19/07/13

Sapir: una svalutazione dell'euro o il suo scioglimento?

La svalutazione dell'euro sarebbe sufficiente alla ripresa? Da questo studio di Sapir risulta che sarebbe accettabile per la Francia, ma non risolverebbe per gli altri paesi periferici. L'ipotesi migliore per tutti resta lo scioglimento



La tesi di un possibile deprezzamento dell'Euro ha ancora dei sostenitori in Europa. E' vero che sulla carta unisce i benefici di una svalutazione (di cui si riconosce il crescente bisogno [1]) e della conservazione dell'Euro (per il quale molti hanno un attaccamento che giudico irrazionale). E' vero che le indagini dell'INSEE hanno da tempo stabilito che la rivalutazione dell'euro ha avuto un impatto negativo sull'economia francese. [2] Uno studio di Natixis ha analizzato questo scenario nei primi mesi del 2012. [3]


Deprezzamento dell'euro e tassi di integrazione dei paesi dell'eurozona


Dobbiamo prima specificare come accadrebbe. Supponiamo che la Banca centrale europea decida di acquistare più di un terzo del debito italiano, spagnolo e portoghese. Si supererebbero i 1.000 miliardi già immessi nell'economia, cosa che potrebbe causare uno shock iniziale. Se la BCE si impegnasse a rimborsare degli eurobond (ammesso che possano essere emessi) per un importo da 400 a 500 miliardi di dollari l'anno per un periodo da 3 a 5 anni, si può supporre che questo avrebbe un effetto negativo sul tasso di cambio dell'euro rispetto alle altre valute e in primo luogo al dollaro degli Stati Uniti. Tuttavia, non è chiaro se la BCE e i governi tedesco, austriaco e finlandese potrebbero accettare una soluzione del genere.

Inoltre, questo gioverebbe
ai paesi membri solo nella misura in cui una grande parte del loro commercio avvenga al di fuori della zona euro. E' il problema del tasso di integrazione nell'eurozona. Va ricordato che la moneta unica avrebbe dovuto provocare una forte integrazione commerciale dei paesi aderenti. Da questo punto di vista, è bene ricordare la tabella riportata nel mio libro Faut-il Sortir de l’Euro ? che è stato pubblicato nel gennaio 2012 da Seuil.

Quota di commercio in Euro


Esportazioni
Importazioni
Media
Slovenia
86,9%
82,8%
84,9%
Italia
74,9%
70,2%
72,6%
Slovacchia
73,9%
60,1%
67,0%
Spagna
60,8%
60,3%
60,6%
Germania
63,0%
55,2%
59,1%
Portogallo
54,6%
60,2%
57,4%
Belgio
55,3%
57,0%
56,2%
Francia
52,4%
45,1%
48,8%
Grecia
47,3%
39,6%
43,5
 Sapir J., Faut-il Sortir de l’Euro, Paris, Le Seuil, 2012, p. 79.

Queste cifre sono cambiate leggermente nel 2012, ma rappresentano le tendenze del commercio internazionale per i paesi membri della zona euro. E' subito evidente che le differenze nel tasso di integrazione sono importanti, anche per i paesi di dimensioni comparabili. L'Italia è sopra il 70% e la Spagna al 60%, mentre la Francia sta circa al 49/50%. Questo ha evidenti implicazioni per i potenziali effetti di un deprezzamento dell'euro in opposizione allo scenario di una sua dissoluzione.

Gli effetti di un deprezzamento dell'Euro

La questione è stata ripetuta diverse volte nel corso del dibattito che ho avuto con Jean-Luc Mélenchon giovedi, 4 July 2013. [4] Quindi torniamoci un po' su, con l'aiuto del modello utilizzato per la preparazione dello studio di prossima pubblicazione della Fondazione Res-Publica.

