Da Strategic Culture un'analisi sulla guerra di Libia dal punto di vista del diritto internazionale: non basta che un'azione sia votata dal Consiglio di Sicurezza per essere legittima.
Marzo 2011
Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato la Risoluzione n. 1973 sulla Libia, che ha imposto al paese nuove sanzioni e ha rinforzato quelle previste dalla risoluzione n.1970 del 26 febbraio. La verità è che la nuova risoluzione viola il diritto internazionale, sino al punto da eliminarlo virtualmente. In primo luogo, impone un cessate-il-fuoco e la fine di ogni violenza, senza specificare quali forze si suppone debbano fermare l'uso della forza. Normalmente tali richieste sono indirizzate a tutte le parti coinvolte in un conflitto, ma la risoluzione n. 1973 non afferma niente a riguardo, il che significa che l'unica parte destinataria di questa richiesta è il governo della Libia. Che senso ha esortare un governo che affronta una ribellione a smettere di combattere, e l'ONU ha il diritto di allearsi de facto con i ribelli per rovesciare il Governo di un paese membro delle Nazioni Unite?
La parte della risoluzione che autorizza le misure necessarie per proteggere la popolazione civile suona strana. Non è chiaro chi è autorizzato a. prendere queste misure. Ci si può aspettare che ad essere incaricati della missione siano le forze di pace delle Nazioni Unite, o l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, ma non è così. Invece, tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite disposti a partecipare all'iniziativa sono incaricati di compiere questo lavoro. La risoluzione vieta l'occupazione militare della Libia, ma non regola l'uso della forza militare, come gli attacchi aerei. In altre parole, la risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza dell'ONU formalmente consente a qualsiasi paese membro delle Nazioni Unite che lo ritenga necessario di ricorrere a tali misure.
L'articolo 6 della risoluzione n. 1973 stabilisce una no-fly zone sulla Libia e l'articolo 8 consente a tutti i Paesi di adottare misure per farla rispettare. La Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU in questo modo consente a qualunque paese di attaccare gli aerei libici nello spazio aereo del paese stesso. Inoltre, abbastanza stranamente, l'articolo 17 istruisce i Paesi membri dell'ONU a non consentire agli aerei libici di atterrare sul loro territorio, anche se questa richiesta è in contraddizione con una serie di trattati internazionali. Al momento i Paesi sono tenuti a negare le autorizzazioni di atterraggio agli aerei libici, indipendentemente dal fatto se abbiano abbastanza carburante per tornare a casa, il che equivale a una condanna a morte.
Entrambe le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ignorano apertamente i diritti della parte della popolazione libica fedele al governo del Paese. La stessa formulazione del documento sembra indicare che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU esclude automaticamente i sostenitori di Gheddafi dal novero della popolazione Libica. Per esempio, l'articolo 2 della risoluzione n. 1973 dice che il governo deve rispondere alle legittime richieste del popolo, ma in qualche modo il Consiglio di Sicurezza dell'Onu elude il diritto della popolazione alla sicurezza e alla protezione dalle rivolte. Quindi, il principale organo delle Nazioni Unite responsabile per il mantenimento della pace e della sicurezza in tutto il mondo è formato da paesi membri che non intendono sostenere i diritti di una grande, se non della maggior parte della popolazione della Libia.
Si deve tenere conto che la risoluzione n. 1973 evoca l'escalation di violenze, torture, ed esecuzioni sommarie, ma non riesce a citare alcuna seria prova. Nel frattempo la credibilità della copertura mediatica sugli sviluppi in Libia è sempre più dubbia.
L'approvazione della seconda Risoluzione sulla Libia non è stata così faticosa come quella della prima. Cinque paesi - Brasile, Cina, Germania, India e Russia - si sono astenuti durante la votazione, e la Germania è stata in realtà più onesta dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che avrebbero potuto semplicemente bloccare la scandalosa Risoluzione. L'inviato della Russia V. Churkin ha detto che la risoluzione è stata preparata in violazione della prassi consolidata, ma non si è comportato di conseguenza.
A rigor di termini, la Risoluzione n. 1970 ha costituito una violazione anche di tutta una serie di leggi internazionali. Un diffuso equivoco sostiene che il rispetto delle Risoluzioni del Consiglio è un obbligo, ma in realtà questo è vero solo se le risoluzioni sono approvate nel rispetto dei poteri attribuiti dalla Carta delle Nazioni Unite. Ad esempio, la Carta delle Nazioni Unite non consente al Consiglio di Sicurezza dell'ONU di sollevare casi dinanzi alla Corte Penale Internazionale, come ha fatto per la questione della Libia. E' vero che tale diritto è riconosciuto dallo Statuto della Corte, ma questo argomento è irrilevante dal punto di vista dei paesi non firmatari del corrispondente trattato. Stiamo assistendo a una situazione totalmente assurda: paesi come Stati Uniti, Russia, Cina, che non sono firmatari del trattato sullo Statuto della Corte Penale Internazionale, hanno portato proprio davanti a questa Corte il caso della Libia, altro paese che non ha mai firmato il trattato. L'incongruità dimostra addirittura disprezzo per il diritto internazionale.
Inoltre contraddice il diritto internazionale il fatto che la Risoluzione sulla Libia richieda che il paese rispetti il diritto umanitario. L'affermazione sottintende - senza fornire alcuna motivazione – che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU considera la situazione in Libia come un conflitto armato. Invece, un'analisi imparziale porta alla conclusione che gli eventi in Libia consistono in ribellioni e rivolte, reati penali che l'amministrazione del paese deve reprimere. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU deve rappresentare gli avvenimenti come un conflitto armato per legittimare l'intervento internazionale. E' stato poco saggio da parte della Russia votare la risoluzione n. 1970, perché può rappresentare un precedente che rende possibile un t analogo rattamento dei problemi del paese nel Caucaso settentrionale. Sostenendo la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, gli emissari russi praticamente hanno aderito alla posizione che un paese non ha il potere sovrano di lanciare una campagna anti-terrorismo sulla base della sua legislazione nazionale, ma deve invece rispettare le leggi umanitarie applicabili ai conflitti armati. Mosca ha fatto un grave errore. E molto probabilmente l'astensione sulla risoluzione n. 1973 rappresenta un tentativo poco convincente di correggere il tiro.
Senza dubbio, le Risoluzioni n. 1970 e n. 1973 violano il diritto internazionale, e tutti i paesi che onestamente cercano di proteggere la popolazione civile della Libia hanno una base legale per ignorarle.
Sul lato del diritto, chi ha scritto è stato corretto, salvo l'esistenza di norme diverse.
RispondiEliminaAndando per così dire a naso, si può ritenere a mio avviso che L'ONU, non esista +.
Del resto non ho mai creduto onestamente che sia mai esistita, stante il fatto che è stata creata da un banchiere... (questo è un brutto segno)
Poi che ci abbiamo dipinto sopra, i colori dell'arcobaleno, be questa è un'altra storia.
Quello che non comprendo, e del resto non comprende nemmeno l'autore Alexander MEZYAEV, è stato il "silenzio" della Russia e di altre nazioni.
Mi fa venire il sospetto che, stante lo stato dell'occidente, vi abbiano soprasseduto.
Del resto chi va a toccare Russia o Cina?
LA 1° è armata fino ai denti, la 2° oltre ad essere penso discretamente armata, è anche una potenza economica che, scusate se lo dico, tiene per i "gabbasisi" gli americani ed altre nazioni.
Ergo, penso che abbiano lasciato fare in modo che nessuno potrà dire di aver "sabotato" la pace TARGATA ONU.
Saluti.
Orazio