Un breve articolo del giornale francese La Tribune ci spiega che Weidmann ha chiarito le cose: l'euro non si svaluta! (Aggiungiamo che
ha ragione: per la Germania l'euro è una moneta
già sufficientemente debole.)
Questo è per i nostri Prodi ─ma anche Scalfari─ che qualche tempo fa lamentavano che l'euro a 1,35 sul dollaro è troppo forte. (Quelli per i quali la svalutazione dell'euro è bene ma la svalutazione della lira è male.)
latribune.fr ─ 15 giugno 2014
Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, ritiene che qualsiasi svalutazione non possa produrre che… perdenti. La competitività non è generata, secondo lui, da altro che da aziende che abbiano prodotti attraenti.
Jens Weidmann ritiene che una svalutazione dell’euro destinata ad aiutare le esportazioni non porterebbe affatto i benefici attesi. Qualsiasi decisione presa per indebolire la moneta unica rischierebbe di essere imitata dalle altre banche centrali, provocando una “corsa alla svalutazione” che non produrrebbe altro che dei perdenti, ha affermato durante un’intervista rilasciata alla rivista tedesca Focus, e pubblicata domenica.
La competitività non è data da una svalutazione
"La competitività non può essere data da una svalutazione. Essa è generata da imprese che hanno prodotti attraenti e che riescono a tenere i loro mercati,” sottolinea Jens Weidmann, considerato come il più “falco” tra i membri del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE). “Un’economia forte può anche tollerare una moneta forte.”
La BCE non ha alcun target per il tasso di cambio dell’euro, che si attesta attualmente attorno a 1,35 dollari, contro gli 1,40 dollari dell’inizio di maggio. La BCE ha deciso all’unanimità, durante la riunione del 5 giugno, di abbassare il tasso di interesse, di portare i suoi tassi sui depositi in territorio negativo ─ una disposizione inedita per una grande banca centrale ─ e di lanciare una nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine indirizzata alle banche, per incoraggiarle a concedere credito.
La debolezza dell’economia
Secondo Jens Weidmann, i tassi negativi sui depositi non potranno fare granché per incoraggiare il credito nei cosiddetti paesi periferici dell’eurozona, perché “molte aziende non domandano credito a causa della debolezza dell’economia.”
Inoltre ha sembrato escludere anche gli acquisti di asset da parte della banca centrale, avendo già affermato giovedì la propria opposizione all’acquisto di titoli sovrani della zona euro, come previsto invece dal programma OMT della BCE ─ che tuttora, dopo il suo annuncio nel 2012, rimane solo un progetto.
Questo è per i nostri Prodi ─ma anche Scalfari─ che qualche tempo fa lamentavano che l'euro a 1,35 sul dollaro è troppo forte. (Quelli per i quali la svalutazione dell'euro è bene ma la svalutazione della lira è male.)
latribune.fr ─ 15 giugno 2014
Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, ritiene che qualsiasi svalutazione non possa produrre che… perdenti. La competitività non è generata, secondo lui, da altro che da aziende che abbiano prodotti attraenti.
Jens Weidmann ritiene che una svalutazione dell’euro destinata ad aiutare le esportazioni non porterebbe affatto i benefici attesi. Qualsiasi decisione presa per indebolire la moneta unica rischierebbe di essere imitata dalle altre banche centrali, provocando una “corsa alla svalutazione” che non produrrebbe altro che dei perdenti, ha affermato durante un’intervista rilasciata alla rivista tedesca Focus, e pubblicata domenica.
La competitività non è data da una svalutazione
"La competitività non può essere data da una svalutazione. Essa è generata da imprese che hanno prodotti attraenti e che riescono a tenere i loro mercati,” sottolinea Jens Weidmann, considerato come il più “falco” tra i membri del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE). “Un’economia forte può anche tollerare una moneta forte.”
La BCE non ha alcun target per il tasso di cambio dell’euro, che si attesta attualmente attorno a 1,35 dollari, contro gli 1,40 dollari dell’inizio di maggio. La BCE ha deciso all’unanimità, durante la riunione del 5 giugno, di abbassare il tasso di interesse, di portare i suoi tassi sui depositi in territorio negativo ─ una disposizione inedita per una grande banca centrale ─ e di lanciare una nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine indirizzata alle banche, per incoraggiarle a concedere credito.
La debolezza dell’economia
Secondo Jens Weidmann, i tassi negativi sui depositi non potranno fare granché per incoraggiare il credito nei cosiddetti paesi periferici dell’eurozona, perché “molte aziende non domandano credito a causa della debolezza dell’economia.”
Inoltre ha sembrato escludere anche gli acquisti di asset da parte della banca centrale, avendo già affermato giovedì la propria opposizione all’acquisto di titoli sovrani della zona euro, come previsto invece dal programma OMT della BCE ─ che tuttora, dopo il suo annuncio nel 2012, rimane solo un progetto.
bè, ha ragione, politiche monetarie in presenza di cambi fissi sono inefficaci e riescono solo a comprare tempo...
