06/06/11

Sovranità monetaria e democrazia

Grande articolo made in Italy di Cesaratto, prof all'Università di Siena, con importanti considerazioni  sul potere di emettere moneta e sul dogma dell'indipendenza della Banca centrale.

di Sergio Cesaratto - 05 Giugno 2011
Un grande primo ministro canadese, William Mackenzie King,[1] ebbe a dichiarare prima delle elezioni del 1935: “Una volta che a una nazione rinuncia al controllo della propria valuta e del credito, non importa chi fa le leggi della nazione. … Fino a quando il controllo dell’emissione della moneta e del credito non sia restituito al governo e riconosciuto come la responsabilità più rilevante e sacra, ogni discorso circa la sovranità del Parlamento e della democrazia sarebbe ozioso e futile”.
 
La rinunzia alla sovranità monetaria è precisamente quello che il nostro paese ha fatto con l’adesione alla  moneta unica. In verità, a ben guardare, l’aveva fatto già prima con il famoso “divorzio” fra il Tesoro e la Banca d’Italia nel 1981. Con quell’atto, compiuto attraverso un fait accompli – uno scambio di lettere fra Andreatta e Ciampi – in barba a qualsiasi decisione parlamentare, i governi della Repubblica rinunciavano alla prerogativa di determinare la politica monetaria, dunque moderare i tassi di interesse, con successive conseguenze disastrose per conti pubblici e distribuzione del reddito.[2] Con la moneta unica il nostro paese ha persino rinunciato alla possibilità di tornare indietro in quella decisione. Le ulteriori conseguenze sulla nostra economia dovute all’abbandono della flessibilità del cambio estero sono davanti agli occhi di tutti con un crescente disavanzo delle partite correnti,  dal pareggio del 1999 sino al -3,5% del 2010, con conseguente crescente indebitamento netto con l’estero.

Lo sconforto sarebbe attenuato se la sovranità monetaria fosse passata a una Europa politica che avrebbe potuto usarla al meglio. Non è stato invece così, avendo l’Europa inscritto persino nel proprio trattato costituzionale, com’è noto, che la banca centrale è indipendente dal potere politico avendo come solo obiettivo quello di stabilizzare il livello dei prezzi. Le conseguenze ultime di questa indipendenza si vendono nella indegna sceneggiata che si sta in questi giorni svolgendo fra le cancellerie europee e la BCE. A fronte del palese fallimento delle politiche di rientro dal debito imposte alla Grecia e della difficoltà a far digerire ulteriori aiuti ai propri contribuenti, alcuni paesi europei, la Germania in primis, si sono dichiarati favorevoli a qualche forma di ristrutturazione del debito di quel disgraziato paese. Di riflesso, gli esponenti della BCE hanno cominciato a rilasciare a destra e a manca dichiarazioni minacciose che se tale ristrutturazione avvenisse la banca centrale non avrebbe più stampato un quattrino a sostegno del debito e delle banche greche (una “opzione nucleare” è stata definita), mentre il governatore Trichet si è permesso di alzare la voce in summit di rappresentanti di governi democraticamente eletti e addirittura di abbandonarli sbattendo le porte.[3] Draghi, per coloro che coltivassero illusioni, ha ribadito nelle ultime Considerazioni finali che “né la presenza di rischi sovrani, né la dipendenza patologica di alcune banche dal finanziamento della BCE” possono farla “deflettere” dall’obiettivo della stabilità dei prezzi. Quello che appare intollerabile non è tanto il comportamento degli apprendisti stregoni di Francoforte, che in fondo rifiutano di fare quello che  i trattati europei vietano loro di fare e difendono la reputazione di “guardiani della moneta”, ma che le democrazie  europee si siano auto-inflitte queste umiliazioni. Si badi, da sempre la democrazia popolare ha avuto necessità di contro-altari istituzionali in un sistema di checks and balances. Ma a parte di una banda di fanatici economisti ultra-liberisti, mai a nessuno era venuto alla mente di elevare una banca centrale al rango di un quarto potere che espropria le istituzioni democratiche delle decisioni di politica economica!