In primo luogo diamo uno sguardo alle conseguenze negative della svalutazione, o l'impatto sull'inflazione.
                                          Figura 1


Si possono constatare due cose. In primo luogo, l'inflazione iniziale è più bassa in Francia che negli altri paesi, compresa la Germania. Ha perfettamente senso, sia in termini di elasticità di prezzo che per quel che riguarda la quota di energia delle importazioni, relativamente più bassa in Francia che nei paesi vicini. Poi, se la Germania ritorna rapidamente a una inflazione pari a zero, non è questo il caso per la Spagna e il Portogallo, la cui inflazione è sempre superiore a quella della Francia, o per l'Italia, il cui tasso di inflazione converge con quella della Francia solo alla fine del periodo. Questo ha un impatto immediato sul tasso di cambio reale implicito nell'Euro. Infatti, se il tasso di cambio nominale non può muoversi (dal momento che è fissato nel contesto della moneta unica), non accade lo stesso con il tasso di cambio reale, che è il tasso di cambio nominale corretto della differenza tra l'inflazione del paese e quella dei suoi principali partner commerciali.
                                         Figura 2 


Dato il tasso di inflazione degli Stati Uniti (e degli altri partner commerciali non euro), il tasso di cambio reale (o a prezzi costanti) inizia a salire poi cade quando l' inflazione nei paesi considerati scende al di sotto dell'inflazione dei loro partner. Ma il vantaggio della Francia è evidente, in particolare in relazione ai paesi del Sud Europa, che accumulano gli effetti di una inflazione più forte che nel nostro paese e in Germania. La competitività di prezzo di questi paesi si deteriora ampiamente e logicamente la bilancia commerciale accumula un deficit importante, costringendoli a reagire. Ma supponiamo che questa reazione non abbia luogo e guardiamo l'impatto diretto sulla crescita di questo deprezzamento dell'euro.

                                               Figura 3



Per quanto riguarda gli effetti diretti della svalutazione (esclusi gli effetti indotti sui guadagni di gettito fiscale), si vede che due paesi sono effettivamente avvantaggiati, la Francia e la Grecia. La Germania arriva subito dopo, come è logico data l'importanza del suo settore industriale. In effetti, la Germania potrebbe trovare in questo deprezzamento un contrappeso al deprezzamento dello yen, dato che il Giappone e la Germania sono concorrenti diretti in molti mercati. Per contro, per i paesi del "Sud", il bilancio della svalutazione è molto meno interessante. Ora, se includiamo nella tabella la necessità di compensare lo squilibrio di competitività che si è visto che è importante, questi paesi dovranno ridurre ancora di più la domanda interna e l'impatto di questo declino sulla crescita, dati i valori molto elevati del moltiplicatore della spesa pubblica (stimata in 1,7 per la Spagna e 2,2 per l'Italia), annullerebbe gli effetti positivi del deprezzamento dell'euro.

Se ora confrontiamo gli effetti di 5 anni di deprezzamento dell'Euro con gli effetti di uno scioglimento, nel caso della Francia si vede che il risultato (che qui include gli effetti indiretti del tasso di crescita) è molto meno interessante.

                                              Figura 4


Nella figura 4 l'ipotesi di un semplice deprezzamento dell'euro è rappresentata nella traiettoria H4. La dissoluzione ordinata (con delle svalutazioni del 20% per la Francia, 25% in Italia, 30% per la Spagna e il 40% in Portogallo) è rappresentata con H1. La traiettoria H2 simula una spaccatura nella zona euro in 2, con un Euro Nord (Germania, Austria, Finlandia e Paesi Bassi) e un Euro Sud (Francia, Spagna, Italia, Portogallo, Belgio). Questa ipotesi è anche caratterizzata da movimenti di inflazione che la rendono non molto plausibile. [5] Il percorso H3 rappresenta il caso di una dissoluzione disordinata dell'Eurozona, con dei tassi di svalutazione maggiori che in H1 e una forte rivalutazione della Germania. Lo scarto tra la traiettoria H4 e le altre tre è significativo.


