Un lettore mi ha suggerito questo pezzo di Voxeu (segnalato qui da Goofy in un commento), dove si esprime una visione equilibrata sul tema caldo Argentina...
di
Eduardo Levy Yeyati, 7
Novembre 2011
I
problemi economici dell'Argentina sono sempre un argomento di
attualità, e un esempio particolarmente rilevante per l'attuale
crisi dell'Eurozona.
Questo
articolo valuta con uno sguardo equilibrato l'outlook dell'Argentina
dopo le elezioni.
L'Argentina
tende a provocare visioni estreme da parte di analisti economici e
commentatori, che vanno dagli appassionati che gridano
meraviglie di fronte alle prestazioni inaspettate del paese, al
punto di proporre una "soluzione argentina" per i problemi
europei, agli scettici che continuano a prevedere un arresto
improvviso della "bonanza" in corso.
Tuttavia,
come Paul Krugman (da appassionato) ha sottolineato di recente
(Krugman 2011), la regola sembra essere quella di mantenere "un
tono in genere negativo nel riferire sull'Argentina".
"Scommettere
su un altro default argentino può essere troppo.
Tuttavia,
scommettere su un atterraggio duro potrebbe non esserlo",
ha concluso un recente articolo sul
Financial
Times.
Schematicamente,
la
prossima crisi incombente sull'Argentina deriverebbe da un ciclo
valutario
- un surplus
commerciale che si va riducendo
(dovuto sia ad un boom di importazioni in un'economia surriscaldata
che ad un'inflazione a due cifre e all'apprezzamento del cambio reale
che ne risulta) che
porta a una fuga di capitali
(in previsione di un futuro rapido deprezzamento), ad
una conseguente diminuzione delle riserve della banca centrale
(l'altra faccia della riluttanza del governo a lasciar fluttuare il
peso), alimentando
le aspettative di un nuovo deprezzamento, fuga di capitali e perdita
di riserve.
In
breve, niente che una piccola dose di flessibilità manovrata del
cambio non possa risolvere.
Uno
sguardo di prospettiva sembra poter chiarire meglio la diagnosi. L'Argentina
negli anni
2000 ha
seguito un modello
idiosincratico di bilancia dei pagamenti
- i
dollari arrivavano dalle partite correnti
(riflesso di un rapido crollo delle importazioni e, in particolare,
di un boom di volumi e prezzi delle esportazioni di materie prime) e
uscivano dal conto finanziario
(un riflesso di mercati dei capitali sottosviluppati, di un grado
persistente di dollarizzazione finanziaria e dello scetticismo già
citato). I flussi di dollari in eccesso (quelli ritenuti causa di un
apprezzamento del peso oltre livelli politicamente accettabili)
andavano a costituire le riserve internazionali (Figura 1). Di
conseguenza, l'Argentina
riusciva a mantenere un saldo attivo delle partite correnti e un
peso sottovalutato
(almeno nei confronti dei suoi vicini, e a giudicare dal saldo attivo
delle partite correnti)
Ora
che esportare dollari sembra inadeguato di fronte al lento ma
costante apprezzamento reale del cambio e gli asset in pesos, dai
tassi di interesse reali negativi, non producono più interessanti
rendimenti in dollari, i risparmiatori si stanno rivolgendo al
dollaro.
E [..]
il peso si è apprezzato nominalmente su base multilaterale, mentre la domanda interna si indeboliva.
Non
sorprende quindi che la fuga dei capitali sia aumentata e le riserve
siano diminuite di conseguenza (Figura 2), e che la pressione del
mercato si sia intensificata, con spread a livelli record.
Com'era
prevedibile, l'accaparramento del dollaro sta cominciando a pesare
sull'economia reale, attraverso un calo di liquidità delle banche
che sta facendo aumentare i tassi sui depositi bancari e
inasprendo i costi dei prestiti e gli standard di credito,
minacciando così di raffreddare il boom del credito personale che ha
svolto un ruolo nella forte performance del settore dei beni
durevoli.
