29/11/12

Orizzonte 48 e i Tagli ai Costi della Politica

E' nato Orizzonte48 (lo troverete sempre nel blog roll qui a sinistra). Il significato del nome e le sue proposte le potete leggere nel suo post di presentazione , ma io dico soltanto quello che da 48 so di potermi aspettare: il suo blog nasce per fornire alla rete i più raffinati strumenti della democrazia che, insieme a quelli dell'economia, forse, e se Dio vuole,  ci aiuteranno a costruirci un futuro "migliore" (sì, vogliamo essere ottimisti!)



E la democrazia, come dice bene Zagrebelsky, è il peggiore dei regimi (il più tremendamente difficile da utilizzare e da far funzionare), ma è anche per noi l'unico possibile... 
 
Quindi, dobbiamo "imparare democrazia". Come dice 48, "comprendere le istituzioni, costituzionali nazionali o europee, i meccanismi che le regolano, le leggi, le varie norme, e il loro significato e funzione sostanziali, è infatti un'arma, appunto, democratica.
 
Per cercare di dare il benvenuto a 48 e all'opera a cui si accinge, mi sono messa al lavoro per offrire una breve presentazione e qualche considerazione aggiuntiva sul suo primo post tecnico, invero abbastanza impegnativo, ma poi ne raccomando a tutti la lettura diretta, anche dei commenti, che soltanto può dar conto di tutte le numerose e importanti implicazioni e sfumature....di questa straordinaria proposta di taglio ai costi della politica! Volevamo tagliare i costi della casta? Va bene, ma facciamolo per benino..!


E' il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato Luciano Barra Caracciolo che parla, in una relazione di un anno fa pubblicata su una rivista specializzata, che propone una straordinaria revisione della Costituzione per l'attuazione di una possibile forma di "democrazia diretta o partecipata" che abolisca le attuali Regioni e Province, mantenendo soltanto i Comuni come enti dotati di potere decisionale, in una forma però particolare di democrazia diretta. 
 
In sostanza, le Province e le Regioni non esisterebbero più come enti "politici" – quindi dotati di propri organi rappresentativi eletti col potere di emanare leggi sul loro territorio, niente Consigli regionali o provinciali o Giunte – con tutto il risparmio che ne conseguirebbe in termini di taglio dei costi per la soppressione degli organi politici e del loro staff, dei fringe benefits e delle consulenze varie.

Questi enti, liberati da tutta questa sovrastruttura "politica", rimarrebbero:

- come enti di "autogoverno", nel senso di strutture utili a un decentramento delle funzioni amministrative statali, per fornire i servizi nel territorio a un livello vicino ai cittadini. 
 
(In questo modo, i risparmi realizzati tagliando i costi della sovrastruttura politica, potrebbero essere indirizzati a potenziare questi servizi, sia in termini di personale dirottato dai servizi alla politica ai servizi per i cittadini, sia in termini di maggiori risorse per migliori servizi.) 
 
- come semplici "associazioni o consorzi di comuni" (le uniche comunità locali che come vedremo manterrebbero l'autonomia politica e decisionale) che operando insieme in un ambito territoriale più ampio, potrebbero esercitare funzioni istruttorie (di studio e analisi dei problemi e di come affrontarli attraverso gli uffici tecnici) e deliberative (prendere decisioni e pianificare attraverso le assemblee di cui parleremo più avanti). 
 
