Sul New York Times il premio Nobel Krugman spiega l’assurdità della tendenza europea a imitare il “modello tedesco”. La strategia suggerita è che tutti i paesi dovrebbero fare deflazione interna, tagliare i salari, ottenere così un vantaggio competitivo, ed iniziare ad avere giganteschi surplus commerciali. E’ una strategia assurda, un gioco a somma zero, ma questo non impedisce a molti di propagandarlo.
Francesco Saraceno è furioso e costernato dalle parole di Hans-Werner Sinn, che sostiene, tra le altre cose, che la deflazione nel sud Europa è necessaria per ristabilire competitività. Perché non inflazione in Germania invece, chiede Saraceno?
Ma Saraceno non riesce ad afferrare la logica tedesca. Per come la vedono loro, l’economia tedesca era nei guai alla fine degli anni ’90, la Germania allora ha tagliato il costo del lavoro, ottenendo così un enorme vantaggio competitivo, e ha iniziato ad accumulare giganteschi avanzi commerciali. Pertanto la loro ricetta per una ripresa globale è che tutti quanti debbano deflazionare, ottenere un enorme vantaggio competitivo, e iniziare ad accumulare giganteschi avanzi commerciali.
Potreste pensare che il ragionamento abbia qualche piccolo problema di aritmetica, ma in Germania hanno una tradizione intellettuale loro propria.
Potreste pensare che il ragionamento abbia qualche piccolo problema di aritmetica, ma in Germania hanno una tradizione intellettuale loro propria.
Per fortuna non c'è solo Sinn in Germania... Ieri leggendo questo articolo non credevo ai mikei occhi
RispondiEliminahttp://www.spiegel.de/wirtschaft/staatsschulden-warum-der-fiskalpakt-nicht-funktioniert-a-995597.html
Fabio, ma ce lo potresti tradurre?
EliminaFirmato diversamente germanofoni
Carmensister
EliminaIn poche parole, non sono un tradutore in più il mio italiano è pessimo.
Wolf dice:
- Il Fiskal compact deve essere abolito.
- Wolf ha parlato 2 anni fà con un funzionario italiano è quello gli disse che il Fiskal compact non sarebbe nessun problema per l'italia, 1% di PIL, 2% di inflatione è un Budget governativo equilibrato ed il problema è risolto. Ohhhhhh mein Gott !!!!!!!!!
- l'euro-zona ha bisogno dei eurobond è unione fiscale (Zyngales ops)
Ci sono 2 soluzioni:
- Una totale revisione del eurozona poi cedimento di sovranità è unione fiscale. (soluzione migliore secondo Wolf)
- Tornare alle monete nazionali o un eurozona più piccola e con paesi piu omogenei.
Tornare indietro alle monete nazionali non e la via giusta per Wolf, ma molto meglio di continuare di questo passo.
Traduzione un pò compatta, lo so.
Ho tradotto solo le cose più importanti secondo mè.
sorry per gli errori di ortografia.
Ok, grazie mille Paolo, si vede che non sai bene l'italiano ma si capisce, non preoccuparti degli errori, il tuo pensiero è sempre molto approfondito.
EliminaInsomma, Sinn vuole uscire dando la colpa alle cicale e Wolf vorrebbe l'unione fiscale ma si rende conto che toccherà tornare alle monete nazionali. Tra i due è certo meglio il secondo.
Se "che tutti quanti debbano deflazionare" ha certamente ha certamente "qualche piccolo problema di aritmetica" è parimenti 'beggar thy neighbour', come direbbe Bagnai, l'idea che i paesi in difficoltà debbano svalutare e quelli efficienti rivalutare. Oppure reflazionare.
RispondiEliminaLa Germania ha tagliato il costo del lavoro, non solo per essere competitiva verso l'estero, ma anche per esserlo al suo interno, dato che negli anni 90 aveva accumulato un'alta spesa pubblica e un alto tasso di disoccupazione, entrambi strutturali.
In altre parole pretendere che, siccome la "periferia" è meno competitiva del "centro", che il "centro" ad essa si adegui e non cerchi di divenire più efficiente e/o non cerchi di esportare di più verso la "periferia" è un'idea che va contro il principio stesso del mercato comune.
Bravo , bella ricetta. Continuare nell'euro cosi' e vedere chi muore di fame prima e chi dopo.
EliminaUna occhiatina all'external compact proposto da Bagnai qui nella colonna in alto a destra? La soluzione ci sarebbe, ma non è politicamente sostenibile. Indi, uscire da una unione disfunzionale è necessario.
Eliminapiu' che problemi di aritmetica, i tedeschi hanno problemi con la storia, visto che hanno sempre perso.....
