16/09/13

L’Europa è ossessionata dal mito della massa di fannulloni.

Dal Guardian, un altro articolo di Chang sulla favola moralistica dei poveri fannulloni mantenuti a sbafo dai ricchi oppressi dalle tasse...

Ai ricchi conviene presentare  il dibattito sulla povertà  in termini moralistici, ma la verità è che la disuguaglianza è strutturale.
 
'I mercati sono spesso manipolati a favore dei ricchi . ' Fotografia: Justin corsia / EPA
di Ha-Joon Chang

[Traduzione di Alex]

"Uno spettro si aggira per l'Europa" recitava il famoso incipit del  Manifesto del partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels.
Anche oggi, uno spettro si aggira di nuovo per l’Europa.   Ma, a differenza del 1848, quando Marx ed Engels scrissero quel passaggio, non è il comunismo, ma la pigrizia.


Sono finiti i giorni in cui le classi più abbienti venivano  terrorizzate  da masse  inferocite  che volevano spaccargli la testa e  confiscare le loro proprietà. Oggi il loro più grande nemico è l'esercito dei fannulloni, il cui stile di vita indolente ed edonista,  finanziato da un'oppressiva pressione fiscale che grava sui ricchi, sta succhiando la linfa vitale dell'economia.

In Gran Bretagna, il governo di coalizione se la prende di continuo contro questi  rottami del  welfare delle periferie operaie, che trascorrono le notti a sgobbare a base di Sky Sport e casinò online.
Ci viene raccontato che è stata la loro pretesa spudorata di “ottenere senza dar niente  in cambio", assecondata dal precedente governo laburista, che ha creato l'enorme deficit contro cui il paese sta lottando.

Nella zona euro sono in molti a pensare che la crisi fiscale si possa far risalire,  in ultima analisi,  a quei Mediterranei fannulloni dei Greci e degli Spagnoli, che hanno vissuto a sbafo dei gran lavoratori Tedeschi ed Olandesi,  passando il tempo a sorseggiare caffè e giocare a carte.  O si mettono a lavorare duro, si dice, o i problemi dell’Eurozona non si risolveranno. 

Il problema di questa lettura dei fatti è che,  ebbene sì, è soltanto una favola.
Prima di tutto, è importante ribadire che i deficit di bilancio dei paesi europei, tra cui la Gran Bretagna, sono in gran parte causati dal calo delle entrate fiscali a seguito della recessione indotta dalla crisi finanziaria, piuttosto che dall'aumento della spesa sociale.
Quindi, attaccando  i poveri e sradicando  il welfare non si riuscirà a curare le cause  dei deficit .
Inoltre, nel complesso, i   poveri generalmente  lavorano di più. Solitamente ricoprono  mansioni  con orari più lunghi e condizioni di lavoro più dure. Fatta eccezione per una esigua minoranza, sono poveri nonostante lo stato sociale, non a causa sua.
Il punto si evidenzia  in modo più chiaro, se effettuiamo dei confronti.  Secondol'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo, in Grecia , la famosa nazione di fannulloni, la gente  lavora in media 2.032 ore nel 2011 - solo un filino in meno  dei  presunti maniaci del lavoro sudcoreani ( 2090 ore ).
Nello stesso anno, i tedeschi hanno lavorato solo il 70 % dei greci ( 1413 ore ), mentre i Paesi Bassi erano ufficialmente la nazione più "pigra " del mondo,  con solo 1379 ore di lavoro annue. Questi numeri ci dicono che, qualsiasi cosa vi sia di sbagliato in Grecia, non è il fatto che i Greci siano dei fannulloni. 

Ora , se questa favola della pigrizia si dimostra così poco fondata nei fatti, perché risulta  così ampiamente accreditata? Perché, negli ultimi tre decenni di predominio dell’ideologia del  libero mercato, molti di noi hanno finito per credere nel mito dell'individuo pienamente responsabile del suo destino.
 
A cominciare dai cartoni  Disney che guardiamo da bambini  che ci trasmettono il messaggio "se credi in te stesso , puoi ottenere qualsiasi cosa", siamo bombardati con il messaggio che gli individui, e solo loro, sono responsabili di ciò che ottengono nella loro vita.  Questo è quello che io chiamo il principio di L'Oreal - se alcune persone vengono pagate decine di milioni di sterline l'anno , deve essere perché “le valgono”; se gli altri sono poveri, deve essere o  perché sono dei buoni a nulla o perché non ci provano abbastanza tenacemente.

Ora, dal momento che risulta  politicamente difficile prendersela con  i poveri per la loro incompetenza, l'attacco viene portato avanti  battendo sul mito del pigro cialtrone  sprovvisto di spina dorsale.  Con il risultato finale,  nel nome della guerra ai pigri,   di smantellare  tutta una serie di politiche e di istituzioni che sostengono i  poveri.

Il bello di questa visione del mondo - per coloro che traggono benefici  in modo sproporzionato del sistema attuale - è che, riducendo il tutto ad una mera questione di “individui” , si distoglie l’attenzione dalle cause  strutturali della povertà e della disuguaglianza .
E' risaputo che una cattiva nutrizione infantile, la mancanza di uno stimolo all’apprendimento in famiglie deprivate, e scuole inadeguate, limitano lo sviluppo delle capacità dei bambini poveri, finendo per  incidere in negativo sulle  loro prospettive future.
Quando diventano adulti, essi devono fare i conti con ogni sorta di pregiudizio  che li scoraggia costantemente e li smonta, soprattutto se sono di sesso o colore della pelle “sbagliato”.  