In conclusione, l'ipotesi di un deprezzamento dell'Euro è accettabile per la Francia e la Germania, ma disastroso per i paesi del Sud Europa. In un certo senso, per questi paesi è anche peggio dell'ipotesi di una scissione dell'Euro in due aree, di cui si è detto che probabilmente non sarebbe sopportabile per questi paesi, a causa dell'inflazione e dei movimenti del tasso di cambio reale (e quindi della competitività). Quindi i governanti dei paesi del Sud Europa (Spagna, Italia, Portogallo) dovrebbero avere delle tendenze suicide per sostenere una simile politica, una volta presa la decisione di rompere con l'attuale status quo. Se consideriamo importante il futuro del Sud Europa (e questo è un punto su cui ci siamo trovati d'accordo con Mélenchon nel dibattito del 4 luglio), l'unica soluzione ragionevole è quella di lottare per una completa dissoluzione della zona euro.

[1] Artus P., « Dévaluer en cas de besoin avait beaucoup d’avantages », Flash-Économie, Natixis, n°365, 26 mai 2012.
[2] F. Cachia, "Gli effetti della rivalutazione dell'euro sull'economia francese," nel sommario della INSEE, INSEE, Parigi, 20 giugno 2008.
[3] Artus P. (red.), « De combien faudrait-il dévaluer les monnaies des pays en difficulté de la zone euro ? », Flash-Économie, Natixis, n°47, 17 janvier 2012.
[4] La trasmissione può essere vista su http://www.arretsurimages.net/contenu.php?id=5976
[5] Si prega di fare riferimento allo studio della Fondazione Res-Publica che sarà pubblicato a fine luglio.

26 commenti:

  1. La trasmissione è disponibile per i francofoni anche sul tubo per i non iscritti al sito indicato in nota [4].

    https://www.youtube.com/watch?v=eCcMVh-Sj_8

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  2. Come già De Grauwe, sul tema squisitamente monetario, (rammentando le vere leggi di trasmissione della moneta di banca centrale in M3, contradette dai trogloditi di bundesbank, come dice Piero Valerio), Sapir ci rammenta l'ABC dell'OCA. E cioè che, come Bagnai straripete invano in ambiente italiota, politiche centralizzate (di eurobond e di svalutazione dell'euro), nulla possono sugli squilibri inflattivi e sui tassi di cambio reale, che già sono alla base dell'euro-stupid-crisi.
    Sulla vocazione suicida della classe politica italiana,tutta e nessun vertice escluso, purtroppo, nulla quaestio: la RAI continua il terrorismo h24 con ogni possible trasmissione che straparli del problema...I "nipotini di von Hayek" dilagano e la massa è convinta che la cura sia il tagliare la spesa pubblica (a moltiplicatore 2,2).

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    1. Caro 48, hanno elevato l'obbligo scolastico ma il livello dell'istruzione e' crollato, e ne paghiamo le conseguenze. Non c'e democrazia senza educazione e senza informazione...

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  3. Mi sono guardato tutto il dibattito Sapir-Mélanchon: se uno pensava che Ferrero fosse bravo a menare il can per l'aia, confrontandolo con Mélanchon si accorgerà di aver a che fare con un dilettante: avanti col minacciamo la Germania, la BCE monetizza il debito, facciamo il protezionismo solidale e via fognando, pardon, en rêvant. Consiglierei, tempo permettendo, di tradurre anche questo articolo di Sapir, più teorico ma non meno importante, soprattutto in tempi di svendite all'estero, su nazione e sovranità: http://russeurope.hypotheses.org/1441 Se nessuno è disponibile e interessa, posso tradurlo io questo finesettimana.

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  4. Stante il fatto che è macroscopico che la svalutazione dell'€ non avrebbe nessun impatto in termini di risoluzione degli squilibri interni all'eurozona, la parte più interessante dell'articolo mi sembra la seguente:

    "Quindi i governanti dei paesi del Sud Europa (Spagna, Italia, Portogallo) dovrebbero avere delle tendenze suicide per sostenere una simile politica".

