Sempre a proposito dei "poveri tedeschi" che adesso dovrebbero pagare i salvataggi dei ricchi periferici, un importante articolo di De Grauwe e Yumei Ji su Voxeu rimette i puntini sulle "i" al fine di riportare il dibattito su binari meno assurdi e strumentali.
Copertina di Der Spiegel: “Parlate tanto di chi si toglie la vita ma siete più ricchi di noi” |
Traduzione di Alex
Una recente indagine della BCE sulla ricchezza delle famiglie è stata ripresa dai media a riprova
del fatto che i poveri tedeschi non
dovrebbero farsi carico dei debiti dell'Europa meridionale. In questo articolo intendiamo
dare un’occhiata ai dati. Se da un lato è vero che, stando ai valori della mediana, le famiglie tedesche risultano meno abbienti rispetto a quelle dell'Europa meridionale, dall’altro la
Germania di per sè, è ricca. È
importante sottolineare che questa ricchezza è distribuita in modo molto
diseguale, ma ciò sembra non filtrare molto
attraverso la stampa. La qualità
del dibattito in Germania tende a
diffondere tra le classi meno abbienti una scorretta percezione di iniquità a riguardo di eventuali trasferimenti.
Raramente in passato si è assistito ad una manipolazione dei dati
statistici per fini politici, come
viceversa è successo recentemente in occasione della pubblicazione del sondaggio
della BCE sulla ricchezza delle famiglie
nei paesi dell'Eurozona (2013a). 1
Da questa indagine risulta che il valore della mediana della ricchezza
familiare tedesca è il più basso tra
quelli dei paesi dell’Eurozona. La
figura 1 riassume i principali risultati dei paesi più significativi
dell'Eurozona.
Fonte: Banca centrale europea (2013).
Dalla figura 1 non solo risulta che la famiglia tedesca mediana ha il più basso livello di ricchezza, ma anche che le differenze all'interno dell’Eurozona
sono enormi. In paesi come il Belgio, la Spagna e l'Italia la mediana sembra essere da tre a quattro volte maggiore a quella Tedesca. Persino in Grecia sembrerebbe il doppio di quella
Tedesca.
La pubblicazione di dati di questo genere da parte della BCE ha immediatamente indotto molti osservatori a concludere quanto sia inaccettabile il fatto che i “poveri tedeschi” debbano pagare per il salvataggio dei molto più abbienti greci, spagnoli e portoghesi (vedi, ad
esempio, Wall Street Journal 2013, Financial Times 2013 , Frankfurter
Allgemeine 2013).
Una prima cosa da far notare è che la BCE ha pubblicato anche i valori medi sulla
ricchezza netta delle famiglie della zona euro. Valori a cui, sorprendentemente,
non è stato dato molto risalto sui media, nonostante il fatto (N.d.t. ovvero,
proprio per il fatto) che, se incrociati con i rispettivi valori
delle mediane, forniscono
importanti informazioni sullo squilibrio nella distribuzione della ricchezza nei diversi
paesi membri. Mostriamo qui, nella Figura 2, la distribuzione del valore
medio di benessere. E con
sorpresa si scopre che la ricchezza media della famiglia tedesca (circa € 200.000) non è la più bassa
dell’Eurozona.
Figura 2. Distribuzione della MEDIA della
ricchezza netta delle famiglie (1000 €)
Fonte: Banca Centrale Europea (2013).
La comparazione tra media e mediana la dice lunga sulla distribuzione della
ricchezza nei singoli paesi. Tanto
maggiore è la differenza tra valore medio
e valore mediano, tanto maggiore
risulterà lo squilibrio nella
distribuzione della ricchezza.
Ora dai dati risulta che gli squilibri risultino più alti proprio in Germania, come mostra in figura 3 l’andamento del rapporto media/mediana
nei vari paesi. In Germania il valore medio della ricchezza familiare è quasi quattro volte maggiore del valore mediano.
In molti altri paesi tale rapporto sta tra 1,5 e 2. Si evidenzia che la ricchezza in Germania è
concentrata nelle mani delle famiglie
più ricche in misura maggiore che negli
altri paesi della zona euro. In altre parole, la notevole ricchezza familiare tedesca è squilibrata verso l’alto (N.d.t. In
poche parole, nei grafici di cui alle figura
3 e successive si esprime il fatto che “Pochi detengono molto e molti
detengono poco”).
Questo squilibrio nella distribuzione della ricchezza si rende ancora più manifesto, confrontando, in Figura 4, la ricchezza detenuta dai contribuenti della
fascia più alta (il primo 20% a partire dall’alto) con quella detenuta dai contribuenti di
fascia più bassa (il primo 20% a partire dal basso). Ne risulta che, in Germania, le famiglie appartenenti al 20% superiore sono 149 volte più ricche rispetto a quelle appartenenti al 20% inferiore. Alla luce di questo criterio se ne conclude
che in Germania esiste il maggiore squilibrio nella distribuzione della ricchezza di tutti i paesi dell’Eurozona.
