Sul Guardian un quadro generale molto chiaro della crisi fa comprendere che l'euro è già fallito, e perciò lasciare in carica i partiti mainstream sarebbe un errore di proporzioni storiche e condannerebbe l'Europa a un periodo di
stagnazione economica ancora più lungo.
(Grazie per la segnalazione a Federico Nero)
Larry Elliot - Questa settimana l'Europa va alle urne, e l'umore è nero. E' nero tra gli elettori ed è nero nei mercati, dove alla fine della scorsa settimana i timori che i risultati delle elezioni avrebbero aperto un nuovo capitolo nella crisi dell'eurozona hanno portato a un sell-off.
E la cosa sembra fin troppo probabile. Nonostante tutti i discorsi ottimisti degli ultimi mesi, i problemi della zona euro non sono scomparsi. I membri più deboli della moneta unica, come la Grecia, la Spagna e l'Italia, per un po' sono riusciti a vendere le loro obbligazioni a tassi di interesse più bassi. Ma questo è stato in gran parte dovuto alla generosità della Federal Reserve, che ha inondato di dollari l'economia globale tramite il suo programma di quantitative easing.
L'iniezione
di QE è stata una manna dal cielo per la zona euro, che finora - ma
forse non per molto tempo ancora – ha rifiutato l'idea di accendere
le stampanti. Il dollaro
passando
attraverso il sistema finanziario globale è
giunto nei mercati obbligazionari europei,
e questo ha permesso a
Mario Draghi, il presidente della Banca Centrale
Europea (BCE), di
dire che avrebbe fatto “qualsiasi cosa” per salvare l'euro, senza
la necessità di far seguire
alle parole i fatti.
Questa
nuova versione del piano Marshall del dopoguerra ha
fatto guadagnare tempo alla zona euro. Quel
che non ha fatto, però, è stato di cambiare il principale
problema economico
dei paesi
periferici deboli
della zona euro. Essi non stanno crescendo abbastanza velocemente
per evitare che i loro debiti diventino
sempre più onerosi. L'austerità
generalizzata ha fatto peggiorare le cose, come anche
la mancanza di una
sufficiente azione compensativa
da parte della
BCE.
La disoccupazione è alta e gli elettori sono stufi dell'austerità. Sarebbe però un errore pensare che molto, o anche qualcosa, cambierà a seguito delle elezioni per il Parlamento europeo. Ci sarà un gran parlare di come l'Europa deve soddisfare i bisogni del suo popolo, e che sarà così. I partiti mainstream con il loro pensiero dominante saranno ancora in carica e la vita andrà avanti come prima.
Come risultato, l'Europa si condannerà a un periodo anche più lungo di stagnazione economica, disoccupazione di massa e austerità. Fiorirà l'estremismo.
Esiste
un'alternativa a questo scenario deprimente. Ammettere che adottare
l'euro come un modo per promuovere
la causa di un'unione sempre più stretta è stato un errore di
proporzioni storiche. Se si accetta
questo, sarà
possibile evitare che l'Europa diventi
il nuovo Giappone.
Potrebbe accadere una di queste due cose. L'euro potrebbe essere radicalmente riformato secondo le linee proposte da Charles Grant, direttore del Centre for European Reform. Ciò comporterebbe di ridurre velocemente l'austerità, creare un'unione bancaria, fare le riforme strutturali in paesi come l'Italia per renderli più competitivi, e riconvertire l' economia tedesca per renderla meno concentrata sull'export, oltre a una risrutturazione parziale del debito per i membri dell'eurozona più pesantemente indebitati.
L' alternativa è quella di rompere il vincolo della moneta unica, restituire il potere alle singole nazioni o gruppi di Stati con economie convergenti, e ricominciare.
Questo non accadrà, almeno non ancora. L'euro simboleggia l'unione sempre più stretta sognata dai fondatori dell'Europa negli anni '50. La Germania è la più forte economia dell'Europa e il suo ufficiale pagatore, per cui l'euro viene gestito secondo le direttive tedesche.
A quanto sostiene l'economista Roger Bootle nel suo nuovo libro, The Trouble with Europe : "L'euro è stato un disastro economico, imposto all'Europa per ragioni politiche. Ironia della sorte, si pensava che nonostante i suoi costi economici, alla fine avrebbe portato l'Europa a unirsi politicamente. Ciò può ancora accadere, ma potrebbe anche rivelarsi ciò che spinge l'Europa a dividersi. Dal punto in cui mi trovo, la seconda sembra più probabile."
Bootle ha proprio ragione. L'euro infatti è stato proprio il disastro economico che alcuni prevedevano si sarebbe verificato quando è stato creato, alla fine degli anni '90 . A quel tempo ci sono stati dei segnali che la moneta unica avrebbe potuto rivelarsi una macchina che distrugge il lavoro. Ci sono stati anche degli avvertimenti che molti dei paesi riuniti insieme non erano pronti per un'unica politica monetaria valida per tutti.
