AsiaEst ci manda un'accurata analisi di Stratfor, fatta in base allo stato di di fatto, che prospetta un possibile scenario futuro forse un pò meno doloroso di quanto non lo sia stato finora.
Di George Friedman (trad. di Anna Paolini)
Il Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu ha detto il 30 maggio che Israele non potrebbe impedire agli Stati Uniti di riconosce uno stato Palestinese, nel senso di adottare una risoluzione sul tema. Due settimane fa, il Presidente americano Barack Obama, in un discorso, ha chiesto a Israele di tornare ai suoi confini pre-1967. La rilevanza pratica di queste e altre evoluzioni diplomatiche nei confronti di Israele è discutibile. Storicamente, le dichiarazioni delle Nazioni Unite hanno avuto significati diversi, a seconda della volontà delle grandi potenze di farle rispettare. Il discorso di Obama su Israele, e le sue dichiarazioni successive, hanno creato abbastanza ambiguità da rendere le sue parole poco chiare.Tuttavia, è chiaro che l'atmosfera diplomatica su Israele si sta modificando.
Ci sono molte domande riguardo a questo cambiamento, che vanno dalle rivendicazioni morali e storiche di Israeliani e Palestinesi, alla politica interna di ciascuno, al fatto se i Palestinesi sarebbero soddisfatti di un ritorno ai confini pre-1967. Tutte queste questioni devono essere affrontate, ma questa analisi è limitata ad una sola: se il ritorno ai confini del 1967 aumenterebbe il pericolo per la sicurezza nazionale di Israele.
Le prime frontiere
Ci sono molte domande riguardo a questo cambiamento, che vanno dalle rivendicazioni morali e storiche di Israeliani e Palestinesi, alla politica interna di ciascuno, al fatto se i Palestinesi sarebbero soddisfatti di un ritorno ai confini pre-1967. Tutte queste questioni devono essere affrontate, ma questa analisi è limitata ad una sola: se il ritorno ai confini del 1967 aumenterebbe il pericolo per la sicurezza nazionale di Israele.
Le prime frontiere
E’ importante cominciare a comprendere che i confini pre-1967 sono in realtà i confini stabiliti dagli accordi di armistizio del 1949. La Risoluzione delle Nazioni Unite del 1948 formando lo Stato di Israele ha creato un Israele molto più piccolo. Il rifiuto arabo di quella che fu chiamata "partizione" ha portato a una guerra che ha creato dei confini che ponevano la Cisgiordania (dal nome della sponda occidentale del fiume Giordano) in mani Giordane, insieme a parti sostanziali di Gerusalemme, e collocavano Gaza nelle mani degli Egiziani.
I confini del 1949 hanno sostanzialmente migliorato la posizione di Israele, ampliando i corridoi tra le aree concesse a Israele sotto la partizione, dandogli il controllo di una parte di Gerusalemme e, forse più importante, il controllo del Negev. Quest'ultimo ha fornito ad Israele un margine di manovra in caso di attacco egiziano - e l'Egitto è sempre stato il principale avversario di Israele. Allo stesso tempo, le frontiere del 1949 non escludevano una grave minaccia strategica. Il confine tra Israele e Giordania collocava le forze Giordane su tre lati della Gerusalemme israeliana, e minacciava il corridoio Tel Aviv-Gerusalemme. Gran parte del cuore di Israele, il triangolo Tel Aviv-Haifa-Gerusalemme, era nel raggio d'azione dell’ artiglieria Giordana, e un attacco Giordano dalla parte del Mediterraneo avrebbe dovuto essere fermato al confine, dal momento che non c'era spazio per ritirarsi, riordinare le fila e contrattaccare.
Per Israele, il pericolo principale non veniva dall'attacco della Giordania in sè. Le forze Giordane erano limitate, e le tensioni con l'Egitto e la Siria creavano una alleanza di fatto tra Israele e Giordania. Inoltre, il regime Hascemita Giordano viveva una profonda tensione con i Palestinesi, che vedevano i Giordani, così come gli Israeliani, come degli intrusi. Così il pericolo sulla mappa era mitigato sia dalla politica che dalla forza limitata che i Giordani potevano mettere in campo.
Tuttavia, il cambiamento politico, e le frontiere del 1949 ponevano un problema strategico per Israele. Se l'Egitto, la Giordania e la Siria lanciavano un attacco simultaneo (eventualmente affiancati da altre forze lungo la linea del fiume Giordano), lungo tutta la frontiera di Israele, la capacità di Israele di sconfiggere gli aggressori era discutibile. Gli attacchi avrebbero dovuto essere coordinati - come non lo sono stati nel 1948 - ma una pressione simultanea lungo tutte le frontiere avrebbe lasciato gli Israeliani con forze insufficienti per contenerla e quindi senza un possibile contrattacco. Dal 1948 al 1967, questa è stata la sfida esistenziale di Israele, mitigata dalla disarmonia tra gli Arabi e dal fatto che un eventuale attacco avrebbe potuto essere rilevato nella fase di preparazione.