la comunità territoriale corrispondente a queste associazioni di comuni eleggerebbe un Presidente, scegliendolo non in maniera formalmente egualitaria, ma tra le persone dotate dei titoli e dell'esperienza professionale connessi alle funzioni, tecniche, da esercitare per una buona gestione del territorio. Il presidente avrebbe infatti il delicato compito di verificare la coerenza delle decisioni prese con le risultanze degli studi e delle analisi effettuate (non costruire una diga in zona sismica, ad es.) e potrebbe anche modificare le decisioni prese, ma solo per questioni di razionalità ed efficienza. 
A baluardo della democrazia diretta e quindi delle decisioni prese dalle comunità, , si potrebbe porre la regola generale della possibilità di svolgere referendum propositivi e abrogativi (regolati con legge dello Stato in base a previsione costituzionale) sulle norme emanate da tutti i livelli territoriali (inclusi i comuni) – ma resta comunque auspicabile che i criteri scientifico-razionali adottati nelle procedure trasparenti seguite per adottare le decisioni bastino a rendere eccezionali i referendum, limitandoli alle questioni oggettivamente insolubili. 
 
Ma veniamo alle comunità di base cui è affidato il potere decisionale, e vediamo come e attraverso quali procedure si può realizzare la democrazia diretta. 
 
Le regole da introdurre seguono il procedimento dell' Accertamento dell’impatto della regolazione” (AIR), dove, in fase di avvio, sono elaborate dagli uffici tecnici-amministrativi dell’ente “maggiore” associazione di comuni, e poi attraversano una fase istruttoria “partecipata”, dove vengono discusse e approvate dalle assemblee delle comunità interessate, realizzando una esperienza di democrazia diretta e una più trasparente ed efficiente gestione delle decisioni e della e pianificazione. 

Su questo argomento dell'AIR – veramente importante per capire come può funzionare in pratica la democrazia diretta - 48 ci ha promesso altri post, quindi non mi dilungo.

L'ulteriore domanda da porsi è quella della ammissibilità di una tale profonda riforma costituzionale, e la risposta è assolutamente sì, perché anzi questa revisione della Costituzione rispecchierebbe in pieno proprio quella parte fondante della Costituzione del 48 che non è riformabile, perché ne esprime i Principi Fondamentali, e sarebbe anche in perfetta sintonia con le norme del diritto internazionale e coi Trattati ratificati dal nostro paese che anch'essi risultano irrinunciabili, solo nella misura in cui  riflettono i principi fondanti della nostra Costituzione. 

Senza dilungarmi, perché lo spiega benissimo il post di 48, ma dall'art. 5 dei Principi Fondamentali della Costituzione si evince che le uniche autonomie locali che la Costituzione "riconosce" sono i Comuni, in quanto comunità naturali preesistenti alla Costituzione stessa. E nella stessa direzione si esprimono la “Carta europea delle autonomie locali” del Consiglio d'Europa, ratificata dall’Italia nel 1989 e richiamata dal Trattato sull’Unione europea, e la successiva "Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”. 
 
Per finire, due considerazioni. Siamo partiti dai tagli ai costi della politica (sull'entità di questi tagli vedere meglio il post di 48), ma risulta evidente che questi tagli non sono ispirati dal luogocomunismo liberista che dilaga e che vuole distruggere lo statobruttoecorrotto per far spazio al mercato e agli interessi privati, considerati miracolosamente capaci di realizzare l'armonia prestabilita qui in terra e subito. Questi tagli servono invece proprio a liberare lo stato dalle incrostazioni degli interessi privati che in questi anni di deregolamentazione in certi campi e  di regolamentazione eccessiva in altri, lo hanno sempre più ingrippato, impedendogli di funzionare. 

Altro aspetto, il processo decisionale qui prospettato può sembrare difficile da realizzare, forse un po' utopistico (dati i tempi), e anche pieno di insidie, ma come si diceva all'inizio, la democrazia è una brutta bestia ma è anche l'unico regime a cui possiamo aspirare, quindi non ci resta che... educarci a impararlo.