RispondiEliminaLa proposta di Hans-Werner Sinn è del tutto inaccettabile, però attenzione a descriverla come il "modello tedesco" perché quanto fece la Germania per uscire dalla crisi ad inizio millennio fu ben altro. Il primo governo Schröder ridusse la pressione fiscale sui contribuenti e sulle imprese insieme ad altri oneri. Tanto per citare qualche dato, la prima aliquota fiscale sui redditi personali era nel 1999 del 25,9% e quella massima del 53%. Oggi sono rispettivamente del 14% e del 42%. Noi abbiamo la prima che è al 23% e andrebbe ridotta, se non al 14 almeno al 16%. Come si può chiedere quasi un quarto del reddito percepito a chi percepisce meno di 15.000 euro l'anno anche considerando deduzioni e detrazioni? Quanto alle imprese e liberi professionisti vale lo stesso discorso e ci aggiungo gli oneri contributivi, anch'essi tra i più alti in Europa. Tornando alla Germania, la strategia adottata fu quella di permettere alle imprese, ed in particolare a quelle che producono in Germania, di tornare competitive. Da una parte si cercò e si cerca tutt'ora di mantenere bassa l'inflazione e dall'altra di far crescere i salari di pari passo mantenendo così inalterato il potere di acquisto ma in misura inferiore alla produttività al fine di ridurre il costo del lavoro, costo che oggi si aggira sui 32 €/h. Chiedo, non sarebbero misure da adottare anche da noi? Riduzione della pressione fiscale sui redditi più bassi e sulle imprese, incremento della produttività maggiore dei salari per un periodo di tempo, salari che comunque crescerebbero in linea con quello dei prezzi, il cui livello comunque dovrebbe rimanere basso, in termini pratici entro il 2%.
RispondiElimina2/3 dei lavoratori tedeschi guadagnao oggi MENO di 14 anni fa.
EliminaDe che stamo a parlà?
La Germania ha fatto le sue politiche che per ammissione di autorevoli fonti (OIL e altri, googlando si trova, se qualcuno vuol linkar le fonti, grazie) sono apertamente mercantiliste. I lavoratori tedeschi nonostante i grandi surplus della Germania si sono impoveriti rispetto a prima.
EliminaPremesso che la Germania può fare quello che vuole, il modello che punta sulle esportazioni non è un modello generalizzabile, la logica stessa lo impedisce.
Poi, siamo tutti d'accordo che ridurre l'imposizione fiscale è necessario, siamo meno d'accordo sul fatto che i salari debbano aumentare meno della produttività. Queste sono scelte di distribuzione del reddito (che incidono poi sulla domanda, eh...da qui la necessità di puntare su debito ed esportazioni!)
Sappiamo anche che la produttività dipende dagli investimenti e dalle esportazioni...Uniamo i puntini e rendiamoci conto che l'euro in tutto questo è una palla di ferro al piede che urgerebbe togliersi. Questione di vita o di morte, ormai...
Aridaje con la produttività, è una crisi di domanda, la gente non compra perchè i propri redditi diminuiscono giorno dopo giorno e che si fa si aumenta la produttività? Come dice Bagnai non servono baristi che fanno cento caffè in dieci minuti, ma baristi che ne fanno dieci e li vendono tutti e dieci. Volete il modello tedesco accomodatevi nel meraviglioso mondo dei mini job e dei mega surplus che servono solo al grande capitale non certo alle persone che vivono di salario. Se per essere competitivi significa lavorare senza avere un domani la pensione o averla da fame, se per essere competitivi dobbiamo avere la metà del salario, addirittura ci sono casi, nelle lande tedesche, in cui si guadagna 1 euro l'ora e lo Stato ci paga l'affitto perchè altrimenti con i quattro soldi che si hanno si starebbe tutti sotto ai ponti, se con queste ricette poi si riesce anche a dire abbiamo "vinto" la disoccupazione, be accomodatevi, era questo il sol dell'avvenire che la sinistra ci prospettava anni fa?