La BCE ha dovuto durante questa crisi, nolente o volente, assumere ruoli – quello di prestatore di ultima istanza ai governi (che non era in effetti nei suoi statuti) e alle banche, pena l’implosione del sistema finanziario europeo e globale. A parte l’implausibile ipotesi che la Grecia riesca a stabilizzare se il proprio debito pubblico a colpi di deflazione e di svendita del patrimonio pubblico, ipotesi a cui sembra incredibilmente dar credito solo la BCE attraverso l’ultra-falco Bini Smaghi, qualunque sia la strada alternativa prescelta dall’Europa – una ristrutturazione del debito o quella più razionale e meno dolorosa di europeizzazione del debito (per esempio qui)  - la BCE sarebbe costretta a una politica monetaria accomodante. L’indipendenza della banca centrale è in generale, e in particolare nei frangenti attuali, sbagliata, e lo statuto della BCE va assimilato a quello della FED americana i cui esponenti mai e poi mai potrebbero permettersi di non collaborare alle decisioni dell’amministrazione.
  
Per quanto riguarda il nostro paese, esso sta pagando a quest’Europa dei prezzi elevatissimi in termini di disoccupazione crescente e di deindustrializzazione, e il futuro si presenta fosco. La consapevolezza di questo è ancora scarsa, spesso anche a sinistra dove, per cinismo o ignoranza, ci si appassiona ad altri temi che non siano quelli dell’occupazione e dei bisogni elementari della gente. Le proposte che l’Italia dovrebbe avanzare a Bruxelles le abbiamo esposte (quiqui qui), ma l’Europa prosegue in una cacofonia di voci e inadeguatezza di proposte che fa poco ben sperare.

La dichiarazione di Mackenzie del 1935, continua così: “Il Partito Liberale si dichiara in favore dell’immediata istituzione  di una banca nazionale debitamente costituita al fine del controllo dell’emissione di moneta rapportata ai bisogni pubblici. Il flusso di moneta deve essere in relazione ai bisogni nazionali, sociali e industriali del popolo canadese”. Le urne diedero al partito liberale una maggioranza senza precedenti. Dopo le belle vittorie di Milano e Napoli, i prossimi mesi potrebbero vedere la partecipazione della sinistra italiana al governo. Naturalmente il problema che si presentava a Mackenzie era quello, più semplice, di nazionalizzare l’emissione di moneta. Più complicato sarebbe se il Canada avesse stabilito una unione monetaria con gli Stati Uniti, come abbiamo fatto noi con la Germania. La consapevolezza di quanto dura è la battaglia a cui dovrebbe attrezzarsi una sinistra che volesse davvero sollevare le sorti del paese ci sembra, comunque, un primo, essenziale passo.
[1] William Lyon Mackenzie King (1874-1950), leader del partito liberale, un partito di centro ma con sensibilità ai problemi sociali, fu per tre volte primo ministro del Canada.
[2] Come ricordato da Aldo Barba in un interessante intervento al convegno per il 150mo su Sviluppo capitalistico e unità nazionale nei giorni scorsi.
[3] Bini Smaghi è arrivato a minacciare che la BCE possa imporre che i paesi membri dell’UME rimborsino la banca decine di miliardi di titoli greci che essa detiene. Contro i timori della BCE vedi Roubini.

10 commenti:

  1. Se tutto il denaro (euro in questo caso) viene al mondo come debito gravato da interesse, che percio' non potra' mai essere ripagato e potra' solo crescere, la politica monetaria e' abbastanza irrilevante: ci troveremo sempre in una bolla perennemente crescente di debito "pubblico" E inflazione.

    E' ora che pure i professorini e professoroni la dicano tutta sulla natura del denaro, delle banche "centrali" e del debito "pubblico".

    RispondiElimina
  2. @Webabuser
    Non TUTTO il denaro viene emesso come debito. Il cicolante no. Qui sta l'importanza fondamentale della politica monetaria e la grandezza dell'articolo di Cesaratto, che è uno dei pochi ad avere il coraggio di dire queste cose contro il tabù dominanate.
    Chi si limita a fare di tutta l'erba un fascio non coglie le differenze - (e pecca di arroganza).