    Per gli effetti ampiamente prevedibili che le politiche portate avanti dai collaborazionisti (presenti illegalmente ed illeggittimamente nei vari governi) stanno dispiegando nella nostra vita attuale e futura, direi che le tendenze di questi siano nei fatti più omicide che suicide.

    Operare sapendo che il risultato di quello che si fa è riduzione in schiavitù e procurare o anticipare la morte, ha a che fare con la schiavitu' altrui e la morte altrui (quando si annulla lo stato sociale si parla di questo: pensioni, sanità, istruzione).

    Nel mio piccolo ritengo altamente probabile, che al fine di rubare tempo e sangue ai rispettivi popoli, la scelta che sarà operata sarà prorio quella di svalutare l'euro, contestualmente vendere questo approccio come risolutivo al fine dalla depressione economica che l'eurozona vive.

    Provando timidamente ad unire i trattini con la notizia del giorno si compone un quadro abbastanza prevedibile; la notizia è tratta dal fatto quotidiano, dove il traditore Saccomanni afferma tecnicamente e con sobrietà:

    “Stiamo considerando che queste compagnie (enel, eni, finmeccanica) sono profittevoli e danno dividendi al Tesoro”, “così dobbiamo considerare anche la possibilità di usarle come collaterali per la riduzione del debito”.


    La sovranità monetaria, la disponibilità delle gestione del proprio debito non nel mercato privato (tesoro+banca d'italia piacevolmente sposati), l'autosufficenza energetca unita alla capacità di rispondere ad attacchi militari sono i pilastri su cui si fonda uno stato sovrano.

    Se lo stato non è sovrano è uno stato schiavo con tutti quei poveretti che ci abitano dentro, volenti o nolenti loro.

    Saccomanni così come molti come lui, sono di fatto referenti di potenze occupanti straniere, che stanno prendendo decisioni che hanno l'unico scopo di favorire le nazioni di loro riferiemento e di far diventare questa povera terra, una terra colma di schiavi e reietti, che tali rimarranno per i prossimi 100 anni almeno.

    Debbo dire che sto riconsiderando un aspetto delle discussioni che si effettuano nei vostri blog gemelli, che è quello della gestione ordinata del debito pubblico italiano: se le cose procederanno con la vendita all'incanto dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo, nonostante la nostra sostenibilità finanziaria sia evidenziata da insospettabili organizzazioni mondiali, inizio a pensare che l'unico redde rationem in un futuro molto anelato, è quello del default (a danno dei creditori), e la nazionalizzazione al prezzo di una lira di tutto quanto è stato svenduto alle potenze straniere negli utlimi 30 anni per riportare le lancette dove dovrebbero essere e rendere agli altri un pochino di quello che è stato perpetrato a noi.

    Perdonate tutti lo sfogo ... in una guerra con tanti morti spero di potermi permettere uno sfogo via mail.

    Grazie al solito per la tua opera di diffusione di informazione e conoscenza.

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    1. Sono d'accordo Che alla fine il debito, andando avant di questo passo, diventera' insostenibile, ma il rischio Véro e' Che ci mettano in un bail out E li' si' Che sono cavoli. Perdonate la disgrafia da pocosmartphone. Sackmoney mai nome fu piu' appropriato...

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    2. salvatore iaconis
      I miei complimenti piu sentiti: bravo

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  5. Gentilissima Carmen, annuncio, se me lo consenti, anche da queste pagine, che domenica pomeriggio volerà sulla costa romagnola e veneta uno slogan anti-euro dal titolo moooolto forte (ma non voglio rovinare la sopresa...), dedicato al ricordo di Marco Cacciatore, uno dei tanti suicidi per motivi economici da imputare all'euro. Mi accorgo che per realizzare un articolo in cui spiegare bene i legami tra euro e aumento della disoccupazione, mi aiuterebbe molto avere un consiglio da parte di Istwine, con cui in passato ci eravamo scritti, ma di cui ho smarrito l'indirizzo, potresti, se lui è d'accordo, ridarmi il suo indirizzo di posta dove contattarlo scrivendomi a info@truccofinanza.it per cortesia? Grazie. Giuseppe

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    1. Complimenti Giuseppe, grande! Ti ho mandato l'indirizzo, caso mai Istwine non vedesse il post.

