Nuovo post di Presbitero e Panizza su Voxeu a proposito del caso Reinhardt/Rogoff, e a seguire un commento di Alex, molto arguto ed opportuno, per chiarirne il senso generale.
Traduzione di Alex
di Ugo Panizza,
Andrea F Presbitero, 25 aprile 2013
Alti livelli di
debito pubblico sono dannosi per la crescita economica? Nella tanto pubblicizzata baruffa Rogoff-Reinhart si è molto discusso su aspetti non rilevanti. Questo articolo riesamina i dati disponibili su ciò che è più
rilevante. Si suggerisce
che il legame debito-crescita è più complesso di quanto comunemente si pensi.
Se da un lato vi è evidenza che il debito pubblico risulti negativamente
correlato con la crescita economica, non esiste uno studio in cui si possa stabilire con sufficiente sicurezza un nesso causale tra i due.
Alti livelli di
debito pubblico sono dannosi per la
crescita economica? La risposta a questa domanda è di fondamentale importanza per comprendere se politiche
fiscali espansive che aumentano il livello del debito finiranno per ridurre in
futuro il nostro tenore di vita.
In una serie di articoli molto considerati, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff
hanno dimostrato come alti livelli di
debito pubblico risultino negativamente correlati con la crescita economica, ma
che non vi è alcun legame tra debito e crescita, quando il debito pubblico è
inferiore al 90% del Pil (Reinhart, Reinhart, e Rogoff 2012; Reinhart e Rogoff
2010). Reinhart
e Rogoff sono stati molto attenti nel ribadire che i loro risultati non dimostrano
l'esistenza di un nesso causale tra debito
e crescita. Tuttavia,
molti commentatori e politici [prendendo
la palla al balzo] hanno voluto vedere nelle loro conclusioni un nesso causale , per poi
utilizzare il presunto legame debito-crescita come un argomento a favore del consolidamento fiscale.
In una recente ricerca, effettuata esaminando
la letteratura empirica disponibile, riportiamo
le evidenze esistenti sul legame tra debito pubblico e crescita
economica nelle economie avanzate (Panizza e Presbitero 2013).
L'argomento a favore del legame tra debito e crescita
Le conclusioni di Reinhart
e Rogoff hanno innescato pubblicazioni a
raffica volte a valutare la robustezza
dei loro risultati, e la discussione sul
rapporto tra debito e crescita nelle economie avanzate si è
accesa in modo particolare dopo la pubblicazione di un recente articolo di Herndon, Ash, e Pollin
(2013) che contesta alcune conclusioni di Reinhart e Rogoff. Dal momento che la
discussione è ancora in corso, non entriamo nella polemica e ci limitiamo a
valutare quello che si sapeva sul rapporto debito-crescita prima dell’articolo
di Herndon, Ash, e Pollin.
Effetti soglia
Invece di
confrontare la crescita attraverso un set predefinito di intervalli, Minea e
Parent (2012) studiano il rapporto tra
debito e crescita utilizzando una tecnica statistica che permette un cambiamento graduale
nella relazione stimata tra debito e crescita. Si trovano così di fronte ad una complessa non-linearità
che non può essere evidenziata da
modelli che impiegano una serie di
soglie esogene. Egert
(2012) utilizza una variante del database di Reinhart e Rogoff e ne conclude che la presenza ed il posizionamento delle
soglie di debito mostrano un’elevata sensibilità, [quindi scarsa robustezza] nei confronti di piccoli cambiamenti nella copertura dei differenti paesi, nella frequenza dei dati e
nella specifica econometrica. Utilizzando tecniche di inferenza robuste, Baglan e Yoldas (2013) trovano sì
una correlazione negativa tra debito e crescita in un sottoinsieme di paesi, ma
nessuna evidenza di un effetto di soglia.
Pubblicazioni che studiano il rapporto tra debito e crescita,
evidenziano come ci sia una robusta
correlazione negativa tra debito e crescita nelle economie avanzate (per i
riferimenti, vedere Panizza e Presbitero 2013). Le stime sono economicamente significative e suggeriscono che un
aumento di dieci punti percentuali del rapporto debito-PIL è associato a 18 punti base di diminuzione nella successiva crescita
del PIL reale. Tuttavia, il nostro esame della letteratura esistente suggerisce
che queste pubblicazioni, che pongono
sotto controllo le covariate, non mostrano effetti soglia. La relazione tra debito e
crescita è negativa, ma piuttosto stabile e non influenzata da differenti livelli
di debito.
