Da Open Europe una rassegna dei principali quotidiani europei sulla Crisi dell'Euro.
Con l'eurozona di fronte al precipizio, diamo un'occhiata a ciò che giornali e commentatori di tutta Europa hanno da dire sullo stato e sulle prospettive future della moneta unica.
Abbiamo cercato di fare una rassegna la più completa possibile con le lingue a disposizione nel nostro ufficio, e la lettura che ne risulta è piuttosto triste:
Cominciamo con la Germania. Il giornalista del Frankfurter Allgemeine Filippo Plickert sfida l'opinione comune che la Germania sia "il principale beneficiario" della moneta unica. Egli osserva:
"Nei dodici anni dall'introduzione dell'euro, la Germania ha avuto in media il più basso tasso di crescita. Con l' 1,2% , sta nettamente al di sotto della media della zona euro del 1,5% , o della media UE del 1,7%".
Un paio di giorni fa, Der Spiegel ha pubblicato il suo "Requiem per l'euro", e ha avvertito:
"L'euro sta diventando una minaccia sempre più grande per il futuro dell'Europa. Le catene della valuta comune mantengono unite delle economie che sono semplicemente incompatibili. I politici approvano un pacchetto di salvataggio dopo l'altro e, così facendo, intraprendono un percorso pericoloso che costituirà un fardello per le generazioni future e porterà l'Unione europea indietro di decenni.".
Spostiamoci in Francia: nel Le Figaro di ieri, un trio di intellettuali francesi sostiene:
"È giunto il momento per i politici europei di affrontare la realtà: l'euro sta morendo, c'è bisogno di concluderlo in fretta per salvare gli europei, ma sembra opportuno muoversi tutti insieme al fine di evitare uno scenario micidiale da “si salvi chi può” ... Per la Francia, i benefici dell'uscita [dalla zona euro] saranno immensi".
Questa roba sulla stampa francese non si legge tutti i giorni...
Dalla Francia al Belgio (la parte fiamminga). La scorsa settimana, Ruben Mooijman, Chief Economics Editor di De Standaard, ha osservato che, quando l'euro è stato creato:
Abbiamo cercato di fare una rassegna la più completa possibile con le lingue a disposizione nel nostro ufficio, e la lettura che ne risulta è piuttosto triste:
Cominciamo con la Germania. Il giornalista del Frankfurter Allgemeine Filippo Plickert sfida l'opinione comune che la Germania sia "il principale beneficiario" della moneta unica. Egli osserva:
"Nei dodici anni dall'introduzione dell'euro, la Germania ha avuto in media il più basso tasso di crescita. Con l' 1,2% , sta nettamente al di sotto della media della zona euro del 1,5% , o della media UE del 1,7%".
Un paio di giorni fa, Der Spiegel ha pubblicato il suo "Requiem per l'euro", e ha avvertito:
"L'euro sta diventando una minaccia sempre più grande per il futuro dell'Europa. Le catene della valuta comune mantengono unite delle economie che sono semplicemente incompatibili. I politici approvano un pacchetto di salvataggio dopo l'altro e, così facendo, intraprendono un percorso pericoloso che costituirà un fardello per le generazioni future e porterà l'Unione europea indietro di decenni.".
Spostiamoci in Francia: nel Le Figaro di ieri, un trio di intellettuali francesi sostiene:
"È giunto il momento per i politici europei di affrontare la realtà: l'euro sta morendo, c'è bisogno di concluderlo in fretta per salvare gli europei, ma sembra opportuno muoversi tutti insieme al fine di evitare uno scenario micidiale da “si salvi chi può” ... Per la Francia, i benefici dell'uscita [dalla zona euro] saranno immensi".
Questa roba sulla stampa francese non si legge tutti i giorni...
Dalla Francia al Belgio (la parte fiamminga). La scorsa settimana, Ruben Mooijman, Chief Economics Editor di De Standaard, ha osservato che, quando l'euro è stato creato:
"La critiche provenivano principalmente dal mondo anglosassone. Veniva sottolineato che forse i paesi della zona euro avrebbero avuto molti scambi commerciali tra di loro, ma dal punto di vista economico differivano l'uno dall'altro radicalmente. Adottare una politica monetaria unica per tutti questi paesi, con tutte le loro differenze , sarebbe stato come giocare con il fuoco, secondo quei critici ... I critici avevano ragione. "
E continua:
"La Grecia sarebbe stata meglio senza l'euro, tutti sono d'accordo su questo. E la BCE che con le sue politiche sui tassi di interesse rimbalza dai paesi dell'Europa meridionale che vogliono stimolare la crescita ai paesi del Nord Europa che vogliono fermare l'inflazione, sta pure causando qualche dubbio. "
Passando ai Paesi Bassi, Marike Stellinga, redattore economico della rivista olandese Elsevier, sollecita il Ministro delle Finanze olandese Jan Kees de Jager a "farla finita con questo teatro delle marionette", e sostiene:
"L'Unione Europea fa finta che i greci ripagheranno il loro debito, e che le banche non subiranno perdite sui loro prestiti alla Grecia. Ora l'UE fa finta che il settore privato davvero contribuirà a salvare la Grecia (... ) L'UE continuerà a organizzare prestiti uno dopo l'altro fino a quando tutto il debito sarà stato trasferito dalle banche ai governi."