Figura 3. Distribuzione
del rapporto Media / Mediana
Fonte: elaborazioni proprie basate sulla Banca centrale europea (2013).
Figura 4. Distribuzione
del rapporto Top Ricchezza 20% / 20% inferiore ricchezza
Fonte: Banca Centrale Europea (2013b).
Ricchezza delle famiglie e ricchezza nazionale
Ora la successiva domanda da porsi è: l’indice di ricchezza delle famiglie è anche un
buon indicatore della ricchezza di una nazione? Una parte significativa della
ricchezza di una nazione può essere detenuta tanto dallo stato quanto dal settore aziendale e non dalle famiglie. Se il
punto è capire di quanta capacità dispone la Germania per i trasferimenti verso gli altri paesi, allora si
dovrebbe utilizzare un parametro di
misura più esaustivo [che non la ricchezza
delle famiglie]. E tale parametro esiste: è il capitale sociale totale nazionale. Questa parametro fornisce la misura della capacità di una nazione di
generare (insieme con il capitale umano) un flusso di reddito.
Abbiamo
utilizzato le informazioni disponibili sul capitale sociale nei paesi OCSE aggiornato al 2012 (vedi Appendice per
maggiori informazioni). Abbiamo poi calcolato il capitale sociale netto pro
capite nei paesi membri della zona euro.
Usiamo due definizioni.
Ø La prima si
riferisce al capitale sociale nazionale pro-capite
(Figura 5).
Ø La seconda
si riferisce alla somma del capitale sociale nazionale con la posizione patrimoniale netta nei confronti
del resto del mondo. Noi chiamiamo questo parametro capitale
sociale totale pro capite (Figura
6).
Così facendo si ottengono risultati
marcatamente diversi se comparati con
quelli ottenuti con i soli dati sulla ricchezza delle famiglie. 2
Figura 5. capitale
sociale nazionale pro-capite (euro)
Fonte:
calcoli degli autori, Eurostat e Banca dati sugli stock di capitali in paesi
OCSE , Kiel
Institute per l'economia mondiale.
Figura 6. capitale
sociale totale pro capite (euro)
Fonte: calcoli degli autori, Eurostat e Banca dati sugli stock di capitali in paesi
OCSE , Kiel
Institute per l'economia mondiale.
La differenza più importante è che questa volta i paesi del NORD Eurozona risultano
più ricchi di quelli del SUD Eurozona. A ciò si può arrivare riferendosi
alle due distribuzioni dei capitali sociali, nazionali e totali (figure
5 e 6). In particolare concentrandosi sul capitale sociale totale (Figura 6), risulta
che la Germania sia tra i primi due
paesi in termini di ricchezza pro-capite. Per contro, i paesi del SUD Eurozona possiedono il più basso tenore di ricchezza. La ricchezza
pro capite nei paesi del NORD Eurozona è
più del doppio di quella dei paesi del SUD
Eurozona come Grecia e Portogallo.
Da questa analisi appare fuori luogo concludere, sulla base dello studio
della BCE, che la Germania è povera rispetto ad alcuni paesi del SUD Eurozona e che quindi che non è ragionevole chiedere ai
contribuenti tedeschi di sostenere
finanziariamente i paesi del sud apparentemente 'più ricchi' (si veda ad esempio Wall
Street Journal 2013). Per contro i fatti ci dicono che la Germania è decisamente più ricca dei
paesi del SUD Eurozona, come Spagna, Grecia Portogallo.
·
In primo luogo, la ricchezza in Germania è fortemente
concentrata nella fascia di reddito alta.
·
In secondo luogo, gran parte della ricchezza tedesca
non è detenuta dalle famiglie e quindi di
converso deve risiedere nel settore
aziendale e statale.
Se quindi da un lato potrebbe essere
effettivamente irragionevole il chiedere alla “mediana povera” delle
famiglie tedesche di sostenere trasferimenti di risorse ai paesi dell'Europa meridionale,
molto più ragionevole potrebbe essere fare tali richieste alla parte più
ricca delle famiglie tedesche nonché alle Corporate. In altre parole, l'opposizione
Tedesca ai trasferimenti verso il SUD
Eurozona, se basata sulla “povertà” del paese, non ha alcun fondamento; infatti le cifre ci dicono che la
Germania è uno dei paesi più ricchi della Eurozona. Il punto è che questa ricchezza risulta distribuita in
modo diseguale, creando così la percezione tra i tedeschi meno abbienti che
questi trasferimenti siano iniqui.
(N.d.t. e qui,
naturalmente, non ci vuole un Einstein
per sospettare che questa “percezione” venga artatamente gonfiata proprio da
quelle classi più avvantaggiate cui, dopo avere sfruttato i vantaggi della mal
costruita Eurozona, ora non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di
affrontare il rovescio della medaglia e pagare il relativo e congruo Dazio. Ma da
questo articolo traspare, a mio modo di vedere chiaramente, come i dati disponibili vengano
utilizzati tanto in modo tecnicamente scorretto
quanto fortemente ideologico, al fine di
trarne conclusioni di comodo diametralmente
opposte a quelle cui si giungerebbe considerandoli in modo tecnicamente più
completo e corretto, conclusioni nondimeno utili per raggiungere i relativi fini
“di bottega”, siano essi personali o di
lobby! Naturalmente presumo che salterà
fuori il solito Piddino, in senso ampio, che “Ecco vedi gli economisti nemmeno sono
d’accordo sul come leggere i dati!”. Imbecille! Non esiste un modo differente
di leggere i dati! Esiste un modo solo, ho il fondato sospetto sia quello di De
Grauwe, e chi fa diversamente o è un
incompetente o è in mala fede!).