Eterogeneità
La presenza di un certo grado di eterogeneità
tra paesi può portare a
grandi distorsioni nella stima delle relazioni tra debito e crescita. Kourtellos, Stengos e Tan (2012), operando con vincoli meno stringenti rispetto all'ipotesi che il rapporto tra debito
e crescita sia costante in tutti i paesi o che vari solo al variare dei livelli di debito, scoprono che la relazione stimata tra debito
pubblico e crescita economica dipende dalla qualità delle istituzioni, ma ancora non
trovano evidenza sull'esistenza di soglie di debito.
Eberhardt e
Presbitero (2013) applicano nuove tecniche econometriche e i loro risultati mettono in dubbio l'approccio dei modelli utilizzati
dalla maggior parte delle pubblicazioni che studiano la relazione empirica tra debito
e crescita.
Causalità
Mentre vi è evidenza
che il debito pubblico sia negativamente correlato con la crescita economica,
la correlazione non implica necessariamente una causalità tra i due. Il legame tra debito pubblico
e crescita economica potrebbe essere determinato dal fatto che in realtà sia la bassa
crescita economica a portare ad alti
livelli di debito. In alternativa, la correlazione osservata tra debito e
crescita potrebbe essere dovuta ad un terzo fattore che ha un effetto congiunto
su queste due variabili.
In Panizza e
Presbitero (2012a), mettiamo alla prova il legame di causalità senza
trovare evidenze a sostegno dell'ipotesi che il debito influenzi
la crescita economica. Anche se siamo consapevoli
che le tecniche per la valutazione dei rapporti di causalità non sono mai a tenuta stagna, ci sentiamo
di poter affermare che, allo stato attuale, non vi siano pubblicazioni che possano stabilire con sufficiente sicurezza l’esistenza di una relazione causale tra debito e crescita. Ci auguriamo che il nostro lavoro
possa stimolare ulteriori ricerche volte a
scoprire possibili nessi di causalità.
Che cosa è il debito pubblico?
Un problema che
viene raramente discusso nella letteratura empirica è la definizione stessa di debito pubblico.
Alla fine del 2012,
il debito lordo medio nei paesi OCSE era vicino al 110% del PIL, mentre
il debito netto risultava inferiore di quasi 40
punti percentuali (Panizza e Presbitero, 2013, tabella 1).
Mentre il debito netto è di solito molto più basso del debito lordo, delle misurazioni del debito
che utilizzino dei parametri ccomprensivi delle future passività implicite
del governo produrrebbero un livello di indebitamento molto più alto. Hagist, Moog, Raffelhuschen e
Vatter (2009) stimano il valore attuale netto delle passività pubbliche e dei futuri ricavi e scoprono che rapporto debito-PIL “vero” spesso
risulta il doppio del debito lordo.
I ricercatori
dovrebbero concentrarsi sul debito lordo o netto? Dovrebbero concentrarsi sul
debito esplicito, o prendere in considerazione anche le passività implicite
del governo? I
metodi di misura standard del debito pubblico dovrebbero tener conto anche del valore atteso delle passività
potenziali del governo (si considerino le esplosioni improvvise del debito in
Islanda, Irlanda e Spagna)?
Inoltre, è ormai
riconosciuto che le vulnerabilità macroeconomiche e finanziarie dipendono sia dai
livelli di debito che dalla sua composizione (Banca interamericana di
sviluppo 2006). Purtroppo,
è difficile trovare i dati comparati sulla composizione del debito pubblico
nelle economie avanzate e in via di sviluppo.
Concludendo
Mentre vi sono prove che il debito pubblico sia
negativamente correlato con la crescita economica, non esiste uno studio che permetta
di concludere con sufficiente confidenza che esista una relazione causale tra debito e
crescita. Inoltre,
la presenza di soglie di debito e, più
in generale, di una relazione non monotona tra debito e crescita è fortemente
dipendente da piccole variazioni nella
copertura del campione di dati e dalle tecniche
empiriche.
