Mentre scioperi e proteste continuano in tutta la Grecia contro l'ultimo piano di salvataggio, questo editoriale di Voxeu.org si chiede se l'inazione del governo potrebbe portare a una corsa agli sportelli delle banche greche da parte dei depositanti e far così deragliare qualsiasi progetto di ristrutturazione forzando la Grecia al default.
di Eduardo Levy Yeyati Maria Soledad Martinez Peria Sergio Schmukler
29 giugno 2011
29 giugno 2011
Gran parte delle discussioni sulla crisi greca ruotano attorno alla probabilità e alle implicazioni di un default sovrano e sul fatto se l'introduzione di una moneta nazionale (che, per semplicità, potremmo chiamare la nuova dracma) aiuterebbe l'economia greca a uscir fuori dalla recessione ( si veda ad esempio Manasse 2011 su questo sito). Meno attenzione è stata rivolta al settore bancario, che gioca spesso un ruolo decisivo nello sviluppo delle crisi valutarie e di debito.
- Cosa succederebbe alle banche locali se, come previsto, si profila la minaccia di default o addirittura di uscire dall'euro ?
- Può una corsa agli sportelli precipitare una risoluzione involontaria della crisi prima che i membri dell'Eurozona raggiungano un accordo su una soluzione deliberata?
Lezioni dalle economie dollarizzate in crisi
Le analogie tra la Grecia e le economie emergenti finanziariamente dollarizzate con dei valori non-credibili, come l'Argentina e l'Uruguay nei primi anni 2000, sono utili per illustrare come il debito, la valuta, e le crisi bancarie e spesso si alimentano l'un l'altro.
L'intuizione alla base di questo circolo vizioso è semplice. La paura di un default sovrano può scatenare una corsa agli sportelli che richiede un piano di salvataggio sovrano delle banche, che a sua volta fa scattare il temuto default sovrano.
- Dal lato dell'attivo, le banche dollarizzate detengono dei prestiti in valuta forte e debito sovrano (Figure 1 e 2), che tendono a collassare al valore di mercato se salgono i rischi di credito e di valuta.
- Dal lato del passivo, i depositanti prima avanzano le richieste di convertire i loro depositi in valuta forte all'interno delle banche e, una volta che il declino del valore patrimoniale delle banche (e il fatto che i depositi in valuta forte sono un surrogato imperfetto dei dollari in contanti) diventa evidente, li convertono in moneta forte portando i contanti al di fuori delle banche, portando ad una fuga dei depositi (Figura 3).
Figura 1. L'esposizione delle banche argentine ad un default: debito pubblico in percentuale del totale delle attività |
Figura 2 . L'esposizione delle banche greche ad un default: debito pubblico in percentuale del totale delle attività |
Figura 3 . Depositi del settore privato in Argentina: la differenza del dollaro (e il contagio “buono” all'Uruguay) |
Di conseguenza, con le aspettative di un salvataggio delle banche finanziato dal governo, aumenta il debito sovrano e la pressione sul cambio si approfondisce con la corsa verso le valute forti, peggiorando ulteriormente i rischi di credito e di valuta.
Una descrizione dettagliata dell'anatomia del tripla crisi in Argentina e Uruguay (debito, valuta e banca) rivela quattro fatti distinti che potrebbero far luce sugli sviluppi attuali e futuri in Grecia:
Una descrizione dettagliata dell'anatomia del tripla crisi in Argentina e Uruguay (debito, valuta e banca) rivela quattro fatti distinti che potrebbero far luce sugli sviluppi attuali e futuri in Grecia:
- Il Rischio macroeconomico è più importante dei fondamentali delle banche
I fattori macroeconomici, che sono ampiamente irrilevanti per spiegare il comportamento dei depositanti in tempi tranquilli, possono rapidamente diventare il principale motore della risposta del mercato durante gli episodi di crisi, anche più dei controlli su aspetti bancari standard come la qualità dell'attivo o la diversificazione del portafoglio. In un contesto di crescente rischio sistemico, il contagio attraverso le banche è inevitabile.
Come risultato, una volta che la corsa è iniziata, un'assistenza selettiva della banca centrale e restrizioni sui prelievi di contante sono inefficaci.