Con questa zavorra sulle spalle, i poveri vanno incontro a  difficoltà nel  vincere la gara, fossero anche nel mercato più equo. I mercati risultano  spesso truccati  in  favore dei ricchi, come abbiamo visto in una serie di recenti scandali sulle vendite abusive  di prodotti finanziari, sulle menzogne raccontate ai gestori, per finire  con la manipolazione del tasso Libor.

Di più,  il denaro conferisce ai  super-ricchi persino il potere di riscrivere le regole di base del gioco – detto fuori dai denti – comperandosi  i politici e le cariche pubbliche (si pensi a tutti quegli ex banchieri -  diventati segretari del Tesoro degli Stati Uniti). Molta deregolamentazione dei mercati finanziari e del mercato del lavoro, così come i tagli alla tasse sui ricchi, degli ultimi tre decenni sono il risultato  di "politiche monetarie" di questo tipo.
Deviando il dibattito nel racconto moralistico della  “pigrizia”, i ricchi  ed i potenti possono distogliere  l'attenzione della gente dai problemi strutturali che creano più  povertà e disuguaglianza di quanto sarebbe necessario .

Tutto questo non vuol dire che i talenti e gli sforzi dei singoli non debbano essere riconosciuti. Il  tentativo di sopprimerli completamente crea delle società che sono apparentemente egualitarie,  ma fondamentalmente ingiuste, come è successo negli ex paesi socialisti.
Tuttavia, è di fondamentale importanza il riconoscere che la povertà e la disuguaglianza hanno anche cause strutturali e avviare un vero dibattito su come cambiare le cose. Liberare il dibattito dal  mito pernicioso e senza fondamento della “massa fannullona”  è un primo passo importante in questa direzione .

9 commenti:

  1. Vogliono spezzare le ultime resistenze psicologiche della società.Così i nostri politici possono dire:avete visto che bravi i nostri fannulloni che non hanno sforato il 3%?Solo che questo non è più il bastone e la carota ma solo il bastone.Ci stanno conducendo al MES e alla svendita pubblica lentamente così i pezzenti non se ne accorgono e un pò di senso di colpa non fa male...e la gente ancora non ti ascolta se parli di uscita dall'euro. Claudio.

    RispondiElimina
  2. "L'etica del lavoro è l'etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi"
    Bertrand Russel.

    LARS.

    RispondiElimina
  3. Grazie per queste traduzioni di Chang, davvero interessanti!
    Parla semplice, diretto e centra efficacemente dei punti salienti.

    RispondiElimina
  4. I super-ricchi hanno secondo Sen(un garzone da fornaio n'zomma), un altro vantaggio quella di stabilire quali siano i criteri secondo i quali considerare il merito. Penso che il racconto mporalistico della pigrizia sia solo l'altra faccia dell'ideologia della meritocrazia, che i conservatori di un tempo, meschini ma su ciò onesti, avevano il buon gusto chiamandola col proprio nome: DARWINISMO SOCIALE

    RispondiElimina
  5. L'autore è un allievo di Stiglitz (che non guasta). Ho appena iniziato il suo Bad Samaritans: interessante (c'è un capitolo sui (non) effetti macroeconomici della corruzione che fa giustizia di tutte le sciocche litanie castacricca che ci ammorbano da anni) e molto leggibile (bellissimo l'iniziale racconto della gioventù dell'autore nella Corea degli anni '60/'70).

    RispondiElimina
  6. fiorenzo fiumetanaro17 set 2013, 21:43:00

    sarà pure 2090 ore anno. che devo dire, io superavo le 2300 ore anno e tutte documentate

    RispondiElimina
  7. "se gli altri sono poveri, deve essere o perché sono dei buoni a nulla o perché non ci provano abbastanza tenacemente."

    questo è un pensiero americano che in america funziona.
    purtroppo per l'italia che è un paese, ormai, più socialista della ex russia, la scalata sociale non è possibile in quanto è stato sterminato completamente il libero mercato.

    questo articolo non è buono, chi lo scrive non conosce la realtà europea, e chi lo commenta lo reinterpreta...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, sì, in America funziona? Sarà per questo che gli USA hanno una mobilità sociale bassissima? ("[...] the American dream that saw the country as a land of opportunity began to seem just that: a dream, a myth reinforced by anecdotes and stories, but not supported by the data. The chances of an American citizen making his way from the bottom to the top are less than those of citizens in other advanced industrial countries." J. Stiglitz, The Price of Inequality, W.W. Norton & Company, pag. 12). Esattamente come l'UK della cura Thathcher. Così come l'Italia. Guarda caso si tratta di tre paesi in cui la disuguaglianza è molto elevata. Sì, perché "dove è maggiore la distanza economica fra gli individui è anche più probabile che il destino dei figli dipenda da quello dei padri. Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna combinano questi due fenomeni in alto grado, mentre nei paesi nordeuropei accade l'opposto". (M. Franzini, Ricchi e poveri, Università Bocconi (!) Editore, Milano, 2010, pag. 77). Con buona pace del "libero mercato".

      Elimina
  8. Ho letto di un fiato il suo "23 Things They Don't Tell You About Capitalism", tradotto in italiano per "Il Saggiatore", dove sviluppa in generale questi temi. Caldamente consigliato ...

    RispondiElimina