I nostri risultati
non devono essere interpretati come un suggerimento che l'accumulo di debito non sia una
questione politica rilevante o che elevati livelli di debito non rappresentino in generale un problema (per una discussione
in proposito vedi Panizza e Presbitero 2012). Tuttavia, noi pensiamo che una valutazione corretta del complesso
rapporto tra debito e crescita richieda ulteriori ricerche. A nostro avviso, questa ricerca
dovrebbe concentrarsi sul nesso di causalità e sulle diversità interregionali.
Integrazione di Alex:
Sono certo che l’articolo è molto chiaro per gli addetti ai lavori, ma forse risulta di comprensione meno immediata ai più.
In questo articolo Panizza&Presbitero (P&P) mettono i puntini sulle i su di alcuni aspetti, che secondo me sono importanti da conoscere anche per il lettore “generico” (me compreso naturalmente) a riguardo del gran parlare che si fa ultimamente sulla baruffa tra tecnici in corso e che ha per oggetto i lavori di Reinhart & Rogoff (R&R) lavori che, come noto, sono stati presi da svariati politici e commentatori come “pezza giustificativa” a favore delle politiche di consolidamento fiscale in quanto mostrerebbero un nesso causale tra debito e crescita al di sopra della soglia di debito del 90% . In altre parole poiché sembrerebbe che R&R abbiano dimostrato che, al di sopra della soglia del 90% del rapporto Debito-Pil, ulteriori aumenti di debito provochino decrescita (crescita negativa), allora evviva evviva le politiche di consolidamento fiscale.
Tanto per cominciare P&P ci informano che R&R parlano sì, di correlazione (negativa) al di sopra di una determinata soglia di debito (90%), ma che parimenti R&R stessi sono stati molto attenti nel ribadire che i loro risultati non dimostrano l'esistenza di un nesso causale che tra debito e crescita. Cioè: correlazione sì al di sopra della soglia di debito del 90%, ma con un nesso causale che resta tutto da dimostrare. Ooppps! E già qui …
Ciò premesso, P&P pur intendendo rimanendo al momento ai margini della Querelle non ancora conclusa, molto opportunamente per noi, fanno il punto su quello che in letteratura scientifica si sa fino ad oggi sulle questioni calde del dibattito; punto che si può così riassumere:
- Esistono in letteratura evidenze di correlazione negativa tra debito e crescita, cioè del fatto che all’aumentare del debito diminuisca la crescita
- Non esistono in letteratura scientifica evidenze altrettanto robuste che esprimano
a.un nesso di causalità tra debito e decrescita
b.l’esistenza di una soglia (il fatidico 90%) scatenante l’effetto.
-Esistono dubbi sulla robustezza delle conclusioni tratte impiegando alcune metodologia di analisi vista la elevata sensibilità delle loro conclusioni a variazioni nella copertura/impiego dei dati. Variando di poco in dati in ingresso si ottengono conclusioni molto differenti tra loro.
- Dulcis in fundo auspicano una maggiore attenzione alla definizione stessa di debito pubblico.
Un paio di commenti
1. Ritengo importante ricordare anche a noi, non addetti ai lavori, che Correlazione è sinonimo di Causazione (esistenza di un nesso causale) solo al Bar dello Sport. Perdonate se stronzifico al massimo! Al 35simo del secondo tempo entra il noto giocatore, una chiacchierata e discontinua testa calda; dopo un minuto segna, la squadra vince la partita. Conclusione: ecco vedi, era così chiaro, doveva farlo entrare dall’inizio! Cosa che, a volte, poi succede puntualmente la partita dopo, il giocatore entra dall’inizio, non segna, la squadra perde! Correlazione non significa di per sé esistenza di un nesso causale ma spesso i non tecnici, magari un poco romantici e sognatori, si fanno impapocchiare per bene in tal senso.
2. In questa triste storia dell’Euro ci sono state propinate e continuano a propinarci soglie “a rampazzo” di cui non se ne capirebbe bene il significato, se non fosse che lo si capisce benissimo. Esempio il mitico 3% sul deficit (ma perché non radice di tre su due per Pi greco per la sezione aurea, che fa molto più mistica numerologica?) il 60% sul debito (ma perché non 120 per il coseno di trenta, che fa più architetto geometra massonico?) e adesso il 90% sul debito per non scatenare la decrescita, un limite che però al momento non è per niente scientificamente assodato … ma un momento ... è tutto chiaro, come ho fatto a non pensarci: la paura fa 90.