    RispondiElimina
  3. Per Carmen, emm... non sono d'accordo con te ma questo lo sapevi già.
    A parte questa mia uscita, il testo è veramente ottimo onore e stima al Prof. Cesaratto.
    La domanda che ci si dovrebbe porgere è questa, quanta gente è a conoscenza di tutto questo malaffare?
    Saluti.
    Orazio

    RispondiElimina
  4. Ben pochi, Orazio, e l'unica parte che purtroppo non posso condividere con Cesaratto è la sua pervicace speranza che la sinistra si svegli e faccia una vera opposizione a questa dittatura europea.
    A presto

    RispondiElimina
  5. Sul punto riguardante la sinistra, non ci metterei nemmeno un centesimo.
    Del resto sono due facce della stessa moneta, guarda quello che è successo in Portogallo in cui la sinistra al potere ha perso ed è arrivata la Destra... risultato effettivo NESSUNO, la destra eseguirà quanto disposto "dall'alto"..
    Saluti.
    Orazio

    RispondiElimina
  6. Ciao Carmen! :)
    Sono stata via un po' e al mio ritorno ho trovato una bella sorpresa su Mercato Libero: ho letto che hai una rubrica su un giornale dell'Emilia Romagna! Volevo solo farti i complimenti e chiederti se è possibile leggere quello che scrivi sul tuo blog, magari anche in ritardo rispetto all'uscita sul giornale. Sarebbe interessante...
    Claudia

    RispondiElimina
  7. Buongiorno a te Carmen, e a tutti i lettori,

    Sono andato in ferie per un pò di giorni lontano da casa, senza internet, e poi mi sono persino influenzato, quindi non ho potuto nè leggere nè commentare gli articoli postati. Un'altro bellissimo articolo, di un professore che dice quello che altri non dicono:
    "......il famoso “divorzio” fra il Tesoro e la Banca d’Italia nel 1981. Con quell’atto, compiuto attraverso un fait accompli – uno scambio di lettere fra Andreatta e Ciampi – in barba a qualsiasi decisione parlamentare, i governi della Repubblica rinunciavano alla prerogativa di determinare la politica monetaria, dunque moderare i tassi di interesse, con successive conseguenze disastrose per conti pubblici e distribuzione del reddito."

    Avevamo già affrontato l'argomento nei post di fine maggio, che spiegava perchè nel solo decennio degli anni '80, era letteralmente esploso il debito pubblico italiano, anche se qualcuno, quei motivi, non voleva capirli.
    Quindi un plauso a questo professore, anche se pure io la penso come te Carmen, il centrosinistra italiano è ancora più ubbidiente e servile del centrodestra, ai Poteri Forti nazionali e internazionali, basta guardare i curriculum e le posizioni, di persone come Andreatta, Amato, Ciampi, Scalfaro, Spaventa, Prodi, Visco, Padoa Schioppa, D'Alema, Veltroni, Colaninno, De Benedetti e compagnia. Putroppo nessuno dei due schieramenti riesce ad essere indipendente, da tali poteri "onnipotenti", io no so francamente come noi cittadini ne possiamo uscire "vivi".

    un saluto,
    Nicola.

    RispondiElimina
  8. Bravi, tutti in ferie , eh...;))

    Quello che appare ogni venerdì nell'Informazione di BO RE e MO E' un articolo del blog, scelto da me e magari in sintesi. E' una ulteriore finestra che si apre - l'Informazione ha una buona tiratura e soprattutto si trova in tutti i bar!!!

    RispondiElimina
  9. Abbiamo avuto due Banchieri Centrali Europei sui quali sarebbe opportuno stendere un velo pietoso. Non perchè assurgono a quei ruoli debbono essere necessariamente delle cime. Possono anche essere delle CIME di RAPA. Trichet cogli aumenti " estemporanei " dei tassi, nel 2008 e di recente, ha dato la prova di non essere adeguato al ruolo. non sa leggere i tempi. E non dimenticate mai che quello è il vertice dei compari di merende banchieri.

    RispondiElimina
  10. Può essere, Nonno, però può essere anche che sia adeguatissimo al suo ruolo di banchiere e agli obiettivi che in conseguenza si pone! Per me le vere CIME di RAPA - per dire bene - sono i politici, che ci hanno consegnato mani e piedi legati a cotanta specie...

    RispondiElimina