Elimina«Senza un insostenibile boom di credito da qualche parte, l’economia mondiale sembra incapace di generare una crescita della domanda sufficiente ad assorbire l’offerta potenziale. Sembra una legge della conservazione dei boom di credito. Considerate l’ultimo quarto di secolo: un boom di credito in Giappone che è collassato dopo il 1990; un boom di credito nelle economie emergenti asiatiche che è collassato nel 1997; un boom di credito nelle economie del Nord Atlantico che è collassato dopo il 2007; e da ultima la Cina. Ognuno di questi boom è salutato come una nuova era di prosperità, per poi collassare in crisi e malessere post-crisi». Martin Wolf, FT del 07ottobre. Hai voglia a pagare i lavoratori meno della produttività se, come certificato oggi anche sul Sole, la macchina industriale (tedesca) si ferma. E, se come dice Wolf, non ci sarà uno shock importante, difficilmente ripartirà! Ora qui nessuno credo voglia fare processi alle varie elite e classi che formano la nazione Germania, però si pretenderebbe solo che, essendo in una Unione, ci fosse un trattamento pari ed equo per tutte le Nazioni aderenti. Invece no. C'è chi può sforare deficit a lungo termine senza incappare nei reprimenda della Commissione UE (Berlino), c'è chi può acquisire quote di mercato sempre più ampie senza incappare in sanzioni per presunto monopolio (Vw= Vw+Porsche+Seat+Skoda+Laborghini+Scania+Man+Ducati), c'è chi può quasi quasi monetizzare senza incappare in procedure d'infrazione attraverso Kfw (Berlino), c'è chi attira capitali grazie al punto precedente senza incappare in infrazioni ed anzi tiene il proprio mercato del credito a livello buoni e per di più finanzia l'export con Ipex (Berlino), c'è chi prima di tutti alza barriere all'import (aumento IVA da 16 a 19% a metà anni 2000, Berlino), c'è chi ha un sistema bancario marcio (Landesbanken e Deutsche Bank, provare per credere) e di cui NESSUNO proferisce parola (Berlino), c'è chi ha salvato a mani basse gran parte delle proprie banche (Berlino), c'è chi sfora continuamente parametri (parte corrente/PIL) senza che nessuno muova un dito. Cortesemente quindi, prima di tutto Sig. Coccucci (ma è lo stesso che commenta su LaVoce?) vogliamo vedere che chi qui ha fatto tutti i porci comodi suoi è a Nord delle Alpi e non di certo a Sud? Vogliamo essere VERAMENTE obiettivi e vedere si i nostri difetti, ma ancor di più le furbate altrui?
EliminaBrevemente, i redditi dei tedeschi non sono diminuiti e lo si può verificare presso gli uffici di statistica o enti istituzionali. L'Ufficio Federale di Statistica di Wiesbaden ha anche la versione in lingua inglese se non si conosce il tedesco. Ma poi c'è l'OCSE o Eurostat, quindi si fa presto a verificare.
EliminaQuanto al presunto modello mercantilista della Germania, è una tesi priva di fondamento perché questo modello è fondato si sulla prevalenza delle esportazioni rispetto alle importazioni ma attraverso norme che limitino queste ultime e della Germania si può dire tutto ma non che non sia aperta alle importazioni.
La proposta di mantenere costante il potere di acquisto dei salari facendoli crescere alla pari dell'inflazione ma al di sotto della produttività è orientata alla riduzione del costo del lavoro in quanto l'economia italiana è caratterizzata da prodotti dal basso valore aggiunto e realizzata da attività di piccole dimensioni. E' necessario quindi incrementare la produttività oppure continueremo ad assistere non solo a chiusure ma anche a delocalizzazioni di produzioni all'estero, anche di aziende che non necessariamente se la passano male e di esempi di questo genere alcuni programmi televisivi ne hanno dati anche recentemente. L'alternativa (impraticabile) è la riduzione dei salari.
Una considerazione, mentre respingiamo con disgusto il modello tedesco migliaia di italiani, soprattutto giovani, si recano ogni anno proprio in Germania a cercare lavoro e per la maggior parte di loro l'opinione di quella realtà risulta essere ben diversa da quella di chi rimane qui leggendo articoli, tabelle e grafici.
"Storicamente, garantire una crescita dei salari in linea con la crescita della produttività è stata una maniera per permettere ai lavoratori di acquistare i beni che vengono prodotti. Se la produttività aumenta a scapito dei salari, inevitabilmente l’economia ne risente, soprattutto se questo avviene nello stesso momento in cui i governi riducono la spesa pubblica (come ora). Come riciclare la quota crescente dei profitti se il potere d’acquisto dei lavoratori si riduce di pari passo? La risposta neoliberista a questo “dilemma capitalistico” fu di compensare la stagnazione dei salari con un drammatico aumento dei livelli di indebitamento privato, sostenendo artificialmente il potere d’acquisto dei lavoratori per mezzo del debito. La Germania adottò una versione particolare di questa “soluzione”, utilizzando i profitti generati dal suo surplus commerciale per finanziare non il consumo interno – che invece fu fortemente compresso, per il semplice motivo che un suo aumento avrebbe danneggiato il surplus tedesco – ma quello dei suoi partner commerciali europei, in un certo senso “autofinanziandosi” il suo cosiddetto miracolo economico". tratto da Bill Mitchell disponibile qui . Allora, i dati dicono che dal 2003 al 2009 i salari a Berlino e dintorni sono cresciuti dell'1% l'anno, i prezzi in media il 2%. In soldoni: i salari unitari reali del 1999 erano 31120, nel 2010 29790. Secondo Lei i lavoratori c'hanno guadagnato?
EliminaSui salari reali tedesci, cito questo economista tedesco.