Riferimenti
European Central Bank, (2013a), “The Eurosystem Household Finance and Consumption Survey, Results from the First Wave”, Statistics Paper Series 2, April.European Central Bank (2013b), “Statistical Tables to the Eurosystem Household Finance and Consumption Survey”.
Christophe Kamps (2005), “New Estimates of Government Net Capital Stocks in 22 OECD Countries 1960–2001”, IMF Staff Papers.
Financial Times (2013), “Poor Germans tire of bailing out Eurozone”.
Frankfurter Allgemeine (2013), “Reiche Zyprer”, arme Deutsche, 10 April.
The Wall Street Journal (2013), “Europe’s Poorest”, Look North, 10 April.
queste considerazioni, molto importanti, vanno messe in relazione con il piano del Boston Consulting Group, descritto in questo articolo del settembre 2011 (Back to Mesopotamia) : http://www.bcg.com/documents/file87307.pdf
RispondiEliminail debito totale (che risulta dalla somma fra quello pubblico, delle famiglie e delle aziende) supera il 180% del PIL in quasi tutti i paesi occidentali. E' oggettivamente troppo elevato per poter pensare che possa essere ripagato.
La soluzione proposta è quella di cancellare la parte di debito la cui somma superi il 180% del PIL.
la cosa, naturalmente, affonderebbe il sistema finanziario - che è privato, internazionale, e potente (e da da vivere al Boston Consulting Group..).
Quindi, per evitarlo, si propone candidamente di prelevare con generosità quanto serve dagli investimenti finanziari delle famiglie per coprire le perdite del settore finanziario.... agghiacciante. Qualcosina pure dal settore immobiliare.
L'articolo ipotizza l'applicazione di questa proposta in tutti i paesi... ma ho l'impressione che si sia preferita la soluzione di iniziare da quelli meno capaci di difendersi (Grecia, Cipro... è già successo).
E' evidente che la falsa rappresentazione della distribuzione della ricchezza delle famiglie è molto funzionale a far "ritenere accettabile alla comunità internazionale" l'applicazione della proposta proprio in quei paesi dove (si dice) la ricchezza privata sia maggiore, a fronte di debiti pubblici più problematici.
Siamo nel mirino....
e dobbiamo almeno capire cosa ci aspetta, per poterci difendere.
In confronto Goebbels era un dilettante.
RispondiEliminasono veramente sempre più numerose le analogie fra questo periodo e quello che ha fatto nascere il nazismo.
RispondiEliminaCambia soltanto il presunto responsabile da dare in pasto a coloro che restano fuori dal circuito del guadagno e della ricchezza: ieri gli ebrei, oggi i PIGS.
Se avremo qualche possibilità in più di allora per evitare il peggio, lo dovremo al web ed a persone come Carmen, Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Barra Caracciolo, Fiorenzo Fraioli, per aver diffuso la verità ed a tutti coloro che hanno saputo ascoltare le loro grida di allarme e che la verità l'hanno cercata.
speriamo di farcela, senza dover abbandonare le città, per cercare rifugio in campagna ed in collina, come è accaduto nel secolo scorso.
Grazie veramente, di cuore.
non ho ancora letto il pezzo, lo farò qs sera, ma mi unisco al post di romano rubbi, che ha il merito di scrivere nero su bianco i nomi di chi ha contribuito e contribuisce a squarciare il velo italico sulla non sostenibilità dell'euro, tramite analisi che hanno il merito di essere supportate dai numeri . La Verità fa male, ed il teatrino sulla elezione del Presidente è la degna fine di questa politica: almeno si fosse chiesto ai candidati presidenti cosa pensassero dell'euro zona e degli scritti dei nomi di cui sopra:il Nulla, encefalogramma piatto sull'eurozona.....e cosa ci si puo' aspettare da chi nn conosce la differenza tra debito pubblico e privato? appunto, il nulla + totale, per dirla alla latina siamo all'ablativo assoluto
RispondiEliminaGuido la tua analisi si adatta perfettamente alla situazione. Tu dici "almeno capire cosa ci aspetta, per poterci difendere..." sì, è questa consapevolezza che si sta cercando di diffondere, non solo qui sulla rete, ma anche tra la gente là fuori nel mondo reale... I tempi sono purtroppo spietati.
RispondiEliminaHo letto questo pezzo. Molto interessante. Come mai quando andiamo a verificare i valori del GINI Index l'income inequality tedesco sembra meno marcato di quello dell'Europa meridionale?
RispondiEliminaSiamo sicuri dei dati riportati?