Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph commenta ferocemente la "scoperta" (recentemente pubblicata sullo Spiegel) che il modello tedesco non solo è disastroso per il resto del mondo, ma dannoso anche per la stessa Germania; fa anche un opportuno riferimento al gigantesco problema della dinamica demografica tedesca.
di Ambrose Evans-Pritchard – 8 ottobre 2014
Il Canale Kaiser Wilhelm a Kiel si sta sbriciolando. Lo scorso anno le autorità locali hanno dovuto chiudere il collegamento tra il Baltico e il Mare del Nord per due settimane, una cosa che non era mai successa nemmeno durante le due guerre mondiali. Le chiuse avevano ceduto.
Le grandi navi sono state costrette a circumnavigare lo Skagerrak, con l’imposizione di sovrapprezzi d’emergenza. Il canale è stato chiuso nuovamente il mese scorso perché le cateratte non funzionavano, danneggiate dalla costante pressione delle pale d’elica. È una saga interminabile di problemi, il risultato di aver tagliato all’osso gli investimenti, e di aver ridotto i fondi di manutenzione da 60 miliardi di euro a 11 miliardi di euro l’anno nel 2012.
Questo è un modo piuttosto strano di mantenere il corso d’acqua più trafficato del mondo, che vede il passaggio di 35.000 navi ogni anno, e così importante per il Porto di Amburgo. È ancora più strano se si considera che lo Stato tedesco può prendere denaro in prestito per 5 anni ad un tasso di interesse dello 0,15%. Tuttavia questa è la politica economica della Germania, che adora il falso dio del pareggio di bilancio.
La Bundestag si sta finalmente rendendo conto della follia economica di tutto questo. Ha approvato 260 milioni di euro di finanziamento per ristrutturare il canale nel corso dei prossimi cinque anni. Tuttavia gli esperti sostengono che ci vuole 1 miliardo, per uno degli innumerevoli progetti che implorano denaro sulle infrastrutture malridotte di un paese che ha dimenticato come si investe, e avanza come un sonnambulo verso il declino.
La Francia può sembrare il malato d’Europa, ma i guai della Germania sono ancora più gravi, e sono radicati nel dogma mercantilista, nella adorazione del risparmio per amore del risparmio, e nella corrosiva psicologia dell’invecchiamento.
“La Germania si considera il modello per il mondo, ma l’orgoglio precede la caduta,” dice Olaf Gersemann, capo economista di Die Welt, in un nuovo libro, “La Bolla Tedesca: L’Ultimo ‘Hurrà!’ della Grande Economia di un Paese.”
Gersemann dice che il secondo Wirtschaftswunder – o “Miracolo Economico” – dal 2005 in poi ha “dato alla testa alla Germania”. Il paese ha confuso una convergenza di eventi eccezionali per una ascesa perenne. Non può continuare a vivere sulle esportazioni di beni d’investimento verso la Cina e i BRICS, perché questi hanno raggiunto il limite, né può continuare a battere sul tempo l’Europa del sud attraverso la compressione salariale, in un gioco a somma zero.
Marcel Fratzscher, capo del German Institute for Economic Research (DIW), nel suo nuovo libro, “Die Deutschland Illusion” – non c’è bisogno di traduzione - fa una critica parallela (di gusto più keynesiano). E' una bordata contro il feticismo fiscale del ministro delle finanze Wolfgang Schauble, ora sancito nella costituzione come legge del pareggio di bilancio a partire dal 2016, rendendo quasi impossibile superarlo. È l’autoinganno di un paese che “riposa sugli allori”, prigioniero della “fallacia della famiglia” secondo cui le economie sarebbero come i bilanci familiari, e falsamente rassicurato dall’inopportuna adulazione che riceve dagli stranieri, i quali raramente guardano cosa c’è sotto il cofano del motore tedesco.
Il Fondo Monetario Internazionale questa settimana ha garbatamente spronato Berlino a fare la sua parte in una economia mondiale che annaspa per la mancanza di domanda, se non altro per il suo stesso bene. “La Germania potrebbe permettersi di finanziare gli investimenti pubblici decisamente necessari per le sue infrastrutture, senza violare le regole fiscali,” ha scritto. In aggiunta, il FMI ha sostenuto che c’è una probabilità del 40 percento di una terza recessione nell’eurozona entro i prossimi mesi, e una probabilità del 30 percento di deflazione.
L’economia tedesca si è già fermata. Nel secondo trimestre la produzione si è contratta. Ad agosto gli ordini industriali sono diminuiti del 5,7 percento. In un report che esce venerdì, i “Cinque Saggi” del consiglio economico tedesco hanno rivisto al ribasso le prospettive di crescita del paese, all’1,2 percento per il prossimo anno.
