Per riequilibrare rapidamente la competitività (in assenza di flessibilità del cambio valutario) un paese in crisi deve ridurre il livello dei salari e, per ottenere ciò, recessione e disoccupazione costituiscono una leva di comprovata efficacia. Parliamo di curva di Phillips. Un post sul sito di Bruegel, un importante gruppo di ricerca internazionale con sede a Bruxelles, espone con placida calma (manco si trattasse delle nostre vite!) l'andamento di disoccupazione e salari nei paesi dell'Eurozona e conclude che forse andare avanti così è troppo doloroso e meno efficace del previsto.
Però sia chiaro, anche se forse lo sapete già: la forte disoccupazione non è per forza tra le priorità da risolvere. Per qualcuno è uno strumento.
Però sia chiaro, anche se forse lo sapete già: la forte disoccupazione non è per forza tra le priorità da risolvere. Per qualcuno è uno strumento.
Traduzione di Henry Tougha
Tanto dolore per pochi risultati: la difficoltà di aggiustamento dei prezzi nell'Eurozona
di Erkki Vihriälä & Guntram B. Wolff, 25 giugno 2013
L'ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale aveva discusso le ragioni per cui c'era stata un'inflazione relativamente stabile dopo la Grande Recessione. È stato fatto notare che ampi output gap (differenza tra il Pil effettivo e quello potenziale, ndt) ed elevata disoccupazione avevano causato una disinflazione sorprendentemente limitata nei paesi avanzati.
Ciò è stato attribuito ad aspettative di inflazione a lungo termine più stabile, ma anche alla riluttanza dei lavoratori ad accettare tagli dei salari nominali. L'implicazione positiva è che gli sforzi per stimolare l'economia non dovrebbero determinare una rapida crescita dell'inflazione, nemmeno se i divari di produzione fossero sovrastimati, a patto che le aspettative a lungo termine restino stabili. Comunque, questa conclusione significa anche che l'aggiustamento dei prezzi tra i paesi dell'Eurozona sarà ancora più arduo, e questo è il tema del presente post.
Con una domanda interna debole, la crescita del Sud Europa dipende pesantemente dagli incrementi delle esportazioni nette. Abbiamo già documentato un significativo miglioramento nei saldi esteri delle economie del Sud. Ciò è dovuto soprattutto all'export in Irlanda, Spagna e Portogallo, mentre la Grecia ha operato l'aggiustamento esclusivamente comprimendo le importazioni. Una crescita dei salari più lenta nel Sud rispetto alla Germania fin dall'inizio della crisi è parte della storia, ma ha anche coinciso con un'elevatissima disoccupazione.
Si può spiegare la moderazione salariale nel Sud ed il simultaneo aumento in Germania attraverso i livelli di disoccupazione? Gli aggiustamenti di prezzo intra-Eurozona stanno funzionando come ci si aspetta attraverso i cambiamenti nei livelli di disoccupazione? Cosa ci dice la curva di Phillips riguardo all'aggiustamento?
In figura 1 abbiamo tracciato la curva di Phillips sulla base dell'inflazione salariale in due periodi: pre e post-Unione Monetaria. Si notano un sacco di cose. Primo, la curva di Phillips diventa in generale abbastanza piatta dal 1999. Secondo, l'andamento dei salari nei periodi più recenti sono relativamente ben spiegati dalla curva di Phillips. In particolare, l'andamento dei salari tedeschi dal 2008 è coerente con la rispettiva curva di Phillips per il 1999-2007. Anche la previsione di inflazione salariale in Germania del 2,8% quest'anno (Lichtenberg 2013) è in linea con la curva pre-crisi.
Figura 1: La curva di Phillips basata su disoccupazione e crescita del salario per lavoratore (1992-2012).
In Spagna si può vedere un'eccessiva crescita salariale nel 2008 e nel 2009 mentre la disoccupazione stava già aumentando considerevolmente. Tuttavia l'andamento dei salari a partire dal 2010 è stato coerente con la relazione tra retribuzioni e disoccupazione evidenziata nel periodo pre-2008.
In Grecia la curva di Phillips per il periodo 1999-2007 è influenzata da una crescita molto alta (11,4%) dei salari nel 2002. Ciononostante, la curva molto ripida degli anni '90 è stata sostituita da una pendenza più leggera a partire dalla crisi. Dal 2010 la disoccupazione greca è aumentata enormemente accompagnandosi a tre anni di seguito di tagli dei salari nominali.
Anche i recenti andamenti dei salari in Francia, Italia e Portogallo sono ampiamente compatibili con le rispettive curve di Phillips pre-crisi, con un'alta disoccupazione in Portogallo coincidente con due anni di seguito di riduzione degli stipendi.
La curva piatta ha importanti implicazioni per gli aggiustamenti nell'Unione Monetaria. Se usiamo la passata divergenza tra i livelli di crescita dei salari come una misura diretta di quanto i salari debbano ancora essere corretti, ne risulta che saranno necessari ancora importanti aggiustamenti nei salari relativi. La tabella 1 rappresenta le divergenze cumulative negli aumenti del salario orario in confronto alla Germania prima e dopo la crisi.