Elimina"Zwar stiegen die Reallöhne in den letzten vier Quartalen leicht an, aber deutlich macht diese Datenreihe, dass beschämender Weise, zwei Jahrzehnte an unvergleichbaren Produktivitäts- und Technologiesprüngen an den Reallöhnen der Arbeitnehmer in Deutschland spurlos vorbeigegangen sind! In Q2 2010 betrug der reale Bruttolohn bereinigt nur 2184 Euro (2005 = 100) und lag damit sogar unter dem Niveau aus Q4 1991 mit damals 2190 Euro an realem Bruttomonatslohn je Arbeitnehmer."
Google translate
Anche se i salari reali sono aumentati negli ultimi quattro trimestri leggermente , ma significativamente rende questa serie di dati che vergognosamente , due decenni sono passati dalla produttività incomparabile e progressi tecnologici nei salari reali dei lavoratori senza lasciare traccia in Germania ! Nel 2 ° trimestre 2010 , il salario reale lordo è stato adeguato solo € 2184 (2005 = 100 ) , che era ancora sotto il livello del Q4 1991 , poi 2190 Euro al salario reale mensile lordo per dipendente .
I dati sono del 2010, la situatione oggi è un pò migliorata ma solo marginalmente.
Questo è quello che è successo in Europa tra il 2001-2009
http://www.querschuesse.de/reallohne-auf-dem-niveau-wie-vor-19-jahren/
Giù in fondo a sinistra la Germania. Si vede chiaramente il gap verso gl'altri paesi. In Germania i salari praticamente sono rimasti fermi, solo letteralmente esplosi in altri paesi, irlanda, spagna e grecia in primis, è qui la ECB avrebbe chiaramente dovuto intervenire ed alzari i tassi di interessa per refreddare un pò il surriscaldamente delle altre economie. Non l'ha fatto perche in quel periodo la Germania era l'uomo malato del Europa per cause delle riforme hartz IV.
Caro cocucci, lei parla di italiani in Germania, io parlo di tedesci in svizzera che scuotono solo la testa per quello che succede in Germania è sono contentissimi di essere in svizzera. Da quanto mi racontano questi tedesci la realtà tedesca non è decisamente così rosea come si racconta in italia o raccanta lei.
Che la situazione in Germania sia migliore che in italia e chiaro, essendo l'italia nella peggior crisi economica della sua storia.
La crisi in italia non si risolve emigrando sopratutto i cervelli italiani, ma mandando avanculo questi politici italiani è sopratutto sta merda di euro domando indietro tutti i pagamenti effetuati dal italia.
Sul mercantilismo tedesco c'è poco da dire
Sè la Germania non farebbe aggressive politice mercantilistice non avrebbe fatto le riforme hartz IV che non era altro che un gigantesco sussidio statale verso le multinationali tedesco è sopratutto avrebbe dato un pò della gigantesca produttivita tedesca accumulata negli ultimi 20 ai lavoratori tedesci.
Questi 2 fattori è la causa del gigantesco esodo di tedesci verso la svizzera, mai visto fin dalla 2° Guerra mondiale.
Lei insiste sulla produttività, le segnalo uno dei tanti articoli interessanti che si possono trovare in rete, legga su scenari economici l'articolo Rondolino vuole impoverire di più gli italiani: http://scenarieconomici.it/fabrizio-rondolino-stimo-tantissimo-germania-perche-resti-in-italia-non-ne/ se lo legga tutto e poi ci venga a riparlare della produttività, ma soprattutto non mi venga a dire che non servono i grafici o le tabelle sono grazie a questi dati che si può leggere la realtà dei fatti. Per quanto riguarda i redditi dei tedeschi parli con i tedeschi della vecchia DDR, guarda caso quelli che ne hanno di più rispetto agli altri, poi vediamo se i mini job sono questo miracolo economico che lei dice. Se è così convinto delle virtù alemanne se ne vada in Germania lei e i tanti italiani che per l'ennesima volta si stanno facendo abbindolare dai biondi ariani del nord. E' veramente triste che dalla Storia non si riesca ad imparare mai nulla.
EliminaUna replica a quanto scritto da @anonimo. Sulla questione sforamento rapporto deficit/Pil da parte della Germania ne ho parlato talmente tante volte che ricordo a memoria anche le date, allora: 31/01/2002 la Commissione UE attivò una "early warning" (avvertimento preventivo) nei confronti della Germania per i dati di bilancio del 2001 che, come poi fu in seguito confermato, stavano disattendendo i limiti previsti dai trattati di Maastricht. Il 12/02/2002 i ministri delle finanze UE sospesero la procedura in quanto la Germania assicurò di rientrare quell'anno (2002). A metà Novembre del 2002 la Commissione UE ripropose una "early warning" in quanto i dati autunnali mostrarono un quasi probabile sforamento per il 2002. A inizio 2003 i ministri delle finanze UE confermarono l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti della Germania e una prima "early warning" alla Francia. In autunno i ministri delle finanze UE decisero di interrompere le pratiche motivando tale decisione con le difficili situazioni economiche in corso. La Commissione UE però si oppose e presentò un ricorso alla Corte di Giustizia Europea, la quale nel luglio del 2004 sentenziò che lo stesso era irricevibile (http://archivio.rivistaaic.it/cronache/giurisprudenza_comunitaria/patto_stabilita/index.html). L'anno seguente i ministri delle finanze UE apportarono alcune modifiche al Patto di Stabilità e quello fu l'ultimo anno in cui la Germania sforò il fatidico 3%, sforamento che poi riguardò un po' tutti i Paesi, Italia inclusa. Insomma non fu la Commissione UE a 'graziare' i tedeschi, ma tutti i partner europei ben consci che prima o poi ci sarebbero finiti anche loro.
