Riporto qui il manifesto che spiega le ragioni dello striscione fatto volare domenica mattina sulle spiagge italiane dal coraggioso e battagliero Giuseppe Trucco, con cui ho avuto l'onore di collaborare come correttrice di bozze. Una voce che si leva sull'Italia e si fa sentire con tutti i mezzi: diffondiamola
Oggi, domenica 21 luglio, un velivolo farà volare questo slogan (“l’euro versa sangue italiano”) su di uno striscione sui litorali di Marche, Romagna e Veneto.
Per chi ha cercato lo slogan su un motore di ricerca e
ha trovato questo articolo, spiego qui le ragioni della mia iniziativa,
dedicata al ricordo di Marco Cacciatore di Meda, un giovane di 26 anni disoccupato che si è sparato alla testa per la disperazione. Si fa presto a spiegare le mie ragioni: quando
si assiste ad un reato è un dovere morale denunciare chi lo ha
commesso, io credo di poter denunciare l’euro come colpevole di
induzione al suicidio di Marco Cacciatore, cui è dedicata questa iniziativa, e di molti altri disoccupati.
Cercherò anche di dimostrare la “mia” tesi, secondo cui esiste un
legame tra l’adozione dell’euro in Italia e l’aumento della
disoccupazione, oltre che il fallimento di tante imprese. Fattori,
questi ultimi, che portano alla disperazione di molti lavoratori
disoccupati e imprenditori falliti. Purtroppo le statistiche ci dicono
che alcune di queste vittime innocenti non riescono a superare questo
trauma e si tolgono la vita, come ha fatto Marco. Per questo ho parlato
di sangue versato, del sangue di italiani innocenti indotti al suicidio.
Ma non è solo quello dei suicidi il sangue, è anche quello dei bambini
che non possono nascere. Chi riesce a sopravvivere alla disoccupazione o
al fallimento della sua azienda, avrà comunque la vita distrutta (fino a
che non riesce a trovare un nuovo lavoro o avviare una nuova attività),
la disoccupazione giovanile impedisce a persone che potrebbero farsi una famiglia, di diventare genitori mettendo al mondo dei
figli. Anche perché se in una coppia di giovani pure c’è uno che lavora,
per effetto della deflazione dei salari unita alla precarietà dovuta
alle “riforme del lavoro” tese a far diventare il Paese più competitivo,
queste giovani coppie non possono neppure ottenere un mutuo per
comprare la prima casa, figurarsi programmare la nascita di figli.
Non solo l’euro è responsabile
di quanto già è accaduto sino ad oggi, ma la situazione continuerà a
peggiorare sino a livelli per noi inimmaginabili: Grecia
e Spagna, che si trovano già ora nella situazione cui noi saremo
condannati a trovarci in futuro, se non saremo usciti dall’euro, hanno raggiunto il 60% di disoccupazione giovanile!
Per fortuna la soluzione a questo problema è possibile: occorre uscire
dall’unione monetaria (non dall’Europa, solo dall’euro). Chi cerca
di farci credere che questo epilogo sia impossibile, chi fa
del terrorismo su questo scenario, chi rema a favore di un prolungamento
della sesta fase del ciclo di Frenkel in Italia, ha una gravissima
responsabilità, si sta
macchiando del sangue di tanti italiani innocenti. Dopo tutto l’euro
non è una persona, è solo uno strumento di morte, è chi ha la paternità
politica della sua adozione e del suo mantenimento il vero assassino, ma
per evitare querele è meglio che io mi fermi qui.
Se la prossima raccolta di fondi per far volare nuovamente lo
striscione ad agosto avrà buon esito (tornate sul sito nei prossimi
giorni per ricevere informazioni oppure scrivetemi all’indirizzo info@truccofinanza.it
per esprimere sin da ora la vostra disponibilità a sostenere
l’iniziativa con una donazione), ripeterò il volo a ferragosto, data in
cui era originariamente programmato (poi, per via di una promozione
imperdibile, ho scelto di anticipare anche a luglio, benché non avessi
ancora pronto il “manifesto” anti-euro definitivo). Potete sostenere
questa battaglia anche senza donare, semplicemente aiutando a divulgare
questa denuncia segnalandola a quante più persone possibile.