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  6. A parte che un francese che dopo aver trovato un percorso economico che porta vantaggio alla francia si chiede se sia giusto perseguirlo è una cosa che puzza lontano un chilometro, ma questo studio esclude di considerare gli effetti benefici che le nazioni hanno dalla diminuzione del debito. La svalutazione aiuta le nazioni come francia e germania perfetto cosi non si devono lamentare di aver dovuto pagare i debiti dei paesi area sud euro

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    1. Questo non è un francese qualunque, Sapir credo che veda un pochino più in là del suo naso francese all'insù...
      ma poi, di quale diminuzione del debito stai parlando?

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    2. Credo di riferisca al punto in cui di dice "....Supponiamo che la Banca centrale europea decida di acquistare più di un terzo del debito italiano, spagnolo e portoghese. Si supererebbero i 1.000 miliardi già immessi nell'economia, cosa che potrebbe causare uno shock iniziale..."

      Invece mi sembra di capire che si tratterebbe di semplice acquisto e non di un ACQUISTO E ANNULLAMENTO del debito con monetizzazione (da qui i meno debito..)

      Visto il punto volevo chiedere se qualcuno aveva letto il libro di Minenna Marcello (la moneta incompiuta) e cosa ne pensavate della conclusione (BCE che acquista x ogni stato un ammontare di tit pubblici, via via che scadono, fino al 20% dei rispettivi pil, annullando li lei x conto degli stati, stampando moneta).

      Io mi sono fatto l'idea che alla fine concederebbe solo tempo all'euro, diminuendo gli spread dei titoli di debito fra stati, svaluterebbe l'euro progressivamente su $ e ¥, ridurrebbe la stretta sul credito, ma nulla farebbe sui differenziali di inflazione, sui tassi di cambio reali intra-euro, e sulle partite correnti.


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    3. Non ho letto il libro, però sono d'accordo che la monetizzazione del deficit senza uno sganciamento dall'euro non risolverebbe i problemi.
      Come dice anche Sapir nel suo libro "Bisogna uscire dall'euro?" i paesi dell'eurozona hanno tra loro una diversa inflazione strutturale. Ad esempio la Francia a causa della sua demografia ha bisogno di creare molti più posti di lavoro della Germania, e avrebbe bisogno di una politica industriale volta a creare posti di lavoro, che impone un tasso di inflazione strutturale molto diverso da quello della Germania, che ha un terzo di giovani in meno nel suo sistema educativo a causa del disastroso calo delle nascite.
      Costringere l'economia di un paese a un tasso di inflazione inferiore al suo tasso strutturale - solo per mantenere il tasso di cambio reale - la conduce in un circolo vizioso di sottosviluppo, che dovrebbe essere compensato attraverso trasferimenti fiscali, cosa assurda e politicamente improponibile.
      Insomma non se ne esce. Inutile monetizzare.

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    4. scusate avevo dato per scontato acquisto e annullamento, in effetti mi sembrava un po generoso... però dice che la bce si impegna a rimborsare, se rimborsa lei i soldi c'e li mette lei e poi perche dice che gli altri potrebbero non essere daccordo.
      Io non ho letto il libro di Minenna però ho gia sentito girare questa possibile soluzione e sinceramente sono daccordo perchè se è vero che non risolverebbe i problemi di fondo darebbe il tempo di pensare al da farsi piu lucidamente. L'ossigeno dato agli stati in difficoltà permetterebbe di decidere con calma se uscire da euro o a mio avviso meglio tentare di armonizzare le differenze strutturali .
      Ricordiamoci che se è vero che un utilizzo di trasferimenti fiscali sembra assurdo da proporre continuare con un europa divisa significherebbe destinare i suoi vari stati all'inesistenza sulla scena mondiale contro le altre nazioni più grandi per non parlare poi del possibile ripresentarsi di guerre.