- I depositi in valuta forte sono solo un rimedio temporaneo per il rischio di cambio
I depositi in dollari (o euro) possono contenere le aspettative di deprezzamento per un po', ma alla fine la consapevolezza che le banche si trovino davanti a rischi di credito legati al cambio (da parte di debitori di dollari - privati e pubblici - con ridotta capacità di pagare) dovrebbe segnare la differenza tra i dollari in banca e dollari in tasca, innescando anche una corsa sui depositi in dollari.
- Flussi di liquidità attraverso le frontiere
Una crisi in un paese può contaminare le banche dei paesi vicini nel giro di pochi mesi. Ad esempio, il "contagio buono" derivante dalla fuga dei diffidenti depositanti argentini verso le banche uruguaiane presumibilmente più sicure (Figura 3) si è trasformato rapidamente in "contagio cattivo", una volta che il "corralito"1 in Argentina li ha costretti a iniziare ad attingere ai loro depositi offshore (Figura 4).
Un simile modello già evidente nella coppia greco-cipriota (Figura 5) può essere facilmente annullato se la cors si approfondisce e un congelamento dei depositi in Grecia non può essere evitato.
- I depositanti corrono più velocemente degli obbligazionisti
Banalmente, i depositi sono in media molto più a breve termine dei bonds. Come risultato, benché la corsa può avere la sua origine in un problema di sostenibilità del debito, è la corsa agli sportelli che spesso accelera il processo. E' stato il "corralito" che ha portato la gente in piazza in Argentina nel novembre 2001 (e ha fatto cadere il governo poco dopo). E la corsa agli sportelli ha preceduto - e in qualche misura attivato - la crisi della moneta e del debito in Uruguay nel 2002 (cfr. De la Torre et al (2003) per un resoconto dettagliato sulla crisi argentina e le sue conseguenze.).
Figura 4. Depositi in Argentina e Uruguay: contagio Buono e cattivo |
Nota: L'aumento osservato nei depositi Argentini del gennaio 2002 è dovuto alla conversione forzata dei depositi in dollari al tasso di cambio di 1,40 pesos. Fonti: Banco Central de la República Argentina (BCRA) e Banco Central de Uruguay (BCU).
Figura 5. Depositi in Grecia e Cipro: contagio buono, per ora |
Che cosa significa per la Grecia
Questi risultati hanno una forte risonanza con l'attuale dibattito sulla crisi del debito europeo. Le discussioni in corso su come trattare con la trappola della valuta-crescita del debito che ha sommerso la Grecia e minaccia altre nazioni non possono ignorare come le alternative strategie di uscita influiscono sul sistema bancario. Evitare una corsa agli sportelli ridurrebbe notevolmente la portata di un problema già grande.
Ma il tempo è forse la dimensione rilevante in questo caso. A dire il vero, una corsa agli sportelli non è l'unico risultato possibile nella congiuntura attuale. Mentre sarebbe quasi inevitabile in caso di ristrutturazione del debito o di una uscita di euro (Blejer e Levy Yeyati 2011), potrebbe essere facilmente evitata se la decisione finale dovesse favorire un piano di salvataggio regionale da parte degli Stati della zona euro - ad esempio un passo verso un'unione fiscale che molti vedono come una precondizione per il successo di lungo periodo dell'esperimento euro.
Una riflessione prolungata su questi temi, tuttavia, può stressare le banche greche, e mettere i depositanti in fuga in anticipo. Così, una corsa agli sportelli generalizzata e un inevitabile blocco sui depositi bancari - e, di conseguenza, il deragliamento dei piani attuali di regolazione a causa del conseguente aggravarsi della recessione e dei disordini civili - potrebbe finire per essere il risultato involontario di tutto questo procrastinare.
Disciplina di mercato rivisitata
Da una prospettiva più a lungo termine che va oltre la immediata gestione delle crisi, l'evidenza empirica dall'Argentina e Uruguay (e, come abbiamo scritto in questo pezzo, forse dalla Grecia) suggerisce che la ricerca della disciplina di mercato contenuta nei principi di Basilea mostra gravi carenze quando le reazioni del mercato sono guidate da condizioni macroeconomiche in gran parte fuori del controllo di direttori di banca. Ciò mette in discussione la percezione della sensibilità al mercato come dispositivo di regolazione, e mette in evidenza il rischio di concentrarsi su fattori micro a scapito dei fattori macro.