Il professor Fratzscher accusa l’elite tedesca di aver perso la testa su tutti gli aspetti più importanti. Gli investimenti sono caduti dal 23 al 17 percento del PIL dall’inizio degli anni ’90. Gli investimenti pubblici netti sono negativi da 12 anni.
La crescita media è stata dell’1,1 percento dall’inizio del decennio, piazzando la Germania alla 13esima posizione su 18 nell’eurozona (nonché 156esima su 166 paesi del mondo negli ultimi 20 anni). Questa debolezza cronica è stata mascherata da una crescita leggermente migliore a partire dalla crisi Lehman, e dalle dinamiche tra paesi debitori e creditori nella crisi dell’eurozona. La Germania sembra in salute solo perché mezza Europa sembra moribonda.
Le riforme Hartz – così largamente elogiate come il fondamento della competitività tedesca, e ora imposte a forza all’Europa del sud – non hanno aumentato la produttività, la vera misura per valutare una riforma del lavoro. I dati OCSE mostrano che la crescita della produttività tedesca si è arrestata allo 0,3 percento all’anno nel periodo tra il 2007 e il 2012, in confronto allo 0,5 percento della Danimarca, lo 0,7 percento dell’Austria, lo 0,9 percento del Giappone, l’1,3 percento dell’Australia, l’1,5 percento degli USA e il 3,2 percento della Corea. La Gran Bretagna è andata in negativo, certo, ma non è un buon termine di riferimento.
Il professor Fratzscher dice che l’effetto principale è stato quello di permettere alle imprese di comprimere i salari attraverso l’arbitrato sul lavoro. I salari reali sono caduti ai livelli della fine degli anni ’90. L’eredità delle riforme Hartz è un sottoproletariato di 7,4 milioni di persone che vivono di “mini-job”, lavori part-time esentasse fino a 450 euro al mese. Questo appiattisce il tasso di disoccupazione, ma la Germania è diventata una società divisa, con più disuguaglianza che in qualsiasi altro momento della sua storia moderna. Un quinto dei bambini tedeschi crescono in povertà.
Philippe Legrain, ex top economist alla Commissione Europea, dice che il modello economico tedesco “beggar-thy-neighbour” funziona reprimendo i salari per sussidiare le esportazioni, a beneficio delle élite del grande capitale. Questo è “disfunzionale”, e più i funzionari UE tentano di estendere questo modello all’eurozona, più pericoloso questo diventa.
I flussi di capitale all’interno dell’eurozona sono stati una forma di vendor financing (acquisti finanziati dal venditore, ndt) per chi comprava i beni tedeschi, ma dovrebbe essere ovvio che un assetto di questo tipo alla fine deve raggiungere un punto di rottura – sia per la Germania che per l’eurozona – se la Francia e l’Italia si piegano alle richieste e seguono Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda nella deflazione salariale. L’Europa sta già scivolando lentamente in un vortice di contrazione, ripetendo gli errori del Gold Standard negli anni ’30. Ripeterli ancora sarebbe disastroso.
La Germania deve muoversi con grande cautela. Come sostiene Gersemann nel suo libro, la Germania sta godendo gli ultimi giorni di un dividendo demografico particolarmente sostenuto, che presto si capovolgerà. Il Rapporto sull’Invecchiamento della Commissione Europea (2012) afferma che la forza lavoro in Germania si ridurrà di 200.000 unità all’anno durante questo decennio. La proporzione di anziani dipendenti balzerà dal 31 percento del 2010 al 36 percento nel 2020, al 41 percento nel 2025, al 48 percento nel 2030, al 57 percento nel 2045, il che equivale al suicidio nazionale.
Questo è un profondo fallimento delle politiche pubbliche che sono state condotte per decenni. Le politiche fiscali e le strutture sociali hanno incoraggiato il collasso del tasso di fertilità. La mancanza di investimenti ha aggravato l’errore. Entro i prossimi cinque anni diventerà sicuramente ovvio a tutti che la Germania è in profonda difficoltà, e un bilancio pubblico in pareggio non fornirà alcuna attenuante. Entro 10 anni, la Francia sarà la forza dominante nell’Europa continentale.
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RispondiEliminauna sola parola: geni... (ora si che si e' capito perche' hanno perso 2 guerre mondiali pur avendo i numeri e le armi per vincerle.....)