La strategia di Israele in questa situazione doveva essere l'attacco preventivo. Incapace di assorbire un attacco coordinato, gli Israeliani dovevano colpire per primi i loro nemici per disorganizzarli ed impegnarli uno ad uno . La guerra del 1967 ha rappresentato la strategia Israeliana di prima generazione. In primo luogo, non poteva permettere al nemico di iniziare le ostilità. Qualunque fosse il costo politico di essere etichettato come aggressore, Israele doveva colpire per primo. In secondo luogo, non si poteva presumere che le intenzioni politiche di ciascun vicino, potessero determinare in qualsiasi momento il loro comportamento. Nel caso in cui Israele avesse ceduto, per esempio, i calcoli della Giordania sui propri interessi si sarebbero modificati, passando dall'essere un segreto alleato di Israele a un proprio riposizionamento nel mondo Arabo, sfruttando le opportunità geografiche. In terzo luogo, il centro di gravità della minaccia araba era sempre l'Egitto, il vicino di casa in grado di mettere in campo l’ esercito più grande. Qualsiasi guerra preventiva avrebbe dovuto iniziare con l'Egitto e poi passare ad altri paesi vicini. In quarto luogo, al fine di controllare la sequenza e l'esito della guerra, Israele avrebbe dovuto mantenere un’ organizzazione e una tecnologia superiore a tutti i livelli. Infine, cosa più importante, gli Israeliani avrebbero dovuto muoversi per una rapida fine della guerra. Non potevano permettersi una guerra di logoramento contro delle forze superiori. Una guerra estesa poteva prosciugare la capacità di combattimento israeliana ad un ritmo impressionante. Pertanto l'attaco preventivo doveva essere decisivo.
La strategia di Israele in questa situazione doveva essere l'attacco preventivo. Incapace di assorbire un attacco coordinato, gli Israeliani dovevano colpire per primi i loro nemici per disorganizzarli ed impegnarli uno ad uno . La guerra del 1967 ha rappresentato la strategia Israeliana di prima generazione. In primo luogo, non poteva permettere al nemico di iniziare le ostilità. Qualunque fosse il costo politico di essere etichettato come aggressore, Israele doveva colpire per primo. In secondo luogo, non si poteva presumere che le intenzioni politiche di ciascun vicino, potessero determinare in qualsiasi momento il loro comportamento. Nel caso in cui Israele avesse ceduto, per esempio, i calcoli della Giordania sui propri interessi si sarebbero modificati, passando dall'essere un segreto alleato di Israele a un proprio riposizionamento nel mondo Arabo, sfruttando le opportunità geografiche. In terzo luogo, il centro di gravità della minaccia araba era sempre l'Egitto, il vicino di casa in grado di mettere in campo l’ esercito più grande. Qualsiasi guerra preventiva avrebbe dovuto iniziare con l'Egitto e poi passare ad altri paesi vicini. In quarto luogo, al fine di controllare la sequenza e l'esito della guerra, Israele avrebbe dovuto mantenere un’ organizzazione e una tecnologia superiore a tutti i livelli. Infine, cosa più importante, gli Israeliani avrebbero dovuto muoversi per una rapida fine della guerra. Non potevano permettersi una guerra di logoramento contro delle forze superiori. Una guerra estesa poteva prosciugare la capacità di combattimento israeliana ad un ritmo impressionante. Pertanto l'attaco preventivo doveva essere decisivo.
I confini del 1949 in realtà davano a Israele un vantaggio strategico. Gli Arabi si battevano sulle linee esterne. Questo significa che le loro forze non avrebbero potuto passare facilmente tra l'Egitto e la Siria, per esempio, rendendo difficile sfruttare le debolezze emergenti lungo i fronti. Gli Israeliani, d'altro canto, combattevano da linee interne, e su un terreno relativamente compatto. Essi avrebbero potuto svolgere una offensiva “centrifuga”, a cominciare dall'Egitto, passando per la Giordania e finendo con la Siria, muovendo le forze da un fronte all'altro nel giro di pochi giorni. In altre parole, gli Arabi erano intrinsecamente non coordinati, incapaci di sostenersi a vicenda. I confini pre-1967 permettevano agli Israeliani di essere ottimamente coordinati, scegliendo i tempi e l'intensità del combattimento in base alle loro capacità. Israele non aveva una profondità strategica, ma la compensava con lo spazio compatto e le linee interne. Se avesse potuto scegliere il luogo, il periodo e i tempi del combattimento, avrebbe potuto sconfiggere le forze numericamente superiori. Gli Arabi non avrebbero potuto farlo.