Per comprendere bene il rapporto di causalità tra moneta unica e
declino della nostra economia, da cui deriva il drastico aumento della
disoccupazione, sarebbe meglio per voi se vi documentaste bene leggendo
un libro dedicato all’argomento quale “Il tramonto dell’euro”
del professor Bagnai, economista italiano che sta dedicando tutte le
sue energie a combattere questa battaglia, anche attraverso un blog dai contenuti gratuiti.
Nella speranza che lo facciate, mi voglio comunque cimentare in un
articolo divulgativo rivolto a tutti per cercare di spiegare in breve
questa tremenda crisi in cui ci troviamo. Spero di essere chiaro.
Non vorrei annoiarvi troppo con delle nozioni di economia, purtroppo
però è necessario. Ma cercherò di farla breve. Per capire come stanno le
cose vi debbo parlare del ciclo di Frenkel (trovate le spiegazioni di questo ciclo su internet e ne “Il tramonto dell’euro“, pag 134-164, io la farò esageratamente breve, perché questo non è un trattato di economia). Ogniqualvolta nella storia una nazione in via di sviluppo ha agganciato la sua moneta a quella di una nazione con una economia più
forte, e nel contempo ha liberalizzato la circolazione dei capitali,
tutte le volte si è verificata una concatenazione di eventi che va sotto
il nome di ciclo di Frenkel, dal nome dell’economista che l’ha
teorizzata, che ha portato a spiacevoli conseguenze per il Paese che si è
agganciato alla valuta forte. Adottando
l’euro, la cui emissione è centralizzata e sottratta alla iniziativa
nazionale, “l’Italia e gli altri Paesi PIIGS si sono ridotti al rango di
paesi emergenti che devono prendere in prestito una moneta straniera” (citazione
dal Nobel Krugman), ed il ciclo di Frenkel si è applica dunque anche a
noi. Con una aggravante: che il meccanismo della moneta unica rallenta
il processo o addirittura lo blocca nella fase sei, la fase deleteria,
come vedremo tra poco. Ma andiamo con ordine. Un Paese che aderisce al
cambio fisso con una valuta piùforte della propria, liberalizza i mercati finanziari interni ed i
flussi di capitali dall’estero, sta entrando in un ciclo di Frenkel. Se
al cambio fisso sostituiamo la moneta unica, erede diretta del marco
tedesco, moneta più forte della nostra lira, il discorso non cambia di
molto (se non per la maggiore difficoltà a uscire dalla fase sei).
Nelle fasi iniziali del ciclo ha luogo un’enorme flusso di capitali esteri dai
paesi più forti (ove i tassi sono più bassi) verso i paesi più deboli
(a inflazione e tassi leggermente superiori quindi più remunerativi), determinando così un forte indebitamento estero sia pubblico che, soprattutto, privato
(frutto di una concessione eccessiva di credito). Questo credito facile
favorisce il surriscaldamento dell’economia e l’inflazione nei paesi
periferici e determina un aumento delle importazioni che va di pari
passo con una riduzione delle esportazioni (perché le loro merci
diventano via via meno competitive). Da parte sua la Germania comprime i salari e tiene bassa l’inflazione, realizzando nei fatti una svalutazione competitiva (i
suoi prezzi relativi restano più bassi); senza quella correzione che il
mercato normalmente realizza con il riallinemento del cambio (in questo
caso senza moneta unica si avrebbe avuto un apprezzamento del marco e
un deprezzamento delle altre valute) il surplus tedesco ed il deficit
dei PIIGS nel saldo dei conti con l’estero diventano strutturali. E così
la bolla del debito estero si gonfia sempre di più. Ma a metà del ciclo, quando l’eccessivo gonfiarsi della bolla del debito estero minaccia di scoppiare, di solito un evento catalizzatore provoca un brusco dietro-front (nel
nostro caso la crisi dei subprime dagli USA), i creditori esteri ed i
mercati che si scoprono all’improvviso troppo esposti iniziano a temere
per il rientro dei loro investimenti, e si ha un deflusso netto di
capitali. Da qui lo spread che abbiamo imparato a conoscere: il
tasso di interesse sui debiti pubblici e privati si incrementa
sensibilmente (incorporando i rischi di controparte ma anche di
svalutazione, che il mercato è abile a prevedere, intuendo
l’insostenibilità del cambio fisso o dell’unione monetaria) e si
determina un credit crunch (stretta creditizia), sia dovuta alla sfiducia delle banche straniere a prestare, che alla difficoltà delle banche locali. Qui inizia l’inferno, la diabolica fase sei del ciclo in cui siamo ormai intrappolati da tempo: si entra in recessione e poi in depressione economica,