La
risposta finora è stata di rafforzare i controlli sulle importazioni
(attraverso misure di controllo delle importazioni come licenze
all'importazione) e sugli acquisti in dollari (con un rafforzamento
dei controlli sui deflussi non dichiarati), di imporre regole
per le esportazioni minerarie e petrolifere, e per il rimpatrio di
asset esteri detenuti all'estero da compagnie di assicurazione. Sono
tutte misure una tantum che intendono promuovere il rifornimento di
dollari oggi contro un approvvigionamento potenzialmente inferiore
domani (se, ad esempio, la fuga dei capitali si rafforza o gli IDE
declinano a seguito di tali misure, o in previsione di altre).
Perché
non lasciar fluttuare il cambio del peso?
Qui
possiamo solo speculare.
Da
un lato, sembra che ci sia uno stigma politico.
Considerando
che una correzione rapida del 10% può essere tollerabile e anche
benvenuta in Brasile o in Cile, in Argentina invece può essere
interpretata come un segno di incompetenza politica o come il
preambolo di una prossima crisi valutaria.
D'altra
parte, vi è un'inflazione a due cifre - con l'economia in regime di
piena occupazione nella maggior parte dei settori, si teme che si
potrebbe arrivare a una forte svalutazione. In realtà questo avrebbe potuto verificarsi
lo scorso anno, ma, nella "nuova normalità" di una
crescita globale modesta, con le materie prime stabili, il
rallentamento dell'economia e del mercato del lavoro, il punto di
riferimento sembra essere non il 2010 ma il 2009, quando è stato
permesso un aggiustamento del valore del peso fino al 27% e
l'inflazione in realtà è diminuita (Figura 3).
Le
recenti elezioni hanno mostrato che il governo si trova all'apice del
consenso popolare. Il
risultato è in gran parte dovuto a una strategia macroeconomica che
ha massimizzato la crescita (a spese dell'inflazione) e l'ha
distribuita consentendo generosi profitti alle imprese, una piena
occupazione e dei salari reali costanti, potenziando le risorse
fiscali per finanziare la protezione sociale e i trasferimenti.
Naturalmente,
queste virtuose misure distributive sono più difficili da
sostenere se la crescita tende a calare.
Le risorse
fiscali si stanno già assottigliando.
E la
redditività privata è messa alla prova dai maggiori costi, che ora
non possono essere compensati dai prezzi come avveniva prima, a causa
dell'indebolimento della domanda.
Inoltre,
vi è una corrispondenza tra il deterioramento di bilancio e
l'inflazione,
dal momento che la voce che porta la spesa pubblica al di sopra del
budget è l'energia e le sovvenzioni per i trasporti - il rovescio
della medaglia delle tariffe e dei biglietti
dei trasporti artificialmente depressi. E' quindi
questo l'inizio di una nuova crisi o, quanto meno, il tanto atteso
atterraggio duro?
La
prima cosa da segnalare è che le
classiche crisi emergenti degli anni '90 erano essenzialmente crisi
valutarie derivanti da posizioni short in valuta estera –
sia direttamente nel settore pubblico (debito sovrano denominato in
valuta estera) sia, indirettamente, nel settore delle imprese o delle
banche (in ultima analisi salvate con fondi pubblici).
La limitazione
o, in molti casi, l'inversione di questa posizione verso la valuta
estera negli anni 2000 ha praticamente eliminato la possibilità di
una crisi del genere -
come testimonia la resilienza finanziaria dei mercati emergenti nella
crisi post-Lehman.
L'Argentina
ne è un esempio calzante.
L'introduzione
di tasse sulle esportazioni nel 2002, lo scambio del debito sovrano
nel 2005, l'accumulo di riserve internazionali e l' "abbandono"
dei mercati finanziari (vale a dire, il deleveraging sovrano, anche
attraverso l'utilizzo di riserve delle banche centrali) hanno ridotto
drasticamente la posizione netta sull'estero del settore pubblico
(Figura 4).
Tuttavia,
l'isteria
delle crisi finanziarie degli anni '80 e '90 è stata rimpiazzata nel
2000 dalla nevrosi del ciclo economico tipica delle economie più
avanzate.
Un
secondo cambiamento strutturale, quasi importante come l'eliminazione
degli squilibri valutari, riguarda il bilancio dei conti pubblici in
peso.
L'ampliamento
della base imponibile (principalmente attraverso l'introduzione di
tasse di esportazione e di intermediazione finanziaria) e l'aumento
costante del gettito fiscale (per lo più centralizzato) sono stati
decisivi nel realizzare lo spazio politico utile a soddisfare i
diversi elettorati e a vincere la competizione politica.