Sembrava lampante che, in assenza di mobilità del lavoro e redistribuzioni su larga scala, i paesi, privati del potere di condurre la propria politica monetaria, avrebbero dovuto ricorrere all'austerità se fossero diventati non più competitivi. Tutto questo è rimasto inascoltato. Si prevedeva molto fiduciosamente che l'euro avrebbe reso l'Europa più prospera e così facendo avrebbe creato le condizioni per un'unione sempre più stretta.
La realtà
è stata una crescita lenta, alti
tassi di
disoccupazione, riforme
strutturali
pasticciate,
deriva e crescente malcontento. I
problemi sono sorti non solo nella
periferia, ma anche al
centro, dove dalla creazione della moneta unica la situazione è
decisamente peggiorata.
Quel che è successo, in breve, è questo. L'euro ha significato un tasso di interesse unico e un tasso di cambio unico. Il tasso di interesse era troppo basso per alcuni paesi, come l'Irlanda e la Spagna, che erano in rapida crescita. Era troppo alto per paesi come la Germania e la Francia, che crescevano meno rapidamente. In periferia, bassi tassi di interesse incoraggiavano la speculazione immobiliare e hanno portato alle condizioni per un'inflazione superiore a quella del centro.
Prima
della creazione dell'euro, questi paesi avrebbero lasciato deprezzare
le loro monete per
compensare. Ora questo
era impossibile, così questi
paesi sono diventati meno competitivi in un
momento in cui la Germania era impegnata
a rendersi più competitiva. Per un decennio,
i lavoratori tedeschi hanno avuto
aumenti salariali al di sotto
del livello di inflazione
per vendere le
loro merci a prezzi bassi
nei mercati europei. Questo è stato un grande successo, fino a un
certo punto. Il surplus
commerciale della Germania è aumentato,
ma il rovescio della medaglia è che i deficit commerciali in paesi
come la Spagna, la Grecia e l'Italia sono peggiorati.
Negli
anni precedenti la crisi,
il sistema continuava
ad andare perché la Germania esportava
capitali verso i paesi della periferia per consentire loro di
acquistare merci tedesche. Poi è arrivata la crisi. La Germania ha
insistito che se i paesi erano in difficoltà, era perché avevano
vissuto oltre le proprie possibilità. Un
po' eccessivo,
dato che la Germania era stata complice nel permettere loro di farlo.
Berlino ha detto che avrebbe aiutato i paesi in difficoltà, ma solo alle sue condizioni, secondo le quali tutti i paesi dovevano replicare la Germania, comprimendo la domanda interna e promuovendo le esportazioni rendendole più competitive. Questo era chiaramente un'impossibilità logica perché il surplus di un paese è il deficit di un altro paese. I paesi non potevano diventare più competitivi attraverso la svalutazione, così hanno dovuto farlo tramite l'austerità, tagliando i salari e la spesa pubblica in modo aggressivo. Su insistenza della Germania, per le banche non c'è stata nessuna austerità.
I leader europei considerano l'euro troppo grande per fallire. Si sbagliano. E' già fallito. E' fallito perché non riesce a dare la prosperità economica promessa e non riesce a portare l'Europa a unirsi politicamente. L'euro è come il gold standard, ma peggio, è per questo che sarebbe un errore di proporzioni storiche ignorare le elezioni di questa settimana. Sappiamo come finisce questo film ....
per ogni debitore insolvente, esiste un incauto creditore....
RispondiEliminaLa cosa sconfortante e che queste cose le capiscono tutti, tranne coloro che sono al potere. D'altra parte, la gran massa degli elettori, maldestramente ingannata dai criminali spin-Doctor dei media mainstream, non hanno certo gli strumenti critici per svegliarsi. E così le elezioni europee, a quanto pare, saranno un ulteriore passo verso il baratro del condannato bendato, al quale noi, disgraziatamente, siamo incatenati.
RispondiEliminaImpressionante come questo articolo sembri una sintesi, una sorta di bignami di goofynomics...
RispondiEliminaforse bisognerebbe aprire un blog e denominarlo "VoiceFromPescara", così almeno aiutiamo il Guardian e gli altri a recuperare un paio d'anni...
RispondiElimina"Su insistenza della Germania, per le banche non c'è stata nessuna austerità."
RispondiEliminaBrutte merde, chissà come mai...
Prima o poi tutti li vanno, non c'è nulla da fare. Hai voglia di dire che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità ( immane sciocchezza ), che non è vero.
RispondiEliminaHanno giocato, e lo stanno ancora facendo, con le nostre vite. Maledetti!!
La rabbia più intensa è constatare che ciò che fu la sinistra italiana ci ha trascinati CONSAPEVOLMENTE in questo abisso di povertà e di subalternità.
RispondiEliminaNessun inferno sarà mai sufficiente per questi traditori del popolo, de lavoratori, della patria. Sì, sono riusciti a farmi diventare patriota.
Solo una nota di traduzione: "to be sick of" significa essere stufo, nauseato di qualcosa, non essere malato di qualcosa. Quindi gli elettori sono stufi, non ne possono più, dell'austerità.
RispondiEliminaGrazie mille, hai perfettamente ragione. Vista l'ora, dovevo essere un po' malata io, di sonno...
EliminaDi niente figurati ;)
RispondiElimina