il governo che non sa far di meglio è costretto ad adottare politiche
di austerità pro-cicliche che acuiscono la crisi, riducendo la spesa
pubblica e quindi anche i redditi privati che ne derivano. I tassi di
interesse elevati scoraggiano gli investimenti produttivi, lo stato alza
le tasse e magari non paga i debiti verso le imprese, le aziende devono
tagliare i costi, alcune chiudono, alcune si trasferiscono, alcune
falliscono, fallendo si trascinano dietro anche le aziende e le banche
loro creditrici, lo Stato è costretto ad intervenire e subito dopo deve
tagliare la spesa e applicare nuove tasse perché non può aumentare il
proprio deficit. Ma il calo di consumi e spesa privata fanno comunque
crollare le entrate fiscali e quindi il debito pubblico diventa
ingestibile e costringe lo stato a nuovi tagli. Ovvie le implicazioni
sull’occupazione, che inizia a calare drasticamente e costantemente. I
mercati, che sono meno irrazionali di quanto si creda, sono i primi a
comprendere che questo circolo vizioso non può che portare
all’insolvenza se non si corre subito alla fase sette, e rendono la
situazione ancora più insostenibile con la loro azione speculativa che
accelera l’aumento dei tassi di interesse. Ma proprio grazie all’azione
dei mercati (che fanno velocemente esaurire le riserve di valuta
pregiata della banca centrale del paese emergente fino a che questa si
ostina a difendere il cambio fisso), per
i Paesi a valuta sovrana che si erano agganciati ad un’altra valuta, la
fase sei si consuma velocemente e la nazione è costretta ad abbandonare
il cambio fisso e svalutare, cioè passare alla settima
ed ultima fase dei ciclo di Frenkel (come fece ad esempio l’Italia ai
tempi della lira, quando fu costretta ad uscire dallo SME).
Al contrario, la situazione dei paesi PIIGS dentro l’eurozona, ora
che non hanno più una loro moneta sovrana, è terribilmente più
pericolosa e apparentemente senza uscita. Passare alla fase sette del
ciclo di Frenkel, soprattutto per un Paese come l’Italia con
fondamentali economici relativamente forti (l’Italia infatti, non
dimentichiamolo, è in avanzo primario nei suoi conti pubblici),
permetterebbe infatti di avere una forte propulsione grazie alla
svalutazione, e riportare velocemente l’economia sulla carreggiata della
crescita. L’euro invece crea i
presupposti perché una nazione possa incancrenirsi nella depressione
economica molto più a lungo (basti pensare alla Grecia), rispetto ad una
“normale” fase sei, per varie ragioni, non solo perché
priva i mercati finanziari della possibilità di obbligare lo
sganciamento del cambio, ma anche perchè è più complicato (ma per
fortuna non impossibile), riconquistare la sovranità monetaria e tornare
ad una propria moneta nazionale, e poi per via del meccanismo infernale
Target 2
con cui in teoria si può alimentare – tramite la BCE – quasi
all’infinito, un indebitamento estero illimitato. E allora che succede?
Accade che non potendo svalutare le lire (o la dracma, l’escudo, la
peseta, la sterlina irlandese) che ormai non esistono più, i mercati
svalutano tutte le altre attività finanziarie italiane, a partire
ovviamente dai titoli di stato, fino ad arrivare alle azioni delle
aziende quotate, che divengono facili prede dei creditori esteri (e
tanti “gioielli di famiglia”, se ci si sofferma nella fase sei,
passeranno in mani straniere).
Molti dei fattori citati sopra (aziende che chiudono o licenziano,
stato che riduce il pubblico impiego) non fanno che abbassare i livelli
occupazionali, e questa
accresciuta disoccupazione, purtroppo, è funzionale alla strategia
suicida di deflazione interna per riconquistare la competitività
rimanendo nell’euro, e consente di evitare il più a
lungo possibile di passare alla fase sette, ovvero al ripristino del
cambio fluttuante e della sovranità monetaria. Livelli elevati di
disoccupazione infatti sono utili a far calare i salari (come spiega la
curva di Phillips): infatti se aumenta l’offerta di lavoro (per via del
maggior numero di disoccupati) scende il suo “prezzo”, cioè il livello
dei salari. Questo mentre l’emergenza finaziaria permette di derogare
alle regole della democrazia e di smantellare diritti dei lavoratori
acquisiti in decenni in poche settimane. Ma
può questa strada della “deflazione interna”, per quanto
dolorosa, riportare un Paese come l’Italia sul sentiero della crescita?