Tabella 1: Differenze cumulative nella crescita dei salari orari in confronto alla Germania.
Nota: Come esempio, il valore nel 2000-2007 per la Spagna è calcolato come la differenza nella crescita cumulativa dei salari nel periodo 2000-2007 in Spagna (29,5%) e in Germania (9,4%), per cui 29,5% - 9,4% = 20,1%.
Fonte: Bruegel su base dati BCE.
I salari sono cresciuti considerevolmente di più in tutti i paesi evidenziati in confronto alla Germania nel periodo pre-crisi. Sebbene tutti i paesi ad eccezione della Francia si siano collocati al di sotto della Germania in termini di aumenti dei salari a partire dal 2007, il costo del lavoro tedesco è comunque cresciuto molto meno degli altri paesi durante l'intero periodo 2000-2012.
Grecia e Portogallo hanno all'incirca dimezzato la parte di crescita salariale eccedente quella della Germania a partire dal 2007. Questo ha coinciso con un aumento della disoccupazione del 16% in Grecia e del 7,7% in Portogallo, cioè il triplo e il doppio, rispettivamente, rispetto ai livelli pre-crisi. Pertanto, solamente una recessione molto profonda ha condotto verso un aggiustamento dei prezzi.
Dal canto suo, però, in Germania la disoccupazione è dovuta scendere a livelli davvero bassissimi prima che i salari cominciassero ad aumentare. L'appiattimento della curva di Phillips in Germania implica anche che è alquanto improbabile che i salari possano crescere significativamente in futuro. Questo complica ulteriormente gli aggiustamenti dei prezzi relativi dentro l'Eurozona.
Il Fondo Monetario Internazionale conclude che l'appiattimento della curva di Phillips implica che le politiche monetarie hanno un maggiore spazio di manovra. Questo è vero per l'Eurozona nel suo insieme. Tuttavia, non offre alcun aiuto per gli aggiustamenti relativi dei salari tra paesi. L'appiattimento della curva di Phillips invece suggerisce che, se si vogliono evitare elevati e prolungati livelli di disoccupazione, sono necessari altri strumenti per spostare la curva. Un'opzione potrebbe essere un uso più deciso di strategie di svalutazione fiscale [cioè cambiamenti mirati nella tassazione, per esempio meno sul lavoro e più sui consumi, ndt].
Tutti giù per terraaaaaa!
RispondiEliminaLa grafica di Phillips è particolarmente eloquente. Eravamo tutti (più o meno) quasi in verticale. Negli ultimi tempi la disposizione spiega meglio di mille discorsi : appiattimento comune.
Nell'avversità della congiuntura globale non c'è che assumere una posizione anti-shock. E tutti si avviano alla posizione anti-shock per eccellenza : Trendelenburg!
NB : bisognerebbe essere supini! ;-(
Un altro post interessante che ci aiuta a capire la situazione che viviamo, gli interessi in gioco, i gravi rischi che corriamo.
RispondiEliminaCapisco che fate già tantissimo per accrescere le conoscenze, la cultura economica di tutti i cittadini di buona volontà che vorrebbero reagire agli obiettivi di sopraffazione che esprimono le élites economiche ma, vorrei segnalare un'altra possibile attività, oltre a quella meritoria che questo blog già compie.
Mi riferisco all'articolo di Fabrizio Galimberti pubblicato a pag. 13 dell'inserto Plus 24 del Sole 24 ore di sabato 13 luglio 2013:
L'export tricolore non ha pagato l'effetto dell'Euro
A mio avviso si tratta di uno spudorato tentativo di mistificazione della verità storica, pubblicato soltanto per ingannare i lettori disattenti che non dispongono delle informazioni corrette che troviamo qui, nel blog del Prof. Bagnai, di 48, di Badiale-Tringali, negli storify di Claudio Borghi, nei tweet di Alessando Guerani.
Dopo aver letto come sono stati demoliti analoghi tentativi di Vittorio Zucconi, Boldrin, Bisin, ecc., mi piacerebbe veder sbugiardato anche questo, per poter far capire a tutti costoro che il tempo delle menzogne sta per finire e che ci ricorderemo di questi figuri.
Grazie comunque per tutto quello che fate, un saluto a Carmen.
Romano
La disoccupazione è un dramma gravissimo per chi lo vive, siamo arrivati al punto che di sentire che persino nella Brianza, una delle provincie più ricche d'Italia (ma ormai lo spettro della disoccupazione giovanile è arrivato anche lì) un giovane di 26 anni, disoccupato, Marco Cacciatore, si è tolto la vita. In suo ricordo ho deciso di lanciare una iniziativa per sensibilizzare quanti più italiani possibile, facendo volare uno striscione contro l'euro sulle spiagge italiane a ferragosto. L'ho fatto anche l'anno scorso, ma quest'anno non riesco a coprire tutta la spesa da solo. Chi volesse sostenere l'iniziativa può informarsi a questo link:
RispondiEliminahttp://www.truccofinanza.it/finanza/un-gesto-per-ricordare-chi-e-stato-costretto-a-uccidersi/