RispondiElimina"pur avendo i numeri e le armi per vincerle"
EliminaSi vede che il revisionismo storico non stà solamente dilagando in Germania ma anche in italia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Dolchsto%C3%9Flegende
Se i tedesci non avessero sottoscritto l'armistizion nel nov. 18, la Germania sarebbe stata completamente invasa, con consequenze drammatice per la popolazione. Bisogna sapere che i tedesci hanno raso al suolo intere cittadine francesi è belge. Le forze del Entente avrebbero fatto la stessa cosa in Germania.
Nella II° Guerra mondiale gli americani erano molto generosi coi tedesci, se avrebbero voluto, avrebbero senza problemi trasformato la germania in un punto geografico, tipo lussemburgo o Liechtenstein.
Come si vede oggi fù un grande errore.
Telegraph-icamente...avevo già letto l'articolo e sarebbe stato il caso di precisare (da parte del quotidiano inglese) che più che di "modello tedesco" si dovrebbe definire "modello di politica del governo Merkel", le cui politiche economiche sono peculiari di quella maggioranza al governo ed espressione dell'indirizzo voluto dal ministro Schäuble. Un "modello economico" è cosa un po' diversa. In ogni caso trovo nell'articolo alcune cose esatte, altre meno. E' vero che la Germania ha ridotto gli investimenti e che questo sta portando il Paese verso problematiche a questo legate, però personalmente non lo vedo come un pericolo capace di recare danni alla Germania e ai partner europei dato che le finanze sono solide e quindi possono decidere tranquillamente di porre fine a questa sciocca (e sottolineo sciocca) linea politica. Diverso è il caso nostro e della Francia, che per aumentare gli investimenti dipendiamo, più che dai limiti previsti dai trattati, dal mercato, mercato che il denaro te lo presta se ha fiducia che lo utilizzi bene, altrimenti lo fa in cambio di un alto costo.
RispondiEliminaNon capisco però dove abbia preso i dati sulla produttività l'autore dell'articolo, perché proprio quelli OCSE danno risultati ben diversi, oltre al fatto che prendere a riferimento un periodo (2007-2013) e un campione di nazioni senza una ragione logica lascia il tempo che trova. In ogni caso per verificare tali dati basta digitare su Google "osce productivity", selezionare "productivity statistics" e nella sezione Find: "Productivity and ULC by main economic activity". Dalla tabella risultante suggerisco di selezionare come misurazione "Index 2005=100" perché permette di leggere i risultati più facilmente rispetto alle variazioni annuali in percentuale. Come si vedrà i risultati saranno ben diversi da quelli indicati nell'articolo del Telegraph che non spiega se fa riferimento all'intera economia o a parte di essa come ad esempio all'industria manifatturiera.
Si cocucci le finanze sono solide, nel Würthenberg è nel Bayern il resto è pieno di debiti.
Elimina"Diverso è il caso nostro e della Francia, che per aumentare gli investimenti dipendiamo, più che dai limiti previsti dai trattati, dal mercato, mercato che il denaro te lo presta se ha fiducia che lo utilizzi bene, altrimenti lo fa in cambio di un alto costo."
Ma che cazzo di raggionamento è questo.
L'italia nel 2011 era a un passo del defaut, si o no, No le finanze italiane nel 2011 erano solidissime. Poi venne deutsch bank è scaricchò 30 mrd. di Btp è contemporaneamente un pirla urlò italia defaut è cosi i tassi di Interesse italiani esplosero.
Ma lei vuole lasciare una nazione nelle mani del mercato, cioè a dei pazzi (Churchill) ? Chi cazzo è il mercato ? a quelli che nel 2006 dissero comprate spazatura subprime. Sta scerzando vero?
Il sistema finanziario tedesco è stabile perchè l'80% delle banche tedesce sono in mano dello stato.
Chi ha salvato l'UBS della bancarotta, il mercato ? Nò lo STATO Svizzero. L'UBS era veramente sul orlo della bancarotta non come lo stato italiano nel 2011. Allora nessuno avrebbe dato al UBS nemmeno 1 Centesimo, adesso è fuori dalla merda, grazie allo STATO.
Il mercato non è nient altro che una massa di psycopatici, e lei vuole lasciare in balia a dei psycopatici una nazione.?
Brucia Troia!
RispondiEliminaCome sempre un grazie a VdE. Purtroppo queste informazioni stentano ad essere minimamente accolte sui mass media. E vabbè... che ci possiamo fare? (anzi VABBUO', come disse Schettino dopo aver naufragato...)
RispondiEliminaNoto che le bordate contro la politica (demenziale) dell'Oca Teutonica si infittiscono pure nella sacra terra germanica.
RispondiEliminaForse qualche barlume di speranza sulla resipiscenza dei tedeschi possiamo averlo.
Temo comunque che ormai sia troppo tardi per impedire la tragedia che incombe.