Dal Blog del prof. Alberto Montero Soler, una proposta di revisione e ristrutturazione del debito spagnolo che secondo l'economista dovrà necessariamente accompagnare il paese nel suo percorso di uscita dall'eurocrisi e di riconquista della sovranità. La proposta è stata adottata dal nuovo movimento di opposizione Podemos. Via Kappa di Picche
di Alberto Montero Soler, 20 Ottobre 2014
Questo fine settimana si è svolta
l’Assemblea di Podemos a Madrid dove, assieme alla discussione del
modello di partito da decidersi con un voto dei sostenitori in questa
settimana, si dovevano anche adottare cinque linee di programma per la azione politica del partito, tutte democraticamente decise dagli stessi sostenitori.
Giorni prima, insieme ai miei colleghi
Bibiana Medialdea e Nacho Alvarez, preparammo una risoluzione sulla
revisione e ristrutturazione del debito che abbiamo avuto l’onore di
avere approvata al quinto posto, con quasi il 23% dei voti, dopo quelle
sulla pubblica istruzione, la lotta alla corruzione, la difesa della
casa come diritto e la difesa della sanità pubblica.
Gli echi della nostra risoluzione sono
apparsi immediatamente in tutti i media perché, in gran parte, si è
venuto a chiarire una delle proposte che avevano fatto più rumore nel
programma per le elezioni europee: il default sul debito. Penso che ora
le cose stanno diventando più chiare, le proposte si stanno raffinando e
sempre più persone capiscono che dietro di loro c’è sia tanta capacità
tecnica sia la volontà di cambiare questo paese a favore della
maggioranza popolare. Un’altra cosa è che a quelli che abbiamo contro
non piaccia ciò e che si dedichino ad abbaiare. Ma questo non è più un
nostro problema.
Di seguito vi lascio la risoluzione adottata nel caso in cui avreste voglia di leggerla.
Revisione e ristrutturazione del debito: una proposta per Podemos
Alberto Montero Soler, Bibiana Medialdea García e Nacho Álvarez Peralta
(Risoluzione presentata dagli autori all’Assemblea di Podemos e avallata dal Circolo 3E [Economia, Ecologia e Energia, NDR] )
Una delle principali restrizioni per
l’applicazione di un programma di rilancio economico e transizione verso
un nuovo modello produttivo e distributivo deriva dagli elevati livelli
di indebitamento, tanto privato quanto pubblico, dell’economia
spagnola.
Se non si affronta con decisione e in
maniera ordinata la risoluzione del problema del debito, le possibilità
di applicare misure di politica fiscale espansive e che queste inducano
comportamenti consonanti da parte degli agenti privati si
porrebbero seriamente in dubbio. O, che è lo stesso, i margini per
l’applicazione di un programma di recupero della sovranità economica
como quello che propone Podemos risulterebbero compromessi.
È per questo che si impone, come
condizione necessarie e ineludibile per l’applicazione di questo
programma economico, affrontare la problematica del debito da un duplice
punto di vista.
Da un lato, è necessario realizzare una
analisi del processo di indebitamente pubblico e privato e delle sue
conseguenze a partire da criteri sociali e non esclusivamente
economici. Per questo bisogna condurre una revisione gestita da esperti
indipendenti sotto un efficace controllo sociale. Il controllo della
cittadinanza deve garantire la trasparenza del processo, la scelta di
alcuni criteri che prioritizzino gli interessi collettivi, come la
pubblicazione e la diffusione massiccia dei risultati dell’audit. In tal
modo la revisione cittadina dovrebbe convertirsi in un meccanismo di
socializzazione popolare del problema che stiamo affrontando, della sua
origine e delle sue conseguenze derivate dalle distinte possibilità di
una sua risoluzione.
Dall’altro lato, è necessario lanciare
una strategia per la ristrutturazione ordinata del debito, tanto
pubblico come privato. Affinché ottenga i migliori risultati possibili, è
utile che detta ristrutturazione trascenda l’ambito statale per essere
iniziata in una maniera coordinata, almeno, dalle economie periferiche
europee. Lavorare in questo senso deve essere una priorità. In ogni
caso, non si deve scartare la possibilità di promuovere il processo di
ristrutturazione di forma unilaterale se non ci siano le condizioni
politiche per la soluzione coordinata a livello internazionale.