6 commenti:

  1. Mi hai convinto: sulla riforma delle regioni farò un altro post "aggregando" tutte le osservazioni e sintesi, a partire dalla tua, e cercando una illustrazione schematica che chiarisca lo scenario istituzionale-organizzativo.
    Fare la Costituente serve, a quanto pare :-)

    SECONDLY: TI MANDO LE MAIL A QUELL'INDIRIZZO, MA...SCOMPAIONO.
    PROVO A RIMANDARTI UN POST "CORRUZIONE" CHE DOVREBBE USCIRE IN SIMULTANEA SU PIU' BLOG OGGI NEL POMERIGGIO. ARE YOU COPYING ME, DARLING?

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  2. Bene Quaratotto, sono contento davvero,
    che ti sei impegnato in prima persona, aprendo un blog, per una battaglia comune per la Democrazia, e contro i Poteri che la soverchiano e la rendono un vuoto ed ingannevole simulacro, buona solo per la massa maggioritaria credulona!
    Adesso posto un'articolo interessante di un'uomo, da destra Marcello Veneziani, che in modo speculare all'intelletuale Costanzo Preve da sinistra, afferma le stessi tesi!!! Chi l'avrebbe mai detto, i concetti di destra e sinistra superati, da cause di forza maggiore!!!

    Il nemico non è più a sinistra
    Il ne¬mico frontale, concreto e ideale, oggi, è il dispotismo dei mercati finanziari tramite i tecnici e gli eurocrati, le agen¬zie di rating e i circuiti speculativi, le lo¬ro banche e i loro circoli.
    Marcello Veneziani - Mer, 28/11/2012 - 17:19
    No, onorevoli pidiellini, il nemico principale da battere oggi non è la sinistra. È inutile agitare il solito drappo rosso nella speranza che il to¬ro moderato si spaventi e si ricompatti. Non funziona, in questa situazione abbiamo ben altri cavoli. Stiamo messi male, e la politica ha le sue colpe, ma tutta. La sinistra è un rimedio sbagliato, però il male oggi è un altro. Il ne¬mico frontale, concreto e ideale, oggi, è il dispotismo dei mercati finanziari tramite i tecnici e gli eurocrati, le agen¬zie di rating e i circuiti speculativi, le lo¬ro banche e i loro circoli, che ci tartas¬sano, ci riducono da cittadini a debitorie sono pronti a cancellare stati sovrani se non hanno i conti a posto.
    Far fallire i popoli e le nazioni è una follìa che non si può accettare, rispet¬to a cui anche l’impegno di onorare i debiti va in second’ordine.Per i debiti vale il principio di realtà: si pagano i debiti verso persone, gruppi, azien¬de, non si sacrificano i popoli ad astratte entità e contabilità sovranna¬zionali.
    Sosterrò chi avrà il coraggio di spez¬zare quel circolo vizioso e far saltare quell’agenda. Spero che lo faccia la «destra», ma in sua mancanza preferirò chiunque lo faccia. Certo, vorrei pu¬re un piano di ricostruzione naziona¬le, una linea comune ad altri Paesi eu¬ropei e mediterranei, una ripresa effettiva di sovranità.
    È tempo di nuove sintesi e grandi de¬cisioni. È tempo di dire addio ai tecnici e ai poteri da cui derivano e di rimettere al centro la vita dei popoli, non i conti. La sinistra oggi è uno spauracchio fesso.

    http://www.ilgiornale.it/news/interni/nemico-non-pi-sinistra-860169.html

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  3. Ho letto per ben due volte il post di 48....e credo che lo rileggerò una terza(e tu cara Thesister sai bene perchè ;)), in ogni caso che cavolo.....vedo una luce in fondo al tunnel....Quindi si,facciamo gli ottimisti,perchè finalmente....qualcosa sembra muoversi...soprattutto nella mia testa ;)

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  4. Bisogna retrocedere fino al 1982 (fine dell'era Breznev) per trovare una sinistra pericolosa!
    A qualcuno si è fermato l'orologio.

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  5. Grillo o non Grillo, questo è il problema per chi voterà il prossimo anno: se affidare il timone ai soliti Noti o metterlo nelle mani di chi dice pane al pane e vino al vino ?

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