Israele necessitava di due cose al fine di sfruttare questo vantaggio. La prima era un’ eccezionale intelligence per individuare i segni di coordinamento e la quantità delle forze. Rilevare i primi segnali era una questione di intelligence politica, dopo veniva l'intelligence sulla tattica militare. Data la geografia dei confini del 1949, era impossibile radunare segretamente le forze armate. Se le forze nemiche avessero potuto riunirsi segretamente, per Israele sarebbe stato un disastro. Così il centro di gravità di Israele sulla preparazione di guerra è stato la sua capacità di intelligence.
Il secondo requisito essenziale era l'alleanza con una grande potenza. La strategia di Israele era basata su una tecnologia e un'organizzazione superiore - potenza aerea, armamenti e così via. La vera debolezza del potere strategico di Israele fin dalla creazione del paese è stata che le sue esigenze di sicurezza nazionale superavano la sua base industriale e finanziaria. Non avrebbe potuto sviluppare e produrre sul piano nazionale tutte le armi di cui avrebbe avuto bisogno per combattere una guerra. Israele dipendeva prima dai sovietici, poi fino al 1967 dalla Francia. E' stato solo dopo la guerra del 1967 che gli Stati Uniti hanno fornito un aiuto significativo a Israele. Tuttavia, nell'ambito della strategia pre-1967, l'accesso continuo alle armi - e in una crisi, un rapido accesso a sempre più armi - era indispensabile, così Israele doveva avere un potente alleato. Non averne, insieme a un fallimento dell'intelligence, sarebbe stato disastroso.
Dopo il 1967
La guerra del 1967 ha permesso a Israele di occupare il Sinai, tutta Gerusalemme, la Cisgiordania e le alture del Golan. Questo ha portato le forze egiziane sulla riva occidentale del Canale di Suez, lontano da Israele, e ha messo il centro di Israele al sicuro dall’artiglieria Israeliana. E anche dall'artiglieria Siriana. Questo ha dato ad Israele la necessaria profondità strategica, tuttavia ha posto le basi per la più grave crisi della storia militare Israeliana, dando inizio a un fallimento nella sua più importante abilità – l’ intelligence.
Il fallimento dell'ntelligence si è verificato nel 1973, quando la Siria e l'Egitto riuscirono a coordinare in parte un attacco su Israele senza che i servizi segreti israeliani potessero scoprirlo. Israele si salvò soprattutto grazie al rapido rifornimento di armi da parte degli Stati Uniti. E' stato anche aiutato dalla maggiore profondità strategica. L'attacco Egiziano fu fermato lontano da Israele proprio nella parte occidentale del Sinai. I Siriani combatterono sulle alture del Golan, piuttosto che in Galilea.
Questo è il cuore della questione dei confini pre-1967. La profondità strategica ha fatto sì che i Siriani e gli Egiziani spendessero la loro principale forza offensiva al di fuori di Israele. Questo ha fatto gadagnare a Israele spazio e tempo. Ha permesso ad Israele di tornare alla sua principale strategia sequenziale. Dopo aver fermato i due attacchi, gli Israeliani procedettero a sconfiggere prima i Siriani nel Golan e dopo gli Egiziani nel Sinai. Tuttavia, l’ abilità di portare i due attacchi - e in particolare l'attacco del Sinai – ha richiesto rifornimenti massicci da parte degli Americani, dagli aerei alle munizioni. Non è chiaro se senza questi rifornimenti gli Israeliani avrebbero potuto realizzare l'offensiva nel Sinai, ed evitare una guerra di logoramento prolungato in condizioni sfavorevoli. Naturalmente, il fallimento dell'intelligence ha aperto la porta all'altra vulnerabilità di Israele - la sua dipendenza da potenze straniere per i rifornimenti. Anzi, forse il più grande errore di calcolo di Israele è stata la quantità di proiettili di artiglieria di cui avrebbe avuto bisogno per combattere la guerra; la quantità necessaria ha superato di gran lunga le aspettative. Una cosa del genere apparentemente di poca importanza ha creato una forte dipendenza dagli Stati Uniti, consentendo agli Stati Uniti di definire la conclusione della guerra per i propri scopi in modo che la vittoria militare di Israele infine, si è risolta in una ritirata politica nel Sinai.
E' impossibile sostenere che Israele, combattendo sui confini del 1949, ha avuto meno successo rispetto a quando si è battuto sui confini post-1967. Quello che è successo è che ampliando la portata del campo di battaglia, le opportunità per i fallimenti di intelligence si sono moltiplicate, il tasso di consumo delle scorte è aumentato ed è cresciuta la dipendenza da potenze straniere con diversi interessi politici. La guerra combattuta da Israele dai confini del 1949 è stata condotta in modo più efficiente rispetto a quella che ha combattuto dei confini post-1967. La guerra del 1973 ha permesso un campo di battaglia più grande e consentito maggiore spazio agli errori (gli errori si verificano sempre sul campo di battaglia), ma a causa degli errori di calcolo e delle sorprese dell’intelligence, ha anche legato la sopravvivenza nazionale di Israele alla volontà di un governo straniero di rifornire rapidamente i suoi militari.