EliminaPer quanto riguarda il resto rispondo semplicemente che non c'è nulla in contrasto con le regole europee. La KfW è l'omologa della Cassa Depositi e Prestiti e della Caisse des Dépôts et Consignations, entrambe utilizzate allo stesso modo nei rispettivi Paesi.
IVA, l'aumento dell'aliquota scoraggia i consumi in generale, non sole le importazioni, il suo aumento fu deciso per compensare parzialmente la riduzione delle imposte dirette. Da noi non è che abbiamo portato l'aliquota al 22% per scoraggiare le importazioni.
Concludo precisando che il governo tedesco ha già provveduto con alcuni interventi a incrementare i consumi influendo così anche sulle importazioni onde ridurre il surplus, tant'è che uno dei motivi del dato negativo del PIL tedesco nel secondo trimestre è proprio dovuto alla riduzione del surplus (le importazioni sono cresciute più delle esportazioni).
Disoccupazione ed inflazione in Germania a che punto stanno?
EliminaE in merito a Kfw vs Cdp: La Cdp raccoglie ogni anni circa 320 miliardi di euro, la Kfw circa 500 e li reinveste concedendo prestiti a tassi irrisori alle piccole e medie imprese e controllando ingenti quote del capitale di colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. C’è solo una differenza: i 300 miliardi di debito contratto dalla Cdp coperto da garanzia statale entra nel conteggio del debito pubblico italiano. I 500 miliardi di euro della Kfw invece no. Il motivo? Una regola contabile dello Stato tedesco che esclude dal debito pubblico le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono la metà dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. Regola alquanto discutibile: proprietà pubblica, vigilanza non è deputata alla Bundesbank, ma al ministero delle Finanze, i suoi tassi sono diretta conseguenza di quelli dei Bund e se avesse problemi sarebbe lo Stato a intervenire. Facciamo i conti della serva: 500 miliardi di euro sono pari a circa un quarto dei 2000 miliardi circa complessivi del debito pubblico tedesco. Se li sommassimo otterremmo un debito pubblico tedesco che dal 78,4% arriverebbe a lambire il 97% del Pil. Comunque lontano, ma un po’ più vicino al nostro 132,6 per cento.
Le ricordo inoltre che la Kfw è creditore dei sovraindebitati comune tedeschi (es. Oberhausen, 6900 euro di debito/ab.). Parliamo anche della allegra pratica della BuBa di "congelare" i titoli in offerta? Parliamo anche delle Landesbanken e o di Deutsche che hanno giocato, diciamo, un pochino allegramente con i subprime (ah, vogliamo poi chiederci xk la BCE comprerà proprio ABS, forse per ripulire i bilanci di qualcuno?)? Parliamo del "flight to quality" che fa risparmiare tantissimi soldini in termini di interessi (oltre a pratica BuBa) a Berlino? Cioè c'è un paese che impone il pareggio di bilancio senza se e senza ma agli altri Paesi europei, ma non ai suoi comuni. È lo stesso Paese che punta il dito sugli aiuti di Stato altrui, ma possiede quasi la metà del proprio sistema bancario (il 45%). È lo stesso Paese che viola apertamente l’articolo 101 del trattato di Maastricht. Tutti gli altri, invece, sono i Paesi che non dicono nulla e che non hanno nemmeno la forza di chiedere e strappare in sede Ue regole contabili comuni, una vera unione bancaria, anche solo banalmente il rispetto delle regole. Si non so, veda Lei. Poi possiamo stare a parlare qui per ore io e Lei, ma per favore siamo almeno un pochino obiettivi. Perchè se Lei parte in quarta dicendo che i tedeschi sono "i migliori" non può aspettarsi che tutti l'assecondino se ciò non è assolutamente vero. Sono i più furbi. Questo si.
Caro @anonimo, capirà anche lei, o tu se sei d'accordo nell'essere più informali, che replicare a tutte le questioni che hai posto è alquanto arduo, servirebbero pagine e pagine del blog e non è il caso. Lo farò volentieri quando verranno trattati questi argomenti dato che in quanto ho letto ho intravisto delle inesattezze a cominciare dall'ultima affermazione che mi attribuisci: non ho mai nè detto nè pensato che i tedeschi siano migliori, ho sempre sostenuto che il modello (economico) tedesco sia quello che si è dimostrato essere quello che ha permesso una migliore condizione di vita per la maggioranza della popolazione. Il modello a cui faccio riferimento non è quello di questo o quel governo, a cominciare dal duo Merkel-Schäuble, ma quello dei padri dell'Economia Sociale di Mercato. Che qui non sia condiviso lo sapevo già ma io non cerco applausi o apprezzamenti, espongo le mie opinioni, leggo quelle altrui e mi confronto così come faccio ora con te, possibilmente un capitolo alla volta.