E'
stato fondamentale per finanziare la principale politica sui redditi
del governo (un assegno universale per figli a carico e l'estensione
della copertura della sicurezza sociale), nonché i significativi
stanziamenti di bilancio nell'istruzione e nella ricerca scientifica
- tutti con significativi dividendi politici (Figura 6).
Sotto
questa luce, l'aggiustamento del tasso di cambio necessario per
fermare l'emorragia delle riserve potrebbe rivelarsi lieve, a
condizione che un peso deprezzato arresti la fuga dei capitali e
induca i risparmi speculativi offshore a ritornare a casa.
In
prospettiva, però, un serio tentativo di stabilizzazione dei prezzi
(ponendo fine alla manipolazione del CPI e lanciando un adeguato
programma monetario) è una delle condizioni necessarie per contenere
l'apprezzamento reale del peso e le aspettative diffuse di svalutazione, evitando un aggiustamento recessivo e assicurando le
risorse fiscali per sostenere la domanda interna, come nel 2009.
Conclusione: una valutazione equilibrata
In
parole povere, una valutazione post-elettorale equilibrata
sull'Argentina farebbe notare, dal lato negativo, il rischio che i
venti contrari globali possano ridurre la crescita a un livello meno
agevole, erodendo il consenso
politico man mano che si assottigliano i margini per una manovra
fiscale capace di gestire i conflitti distributivi e le aspettative
di inflazione.
Dal
lato positivo, si potrebbe evidenziare che un rapporto debito/Pil
basso e in declino, una posizione valutaria equilibrata, una valuta
relativamente sottovalutata e uno stock crescente di risparmio
privato offshore dovrebbero garantire l'accesso al capitale straniero
se il conto delle partite correnti continuasse a peggiorare.
In
ogni caso, nel breve periodo non sembra probabile né una
continuazione del miracolo, né un duro atterraggio.
Nota
dell'autore: Questo pezzo è basato su
“Argentina: The Exchange Rate Trap”,
incluso in Brookings
Latin American Economic Perspective: What have I done to deserve
this? Novembre 2011.
Bibliografia
Krugman,
Paul (2011), EPIphenomena, VoxEU.org, 31 October.
Levy Yeyati, Eduardo (2011a), “Are capital controls effective?”, VoxEU.org, 20 January.
Levy Yeyati, Eduardo (2011b), “How Argentina left its Eurozone”, VoxEU.org, 2 October.
Levy Yeyati, Eduardo (2011a), “Are capital controls effective?”, VoxEU.org, 20 January.
Levy Yeyati, Eduardo (2011b), “How Argentina left its Eurozone”, VoxEU.org, 2 October.
1Muoversi
contro vento, ossia agire in controtendenza.
2 In
realtà, come mostra la figura, secondo le stime ufficiali il paese
nel suo complesso sembra essere stato un creditore internazionale
netto sin dal suo scambio di debito del 2005.
Benché
questi numeri escludano gli arretrati del Club di Parigi e le
obbligazioni in default, aggiungendo i primi e valutando le altre
al valore di mercato, il paese rimarrebbe sempre con una posizione
netta sull'estero positiva.
Carissima Carmen,
RispondiEliminasenza entrare nel merito della "vexata quaestio" argentina (non per egoismo, ma ritengo che, una volta esaminati i riscontri del ciclo di Frenkel, il "dopo"..cambio fisso, sia diversamente caratterizzato tra Italia e quel tormentato e, da noi, amato paese, così "etnicamente" vicino a noi, peraltro), ti volevo chiedere:
mi puoi dare un tuo indirizzo mail per farti "comunicazioni" e trasmissione di materiale, links e quant'altro? E' possibile senza soverchi problemi di privacy?
(se me l'avessi già postato in precedenza, perdona the forgetfullness, ma data l'età...)
Caro Quarantotto,
Eliminala mia mail è pubblicata là sopra in alto a destra (mal collocata, dovrò spostarla a sinistra..;) ed è carmenthesister@gmail.com
Carmen darling, te l'avevo detto che sono rinco...:-)
EliminaA presto
Ahahah! Averne, Quarantotto carissimo, di rinco come te!
EliminaL'articolo è fin troppo equilibrato.
RispondiEliminaMi spiego.