RispondiEliminaGiusto.
EliminaMa non credo che al buon Weidmann — da autentico cittadino dei venturi Stati Uniti d'Europa — gliene possa calere un fico di ciò che serve o meno ai paesi periferici. Vede che la Germania ha già una moneta debole quanto gli basta, e giustamente conclude che non va svalutata ancora, fine.
weidmann è rappresentante del mondo bancario tedesco.
Eliminaper cui non è questione della moneta debole quanto basta che serve alla germania.
ma di quanti crediti ripagati in euro forte riavrà indietro.
Ho il sospetto ( ma forse è la convinzione ) che Weidman non sappia cosa sia fare impresa. Cosa ca..volo ne sa di stare sul mercato e rischiare il c..ollo tutti i giorni?
RispondiEliminaE' un feticcio o il nuovo dio, l'euro. Una moneta è qualcosa che serve, non un fine, anche se è sempre stato un mezzo di sopraffazione.
Tuttavia per quanto disprezzi weidman, umanamente ed intellettualmente, forse crede di fare gli interessi dei tedeschi, cosa che, invece, la nostra armata brancaleone, con renzi mr.Bean a capo finto, non stanno assolutamente facendo.
Poi, l'euro debole si e la lira debole no, dice già tutto sulla miseria "intellettuale", ma soprattutto meschinità e piccolezza dei nostri collaborazionisti d'accatto, morti di fame sempre alla ricerca di un lurido posto al sole!
Che schifo!
Ah no?..la competitività non si ottiene con la svalutazione?....cavolo invece io pensavo proprio che la Germania era competitiva proprio perchè da quando c'e euro ha una moneta costantemente svalutata alla grande per la sua economia....diciamo un 20% permanente almeno per tenerci bassi?
RispondiEliminaBasta basta basta finiamola con questo euro prima che le cose finiscano come è iniziato il secolo scorso ossia con 2 guerre........perchè io vedo questo all'orizzonte se si continuerà su questa via.....e purtroppo chi comanda non ha nessuna intenzione di tornare indietro...
E' una mia opinione del tutto personale: per uscirne siamo ancora in tempo, ma se l'ERF sarà ratificato poi per una nuova guerra su scala europea (o mondiale) sarà solo questione di tempo.
EliminaNon ci resta che sperare che i nostri politici rinsaviscano in tempo e che nel frattempo Le Pen&Co. riescano a inceppare l'ingranaggio che ormai s'è messo in moto.
Fantastico Weidmann. Con un mussoliniano "me ne frego" mette una pietra tombale sui patetici governanti italiani che ragliano a proposito di "battere i pugni" e cambiare l'Europa.
RispondiEliminaIn effetti anzichè battere i pugni sul tavolo, finiranno come al solito a battere le ginocchia sul pavimento...
Eliminal'ultima cosa che io personalmente ho voglia di fare è una guerra; quini spero che nessuno commetta mai l'errore... di mettermi un lanciagranate a tamburo in mano!
E relativo abbondante munizionamento si intende!
Più che il Mascellone di Predappio, secondo me Weidmann dev'essere parente di questo tizio:
Eliminahttp://www4.dr-rath-foundation.org/brussels_eu/roots/06_economic_reorganization_europe.html
Ascoltare la retorica dei policy-maker non aiuta granchè a capire quello che sta accadendo. Si tratta di un gioco delle parti a cui non bisogna dare troppo credito.Il punto è capire la vera strategia adottata dalla BCE, entrare nel cuore delle decisioni. La svalutazione dell'euro non conta più di tanto. Il valore della moneta comune è in linea coi fondamentali europei ed in linea coi valori di lungo periodo (fatto 100 il valore della moneta unica nel 1999, oggi questo valore è a 101). Inoltre una significativa svalutazione dell'euro oggi potrebbe causare frizioni con gli Usa, dato i forti avanzi di partite correnti dell'Europa (Italia inclusa). La strategia è un'altra. Comprimere a zero per lungo tempo i tassi di interesse portando in territorio fortemente negativo, in termini reali, il costo del denaro in Germania. Già oggi il tasso decennale tedesco viaggia a oltre 2 punti percentuali a sconto rispetto al Pil nominale. In Germania ci sono oggi le condizioni finanziarie più espansive al mondo. L'obiettivo di Draghi è quindi quello di provocare un "inflationary boom" in terra tedesca. Rendere fortemente conveniente ai tedeschi spendere, indebitarsi per incrementare i consumi interni, per tornare a investire in Europa con la finalità di ridurre gli avanzi commerciali e di stimolare un globale rebalancing nel Continente evitando così una eccessiva spinta deflazionistica nella periferia dell'eurozona. Oggi i tedeschi, intrappolati nei loro conti di deposito, perdono un sacco di soldi in termini reali. Le assicurazioni tedesche rischiano di non mantenere i propri obblighi di rendimento minimo minando la solidità del sistema assicurativo. Le banche sono intrappolate in una liquidità di cui non sanno fare uso. I rischi per la Germania, nel medio periodo, sono enormi. I tedeschi, obtorto collo, dovranno accettare ulteriori espansioni fiscali e monetarie e dovranno accettare di ridurre drasticamente i loro avanzi commerciali via maggiori consumi interni. L'alternativa sarà quella di uscire dall'euro. E di finire in una trappola deflazionista micidiale. Questo è il piano di Draghi. Weidmann lo sa. Sarò quindi costretto a "sviare" l'attenzione raccontando che la Germania non vuole questo, non vuole quest'altro....