EliminaL'economia sociale di mercato certo, pensata da Ropke, che ne trasse spunto da Walter Eucken, della scuola di Friburgo, padre dell'Ordoliberalismo... un'idea di "economia" che non è proprio nella mie corde. Guardi, o guarda, per me va benissimo l'informale, io non sostengo che hai detto testuali parole (i tedeschi sono i migliori), era più che altro boutade... ma dall'accondiscendenza con cui vengono trattati "i tedeschi", mentre sono keynesiani a casa loro e mercantilisti con gli altri, fa un pochino girare la testa. Una nazione che vede calare i propri investimenti del 6% (anni '90 23%, oggi il 17%, media OCSE), che remunera i salari meno della produttività come può essere definito se non mercantilista? O furbo, perchè questo è. Se poi può pure permettersi, in una Unione, di indicare le riforme ai vicini o dare i veti ai possibili primi ministri, permetterài che un pochino di dissenso nasca. In ogni caso la verità sta in mezzo. Se loro fanno i furbi, è anche perchè c'è qualcuno che glielo permette. Ma a monte a mio avviso chi "sbaglia" è sempre chi fa il furbo (mondo imprese/finanziario tedesco), perchè allora sono tutti bravi a dire "io voglio l'economia sociale di mercato, però poi se va male tu (Governo) mi salvi le terga.". In ogni caso non c'è un'avversione "strutturale" alla Germania. E' un paese da molto tempo nostro "amico" e per di più nostro primo partner commerciale. Nessuno qui, credo, voglia dare addosso alla "Germania" per partito preso, a meno che non sia in "malafede". Sta di fatto però che l'Unione Europea sta accumulando così tanti surplus di parte corrente da diventare, nei prossimi anni, il driver principale dei flussi internazionali di capitali. La "Germania", essendo il principale responsaibile di ciò, cosa chiede ai suoi vicini per re-investire tali somme in UEM? Semplice, esportare il modello tedesco di lavoro. Beh, stando a guardare gli indici GINI di Berlino, io che sono lavoratore non ne sarei molto contento... Nemmeno in prospettiva futura, visto che le pensioni di domani dei lavoratori tedeschi di oggi saranno da fame... chi ha guadagnato nella sua vita meno di 3.000 euro lordi al mese rischia la povertà, e questo a fronte di una lunghissima vita lavorativa. Stando ai dati diffusi dal Ministero tedesco il quadro è desolante: a partire dal 2030 chi avrà lavorato per ben 35 anni con uno stipendio medio di 2.500 euro lordi, si vedrà riconosciuta una pensione di appena 688 euro al mese esattamente alla soglia del minimo legale di sussistenza. Chi è arrivato a 2.900 euro lordi, comunque si fermerà a 798 euro. Peggio ancora per chi, come ormai sempre più accade, lavora nei servizi, con stipendi anche di 7-800 euro al mese: chi, per esempio, ha guadagnato in media 1.900 euro lordi, nel 2030, e dopo 35 anni di lavoro, si ritroverà con una pensione di 523 euro. Se sarà riuscito ad arrivare a 40 anni di contributi, non supererà comunque i 597,71 euro, comunque al di sotto del minimo di sussistenza. Colpiti da questo drastico crollo delle pensioni saranno milioni di persone, basti dire che secondo l’ufficio statistico federale nel 2010 più di un terzo dei lavoratori in Germania (oltre 10 milioni) avevano stipendi inferiori ai 2.500 euro lordi. I tedeschi, non a caso, sono spaventati, secondo un recente sondaggio pubblicato dalla Bild il 60% ha paura della povertà in vecchiaia, solo il 39% si mostra tranquillo. Mia opinione naturalmente. Ma questo modello di certo non mi piace.
EliminaFla
Guarda Fla (o anonimo), occorre fare una distinzione tra quello che è un 'modello economico e sociale' e quella che è la sua espressione nei dettagli. Un 'modello' definisce se la pensione è materia di cui si deve occupare il pubblico (lo Stato) oppure se lasciare che sia il privato. Un 'modello' allo stesso modo definisce se un disoccupato vada assistito sia finanziariamente che praticamente nel periodo in cui si trova in questa condizione o meno. Un modello descrive se l'economia debba essere competenza del privato, dello stato o mista. Deve definirne i confini e le regole. Insomma le linee generali dell'organizzazione economica e sociale le definisce il 'modello', poi la traduzione in termini pratici le fanno le leggi di ciascun Paese. Un po' come la differenza che passa tra una Costituzione e le leggi.
