Chiaro pensiero made in Italy di Cesaratto, meglio dei vari Nobel. Bravo.
Sergio Cesaratto - 21 Luglio 2011
L’accelerazione della crisi
europea è impressionante. Ce lo aspettavamo. L’assenza di politiche
europee credibili nei riguardi della crisi dei piccoli paesi periferici
ha alla fine generato quello che qualunque persona intelligente poteva
prevedere: il contagio a Spagna e Italia. L’aumento dei tassi di
interesse sui titoli di questi paesi avvicina la loro situazione a
quella in cui caddero i piccoli birilli da biliardo lo scorso anno.
Spagna e Italia sono però birilli da bowling. L’accelerazione
nell’approvazione della manovra ma, soprattutto, le voci di un
intervento della BCE a sostegno dei titoli italiani ha evitato martedì
12 l’irreparabile. Pur tuttavia il differenziale di interesse con i
titoli tedeschi ha raggiunto un livello incompatibile con la
sostenibilità nel lungo periodo del debito italiano. Ovvero se lo stock
del debito italiano dovesse essere progressivamente rifinanziato a tassi
così elevati, esso comincerebbe a crescere in maniera insostenibile per
il mero pagamento degli interessi, a meno di imponenti avanzi primari
del bilancio pubblico che a loro volta genererebbero recessione in una
spirale senza fine. Siamo vicini alla situazione in cui si trovarono i
piccoli periferici un anno fa, e da cui non sono in grado di uscire.
Come insegnano le esperienze di questi ultimi, infatti, feroci manovre
di aggiustamento dei conti accelerano la crisi debitoria. I
mercati lo sanno. Martedì sera l’agenzia di rating Moody’s ha,
infatti, ridotto anche i titoli del debito pubblico irlandese a
spazzatura. Che fare allora?
2. Gli Eurobonds
Come abbiamo avuto già modo
di dire, la crisi europea ha un aspetto contingente e uno di fondo.
Non sorprendentemente le questioni di fondo, che sono poi quelle che
hanno portato alla crisi attuale, sono quelle più complicate poiché
hanno a che fare con l’architettura dell’Unione Monetaria Europea.
Fronteggiare la crisi di solvibilità[1] del debito dei
piccoli paesi periferici e impedire la caduta nel’insolvenza ai grandi
periferici richiederebbe solo un po’ di coraggio e lungimiranza. Com’è
noto la proposta da
molti condivisa, da Tremonti-Junker ad Giuliano Amato, Soros e tanti
altri) è quella degli Eurobonds. L’idea è che una quota del
debito pubblico degli stati nazionali venga trasferito a un ente
europeo, per esempio la Banca Europei degli Investimenti (BEI). Tale
quota la si individua in un ammontare di debito pari al 60% del PIL. Il
debito italiano, per esempio, è il 120% del PIL. Metà andrebbe alla BEI,
metà rimarrebbe nazionale. La parte trasferita potrebbe essere da
subito rinominata in Eurobonds, ovvero man mano che i titoli
nazionali trasferiti scadono, essere sostituiti con emissione di titoli
europei. Attenzione, ciascun paese continuerebbe a farsi carico del
servizio del debito, cioè degli interessi. Il vantaggio è che la
garanzia europea sulla parte trasferita farebbe abbassare i relativi
tassi al livello dei Bund tedeschi. Ma anche sulla parte
restata nazionale i tassi diminuirebbero in seguito alla riguadagnata
situazione di solvibilità dei paesi. Poiché una quota cospicua del debito
pubblico dei periferici è detenuto da stranieri - tipicamente
banche inglesi, francesi, ma anche fondi di investimento americani -,
dunque è parte del debito estero del paese, diminuendo il
debito a carico del paese, diminuirebbe corrispondentemente anche il suo
debito netto con estero (che a ben vedere è l’indicatore primario di
solvibilità).
3. Una banca sovrana
La proposta come viene di solito
presentata è però monca di una componente importante: la necessità che
l’Europa si doti, come tutti i grandi paesi, di una banca
centrale sovrana, un “government banker”, come si esprime
l’economista eterodosso Tom
Palley. Ma non c’è la BCE? Un “banchiere del governo” è una banca
centrale che ha la possibilità, il dovere direi, di intervenire a
sostegno del debito sovrano di un paese. La BCE non ha questo status.
Paesi sovrani, dotati di banche sovrane, e che non si siano legati ad
assurdi accordi di cambio, non possono fallire, come ci ricorda un altro
eterodosso, Randall Wray.
Ora, nel momento in cui si crea un debito pubblico europeo è necessario
che lo status della BCE muti, divenendo più simile alla FED, sì da
essere garanzia di ultima istanza di tale debito.[2] In
un apprezzabile articolo su Il Sole-24 Ore sui cui dovremo tornare, Guido
Tabellini ha inaspettatamente sottoscritto questo punto di vista.