L'esempio del 1973, getta qualche dubbio intorno alla tesi secondo cui i confini del 1949 erano eccessivamente vulnerabili. Ci sono argomenti per entrambe le tesi, ma non c'è una posizione netta e definitiva. Tuttavia, dobbiamo considerare i confini di Israele non solo in termini di guerra convenzionale, ma anche in termini di guerra non convenzionale - sia le rivolte e sia l'uso di armi chimiche, biologiche, radiologiche o nucleari (CBRN).
Ci sono coloro che sostengono che non vi saranno più conflitti fra pari. Ne dubitiamo fortemente. Tuttavia, c’è certamente una grande quantità di guerre asimmetriche nel mondo, per Israele si presentano sotto forma di Intifada, attacchi con razzi e di guerriglia con Hezbollah in Libano. I confini post-1967 non fanno molto per queste forme di guerra. Anzi, si può affermare che alcuni di questi conflitti avvengono a causa dei confini del 1967.
Uno spostamento su confini del 1949 non aumenterebbe il rischio di una Intifada, ma lo renderebbe irrilevante. Non eliminerebbe il conflitto con Hezbollah. Passare ai confini del 1949 eliminerebbe alcune minacce, ma non altre. Dal punto di vista della guerra asimmetrica, un cambiamento di confini potrebbe aumentare la minaccia di razzi Palestinesi al cuore di Israele. Se venisse creato uno Stato Palestinese, ci sarebbe la possibilità molto reale di un attacco missilistico Palestinese, a meno di una variazione significativa del punto di vista di Hamas su Israele, o che Fatah aumentasse il suo potere in Cisgiordania e fosse nella posizione di sconfiggere Hamas e altri movimenti simili. Questo sarebbe il nucleo della minaccia Palestinese, se ci fosse un ritorno ai confini stabiliti dopo la guerra iniziale.
La forma dei confini di Israele non ha realmente un effetto sulla minaccia rappresentata dalle armi CBRN. Mentre alcuni razzi di artiglieria chimica potrebbero essere sparati dai confini più vicini, la geografia lascia Israele intrinsecamente vulnerabile a questa minaccia, indipendentemente da dove venga stabilito il confine esatto, e possono già essere sparati dal Libano o Gaza. La minaccia principale di cui si discute, una testata CBRN montata su un missile balistico a medio raggio iraniano lanciato da un migliaio di chilometri di distanza, ha poco a che vedere con il punto esatto in cui sia segnato il confine nel Levante. .
Quando guardiamo a una guerra convenzionale, direi che il problema principale non è dove Israele ha i suoi confini, ma la sua dipendenza da poteri esterni per la sua sicurezza nazionale.Qualsiasi paese che crea una politica nazionale di sicurezza basata sulla volontà di un altro paese di venire in suo aiuto ha un difetto fondamentale che, a un certo punto, può essere mortale. I confini precisi dovrebbero essere quelli che a) possono essere difesi e b) non creano ostacoli agli aiuti quando l'aiuto è più necessario. Nel 1973, il Presidente statunitense Richard Nixon sospese il rifornimento per alcuni giorni, mettendo Israele all'angolo. Gli interessi degli Stati Uniti non coincidevano con quelli di Israele. Questo è il pericolo mortale per Israele - un requisito di sicurezza nazionale che supera la sua capacità di garantirlo.
I confini di Israele non lo proteggeranno dai missili Iraniani, e i razzi da Gaza possono essere dolorosi, ma non minacciano l'esistenza di Israele. Nel caso in cui la minaccia dei missili si estenda oltre, Israele deve mantenere la capacità di rioccupare, ma data la minaccia di una guerra asimmetrica, l’occupazione perpetua sembrerebbe esporre Israele ad uno svantaggio continuo. Chiaramente, la minaccia di razzi da Hamas rappresenta il miglior argomento per una profondità strategica.
Seconda parte: Il Movimento Palestinese
1- Nonostante sia incompleto dal punto di vista tecnico e militare, questo articolo dice quello che anche un bambino di 2 anni capisce al volo: tornare sui confini precedenti significa per Israele essere come minimo più vulnerabili.. Per es è vero che Israele è comunque esposta ai missili iraniani ma mettere le batterie antimissili e i relativi radar su posizione rialzata sulle alture del Golan e più vicine al punto da cui sono lanciati non è un vantaggio irrilevante... potrei fare molti altri esempi.. ma è talmente evidente che solo il "genio" Obama fa finta di non capirlo!