RispondiEliminaLei non si rende conto che il boom inflazionario tedesco, come lo definisce, dipende da due fattori che oggi sono stati sterilizzati: dalla domanda interna tedesca e dalla domanda estera tedesca.
EliminaSulla prima e sulla sua compressione storica credo ci sia poco da dire, visto che lei frequenta questi lidi sarà sufficientemente informato sul fatto che un minijob non è cliente mercedes.
Per quanto attiene alla seconda, i sud europei ma pure qualche stato del nordeuropa hanno smesso da tempo di poter essere clienti dell'industria tedesca, in quanto le medesime politiche di rigore hanno ridotto il reddito pro capite e aumentato la disoccupazione.
Per cui, non funzionerà.
E Weidmann sarà accontetato: l'euro non si svaluterà mai, ma quando entro massimo un anno torneranno al marco la moneta si rivaluterà e di parecchio.
Allora potranno godere di una moneta ancora più forte, se così si può dire.
Ho l'impressione che lei sottovaluti il funzionamento delle politiche monetarie. La domanda interna, ed estera tedesca, sono state tenute a bada negli anni principalmente dalla politica delle autorità economiche e monetarie tedesche. Se osserva un grafico di lungo periodo vedrà che i tassi tedeschi sono sempre stati tenuti comparativamente elevati rispetto al PIL nominale. Il tasso decennale, a differenza di quanto accaduto negli Usa, è stato mantenuto al di sopra del tasso di crescita nominale dell'economia tedesca. Interessante notare quanto siano stati, relativamente alla crescita nominale, molto elevati i tassi tedeschi rispetto agli altri paesi europei (specie periferici) durante il primo decennio della moneta unica. Questo ha tenuto l'inflazione e i salari bassi, la moneta forte, la domanda interna depressa i conti di deposito e le assicurazioni straboccanti di liquidità. Liquidità ferma e comunque remunerata sopra il tasso di inflazione. Oppure malamente investita in avventure ad alto rendimento all'estero. Oggi questo "gioco" non può più funzionare. I tassi di interesse in Germania sono crollati abbondantemente sotto il saggio di crescita nominale. E li rimarranno. Oggi il tasso a 10 anni tedesco viaggia due punti sotto il potenziale nominal GDP nonostante un’inflazione molto bassa. Sono le condizioni monetarie e creditizie più espansive al mondo. E gli effetti, lo insegna la storia dell'economia, non tarderanno a manifestarsi. Già oggi si notano le prime tensioni sui prezzi degli immobili e la borsa tedesca viaggia a livelli nettamente più elevati rispetto alle altre borse europee. E si discute di salario minimo. Ma siamo solo all'inizio. La domanda di credito aumenterà, i consumi pure così come la ricerca di investimenti più remunerativi dei conti di deposito. E stia sicuro che la Germania tra un anno non tornerà al marco. Saranno tedeschi ma non sono così sciocchi da accettare una deflazione micidiale e l'inesigibilità dei crediti con l'estero che farebbero precipitare la Germania in una situazione incontrollabile. Questo Draghi lo sa, e sa che può giocare una partita dove le regole le decide, in buona misura, lui. La prova di tutto questo? Quando la Germania accetterà il piano di quantitative easing. E stia certo che prima o poi, salvo un recupero significativo della crescita europea a livelli oggi non preventivabili, accadrà. Gli spread, in restringimento (che continuerà e raggiungerà livelli sorprendenti), lo stanno già segnalando.
EliminaWeidmann è semplicemente il miglior banchiere centrale del mondo, chapeau
RispondiEliminaahahaha fenomeno! stanno segando il ramo su cui siedono, putroppissimo ci sono sempre quelli piu' realisti del re come te a strombazzare il contrario. Quando faranno il tonfo poi ti sveglierai ...
EliminaPensate che ha votato a favore dei tassi negativi sui depositi..,, misura non tanto inefficace ma piuttosto completamente inutile x quanto riguarda la concessione di credito aggiuntivo
RispondiEliminaBene, così impariamo a fare i camerieri avanti così testa bassa ed obbedire....
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