Entrambi gli interventi, revisione e
ristrutturazione, hanno finalità e connotati differenti pur essendo
complementari in una prospettiva politica e sociale. Inoltre, questa
complementarità non si deve vedere come una relazione di interdipendenza
simbiotica al quale si riferisce la loro applicazione. Di più, con
l’indipendenza dal fatto che l’audit sul debito si compia o meno e di
quale sia il suo risultato, ciò che deve risultare chiaro è che, con
l’obiettivo di dotare di effettiva potenza trasformatrice il programma
di Podemos, sarà ineludibile realizzare una ristrutturazione ordinata
del debito. Questa posizione è difesa, per esempio, da istituzioni così
poco sospettose di favorire gli interessi dei debitori come lo stesso
FMI.
Vediamo sinteticamente entrambi gli strumenti di intervento in forma differenziata.
Cosa dovrebbe promuovere Podemos in materia di revisione e perché?
Un audit cittadino del debito è uno
strumento di consapevolezza e mobilitazione sociale attraverso del quale
la cittadinanza organizzata inizia una revisione dell’origine e dello
stato del debito, dovendo abbracciare in questa revisione sia il debito
pubblico sia alcuni componenti di quello privato. La finalità della
revisione è andare più in là di quanto ispezionato dalle istituzioni
pubbliche che operano in questo settore e che, per questo effetto, si
limitano a controllare e certificare la legalità dei procedimenti. Il
suo obiettivo finale è conoscere e diffondere qual è la grandezza, le
condizioni, l’oggetto e le responsabilità dell’indebitamento che si è
prodotto nella società. Come risultato di questo processo, la
cittadinanza potrà discernere in maniera adeguata quale debiti possono
considerarsi illegittimi.
Questo sarà il caso, per esempio, del
debito pubblico che si dimostri essere stato contratto contro
l’interesse generale perché le risorse finanziarie che si ottennero si
dedicarono a salvaguardare i privilegi dei gruppi di potere, invece di
destinarsi alla soddisfazione e alla protezione dei diritti basilari
riconosciuti nella costituzione.
In definitiva, mediante la revisione del
debito si cerca di chiarire quali debiti possano considerarsi
illegittimi, sia in funzione della loro origine (fondamentalmente quelli
derivati da spese che favorirono interessi particolari invece di
generali), sia a causa di un processo di indebitamento irregolare (è il
caso delle clausole abusive o dei problemi informativi), sia a causa di
elementi derivati dalla sua esecuzione. Cionondimeno, l’audit deve
determinare il grado di corresponsabilità dei governanti e dei creditori
in questi processi.
In ultima istanza, conviene enfatizzare
che, oltre la distinzione e la quantificazione dei debiti legittimi e
illegittimi, uno degli obiettivi prioritari dell’audit è il rinforzo
della consapevolezza sociale rispetto alla situazione reale di
indebitamento e le sue implicazioni. La informazione vera e completa è
la forma più efficace di porre in dubbio il dogma che tutto il debito
deve essere pagato indipendentemente dalle conseguenze che da ciò
derivano sulla capacità dello Stato di sostenere le necessità basilari
della popolazione e rendere fattibile il recupero economico. L’audit sul
debito già meriterebbe di essere realizzato solamente per questa
ragione; specialmente quando per mezzo di questa strada si rinforzano le
condizioni sociali soggettive per affrontare il processo di
ristrutturazione del debito che, in ogni caso, questo Paese deve
compiere. Lo spieghiamo di seguito.
Cosa dovrebbe promuovere Podemos in tema di ristrutturazione del debito e perché?
Il punto di partenza della posizione di
Podemos in materi di ristrutturazione del debito deve essere lo sforzo
al fine di instaurare come senso comune l’idea che la ristrutturazione è
una conditio sine quae non per la applicazione di qualunque
programma economico che abbia come obiettivo il recupero delle
condizioni economiche e di benessere della popolazione.