RispondiElimina2- Ma la vera domanda è un'altra: per quale cavolo di motivo Israele dovrebbe accettare di tornare a quei confini, persino nel caso in cui la sua sicurezza restasse immutata(ma casi non è!)? Israele quelle terre le ha conquistate difendendosi dagli attacchi degli altri paesi perciò se non volevano perderle potevano fare a memo di attaccare... troppo comodo attaccare e guadagnare terreno se va bene e se va male farsi restituire il terreno perso..bel modo di scoraggiare futuri attacchi.. se non è una COMICA questa ditemi voi cos'è! E' come chiedere ali USA di restituire il West agli indiani d'america, con la non piccola differenza rispetto ai paesi arabi che gli indiani non hanno attaccato nessuno ma sono stai attaccati e sterminati mentre gli arabi sono ancora li a fare le vittime! Capite subito la follia di quello di cui si discute...
3-Forse e dico forse Israele potrebbe acconsentire solo se avesse la certezza di una pace duratura però ancora una volta cosi non è! Primo perchè Israele non ha una controparte con cui negoziare ma più di una e alcune vogliono dichiaratamente annientarla a prescindere... secondo perchè persino quando Israele ha soddisfatto tutte le loro richieste (negoziati di Camp David era Clinton) poi se ne sono inventate di nuove per il semplice motivo che gli arabi non vogliono la pace! A loro interessa solo passare per vittime e farsi inviare miliardi di dollari l'anno (i palestinesi che non stanno affatto male sono il popolo più sussidiato del mondo e Arafat aveva conti correnti in mezzo mondo ma non si deve dire...) e mantenere l'unica ragione che li tiene al potere: la lotta ad Israele.
4-L'articolo contiene un altra importante omissione: Israle dispone di un'industria aerospaziale e militare all'avanguardia tanto che persino gli USA ossia le forze armate più avanzate del mondo ne importano alcuni prodotti... ergo la loro dipendenza dagli altri paesi è bassissima a differenza del passato e se gli USA non gli vendono le armi possono produrle direttamente loro o cambiare fornitore!
5-Non ho ben capito per quale motivo adesso lo stato delle cose sarebbe doloroso: gli arabi sono a casa loro e Israele è a casa sua! Se gli arabi smettono di sparare missili e fare attentati nessuno li disturba, dipende solo da loro! LucaS
Quest'articolo non è stato tradotto (ma soprattutto scritto)per schieramenti pro Israele o pro Palestina (anche se poi ognuno può farlo in piena libertà di pensiero),ma dà solo una possibile soluzione tra le più svariate messe su un piatto in tutti questi anni.
RispondiEliminaDopodichè,io personalmente,mi sono chiesta:"Perchè l'establishment Americana fa una richiesta tale a Israele,con il rischio di mettere attrito nei loro rapporti diplomatici?"
Solo perchè Obama è in odore di campagna elettorale?
Mi sembra troppo semplice e poco esplicativa come risposta.
Sei per caso Luca Salvarani da Mantova?
RispondiEliminaSe è così quello che ha scritto si inserisce perfettamente, in quanto ha scritto in precedenza... prego andare a leggere i commenti.
Se invece è un altro LucaS.... sono stupito di una serie di commenti veramente sconcertanti.
Non voglio dilungarmi lungo un commento così articolato e deviante. Credo che tutti abbiano a mente chi sono gli Israeliani, e le loro prodezze nei confronti di un popolo "i PALESTINESI" rinchiuso in campi che sanno tanto di sterminio...
Evidentemente il popolo israeliano, o parte del popolo non ha il benchè minimo ricordo, ovvero vale per loro ma non per gli altri, strano strabismo, non credete?
Poi spiegatemi perchè un popolo non si deve ribellare ad una simile atrocità, ovviamene molto ben occultata dal mainstream mediatico, anzi....
Vorrei per ultimo solamente ricordare che, sono gli israeliani che hanno occupato ancora prima della guerra il territorio palestinese, non l'incontrario.
Saluti.