No, serve soltanto a prolungare quasi all’infinito la
fase sei del ciclo di Frenkel! Perché se anche fosse che una maggiore
disoccupazione e minori salari possano far calare l’inflazione e
recuperare competitività verso la Germania (perché è vero anche che la
competitività non dipende solo dal costo dal lavoro, ma anche da
investimenti in ricerca e sviluppo), al tempo stesso essi
contribuiscono, insieme alle politiche di austerità fatte dal Governo
(con tasse portate a livelli demenziali come quelle italiane), a far
crollare la domanda interna e deprimere l’economia, con l’effetto
paradossale di far crescere invece che diminuire il rapporto debito/Pil
(sia debito pubblico che privato), che così diventa vieppiù
insostenibile. Prova ne è che la
situazione di un Paese come la Grecia, da più tempo e con maggior forza
avviata su questo sentiero, non fa che peggiorare, con livelli di
disoccupazione totale e giovanile, arrivati a livelli del 27% e del 60%
rispettivamente! Anche la Lettonia, che ha tentato la
strada della “svalutazione interna” (cioè l’abbassamento dei salari) nel
2007, ha avuto come risultato un crollo del PIL superiore al 20%!
La sola soluzione ai problemi dei paesi PIIGS
(a meno che l’Europa diventasse una unione fiscale come lo Stato
italiano, dove la Germania ed i Paesi del Nord Europa accettassero di
redistribuire centinaia di miliardi di euro ai paesi periferici, cosa
impensabilee forse nemmeno desiderabile), è quella di sfondare la porta ed uscire dall’euro.
Questo scenario, su cui viene fatto un inaccettabile terrorismo, pone
problematiche tecniche non indifferenti, ma tutte risolvibili (se ne
sono occupati in particolare economisti quali Roger Bootle e Jacques Sapir, oltre ai nostri Alberto Bagnai e Claudio Borghi Aquilini). Qualunque exit strategy certamente
ha anche dei costi (uscire dall’euro non sarà indolore come non esserci
mai entrati, la scelta intelligente fatta da Gran Bretagna ed altre
nazioni europee), ma se vi informerete su questo aspetto, di cui oggi
non ho tempo di parlarvi, scoprirete che sono costi di gran lunga
inferiori a quello che certi media vorrebbero farvi credere, e di gran
lunga meno sanguinosi dei costi della permanenza nella moneta unica,
anche ammettendo che sia possibile restare a tempo indeterminato dentro
questa unione monetaria.
Il prezzo di non voler vedere questa soluzione e di continuare ancora a lungo a pagare questi costi, è la condanna di molti italiani ad avere la vita distrutta da una depressione economica senza fine.
Il prezzo è la svendita della nostra democrazia rimpiazzata dal regime di viscidi euro-burocrati che nessuno ha mai eletto (e degli economisti prezzolati loro complici), cui lasciare decidere la sorte dei cittadini italiani, un tempo popolo sovrano.
Il prezzo è la distruzione o la svendita all’estero delle imprese italiane, facendo terra bruciata e colonizzata del nostro invidiabile tessuto produttivo e manifatturiero.
Il prezzo è quello di condannare milioni di lavoratori italiani a salari da fame e lavoro precario, e altri milioni alla disoccupazione più odiosa, quella di chi sa che non ha speranza di ritrovare un lavoro, nonché condannare l’Italia ad un vertiginoso calo demografico.
Il prezzo è continuare a
versare il sangue di tanti innocenti come Marco Cacciatore, e lasciare
che il loro sangue sia stato versato invano.
Se avete letto questa denuncia e la condividete, per favore cercate
di divulgarla il più possibile nella vostra cerchia di conoscenze.
... la svendita della nostra democrazia rimpiazzata dal regime di viscidi euro-burocrati che nessuno ha mai eletto ..
RispondiEliminaQuesta frase mi é piaciuta molto, in particolare l'aggettivo viscidi.
Peccato che qualcono ce li ha spacciati come novelli Cincinnato e la maggioranza della popolazione ci ha creduto.
E magari ci crede ancora.