La ricerca attuale sul comportamento dei depositanti sottolinea la visione convenzionale che essi rispondono alle caratteristiche specifiche della banca - un principio noto in letteratura bancaria come "disciplina di mercato" e sancito (e promosso) da Basilea II come una fonte fondamentale di stabilità finanziaria. Mentre molti osservatori hanno segnalato la possibilità che una fuga dei depositi generalizzata può derivare da eventi casuali e dal contagio da banche in difficoltà a banche forti (e quindi, indipendentemente dal comportamento individuale delle banche rilevante per la disciplina di mercato), l'incidenza di rischi macroeconomici (in particolare, di credito e di moneta) è stata ampiamente ignorata fino a poco tempo fa.
Curiosamente, l'enfasi storica posta da Basilea nel limitare l'esposizione al rischio idiosincratico (l'obiettivo di regolamentazione prudenziale e disciplina di mercato) a scapito del rischio sistemico (macroeconomico) dovuto alle crisi finanziarie più recenti, è in contrasto con l'attuale prassi bancaria prudenziale nel paesi emergenti, dove un'ondata di crisi finanziarie negli anni 1990 ha insegnato ai regolatori a tener conto delle minacce macro nel modo più duro.
Questo è certamente il motivo per cui le banche nelle economie emergenti hanno mostrato una così notevole e solida prestazione negli ultimi tre anni - e offrono uno specchio utile per i settori bancari dei paesi industrializzati in crisi e in cerca di risposte.
Bibliografia
Manasse, Paolo (2011), “Greece, the unbearable heaviness of debt”, VoxEU.org, 24 May.
Mario I Blejer, and Eduardo Levy Yeyati (2010), “Leaving the Euro: What’s in the Box?”, VoxEU.org, 21 July.
Augusto de la Torre, Eduardo Levy Yeyati, and Sergio Schmukler (2003), “Living and Dying with Hard Pegs: The Rise and Fall of Argentina's Currency Board”, Economía, 3(2):43-99.
Eduardo Levy Yeyati, María Soledad Martínez Pería, and Sergio Schmukler (2010), “Depositor Behaviour under Macroeconomic Risk: Evidence from Bank Runs in Emerging Economies”, Journal of Money, Credit, and Banking, 42(4):585-614.
Note
(1)Il decreto corralito, cioè il decreto n. 1570 del 2 dicembre 2001, ratificato in legge, stabiliva la limitazione per il ritiro dai conti correnti bancari di somme superiori a 250 dollari la settimana o 1000 pesos al mese, nell’intento di arginare la fuga dei depositi valutari, da qui il nome "corralito", che è una "recinzione" per i bovini...e per i soldi, in questo caso.
Carmen, occorrerebbe un'ulteriore traduzione sul testo.
RispondiEliminaTratta argomenti molto sofisticati, un po fuori dalla portata della gente normale.
Ho letto e riletto il testo, ed ho (penso) capito una parte dello stesso, non riesco a decifrare il nucleo dello studio.
Cosa vuol dire l'ultima parte del testo che riporto:
"Curiosamente, l'enfasi storica posta da Basilea nel limitare l'esposizione al rischio idiosincratico (l'obiettivo di regolamentazione prudenziale e disciplina di mercato) a scapito del rischio sistemico (macroeconomico) dovuto alle crisi finanziarie più recenti, è in contrasto con l'attuale prassi bancaria prudenziale nel paesi emergenti, dove un'ondata di crisi finanziarie negli anni 1990 ha insegnato ai regolatori a tener conto delle minacce macro nel modo più duro.
Questo è certamente il motivo per cui le banche nelle economie emergenti hanno mostrato una così notevole e solida prestazione negli ultimi tre anni - e offrono uno specchio utile per i settori bancari dei paesi industrializzati in crisi e in cerca di risposte. "
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Saluti.
Orazio