Orazio
X Orazio
RispondiEliminaSi sono proprio quel Luca che ti sta tanto simpatico! Caro Orazio io argomento citando numeri, fatti storici, facendo ragionamenti logici... Tu mai! mi sembri Vendola che si oppone alla forza e al rigore della logica con la bellezza della poesia: sarà anche bello da sentire ma poi nella pratica non funziona niente.. Dici che non 6 d'accordo con me ma non riesci mai a smontare nemmeno 1 dei punti che scrivo... e questo non è un caso! Ho scritto 5 punti, se sono cosi "sconcertanti" smontamene almeno 1 su 5!
x Asiaest
Dopo l'articolo in cui praticamente beatificavi Gheddafi mi sarei aspettato di leggere che i palestinesi sono oppressi dagli israeliani, anche se come oppressi non se la passano male dato che ricevono miliardi di dollari ogni anno mentre altri popoli africani che muoiono di fame e che soprattutto non fanno la guerra a nessuno non ricevono un dollaro nell'indifferenza generale.. E' già un passo avanti! Io non sono nè pro nè contro Israele, semplicemente metto in fila le cose che so e cerco di trarne una conclusione logica. Semplicemente chiedere a uno stato, non solo Israele ma qualsiasi stato, di rinunciare alle terre che si è conquistato mentre si difendeva e dove oggi abitano israeliani senza avere la garanzia di una pace duratura la ritengo una follia! Per qualcuno sarà anche sconcertante ma allora che mi indichi un precedente storico! Per es la pace con l'Egitto e la restituzione del Sinai sono avvenuti perchè Israele ha avuto assicurazioni ben precise da parte dell'Egitto e c'erano gli USA che garantivano... qui non sai nemmeno con chi trattare: Hamas per es non è rappresentata quindi ogni accordo per definizione non sarà vincolante loro ergo cosa ci guadagna Israele... Rispondetemi su questi punti specifici perfavore! Se provi a leggere su internet analisi militari, strategiche o diplomatiche anche da altre fonti ti diranno sostanzialmente le stesse cose. Non a caso appena Obama l'ha detta Netanyau ufficialmente ha detto che era irricevibile e ufficiosamente lo ha mandato ...! Lui per primo quindi sapeva che tale proposta sarebbe ricaduta nel nulla. E allora perchè farla ti chiederai... ottima domanda! Secondo me perchè Obama è una persona estremamente ideologica! Quando era senatore era classificato come il più liberal (=comunista, non liberale). Anche la sua educazione che ha ricevuto era fortemente ideologica e quando ti fanno il lavaggio del cervello da piccoli poi è dura.. Lui probabilmente è veramente e onestamente convinto che Israele perseguiti i palestinesi e siccome questo non lo può dire apertamente si limita a "fargliela pagare" in altri modi infatti i rapporti tra Obama e Israele sono sempre stati pessimi! Lui non vuole essere un presidente che fa gli interessi dell'America ma vuole passare alla storia, vuole essere una star... da qui il discorso del Cairo per esempio... Non importa che non abbia risolto niente lui passerà alla storia come il grande pacificatore che non ha pacificato un bel niente, come quello dai nobili ideali pazienza se poi fa la guerra... Si può anche criticarlo e non essere d'accordo, io per primo, ma Bush non era cosi ipocrita e con la faccia come il c... come lui! LucaS
Il territorio inglese, a dire il vero... e prima quello turco... e se facessimo guerra alla Slovenia?
RispondiEliminaDopotutto è una terra italiana.
Quello che veramente mi colpisce nella questione Israele/Palesina è la colossale sproporzione nell'uso della forza da parte di Israele. Nella striscia di Gaza, ma non solo, paradossalmente, hanno condotto delle operazioni di guerra spietate assolutamente sproporzionate. Ci sono tante prove. Israele getta benzina sul fuoco, e secondo me purtroppo è in un vortice di follia.
RispondiEliminaLa tregua con Hamas che ha preceduto l’aggressione a Gaza è stata rotta da Israele per prima, come hanno riportato diversi giornali. Io non riesco a vederla come la povera vittima degli Arabi.
L'articolo forse considera il ritorno nei confini come un'operazione che, nel contesto di una vera trattativa di pace, potrebbe davvero mettere fine a una guerriglia altrimenti interminabile. Non è molto realistico, perché gli animi sono così esacerbati dopo tanti anni di guerra, che mirano entrambi alla reciproca distruzione. Forse i Palestinesi essendo quelli che stanno peggio, sarebbero più propensi a una pace.
Condivido il pensiero su Obama, il più ridicolo Nobel della pace mai visto sulla Terra.
Guarda Luca Salvarani, non è che mi stai antipatico, dico soltanto che abbiamo una visione della vita molto diversa.
RispondiEliminaIo cerco di rispettare gli altri e, pretendo che gli altri facciano altrettanto.
Tu puoi dire quello che vuoi, ma sulla strada che stai percorrendo come ti ho già dette tempo fa, è distante anni luce dal mio modo di pensare.
Non ho intenzione di discutere ed a cavillarci sopra come stai facendo, basta soltanto andare a vedere i fatti storici ed a ragionarci sopra.
Ricorda che ti ho invitato caldamente ad abbassare i toni, come del resto oltre a Carmen anche altri lettori te lo hanno suggerito.
Piccola nota se mi permetti, perchè cambi il tuo nome anche se leggendo il tuo scritto, ti si riconosce subito?
Un CALOROSO SALUTO.