Ciò significa che è necessario vincere
l’obiezione che suggerisce che non vogliamo pagare i debiti, dimostrando
come non sia una questione di volontà, e neppure di equità sociale
(nonostante sia anche questo), piuttosto che si tratta in primo luogo
di una questione di efficienza economica e di necessità: nel segno
dell’euro, l’economia spagnola non può tornare su un cammino di
stabilità e crescita – mentre intenta trasformare il suo modello
produttivo – se non si impegna in un processo ordinato di
ristrutturazione del debito pubblico che permetta di liberare a tali
fini le risorse che ora sono trasferiti dai Presupuestos Generales del Estado (l’equivalente
spagnolo del Documento Economia e Finanza) – ergo, dalle nostre tasse –
a i titolari del debito – vale a dire, principalmente alle istituzioni
bancarie e finanziarie.
Fino a quando questa dinamica non si
interromperà, il debito pubblico continuerà ad aumentare o, in sua
mancanza, dovranno generarsi importanti surplus fiscali primari
destinati a cancellarlo. Vale a dire, che gli sforzi fiscali che si
farebbero per incrementare gli introiti pubblici non si potrebbero
destinare al soddisfacimento di livelli crescenti di benessere sociale
ma piuttosto che continueranno ad essere trasferiti ai titolari del
debito, che sia sotto forma di interessi o attraverso la cancellazione
del suo capitale a scadenza.
Per essere efficace in termini di
riattivazione economica, le condizioni della ristrutturazione devono
abbracciare tutte le dimensioni del debito. Ciò comprende:
rinegoziazione del tipo di interesse e, qualora applicabile, periodi di
proroga; allungamento dei termini di estinzione e ammortizzazione del
debito; e , infine, cancellazioni parziali.
In maniera analoga, senza un processo di
ristrutturazione del debito contratto dagli attori del settore privato –
ancora più indebitato di quello pubblico – non sarà possibile nemmeno
che la politica economica possa propiziare un cambio di passo
significativo né dei livelli di investimento né dei consumi. Non sarà la
ripresa economica che faciliterà il deleveraging [riduzione del livello
di indebitamento, NDR] di imprese e immobiliare piuttosto, al
contrario, la ristrutturazione del debito delle aziende e ,
specialmente, delle ipoteche, è la via necessaria per il rilancio della
domanda interna. In concreto, una riduzione del valore nominale delle
ipoteche sulle prime abitazioni nel caso di famiglie che rispettino
alcuni criteri sociali è un buon punto di partenza per tale
ristrutturazione.
Per quanto detto, Podemos proverà a
promuovere a livello europeo e, soprattutto, tra i paesi periferici, un
processo di ristrutturazione ordinata del debito. Quindi, insistiamo sul
fatto che se, nonostante la convergenza di interessi, non esiste una
convergenza di volontà a livello politico tra gli stati periferici, la
Spagna dovrà iniziare a intraprendere la ristrutturazione in solitaria o
in compagnia di quei paesi che vi saranno disposti. In ogni caso, il
peso economico della Spagna all’interno dell’Eurozona e la quantità del
suo debito estero rendono praticabile la possibilità di capeggiare
questo processo o, nel caso estremo, che le sue proposte debbano essere
seriamente considerate da parte dei creditori.
Dall’altro lato, è fondamentale che la
strategia di ristrutturazione abbia una natura cooperativa tra creditori
e debitori e non faccia prevalere, come nel caso greco, gli interessi
dei primi su quelli dei secondi.
Infatti, il trattamento del debito greco
intermediato dalla Troika rende manifesto che le ristrutturazioni che si
impongono per volere dei creditori, anche quando arrivassero a supporre
cancellazioni parziali come accadde con il debito greco nel 2011, non
si mettono in atto con la volontà di risolvere il problema di
indebitamento del debitore, bensì di allungare nel tempo i trasferimenti
di risorse verso i creditori. Solo trattando soluzioni cooperative si
potrà affrontare la problematica del debito con una prospettiva di
risoluzione duratura nel tempo. E per far ciò si rende imprescindibile
una intermediazione equidistante tra debitori e creditori, così come la
volontà politica ferma di anteporre gli interessi collettivi sopra gli
interessi particolari del settore finanziario privato, principale
creditore.