Integrazione di Alex:
Sono certo che l’articolo è molto chiaro per gli addetti ai lavori, ma forse risulta di comprensione meno immediata ai più.
In questo articolo Panizza&Presbitero (P&P) mettono i puntini sulle i su di alcuni aspetti, che secondo me sono importanti da conoscere anche per il lettore “generico” (me compreso naturalmente) a riguardo del gran parlare che si fa ultimamente sulla baruffa tra tecnici in corso e che ha per oggetto i lavori di Reinhart & Rogoff (R&R) lavori che, come noto, sono stati presi da svariati politici e commentatori come “pezza giustificativa” a favore delle politiche di consolidamento fiscale in quanto mostrerebbero un nesso causale tra debito e crescita al di sopra della soglia di debito del 90% . In altre parole poiché sembrerebbe che R&R abbiano dimostrato che, al di sopra della soglia del 90% del rapporto Debito-Pil, ulteriori aumenti di debito provochino decrescita (crescita negativa), allora evviva evviva le politiche di consolidamento fiscale.
Tanto per cominciare P&P ci informano che R&R parlano sì, di correlazione (negativa) al di sopra di una determinata soglia di debito (90%), ma che parimenti R&R stessi sono stati molto attenti nel ribadire che i loro risultati non dimostrano l'esistenza di un nesso causale che tra debito e crescita. Cioè: correlazione sì al di sopra della soglia di debito del 90%, ma con un nesso causale che resta tutto da dimostrare. Ooppps! E già qui …
Ciò premesso, P&P pur intendendo rimanendo al momento ai margini della Querelle non ancora conclusa, molto opportunamente per noi, fanno il punto su quello che in letteratura scientifica si sa fino ad oggi sulle questioni calde del dibattito; punto che si può così riassumere:
- Esistono in letteratura evidenze di correlazione negativa tra debito e crescita, cioè del fatto che all’aumentare del debito diminuisca la crescita
- Non esistono in letteratura scientifica evidenze altrettanto robuste che esprimano
a.un nesso di causalità tra debito e decrescita
b.l’esistenza di una soglia (il fatidico 90%) scatenante l’effetto.
-Esistono dubbi sulla robustezza delle conclusioni tratte impiegando alcune metodologia di analisi vista la elevata sensibilità delle loro conclusioni a variazioni nella copertura/impiego dei dati. Variando di poco in dati in ingresso si ottengono conclusioni molto differenti tra loro.
- Dulcis in fundo auspicano una maggiore attenzione alla definizione stessa di debito pubblico.
Un paio di commenti
1. Ritengo importante ricordare anche a noi, non addetti ai lavori, che Correlazione è sinonimo di Causazione (esistenza di un nesso causale) solo al Bar dello Sport. Perdonate se stronzifico al massimo! Al 35simo del secondo tempo entra il noto giocatore, una chiacchierata e discontinua testa calda; dopo un minuto segna, la squadra vince la partita. Conclusione: ecco vedi, era così chiaro, doveva farlo entrare dall’inizio! Cosa che, a volte, poi succede puntualmente la partita dopo, il giocatore entra dall’inizio, non segna, la squadra perde! Correlazione non significa di per sé esistenza di un nesso causale ma spesso i non tecnici, magari un poco romantici e sognatori, si fanno impapocchiare per bene in tal senso.
2. In questa triste storia dell’Euro ci sono state propinate e continuano a propinarci soglie “a rampazzo” di cui non se ne capirebbe bene il significato, se non fosse che lo si capisce benissimo. Esempio il mitico 3% sul deficit (ma perché non radice di tre su due per Pi greco per la sezione aurea, che fa molto più mistica numerologica?) il 60% sul debito (ma perché non 120 per il coseno di trenta, che fa più architetto geometra massonico?) e adesso il 90% sul debito per non scatenare la decrescita, un limite che però al momento non è per niente scientificamente assodato … ma un momento ... è tutto chiaro, come ho fatto a non pensarci: la paura fa 90.
Grazie ad Alex per la traduzione e il commento.
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