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    5. Ciao Giorgio, tu dici "... L'ossigeno dato agli stati in difficoltà permetterebbe di decidere con calma se uscire da euro o a mio avviso meglio tentare di armonizzare le differenze strutturali...".

      Premesso che la soluzione sarebbe x me una aspirina contro la polmonite (serve x avete tempo, minori pressioni sugli spread e ossigeno x i sist bancari del sud pieni di minus sui loro titoli di stato) nulla cambia x:
      - differenziali di inflazione
      - tassi di cambio reali fra i paesi dell euro
      - squilibri di partite correnti

      Inolte comprare ed annullare 1/3 del deb pubblico del sud Europa x via monetaria e' esattamente ciò che x 30 anni e' stato vietato nella sostanza in Italia (divirzio bankit-tesoro) e vietato nello statuto BCE.

      Inoltre si parla di una cifra importante che qualche effetti inflativo lo avrebbe di sicuro. Dunque mi immagino con che gioia Germania and co. accetterebbero di farsi ripagare con euro svalutati, proprio loro, i fautori interessati della deflazione.

      Infine torno alla tua frase xke mi ha fatto pensare che NON ce lo vogliono dare + tempo!! X me al nord lo sanno che l'uscita dall euro e' una opzione sul tavolo e gli stati e le economie del sud, dopo 12 mesi di pax monetaria, e un abbattimento di circa il 20% del loro rapporto Debito/Pil, avrebbero molto + potere contrattuale....
      Comunque io seguo il consiglio di Carmen, compro il libro di Sapir domani.

      Un saluto

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    6. Giogio, il fatto è che un'unione monetaria tra paesi diversi non ha senso economico, se non la colonizzazione dei più deboli da parte dei più forti. Questo in economia è un fatto assodato. Vogliamo una perdurante meridionalizzazione della periferia europea, deindustrializzata e che viva di trasferimenti? Ma suvvia, se si vuole fare un'unione politica la deve fare prima di quella monetaria, è un presupposto da costruire in maniera democratica col tempo, eventualmente. Ma cosa c'è di democratico in questo processo di "federalismo furtivo" (altra significativa espressione riportata da Sapir nel libro già citato sopra)...non è proprio questo mettere i popoli dinanzi al fatto compiuto e infarcirli di propaganda che contiene in sè i germi di un possibile ritorno della guerra?

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    7. Carmen, Marco tutti e due avete detto cose giuste non c'è niente da obbiettare, la differenza di opinioni non è sui dati di fatto citati da marco o sulle preoccupazioni condivisibili espresse da carmen, ma sul come portare avanti un impresa.
      La nostra azienda Europa ha preso decisioni economiche sbagliate su questo non c'è dubbio, i clienti (le nazioni) sono problematici altro dato di fatto, saremo noi in grado di aggiustare i problemi di questa Europa o dovremo rinunciare all'impresa?
      Lo scrivo su questo blog perche vedo che è frequentato da gente che ne capisce di economia e se vogliamo avere una speranza di cavarcela è ora che chi sa come fare si faccia avanti proponendo soluzioni e indicando la strada.
      Io dal canto mio so che in economia aziendale è importante saper sfruttare gli asset che si hanno e un integrazione monetaria pur sbagliata e quindi totalmente da modificare sembra comunque una risorsa strategica nell'obbiettivo dell'unione Europea prima di disfarla vorrei avere la certezza che non era possibile fare altrimenti.

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    8. Vabbè Giorgio.. scusami ma che stai a dì? "azienda Europa" "clienti nazioni" "nazioni problematiche" ?!?!?
      Manca "la fiducia dei mercati" e poi siamo a posto!
      Quello che scrivi è PUDE allo stato puro!!

      ..E perché non proponiamo all'Europa l'Italia S.P.A.?