4. Una nuova Europa?
Ciò fatto, si tratta di capire
come l’Europa potrebbe evitare di ritornare nel giro di pochi anni alla
situazione attuale. Questa è frutto del fatto che negli anni dell’Euro i
paesi periferici hanno perso competitività, e livelli talvolta
sostenuti della spesa interna sono stati sempre più finanziati
dall’estero e non da redditi nazionali. Il crescente indebitamento dei
settori privato e/o pubblico è stato dunque in buona misura nei
confronti dell’estero.
L’obiettivo è dunque il recupero
di competitività dei paesi periferici in assenza dello strumento
classico, la svalutazione. Che tale recupero possa avvenire attraverso
la deflazione interna di prezzi e salari (la cosiddetta svalutazione
interna), come sostenuto dagli economisti più conformisti come Monti,
Alesina, Reichlin e così via è non solo sbagliato, ma irresponsabile
vista l’accelerazione della crisi europea dovuta proprio a tali
politiche. Le proposte sopra esposte, evitando drastiche misure
deflative, darebbero anzi respiro ai paesi periferici lasciando loro
risorse per modernizzare infrastrutture, istruzione, efficienza del
settore pubblico, lotta all’evasione ecc. Ma anche in questo caso il
contesto europeo è dirimente. Senza l’abbandono dell’impostazione
neo-mercantilista di moderazione salariale e fiscale da parte della
Germania, non v’è molta speranza. Ed è difficile che la Germania lo
faccia.
Il catalogo è però questo.
L’alternativa è la rottura dell’UME con una scia di rancori che lascia
presagire un futuro ancora più funesto. Una sinistra consapevole e
veramente europeista mobiliterebbe le proprie forze, in particolare i
giovani, proprio su questo.
La soluzione alla mafia locale è farla fondere definitivamente in unico clan continentale più grosso e potente, ovvio.
RispondiEliminaMa riprenderci la NOSTRA SOVRANITA' MONETARIA NO?
RispondiEliminaSenza tanti giri di parole? - Euro bond è in definitiva un'altro debito a carico di tutti noi.
Pensare ad una crescita in queste situazioni è ASSOLUTAMENTE impossibile!!!!!
Finchè non si farà come l'Equador, c'è poco da dire o da fare.
Saluti.
Orazio
Mah..Orazio, quando Cesaratto parla di una banca centrale europea che sia SOVRANA, mette proprio il dito su questo punto, misconosciuto da tutti i commentatori, che la Banca Centrale finanzi le spese dello stato, e qui quindi siamo nell'ambito di un debito non oneroso, che non è un debito! Non a caso fa riferimento a Randall Wray, che è un esponente della MMT.
RispondiEliminaCredo che possa essere considerata. una posizione soddisfacente, un passo avanti molto importante da parte di esponenti del mondo accademico. Alleluja
Sovrana per chi? A qual pro? Chi la dovrebbe gestire e, cosa più importante i benefici e le ricadute a quale tasca andranno?
RispondiEliminaTroppe variabili che sanno di truffa bella e buona.
Si dovrebbe sapere chi e perchè l'Europa è stata fatta, abbiamo la compiacenza di dire pane al pane e vino al vino, altrimenti sprofonderemo sempre +.
Io non so cosa la gente pensi, ma a me la cosa non mi piace per nulla.
Saluti
ORazio
E' indubbiamente un passo avanti, quello proposto dal prof. Cesarotto, anche perchè quello che propone Orazio, che io condivido, appare irrealizzabile, per diversi motivi, almeno nel breve termine. Per il momento si può più che apprezzare la proposta del prof. Cesarotto, almeno vedremo, se realizzata, se l'UE funzionerà di più a beneficio degli investimenti per lo sviluppo e l'occupazione, oppure no.
RispondiEliminasaluti, Nicola.
La sovranità europea cui dovrebbe sottostare la Banca Europea Sovrana quale sarebbe, quella espressa dal Parlamento Europeo o quella espressa dalla Commissione? Eh, già perchè fintanto che il potere legislativo è in mano alla Commissione e il Parlamento è meramente chiamato a "obliterare" ciò che passa la Commissione (un po' come succede oggi in Italia con questo governicchio e la congrega di premitori di bottone asserragliati in Parlamento), ogni riforma nel senso descritto, pur auspicabile, parte svuotata in partenza almeno fin quando non si metterà pesantemente mano ai meccanismi di rappresentanza democratica dell'UE.
RispondiEliminaSì, Luigi, questo è un punto importante, che condivido in pieno.
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