Orazio
Ultima nota in merito ad Israele o per la precisione tra i rapporti tra gli Amerikani e gli Israeliani... ma scusatemi se dico un'ovvietà, tanto per restare in ambito monetario, ma le + grosse banche al mondo di chi e di quale nazione o religione fanno capo.
RispondiEliminaDomanda troppo facile, tale annotazione era soltanto per aggiungere una postilla al testo che Carmen ha postato sul blog.
Saluti.
Orazio
Accipicchia, ero certa che questo articolo avrebbe scosso gli animi, ero quasi certa che LucaS esordisse esattamente come ha fatto, ma io (da inguaribile fiduciosa verso il genere umano)speravo in una analitica risposta dell'articolo che lasciasse perdere chi sono gli Israeliani e i Palestinesi.E' chiaro, caro LucaS,che io NON la penso come te, ma non per questo devo mettermi i paraocchi se qualcuno mi prospetta una soluzione sicuramente contro ogni logica militare, ma tra noi due chiaramente non sono io quella con idee guerrafondaie (te l'avevo già scritto in un altro post);si, è chiaro che se devo guardarla dal tuo lato "assolutamente NON si può restituire qualcosa di conquistato"con il sangue (soprattutto degli altri).
RispondiEliminaQuesta è una delle poche "soluzioni UMANE" che mi sono capitate sotto gli occhi.
Nel frattempo però vorrei dirti caro LucaS che si, è vero che i Palestinesi hanno sovvenzioni, ma quante ne hanno e ne hanno avute gli Israeliani proprio dall'UE??(avrebbero potuto farne a meno non credi?)
Soprattutto per quanto riguarda l'industria aerospaziale israeliana, che "testava i DRONI sulla striscia di Gaza".Fece così tanti morti che meritava di essere sovvenzionata una scoperta del genere!!
Hai ragione, Israele non ci guadagna nulla a tornare ai suoi vecchi confini, ma non credo sia solo per una questione di conquiste.
Forse è una questione molto più pratica di quello che si pensa, forse alla fine i Palestinesi "servono" tanto allo stato di Israele, quello stato che (anche con sovvenzionamenti europei, nonostante le sue ricche banche)è così bravo nelle biotecnologie,nell'energia,nella ricerca scientifica,nell'ingegneria e tecnologia, nell'industria aerospaziale (come ha scritto LucaS),nella preparazione dei giovani israeliani a questo tipo di future occupazioni, che chiaramente vorranno fare lavori ed avere salari allo stesso livello).
Il reddito Israeliano viene per la maggior parte dagli investimenti nelle banche che manovrano alla grande partendo dall'oro e i diamanti fino alle tecnologie e ai derivati finanziari; ma lo Stato di Israele non mi sembra che viva di soli capitali.
Ad esempio Israele è un grande territorio, con bassa popolazione.
La crescita della sua popolazione viene paragonata a quella Europea, quindi molto bassa.
E non è che gli Ebrei che sono nel mondo vogliono "immigrare" nella "loro terra"; quindi può essere che non cresceranno come popolazione.
Quindi la domanda è: Chi in Israele fa i cosiddetti "lavori umili"?
Chi fa l'operaio in Israele, o lo spazzino,o pulisce i cessi,o lavora la terra? O per lo meno....chi continuerà a farlo?
Insomma quei lavori che hanno aiutato i "vecchi coloni Israeliani" ad avere un certo peso politico nel Paese, potere che viene meno se il Pil di Israele cala sicuramente sotto questo tipo di conteggio!
Ma vuoi vedere che forse gli servono questi Palestinesi???
Forse, ma,come sempre, è solo il mio pensiero.
p.s. spero per tutti di essere stata chiara, non sono molto ferrata su argomenti sia economici che politici, ma mi piace informarmi e quindi dire le mie idee, anche se a volte sono molto più chiare nella mia testa che nella mia esposizione.
Buona giornata a tutti.
Buongiorno a tutti,
RispondiEliminapurtroppo, il peccato originale, è stato commesso, dalle nazioni vincitrici del 2° conflitto mondiale, quando hanno deciso di "risarcire" gli ebrei facendo nascere dal nulla un nuovo Stato, che prima del 1948, non esisteva sulle cartine geografiche. Hanno dovuto letteralmente espropiare ai palestinesi il territorio in cui essi vivevano da secoli, sono stati colonizzati dalla comunità internazionale, senza che nessun Stato al mondo, gli abbia formalmente dichiarato guerra. Per loro è stato un autentico sorpruso, e lo sarebbe stato per qualsiasi popolo al mondo e di qualsiasi religione. E il fatto di essere arabi e islamici, e lo dico col massimo rispetto e senza ipocrisia, non li rende certo, più sottomessi o pacifici o rassegnati di altri popoli. A questo punto con uno Stato costituito, come quello di Israele, riconoscuto dall'ONU, e dalla comunità internazionale pressochè al completo, è impossibile non fare i conti, loro sono lì e adesso esistono, e se si vuole la pace, bisogna obbligatoriamente trovare un accordo con lo Stato di Israele, non ci sono alternative, oppure come direbbe Katobleto, NON CI SONO SCORCIATOIE!!!