EliminaPer quanto riguarda i dati che hai scritto in merito alle pensioni che dovrebbero percepire i tedeschi in futuro, lasciami dire che sono dati inattendibili. Se hai un minimo di pratica con il loro metodo di calcolo della pensione e con la lingua tedesca vi sono diversi mezzi o calcolatori (in tedesco Rechner) a disposizione per fare una stima abbastanza attendibile sia del reddito che della pensione. Ti scrivo il link di uno di questi, se hai qualche difficoltà con il tedesco fatti aiutare da chi magari un po' lo mastica, come Paolo Corrado ad esempio: http://www.brutto-netto-rechner.info/rente.php
Ma guarda Maurizio, i dati provengono dal Ministero tedesco del Lavoro che pubblicò un'inchiesta sulla Bild am Sonntag nel settembre 2012. Mi pare di aver dato molti spunti. Se poi l'interlocutore a cui si danno cerca di sviare non ci posso fare niente. Saluti, Fla
EliminaNon prendertela Fla, ma o hai letto male oppure l'articolo riporta dati errati perché in Germania nessuno va in pensione con 35 annidi contributi bensì a 67 anni tranne le classi 1951 e 1952 che a seguito delle recenti modifiche apportate per volere del SPD possono andare a 63 anni purché con 45 anni di contributi. Dalla classe 1953 occorreranno 2 mesi aggiuntivi ogni anno finché si arriverà a portare con la classe 1964 l'età pensionabile a 65 anni con 45 di contributi. Il calcolo della pensione poi, sebbene un po' complesso, è soggetto a regole che però sono chiare quindi la sua stima attraverso i 'calcolatori' come quello che ti ho citato ad esempio è attendibile, semmai la difficoltà è la determinazione del reddito medio in quanto questo è soggetto ad alti e bassi come pure a possibile periodi di disoccupazione.
EliminaVedi Fla che prendendo le fonti di informazione si comincia a fare chiarezza? Prendo a premessa l'introduzione dell'Huffington Post: "Altro che pensioni d'oro: in Germania sono appena 18 le persone che dopo 45 anni di contributi percepiscono una pensione lorda superiore a 2.800 euro." Io non ho mai sostenuto che in Germania le pensioni siano alte, anzi è proprio uno degli argomenti che sollevo quando si parla dei famigerati minijob che sono utilizzati non tanto da lavoratori nel pieno della loro età lavorativa, bensì da donne che desiderano un lavoro part-time per conciliarlo con gli impegni familiari; studenti universitari (ma anche della scuola superiore) visto che come in molti Paesi del nord Europa e anglosassoni le famiglie sono meno disponibili a finanziare interamente le spese (vedere percentuale studenti lavoratori da Eurostat); pensionati perché ricevono un importo calcolato da sempre sulla base del sistema contributivo e meno generoso del nostro e infine chi non trova temporaneamente un lavoro regolare (nella maggior parte stranieri). Tornando al punto in discussione io ho replicato ai dati che hai scritto qualche commento prima tant'è che proprio la Bild li mette giù in maniera diversa. Se infatti consideri 45 anni di contributi (non 35) e togli 1.000 euro ai redditi lordi mensili che hai scritto arrivi ai risultati da te riportati. Quindi, con 1.900 euro/mese lordi (non 2.900) si percepirà una pensione lorda (ma che in questo caso corrisponderà anche a quella netta) di circa 796 euro/mese. La Bild a conferma fa un esempio con 1.500 euro lordi al mese per 45 anni e correttamente riporta circa 667 euro (o 697 per i Länder orientali), anche in questo caso lordi e netti al tempo stesso. Però, concludo, non è che da noi con 1.500 euro lordi al mese si percepirà molto di più.
EliminaVedi Maurizio quindi che se l'Italia piange, la Germania non ride? E che, facendo come loro (ma l'Italia lo ha già fatto, leggasi leggi Treu/Biagi-Maroni, cfr. anche Emiliano Brancaccio su argomento), non si va da nessuna parte? Saluti, Fla
Elimina@Philip
RispondiElimina1) Mi sembra difficile vedere il ripristino delle monete nazionale e del tasso di cambio naturale di mercato come "beggar thy neighbour" (quale sarebbe il "cambio equo" se non quello di mercato?)
2) Tu dici che tagliare il costo del lavoro aiuta a ridurre il tasso di disoccupazione anche in un sistema economico chiuso a prescindere dalle relazioni commerciali con l'estero? Su quale base? Un sistema chiuso può funzionare anche con tasse e spesa pubblica elevate, se non ha concorrenza dall'estero.
3) Nessuno dice che il centro deve contenere l'efficienza: quello che si chiede è che il centro attui politiche espansive che incrementino i consumi e gli investimenti.