In Austria l' editorialista Franz Schellhorn di Di Presse scrive che i leaders europei:
"Preferiscono mandare la Grecia all'inferno nel modo più comodo possibile. E' quasi come dare a qualcuno che sta per suicidarsi una corda morbida al fine di rendere l'esperienza più piacevole."
Verso nord, il Iltalehti Finlandese sostiene:
"La crisi [greca] si è mossa sulla strada sbagliata già dal 2010. I problemi della Grecia sono stati affrontati come problemi di cassa immediati, mentre il problema principale era che il paese non poteva sopravvivere ai propri debiti, anche se fossero stati dimezzati da una ristrutturazione".
In Danimarca, membro potenziale dell'euro (beh, forse non più tanto), Niels Lunde, commentatore economico di Politiken osserva:
"La Grecia è sull'orlo dell'abisso, il debito è esploso e sta crescendo ogni giorno di più, ed ora è solo questione di tempo prima che il paese sia costretto a issare bandiera bianca e dichiarare bancarotta. Ci sono solo perdenti nella storia della tragedia greca, e vi sono indicazioni che i contribuenti europei saranno tra i maggiori perdenti."
Ora, diamo un'occhiata a ciò che dice la stampa nella "periferia" dell'eurozona (senza offesa). Un leader nell' Irish Time di oggi sostiene:
"Che un continente trattenga il fiato per un voto in parlamento di un piccolo paese periferico [sì, stiamo parlando della Grecia] la dice lunga sulla situazione precaria in cui si trova l'eurozona... L'Unione europea è scossa dalle fondamenta da questa crisi. Che forma prenderanno in futuro le strutture economiche, fiscali, finanziarie e politiche della zona euro non è chiaro. Una cosa è certa però, saranno molto diverse o non esisteranno. "
In Spagna, la settimana scorsa El Pais:
"Mentre la crisi senza fine che scuote l'Unione europea diventa più profonda, diventa più evidente l'artificialità del paradiso perduto dei dieci anni precedenti la crisi fiscale che si sta diffondendo in tutta la periferia della zona euro. La Grecia sta spingendo l'Europa sempre più vicina ai suoi limiti".
In Italia il principale quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore, caldeggia un'unione fiscale. Il Prof. di Economia Francesco Caselli ha scritto la scorsa settimana:
"La lezione che ci viene chiesto di imparare oggi è che non è possibile avere una unione monetaria senza una unificazione (o coordinamento, se la parola 'unificazione' desta allarme) delle finanze pubbliche. Non è difficile indovinare la lezione che sarà proposta domani: che non ha senso avere un Ministro europeo delle Finanze senza un Primo Ministro europeo. E così via, inesorabilmente, verso la piena unificazione politica. "
Dall'epicentro della tempesta, in Grecia, un commento su Ethnos di ieri sosteneva che i leaders europei devono:
"Superare riserve nazionali e calcoli meschini [e cominciare ad agire come] leaders responsabili d'Europa, e non leaders di Germania, Francia, o Paesi Bassi".
Scrivendo in portoghese su l' Informacao, un paio di giorni fa l'economista Fernando Gonçalves ha osservato:
Dall'epicentro della tempesta, in Grecia, un commento su Ethnos di ieri sosteneva che i leaders europei devono:
"Superare riserve nazionali e calcoli meschini [e cominciare ad agire come] leaders responsabili d'Europa, e non leaders di Germania, Francia, o Paesi Bassi".
Scrivendo in portoghese su l' Informacao, un paio di giorni fa l'economista Fernando Gonçalves ha osservato:
"Analisti di ogni sorta accusano i paesi della periferia di disastri finanziari, dimenticando che forse il problema principale dell'Europa è politico ... L'ostinazione politica e la mancanza di obiettivi minimi comuni tra gli europei, associata a una notevole quantità di eccessi di ogni tipo (compreso il paternalismo) hanno prodotto livelli di insicurezza che minano profondamente la fiducia, che è essenziale per la ripresa dei paesi più fragili".
Bell'articolo Carmen, quello che mi è sembrato non aver peli sulla lingua è, Marike Stellinga, redattore economico della rivista olandese Elsevier, che sollecita il Ministro delle Finanze olandese Jan Kees de Jager a "farla finita con questo teatro delle marionette", e sostiene:
RispondiElimina"L'Unione Europea fa finta che i greci ripagheranno il loro debito, e che le banche non subiranno perdite sui loro prestiti alla Grecia. Ora l'UE fa finta che il settore privato davvero contribuirà a salvare la Grecia (... ) L'UE continuerà a organizzare prestiti uno dopo l'altro fino a quando tutto il debito sarà stato trasferito dalle banche ai governi."
Questo è senz'altro l'essenza di quanto stanno facendo, ne + ne - .
Poi quando tutti saremo stra indebitati, passeranno a raccolta dei profitti fatti.... vero? Altro che acqua pubblica, saremo diventati a tutti i livelli schiavi, a meno che... il popolo bue si sveglia ed all'ora sono guai grossi.
Saluti.
Orazio
Altri commentatori che hai inserito, sono solamente delle pedine
Quoto anch'io l'olandese, senza dubbio!!!:))
RispondiEliminaIcredibile come un giornale del mainstreem olandese dica certe cose, chiaro e tondo!!!
RispondiEliminaNon mi pare che in Italia, abbiano osato tanto.
Comunque anche il Der Spiegel, con un linguaggio più diplomatico, dice apertamente che l'euro è una minaccia per l'Europa, e le generazioni future!
Nicola.