Le voci ricorrenti sul default sono nate a seguito della sentenza di un giudice newyorkese a favore di un hedge fund.
Questa sentenza dice, più o meno, che, se entro il 15 dicembre l'Argentina non paga l'hedge fund (che, a suo tempo, non si accordò con lo stato argentino allo stesso tempo continuando a ingrassarsi di bond falliti...) i pagamenti ai detentori di bond ristrutturati in America (tramite bank Mellon) devono essere interrotti e deviati sull'hedge fund.
Ora l'Argentina è, in apparenza, in trappola (vedremo come ne uscirà).
Infatti, se paga l'hedge fund i detentori di bond ristrutturati apriranno altri ricorsi legali perchè, a questo punto, vorranno indietro tutto...con gli interessi.
Se non paga, i soldi verranno comunque dirottati sull'hedge fund (veramente?) che, di fatto, prenderebbe lo status di creditore privilegiato.
In tutto questo, c'è la remota possibilità, che, visto i dati truccati, l'Argentina non abbia poi tutti questi asset in dollari da coprire gli esborsi.
Che fare?
A me è venuto in mente che la contromossa argentina potrebbe essere quella di chiudere il conto sulla BANK MELLON e aprirne un altro in un paese "amico", tipo Ecuador.
L'idea è: caro detentore di bond ristrutturati, se li vuoi, i tuoi soldi te li vai a prendere in Ecuador.
Come dico sempre, i default vanno saputi fare e, persino loro, vanno programmati.
ciao
sinbad
A me è venuto in mente che la contromossa argentina potrebbe essere quella di chiudere il conto sulla BANK MELLON e aprirne un altro in un paese "amico", tipo Ecuador.
EliminaL'idea è: caro detentore di bond ristrutturati, se li vuoi, i tuoi soldi te li vai a prendere in Ecuador.
Geniale! (nessuna ironia)
Spero solo per gli argentini che la Kirchner abbia capacità tattiche e sopratutto strategiche superiori a quelle della Merkel.
Questa è un'analisi fondata sulla situazione economica e finanziaria del paese.
EliminaLa questione dei fondi avvoltoio che vogliono speculare all'estremo comprando titoli sul mercato a pochi cent e poi pretendendo di vederseli rivalutati per sentenza di giudici compiacenti (venduti) è una questione di finanza criminale che sarà giudicata dalla storia...
vedremo l'esito della battaglia, ma certo non c'è da tifare per gli avvoltoi.
Notizia di ieri.
EliminaL'Argentina ha fatto ricorso in appello chiedendo la sospensione della sentenza del giudice.
Così come lo hanno fatto i detentori dei bond "ristrutturati", per paura di non essere ripagati.
@vocidallestero
"giudici compiacenti (venduti)"
E' una sentenza forte che, in parte, condivido (dobbiamo sempre ricordare che la classe dirigente ital...argentina è la prima responsabile).
Quella dei fondi avvoltoi e della giurisprudenza anglosassone è uno degli aspetti (non l'unico) che descrivono al meglio il "marcio" del sistema globale così come è stato disegnato.
Prima del 2007, chi, come me, metteva in evidenza queste cose veniva però tacciato di "antico", "ignorante", "provinciale", "perchè non ti guardi in casa",.....
E' bene ricordarlo.
sinbad
Grazie, anche per la tempestività.
RispondiEliminaGrazie a te Mario per la segnalazione ;)
EliminaChi é fra gli italiani che non tiferebbe per l'Argentina in questo momento in cui stiamo per fare la stessa fine se non ancora peggio visto che noi di risorse naturali siamo ben più scarsi?
RispondiEliminaHo recentemente letto su Comedonchisciotte, però, che la Kirchner, con l'appoggio di una maggioranza trasversale, avrebbe fatto approvare una importante legge che potrebbe dare del filo da torcere agli avvoltoi.
E questo potrebbe sicuramente essere un motivo valido in più che ha fatto saltare di nuovo alla ribalta l'Argentina, come caso negativo ovviamente. Il bombardamento mediato che le stanno facendo anche sui nostri quotidiano (Sole24ore) è chiaro segno come l'opinione pubblica debba essere disinformata a dovere su una storia che sarebbe da raccontare tutta. Senza se, senza ma e tutta d'un fiato. Nel bene e nel male.
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