09/05/11

Le cause politiche di una riunione non-così-segreta

Un articolo di Wolfgang Münchau sul FT dell'8 Maggio mette in rilievo la crisi poltitica in cui versa l'Unione monetaria. Il fatto stesso che non riescano nemmeno a organizzare un incontro privato, la dice lunga. Come potranno essere in grado di risolvere una crisi del debito?

La fuga di notizie di venerdì offre un esempio pratico di come l'intera questione stia andando male:

Spiegel Online pubblica la notizia che la Grecia stava valutando di lasciare la zona euro, e che i Ministri delle Finanze stavano tenendo un incontro segreto per discutere la questione, con il dettaglio intrigante che Wolfgang Schäuble, il Ministro delle Finanze tedesco, portava con sé nella valigetta una relazione sui costi proibitivi di una uscita greca.
Il venerdì pomeriggio Jean-Claude Juncker, Primo Ministro del Lussemburgo, nega recisamente che la riunione fosse in corso, affermando ovviamente il falso.
Venerdì sera alla conclusione dell'incontrovi è stato l'annuncio che non si era discusso su un'uscita della Grecia né su una ristrutturazione.
C'è da dubitare molto di questa affermazione – e a questo punto di qualsiasi dichiarazione ufficiale sulla crisi della zona euro.

La ragione di questa frenetica attività diplomatica, secondo Munchau, è che la zona euro è a corto di opzioni. Ogni proposta ha le sue controindicazioni. Un uscita è troppo rischiosa. Un taglio del debito – con una perdita di capitale per i creditori - stroncherebbe il sistema bancario del paese e metterebbe in crisi la BCE, che subirebbe perdite sui € 100 miliardi. Una ristrutturazione volontaria non sarebbe sufficiente a ridurre il valore attuale del debito di Atene a un livello sostenibile.
La possibilità di scambiare le obbligazioni dell'EFSF, l'ombrello di salvataggio, con obbligazioni periferiche sarebbe stata probabilmente l'opzione più economica, ma è stata esplicitamente respinta da Berlino, che rifiuta tutto ciò che odora di eurobonds.

Secondo Munchau la vera questione centrale nella crisi della zona euro non è la dimensione complessiva del debito sovrano dei paesi periferici, piccolo in relazione al PIL dell'Unione monetaria, inferiore a quello del Regno Unito, degli Stati Uniti o del Giappone. Da un punto di vista macroeconomico, dice Munchau, si tratta di una tempesta in un bicchier d'acqua.

Il problema è che la zona euro è politicamente incapace di gestire la crisi. Il "grande patto" - gli accordi presi al Consiglio europeo di marzo - non rappresenta una soluzione della crisi attuale. I responsabili si sono resi conto che, qualsiasi opzione di gestione del debito sarà scelta, costerà ai contribuenti centinaia di miliardi. E non vogliono accettare trasferimenti fiscali di tali dimensioni.

C'è un problema irrisolto di azione collettiva. I parlamentare avari ed economicamente analfabeti del nord, sono in torto tanto quanto i ministri del sud, preoccupati solo del proprio cortile. La gestione della crisi in Portogallo ad esempio è stata assurda, col commento tragicomico di José Sócrates, il quale, con il paese sull'orlo dell'estinzione finanziaria, ha gongolato alla televisione nazionale dichiarando di aver ottenuto un accordo migliore di Irlanda e Grecia, che non sarebbe stato così duro da attuare. Quando pochi giorni dopo sono emersi i dettagli, si è visto che nulla di tutto questo era vero, che il pacchetto contiene tagli di spesa selvaggi, congela i salari nel settore pubblico e le pensioni, aumenta le tasse e comporta una recessione profonda di almeno due anni.
Sarà possibile realizzare una unione monetaria con artisti del calibro di Sócrates, o con Ministri delle Finanze che diffondono voci su un crollo? Le élites politiche europee – dice Munchau - hanno paura di dire una verità che gli storici economici hanno conosciuto da sempre: che una unione monetaria senza una unione politica non è semplicemente vitale. Questa non è una crisi del debito. Questa è una crisi politica. La zona euro dovrà presto affrontare la scelta tra un passo in avanti verso un'unione politica difficile da immaginare, o un passo indietro altrettanto impensabile. Schauble si è espresso contro il passo indietro. Bisognerà dunque fare il passo avanti, ma sarebbe l'ora di dirlo chiaramente.


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