Martin Wolf, il chief economist del Financial Times, commenta il risultato delle elezioni in Germania, osservando che forse la Merkel riuscirà davvero ad ottenere l’eurozona che desidera, e cioè una Germania allargata,
ma lo spettacolo sarebbe deprimente: un immenso surplus strutturale di partite correnti significa infatti esportare tanti prodotti – ma anche tanti fallimenti.
Partendo dal commento della settimana scorsa sul Financial Times di Wolfgang Schäuble, in cui il ministro delle finanze tedesco si rallegrava dei segnali economici positivi dell’eurozona e accusava i critici di vivere in un “universo parallelo”, Martin Wolf si dichiara ben contento di dimorare in quel mondo, perché quello in cui si trova Mr. Schauble si rivela per essere, in realtà, molto inquietante. C'è davvero la possibilità che i paesi membri dell'eurozona ritornino ad un'economia sana in un tempo ragionevole? Dice Wolf:
"Si può fare? Senza un cambiamento nell’attuale filosofia tedesca, la risposta è No. Come dimostra chiaramente il pezzo del signor Schäuble, la domanda globale non viene considerata nell’analisi. Eppure un grande paese con un immenso surplus strutturale di partite correnti non esporta solo prodotti. Esporta anche bancarotta e disoccupazione, in particolare se il corrispondente flusso di capitali consiste in debito a breve termine. Il fatto che la nuova procedura sugli squilibri macroeconomici manchi di riconoscere il ruolo della mancanza di domanda interna della Germania, la dice lunga. Il livello di allerta per un surplus di partite correnti è del 6% del PIL, indipendentemente dal peso dell’economia di un paese. Vien fuori che la media della Germania è esattamente il 5,9%.
Perciò, cosa sta accadendo realmente? La risposta è che l’eurozona sta cercando di diventare una Germania allargata. Un miscuglio di produttività crescente (che Wolf spiega essere l'altra faccia della medaglia della disoccupazione, ndt) e una domanda in contrazione hanno portato le economie più vulnerabili a ricercare un riequilibrio esterno (vedi i grafici).
Ma il peggio è che non funzionerà. Per due ragioni: primo, l’eurozona è davvero troppo grande per riuscire a ottenere una crescita basata solo sulle esportazioni, come ha fatto la Germania; e, secondo, l’euro di sicuro finirà per apprezzarsi ulteriormente, comprimendo così ancor di più le economie meno competitive.
Niente di tutto questo, per quel che posso giudicare, sembra avere importanza all’interno dell’universo del signor Schäuble. In quell’universo, la ricerca della competitività non viene mai riconosciuta come il gioco a somma zero che in realtà è, se i problemi di domanda vengono completamente ignorati.
L’eurozona potrebbe essere un successo, ma non seguendo una filosofia del genere. Sopravviverà? Nessuno può dirlo con certezza. E' questo il modo in cui bisognerebbe condurre il progetto più ambizioso dell’Europa? Certamente no."
Traduzione di Malachia Paperoga
Quanto affermato dall'Autore vale per la Germania ma non per noi.
RispondiEliminaUn paese può mantenere un deficit strutturale delle partite correnti solo se gli altri decidono di finanziano. Sfortunatamente per l'Italia questo non è successo ...
L'Autore ci dice che "L’eurozona potrebbe essere un successo, ma non seguendo una filosofia del genere. Sopravviverà? Nessuno può dirlo con certezza"
Qualcuno ha in mente un piano B per l'Italia nel caso in cui, malauguratamente, l'eurozona dovesse sopravvivere ?
Un cordiale saluto
http://marionetteallariscossa.blogspot.it/
L'incapacità di guardare il mondo attraverso l'equilibrio o meglio il perseguimento di un equilibrio (economico e sociale) è alla base delle fragili dinamiche nazionali ed internazionali. L'equa redistribuzione dei redditi, auspicata dalle teorie economiche che puntano alla piena occupazione, si esprime a livello globale (a mio modesto parere) nella "stabilità" della bilancia commerciale. Il vero pareggio da perseguire! Obiettivo ben diverso, nelle sue connotazioni filosofiche e sociologiche, dal pareggio di bilancio imposto dal fiscal compact. Perseguire un eterno surplus porterà ad una vittoria temporanea per una forza che si prefigge come obiettivo l'espansione ma come ogni impero essa stessa è destinata a crollare per far spazio ad una forza più imponente e successiva. La realtà è fatta di carneficine continue in cui i popoli sono i sordi e muti assoluti. L'innesto di un nuovo concetto globale che punti ad una sincera rinascita culturale basata sull'equilibrio della produzione e del commercio internazionale e che si ponga come obiettivo la piena partecipazione democratica al viver civile dovrebbe essere il nobile quanto più alto ed ambizioso obiettivo da perseguire.
RispondiEliminaUn saluto,
Elmoamf
Caro Massino, giustissimo! Infatti l'approccio che tende a una equità distributiva, sia per ragioni di tipo sociale che per ragioni di convenienza economica collettiva di lungo respiro, è anche quello che applica lo stesso principio agli scambi internazionali. L'idea di Keynes, purtroppo respinta alla Conferenza di Breton Woods, era quella di promuovere l'equilibrio, quello che Bagnai sul Tramonto chiama l'external compact!
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