Forza e coraggio Giuseppe, chiaro e limpido.
RispondiEliminaOk su tutto. Ma magari avere qualche foto dello striscione per diffondere...un immagine è sintetica veloce.
RispondiEliminaCerto, sto aspettando anch'io che Giuseppe ce la mandi.
EliminaStanno arrivando, solo che il vettore aereo chiede di piazzare la dicitura "servizio realizzato da Aertraining" in cambio di uno sconto significativo sui voli di ferragosto, in pratica farebbe da sponsor potremmo dire, e devo negoziare i termini della cosa prima di far circolare una foto. Non vorrei nemmeno svendere per troppo poco la cosa, anche perché di altri sponsor per ora non se ne vedono (a parte i donatori chiaramente, che risentono della crisi comunque). Scusate l'attesa, ma presto potrete farvici pure la maglietta!
EliminaEcco arrivate le foto: http://www.truccofinanza.it/finanza/le-prime-foto-e-i-primi-sviluppi-delliniziativa-l-e-v-s-i/
EliminaGRANDIOSO! Un grazie da tutti noi.
RispondiEliminaLa foto dello striscione è visibile qui:
RispondiEliminahttps://twitter.com/condorbox/status/359012249869905920/photo/1
Ok, grazie, intanto ci dà l'idea...
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RispondiEliminaE anche quello successivo di ML, è stato cestinato. Non serve dare spazio ad assurde polemiche, almeno qui.
EliminaSinceramente non sono d'accordo con il post. La morte di qualcuno e' un evento tragico, che deve far riflettere, ma non deve essere un modo per fa propaganda. L'attivita' di mio padre e' fallita. Io non riuscivo a trovare lavoro. Non e' colpa solo dell'euro, ma anche della mafia, della corruzione del clientelismo. Il cittadino non deve pretendere il lavoro dallo stato, ma deve crearlo. Io ho preso il fagotto e viaggiato, come partivano decenni e secoli fa i nostri avi. Ho fatto un sacco di sacrifici e il lavoro me lo sono andato a trovare a chilometri di distanza da dove sono nato. Quindi finiamola di fare becero antieuropeismo.
RispondiEliminatu devi essere un piddino "dentro", e forse anche fuori.
EliminaSecondo te l'unica scelta possibile deve essere necessariamente scappare via dall'Italia, quando con le dovute correzioni del sistema politico-economico ognuno potrebbe liberamente scegliere se restare o andare? Secondo te è plausibile che dopo 60 anni dalla II guerra mondiale gli italiani debbano ancora emigrare per trovare un lavoro che potrebbero svolgere con creatività, intelligenza e capacità anche in Italia?
EliminaSe tutti uscissimo dall'Italia, chi resterebbe? Se nessuno rimarrebbe a trovare una soluzione cambierebbe la situazione?
Da dove hai capito che i lettori del blog siano fra quelli "andatevene dall'Italia"? forse dovresti farti un giro su Cobraf o ML. Tu forse non hai idea di quanti hanno chiuso piccole aziende o ditte individuali(lavoro creato,e perdita del posto dei lavoratori privati che non hanno chiesto lavor allo stato) per carenza di domanda, con la quale mafia corruzone e clientelismo c'entrano nulla, c'entrano nulla, c'entrano nulla! Non è che ti sfugge che nessuno stato può esistere senza dottori, soldati, polizziotti insegnanti, dipendenti dell'AE tanto cara a voi "piddini", quella che vessa coloro che hanno dimenticato una marca da bollo, perchè il grosso dell'evasione è già da un pezzo al sicuro in sincera collaborazione col PUD€, tutti rigorosamente vagabondi e improduttivi(anzi quasi tutti, perchè non sono tutti uguali direbbe un piddino). Ti chiedo un piacere vai a portare il tuo becero eurismo(alias fascismo economico-finanziario), che evidenrtemente confondi con l'europeismo perchè magari confondi euro-unione europea ed europa, sono tre cose diverse, su qualche altro blog.
EliminaBecero? Alias rozzo, volgare, da "becerare"...sì, sì, tutti possono vedere quanto siamo beceri, tutti discorsi di pancia non basati su studi e analisi...come i tuoi.
RispondiEliminaTutta la colpa di queste suicidi, va ad una parte del sistema politico d'infiltrazione di stampo mafioso del Governo Italiano. Con la complicità principale del sistema euro zona da parte della potente Germania
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