      Ps. L'Europa va dalle Azzorre agli Urali.. L'istituzione monetaria di cui discutiamo è altra cosa.

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    9. Mi dispiace che l'uso di un paragone troppo fantasioso ti abbia indotto a non leggere quello che ho scritto, e hai deciso di non considerare quel che ho scritto a priori, difficile darmi del partito unico europeo visto che ho scritto "un integrazione monetaria pur sbagliata e quindi totalmente da modificare".
      Cerchero di spiegarmi in maniera diversa il problema dell'euro non è la moneta di metallo con il disegno sopra, questo è anzi un simbolo unitario su cui si può continuare a costruire l'Europa.
      Il problema è tutto l'assetto politico economico sbagliato che vi è dietro, ora noi possiamo buttare la moneta con tutto quello che vi è dietro insieme a 10 anni di sforzi fatti da noi o avere il coraggio di salvare il simbolo e affrontare i problemi e gli interessi che vi sono dietro.
      Una delle prime cose da tentare ad esempio sarebbe quello di modificare lo statuto bce per farlo come quello della fed e se non ci riusciamo non nascondetevi dietro la parola euro, ma abbiate il coraggio di dire che le differenze culturali e gli interessi delle nazioni europee non permettono l'europa unita, almeno non ancora.

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    10. Allora scusami Giorgio.. ma purtroppo avevo capito bene!
      Scrivi in lingua PUDE!
      Stai descrivendo pari pari il "fogno Europeo".... e non capisco se ne sei cosciente oppure no.
      Per quanto riguarda il "disegno sulla moneta di metallo" credo ti abbia già risposto Carmen.

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    11. Cerchiamo di rispondere a Giorgio in modo meno brusco e più argomentato.
      La crisi del 2008 ha dimostrato proprio ciò che scrivi: “le differenze culturali e gli interessi delle nazioni europee non permettono l'Europa unita, almeno non ancora”. L’ideale di unità europea è molto bello, ma purtroppo irrealizzabile, almeno nel breve-medio periodo.
      Negli ultimi cinque anni nessuna delle misure chieste dai Paesi periferici è stata presa in considerazione e, ogni giorno che passa, la recessione, provocata dalle politiche di austerità, si aggrava.
      I Trattati Masstrich, di Lisbona, il fiscal compact ecc. (supinamente ratificati dai nostri politici) sono quanto di peggio l’ideologia liberista abbia prodotto a livello mondiale; nemmeno gli Usa arrivano a una tale fede cieca nel mercato come unica forza che deve regolare l’economia. Ed è un paradosso che ciò sia avvenuto in Europa, che ha “inventato” lo stato sociale e i diritti del lavoro.
      L’Unione europea è ormai irriformabile, anche perché non è democratica (il Parlamento europeo ha poteri simbolici).
      Io paragono la Ue a un edificio costruito su fondamenta sbagliate: cercare di raddrizzarlo è fatica sprecata; non resta che abbandonarlo, e cercare in futuro di costruire una nuova casa comune.

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    12. hai capito e letto talmente bene che è la seconda volta che mi chiami Giorgio e non Giogio, non ha senso continuare a discuter sull'appartenenza a Pude o meno visto che neanche esiste, la mia possizione è certo dissimile da Bagnai, ma non è sulla scia di Monti e le banche... se questo è esssere del partito unico europeo allora posso ascrivermi con orgoglio .
      Vi lascio un collegamento ad un lavoro fatto da un gruppo di economisti del movimento dove a parte le conclusioni rinunciatari sono indicate riforme da perseguire http://arjelle.altervista.org/Scenari/Scenario2_E5S.htm

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  7. La figura 4 indica cosa?
    Mi sembra di dedurre a crescita del PIL per la Francia, ma mancano le figure per gli altri Paesi... (o sono io che non ho capito una mazza?)

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    1. A meno che a non capire una mazza sia io, la fig. 4 rappresenta la Francia e basta...:)

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