A meno che qualcuno non proponga alternative deliranti, simili all'approccio del presidente iraniano, che io trovo appunto "deliranti".
Di crimini ne sono stati commessi a iosa, ed Israele, ha sempre risposto agli attacchi, in modo brutale, ache se gli israeliani replicano che è sempre stato per legittima difesa. Dopo il 1967, Israele ha fatto valere il suo status di Stato sovrano, senza guardare minimamente alla tutela dei diritti umani, dei cosidetti suoi nemici, se questi attaccano, possono anzi devono morire tutti compressi bambini, donne, anziani e malati, di fame e di carestia. Insomma alro che rispetto dei diritti universali dell'ONU, dell'UNESCO, o il trattato di Ginevra. Ma ribadisco, che io non sono a favore di Israele, o a favore dei Palestinesi, sono piuttosto contro tutti i crimini, da chiunque vengano commessi, e a favore del ricoscimento reciproco dei due popoli.
Un saluto a tutti.
X Orazio
RispondiEliminaScrivo solo LucaS perchè non voglio che gente che non conosco magari cerchi info su di me in rete. Quelli che mi conoscono sanno come la penso ma non voglio che estranei sappiano cosa penso sia giusto e cosa no... tutto qui! Decisamente non sono uno da social network! Sui blog non conta CHI scrive ma COSA si scrive quindi potevo firmarmi anche Pinco Pallino...
X Carmen
La sproporzione di cui parli se leggi bene io non l'ho mai negata! Ma un conto è ammettere che c'è sproporzione un altro pensare anche solo per un istante che Israele potesse accettare una roba del genere... Però credo onestamente che siano i leader arabi i primi a non volere la pace perchè senza questo collante ideologico verrebbero al pettine tanti nodi e probabilmente ci sarebbe un cambio delle loro leadership... continuare le ostilità certamente non conviene al loro popolo ma conviene sicuramente ai loro leader che altrimenti perderebbero il loro posto e di conseguenza il potere e la ricchezza e il prestigio sociale che ne deriva! Questo è il vero motivo per cui tutti i colloqui di pace naufragano e i precedenti colloqui di Camp David era Clinton lo dimostrano. LucaS
X Asiaest
RispondiEliminaGuarda che Israele ha un'economia estremamente competitiva che noi, cosi come molti altri paesi europei, ce la sognamo... Hanno il maggior numero di scenziati e ricercatori in rapporto alla popolazione, hanno un sacco di aziende tecnologicamente all'avanguardia in settori ad alto valore aggiunto, hanno un mercato finanziario all'avanguardia che finanzia start up innovative che producono tecnologia e know how... finanziano idee e non solo chi ha case da dare in garanzia magari per sfruttare comode rendite come da noi...Venture capital ossia finanza al servizio dell'impresa e dell'innovazione! l'esatto contrario della finanza speculativa cui tu alludi. Altrochè derivati e sovvenzioni! Altro particolare: Israele grazie alla scoperta di un vasto giacimento offshore di gas (non certo grazie alla truffa delle rinnovabili) in breve tempo sarà completamente autosufficiente per quanto riguarda il fabbisogno energetico per almeno 30 anni... quale altro paese industrializzato al mondo può dire di esserlo (tolto cioè l'Opec)? Potrei continuare con altri esempi per dire che Israele non è solo più ricca ma è anche molto più evoluta tecnologicamente che è la cosa più importante, culturalmente, democraticamente e ovviamente miliarmente di noi e non certo grazie a derivati e sussidi ma solo per merito suo! Tutto quello che hanno se lo sono costruito da soli e da soli l'hanno difeso. Avranno anche avuto qualche aiuto dagli USA, te lo concedo, ma ad esempio il Sud Italia ha avuto sussidi molto maggiori e per molto più tempo e non assomiglia neanche lontanamente ad Israele, cosi come la Germania dell'Est.. Forse coi palestinesi non ci vanno troppo per il sottile, ti concedo anche questo, ma su questi aspetti sono decisamente un popolo da ammirare! Se poi guardiamo ai dati del pil dove la spesa pubblica viene calcolata come ricchezza creata anzichè distrutta..forse risulta che l'Italia o Cuba sono più ricche di Israele ma io guardo altre cose. LucaS
Per Luca Salvarani, non cambio una virgola di quanto ho scritto su di te.
RispondiEliminaSaluti.
Orazio