L’obiettivo non è non pagare il debito.
L’obiettivo è recuperare un livello di indebitamento e un sentiero di
sostenibilità dello stesso che renda possibile il recupero dei livelli
di benessere della popolazione, così come la trasformazione di un
modello produttivo che, se non si farà, condannerà l’economia spagnola a
una situazione di dipendenza e sottosviluppo non degna delle
possibilità e delle potenzialità della nostra società. Lo scenario
alternativo alla ristrutturazione del debito che si apre davanti ai
nostri occhi è quello di una degradazione crescente dei servizi sociali
pubblici, la prolungata stagnazione economica, l’elevatissima
disoccupazione strutturale e, in definitiva, quello di un decennio
perduto.
Tradotto da: @spud85
"la ristrutturazione è una conditio sine quae non per la applicazione di qualunque programma economico..."
RispondiEliminaQualcuno saprà spiegarlo agli economisti nostrani che ritengono che l'usicta dall'euro risolva automaticamente anche il problema del debito pubblico (che ricordo essere ben più alto di quello spagnolo)?
vincenzo non si ristruttura in modo violento,la banca centrale fissa il tasso di sconto 1 o 2 punti percentuali sotto l' inflazione ogni anno e voila' senza patemi in pochi anni il debito rispetto al pil si dimezza in termini reali
RispondiEliminaAnonimo, grazie dell'intervento, ma temo di non poter concordare.
RispondiEliminaIl iasso di sconto può influire sugli interessi da pagare, ma non vedo come p ossa intaccare il debito in quanto tale.
Avendo la sovranità monetaria, si potrebbe stampare moneta a sufficienza per autorimborsarsi i titoli in scadenza senza doverli rinnovare, ma un'operazione così massiccia avrebbe effetti devastanti sull'inflazione.
Rimango dell'opinione che certi titoli, la cui individuazione andrebbe accuratamente definita, non dovrebbero essere rimborsati.
Ricordo che al di là dei problemi specifici della zona euro, esiste una situazione gravissima che non risparmia nessun paese, ed è costituita dalla privatizzazione del sistema bancario e della cessione ad esso di sempre maggiori poteri sovrani nazionali. Se non si distrugge questa cupola bancaria che ci opprime, non vedo come se ne possa uscire.
Hai ragione Vincenzo.
EliminaMa l' inflazione si puo' modulare con politiche monetarie E FISCALI.
Se si vuole un po' di inflazione, fidati, e' facilissimo. Se se ne vuole di meno e' piu' difficile ma si ouo' ottenere. SONO 40 ANNI CHE CALA, D' ALTRONDE!
Sono naturalmente d'accordo che un'inflazione maggiore sarebbe oggi una vera benedizione, ma il paradosso dell'attuale situazione è proprio che l'inflazione non parte non perchè non ci sia tanta di quella liquidità da giustificarne un forte aumento, ma perchè essa rimane confinata nei circuiti bancari, una specie di bomba tenuta accuratamente sotto controllo. Tale controllo tuttavia è contemporaneamente causa del fatto che i QE non diano frutti significativi in termini di aumento dell'attività economica.
EliminaIn ogni caso, la bomba sta sempre lì non disinnescata e sono certo che prima o poi scoppierà facendo saltare assieme il sistema bancario ei suoi titoli spazzatura, ma, visto che i governi hanno deciso di salvare fino a qui le banche, coinvolgerà lo stesso denaro.
Sono forse catastrofista, ma vi assicuro che mi auguro solo di sbagliarmi.
allora cio' che conta e' il valore reale di un debito (non quello nominale),se tu hai inflazione esempio al 5 ma paghi un 3% sui titoli di stato che riacquista la tua banca centrale (ovvio in sovranita' monetaria) tu ogni anno lasci il 2% di valore reale che dai detentori dei titoli va allo stato sotto forma di differenziale,un 2% facendo una accumulazione finale di n annualita' posticipate e limitate porta (semplice matematica finanziaria) in tot anni a dimezzare debito in valore reale.E' chiaro?E' matematica e non e' un opinione
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