Wolfgang Munchau nel suo articolo sul Financial Times, The EU will regret terminating a banking union, afferma senza mezzi termini che Bruxelles ha definitivamente seppellito l'idea di un'unione bancaria, e che questa decisione peserà e avrà profonde conseguenze sull'economia dell'eurozona, e sulla permanenza dell'Italia.
Dopo l'impegno solenne del luglio 2012, in cui il Consiglio Europeo ha preso la decisione di procedere alla costruzione di un'unione bancaria che rompesse il pericoloso legame tra stati
sovrani e banche, in apparenza la settimana scorsa il progetto è stato riconfermato: tutti i rischi
saranno spostati dagli stati di origine delle banche per essere condivisi tra le varie categorie dei creditori. Il problema è che la nuova struttura in realtà non solleva gli stati di appartenenza delle banche in crisi dal peso del salvataggio,
perché i creditori sono
principalmente gli istituti nazionali, e gli stessi stati di appartenenza.
Ecco un ampio estratto del ragionamento di Munchau:
Ecco un ampio estratto del ragionamento di Munchau:
"In teoria, secondo le regole un bail-in dovrebbe spostare il peso di almeno alcuni degli oneri
finanziari dallo stato d'origine della banca. Ma questo può funzionare solo
nella misura in cui alcuni di questi azionisti ed obbligazionisti (che dovrebbero sopportare le perdite, ndt)
siano stranieri. Il guaio è che, dopo la crisi, le banche sono
diventate sempre più a carattere nazionale. Sono le acquirenti di ultima istanza del
debito pubblico dei loro paesi d'origine e in
cambio i governi sostengono le
loro banche nazionali. La maggior parte dei loro creditori sono
nazionali. Importa quindi poco se è lo
stato spagnolo a
salvare le sue banche, o se sono
coinvolti gli obbligazionisti, per lo più
spagnoli. La questione di fondo è che tutto il rischio rimane in Spagna.
La conseguenza
finale è sempre una
responsabilità dello Stato spagnolo.
Il rapporto debito/Pil che vale come indicatore della solvibilità globale del paese non è il tanto citato rapporto tra il debito pubblico netto e il prodotto interno lordo, ma quello che conta è il debito estero totale, del settore pubblico e privato messi insieme.
Il rapporto debito/Pil che vale come indicatore della solvibilità globale del paese non è il tanto citato rapporto tra il debito pubblico netto e il prodotto interno lordo, ma quello che conta è il debito estero totale, del settore pubblico e privato messi insieme.
Nel
caso della Spagna, alla fine del 2012 questo era quasi al 170
per cento del PIL, secondo gli ultimi dati della
Banca Mondiale. Per la Spagna, un'unione
bancaria che
spezzasse il legame
tra lo Stato e le banche sarebbe stata una garanzia necessaria, e
forse anche sufficiente, per l'adesione sostenibile
a un'unione monetaria. Anche
se questo sarebbe vero solo se
vi fosse il sostegno
politico agli
aggiustamenti fiscali e alle
riforme economiche. Senza questa garanzia, non vedo alcuna
possibilità.
Quando i politici lo
scorso anno presero in considerazione l'unione bancaria come un
passo meno oneroso di un'unione fiscale, era già chiaro che o non
prendevano sul serio il progetto, o almeno non lo prendevano sul
serio come strumento di risoluzione delle crisi. Come la realtà del
nuovo regime mostrerà i suoi limiti, i dubbi circa la vitalità
dell'unione monetaria potrebbe presto riemergere.
In tempi normali, anche
l'insostenibile può durare a lungo in maniera sorprendente. Ma non è
necessariamente così in tempi in cui i sistemi bancari di alcuni
grandi Stati europei sono in passivo.
La situazione Italiana è
diversa da quella della Spagna, per alcuni importanti aspetti. Le
banche italiane non sono sedute su montagne di debiti ipotecari
inesigibili. L'Italia ha una posizione di debito estero inferiore,
al 124 per cento del PIL. Ma il problema in Italia è il circolo
vizioso tra una stretta creditizia, una recessione, e un settore
pubblico con poco margine di manovra per sostenere un sistema
bancario sottocapitalizzato. L'attenzione del nuovo governo su un
minimale e insignificante piano per ridurre la disoccupazione
giovanile, quando il suo vero problema è la crisi di liquidità, è
incredibilmente sbagliata. Con l'aumento dei tassi di interesse a
livello mondiale, il paese è sempre più vicino ad un programma del
MES, che farebbe scattare gli acquisti di obbligazioni pubbliche da
parte della Banca centrale europea. Ma la BCE non può
ricapitalizzare le banche italiane. E neppure lo Stato italiano può
farlo. Né lo può il MES. Secondo Mediobanca, una banca
d'investimento italiana, il grado in cui lo stato Italiano può
toccare la ricchezza privata come fonte di nuovi fondi è limitato,
dal momento che le imposte patrimoniali sono già relativamente
elevate. Quindi, in assenza di un'unione bancaria con responsabilità
comune, anche la sostenibilità dell'Italia nella zona euro
non è garantita."
quale occasione migliore per rendere eterno il vincolo esterno se non quello di mettere l'Italia nelle condizioni di dover essere sottoposta al programma del MES?
RispondiEliminaCredo che si scoprirà ben presto che questo è il vero obiettivo degli "incredibili errori" di Letta.
Tutto porta in quella direzione...povero paese nostro...quale la forma di resistenza più adatta ad un paese di vecchi (meno energici ma più maturi)?
RispondiEliminaScusa "Voci" ti ridico la mia e spero di non essere pedante. Proprio perché più maturi si dovrebbe passare decisamente ad una fase organizzativa del dissenso, che c'è è diffuso ma non ha "strumenti".
EliminaTempesta, per come la vedo io una cosa è la resistenza e altra è la costruzione di un ennesimo partitino.
EliminaLa crisi dell'euro finirà dopo il crollo dell'Italia. Ma prima ci sarà il prelievo forzoso dai conti correnti, l'equivalente, in grande, del sacrificio ai mercati delle riserve valutarie italiane nel 1992 "in difesa" della lira.
RispondiEliminaAllora la Germania-Bundesbank non rispettò gli accordi d'intervento sul mercato dei cambi, questa volta uscirà dall'euro (come già previsto dal prof. Bagnai) ...ma solo dopo l'olocausto dei risparmi privati degli italiani.
mi sorge un dubbio: ma "il potere politico" ogni tanto legge Voci dall'estero, Goofynomics, Orizzonte48, Mainstream e molti altri? tra "un tiro al poccione" (cfr Renzi) o l'elezione del vicepresidente Camera uno sguardo ad internet no?
RispondiEliminaRicordo che il manifesto politico della cdu/csu dice molto esplicitamente che la Germania avrebbe negato l'unione bancaria ed infatti così è stato.
RispondiEliminaLa visione tedesca dell'Europa è una Germania mercantilista al centro e al sud tanti stati ormai spolpati vivi dall'austerity pieni di disoccupati che migrano verso nord finanziando la crescita tedesca con lavoro a basso costo, calmierando le propensioni inflazioniste odierne dei lavoratori tedeschi.
In sostanza si vorrebbe un Sud Europa completamente colonizzato dalla Germania.
Prima si esce dall'euro meglio è.
-Drake
ovviamente è quello l'obiettivo...che si sta lentamente realizzando. e senza neanche sporcarsi le mani...il sangue lo versano lo stesso, ma indirettamente.
Eliminasono le vittime di questo crimine che si tolgono la vita da sole, abbandonate da un sistema marcio.
Ma loro sono la "classe dirigente". Loro dirigono: non sono in crisi.
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