Voi credete davvero che chi sta combinando questo macello non sappia che una deflazione concertata in europa abbia tali conseguenze drammatiche distruggendo il mercato interno? è chiaro che nessun paese che faccia svalutazioni salariali competitive senza un mercato di sbocco, visto che il mercato di sbocco distrugge con tali politiche la sua domanda interna, potrebbe avere un domani.
RispondiEliminaInvece a mio giudizio bisogna esaminare due elementi, uno di natura politica e uno di natura geostrategica.
Inizio dal secondo: l'euro è stato introdotto dall'alto per fare gli Stati Uniti d'Europa, non per portare i popoli alla fame.
Il secondo elemento ci dice che tale progetto non sarebbe stato mai accettato dai paesi del nord europa, per la ragione che essi, Germania in testa, hanno dell'economia una concezione imperialistica e non avrebbero mai potuto tollerare oggi i costi da trasferimenti fiscali atti a far funzionare il sistema.
Quale altro metodo rimaneva a queste persone se non germanizzare l'europa, visto che la germania di europeizzarsi non ne avrebbe voluto sapere? ecco il senso di generalizzare un modello, quello tedesco, al di fuori di ogni logica economica.
Peccato che questo modello sia imploso subito e oggi, al contrario di quello che vi dicono, si stia lavorando per il dopo.
La prova essenziale di quanto dico, se serve, è la totale impotenza della banca centrale europea nel cambiare segno alla politica monetaria con i necessari aggiustamenti.
Non può esistere uno stato federale senza una banca centrale.
Attualmente abbiamo una moneta senza stato e senza banca centrale, quindi una collezione di stati in deflazione con interessi contrapposti che spingono per disfarsi dei vincoli che si sono imposti.
La conclusione, ovvero la disintegrazione del modello UE, è conseguente e inevitabile.
"l'euro è stato introdotto dall'alto per fare gli Stati Uniti d'Europa, non per portare i popoli alla fame."
EliminaL'euro è un progetto introdotto dall'alto di superamento della democrazia, la quale per sua natura si esprime a livello nazionale.
Ce l'hanno anche detto.
Questo qualcosa ha a che fare con il portare i popoli alla fame...
@caposaldo, @Carmenthesister:
RispondiEliminaIo non sto sostenendo che l'Euro sia una buona cosa e che l'Italia debba rimanervi: essa è una scelta politica con vantaggi e svantaggi, così come l'aderirvi aveva opposti vantaggi e svantaggi.
Vediamo che l'Euro non funziona per certi paesi (in particolare quelli latini), mentre funziona per altri (ad esempio i paesi baltici).
Chi è in difficoltà deve solo scegliere a cosa vuole dare la priorità. In altre parole quali vantaggi vuole avere e a quali rinunciare.
L'Euro non è stato introdotto, né per portare i popoli alla fame e né per superare la democrazia. C'è chi ha visto in esso un passo verso gli Stati Uniti d'Europa, ma c'è tutt'una serie di ragioni che hanno portato alla moneta unica. Ragioni che gli anti-Euro, specie quelli di sinistra come Bagnai, farebbero meglio ad approfondire.
@marco:
1. per onestà bisogna ammettere che, per esempio, in passato l'Italia sulla svalutazione ci ha marciato: deficit spending a palla finanziato dalla Banca d'Italia ed effetto collaterale della svalutazione della Lira. forse che allora lo scopo implicito di quella politica non era quello di rilanciare le esportazioni e quindi fare una politica beggar-thy-neighbour?
2. il tuo ragionamento sarebbe condivisibile se la spesa pubblica avesse lo stesso grado di ricadute economiche in termini d'impiego della spesa privata.
3. in pratica il centro dovrebbe fare aumentare l'inflazione e i salari. come detto, se da un lato si stigmatizza il beggar-thy-neighbour, dall'altro s'invoca il neighbour-beggar-thy.
@chi critica i mini-job:
Innanzi tutto nessun italiano dovrebbe farlo, se non altro per coerenza, dato che in Italia esiste da decenni un corrispettivo dei mini-job chiamato precariato.
Poteva la Germania fare altrimenti, potrebbe eliminarli domani, così come potrebbe l'Italia fare a meno o limitare il precariato?
A mio avviso, al di là di una certa percentuale inevitabile di lavoratori precari in una società, tanto più cresce il costo del lavoro tipico, tanto più le imprese ricorrono alle forme atipiche.
Infatti paesi con mercati del lavoro rigidi e alta fiscalità hanno un alto tasso di disoccupazione e/o un alto tasso di lavoratori atipici.
È il caso di Spagna, Francia, Germania e Italia, per fare un esempio. Viceversa abbiamo un paese a fiscalità più bassa e con un mercato del lavoro hire&fire come la Svizzera con meno disoccupazione, meno precariato, stipendi più alti e che, come faceva notare Paolo Corrado, importa lavoratori financo dalla Germania.