamento dei trattati sia un processo lungo, la speranza è che lo sforzo in questa direzione creerà uno slancio sufficiente per la convergenza economica e la disciplina, che fornirà ai leaders Tedeschi la copertura politica per consentire alla Banca Centrale Europea di intervenire con molta più forza in difesa di Italia e Spagna e stabilizzare il mercato.

Ma gli esperti dicono che potrebbe essere già troppo tardi per questo piano di lavoro.

Nuove regole di disciplina possono aiutare a prevenire malattie future, ma sono una cura troppo blanda per la malattia in corso. Le nuove regole di austerità fiscale fanno ben poco per affrontare i difetti strutturali della zona euro, dove paesi dai livelli economici, e potenzialità di esportare molto differenti, condividono la stessa moneta, creando squilibri persistenti nel commercio e nel credito. Le riforme strutturali all'interno dei paesi, non importa quanto importanti nel lungo periodo, richiedono molto tempo per funzionare. E l'austerità da sola non può produrre crescita economica, che è la cura principale per il troppo debito.

Nouriel Roubini, l'economista caratterizzato dal suo accurato e preciso pessimismo, sostiene che l'Italia deve ristrutturare il proprio debito ora, portandolo da circa il 120 per cento del suo prodotto interno lordo al 90 per cento o al di sotto. In caso contrario, ha detto, si rischia un default disordinato e il crollo dell'euro.

Con i tassi di interesse sui bonds a 10 anni tra il 7 e l'8 per cento, e la crescita zero, l'Italia avrebbe bisogno di un avanzo primario - al netto degli interessi - di almeno il 5 per cento del suo PIL per stabilizzare il proprio debito, ha scritto Mr. Roubini in un editoriale sul Financial Times. Ma i tassi di interesse sono in aumento e la crescita sta rallentando, e l'austerità richiesta dalla Germania e dalla Banca Centrale Europea, sostiene, spingerà l'Italia in una recessione profonda e in una "trappola del debito" in stile Greco, in cui il debito cresce più velocemente della capacità di pagare del paese.

Mr. Rogoff ha detto che "bisogna pregare che l'Italia sia solvibile." Non c'è certezza, "ma bisogna dargli una possibilità, perché se salta l'Italia, l'intera situazione si sfalderebbe, con grossi rischi in tutte le direzioni. "

Mr. Johnson sostiene che non c'è nulla di più sbagliato con che un'uscita dall'euro dell'Italia e che una svalutazione del 20 per cento della moneta non risolverebbe – secondo il modello tradizionale, pre-euro, in cui l'Italia ha promosso la crescita e si è mantenuta solvente.

Ha detto che "c'è sempre una sensazione di presagio e di fallimento alla fine di tutti gli accordi sui tassi di cambio", ma che le economie Europee sono in gran parte forti. Se la valuta comune si sfalda, ha detto, "Io non credo che sarà la fine del progetto Europeo".

1 commento:

  1. Speriamo in un fallimento dell'Italia, se no sarebbe un salasso inimmaginabile.
    Poveri figli, poveri noi se non andiamo in default.
    Saluti.
    Orazio

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