16/05/11

Relazioni USA-Pakistan - Al di là di Bin Laden | STRATFOR

Pubblico le parti essenziali di un articolo di geopolitica di Stratfor, sulla particolare relazione tra Usa e Pakistan, fatta di doppiezza e di reciproca necessità.    Ringrazio in particolare il nostro amico Orazio, che ha contribuito all'articolo in modo determinante offrendomi una traduzione un po' "intuitiva" ma azzeccata!

 
George Friedman su Stratfor
Le speculazioni delle settimana passata su come veramente è stato ucciso Bin Laden, e sulla cooperazione o meno del Pakistan, non toccano il vero punto della questione, vale a dire, il futuro dei rapporti USA-Pakistan .
L'iptesi di una vera rottura
Non è escluso che il Pakistan abbia aiutato gli Stati Uniti a identificare e catturare Osama bin Laden, ma è abbastanza improbabile. Questo perché l'operazione ha visto aumentare le tensioni già esistenti tra i due paesi anziché migliorarle. L'amministrazione Obama ha reso noto di ritenere il Pakistan incompetente o in malafede, e che intenzionalmente gli ha nascosto i piani di attacco. Da parte loro, i Pakistani hanno precisato che ulteriori operazioni di questo genere in territorio pakistano comporterebbero una rottura insanabile tra i due paesi.
Friedman ritiene che si tratti di una tensione reale, che ruota attorno ai diversi obiettivi del Pakistan e degli Stati Uniti.
Una rottura tra Stati Uniti e Pakistan significa molto per entrambe le parti. Per il Pakistan, significa la perdita di un alleato che potrebbe aiutare il Pakistan a contenere il suo più grande vicino ad est, cioè l’India . Per gli Stati Uniti, significa la perdita di un alleato nella guerra in Afghanistan . Se ci sarà una rottura, dipende dalla geopolitica delle relazioni USA-Pakistan, ma va al di là della questione di chi sapeva che cosa su Bin Laden.
Dalla Guerra Fredda al Jihadismo
La strategia degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda includeva una componente religiosa, vale a dire, usare la religione per generare una tensione all'interno del blocco comunista . Lo vediamo ad esempio con la resistenza ebraica in Unione Sovietica, la resistenza cattolica in Polonia e, naturalmente, la resistenza musulmana ai sovietici in Afghanistan. In Afghanistan, c'è stata una triplice alleanza che coinvolgeva i Sauditi, gli Americani ed i Pakistani nella guerra contro i sovietici. I Pakistani avevano le relazioni più strette con la resistenza Afghana a causa di legami etnici e storici, e il servizio di intelligence Pakistano, l' Inter-Services Intelligence (ISI), aveva costruito stretti legami con gli Afghani.
Come spesso accade, le linee di influenza viaggiano in entrambe le direzioni. Non soltanto l'ISI controllava i militanti islamici, ma anche molti all'interno dell'ISI sono passati sotto l'influenza dell’ideologia islamista radicale. Sino al punto che l'ISI è diventata un centro di islamismo radicale, non tanto a livello istituzionale quanto a livello personale.Gli ufficiali, come si dice, si sono adeguati ai costumi locali. Finché la strategia degli Stati Uniti consisteva nell'allearsi con l'islamismo radicale contro i sovietici, questo non costituiva un problema. Tuttavia, con il crollo dell'Unione Sovietica gli Stati Uniti hanno perso interesse per il futuro dell'Afghanistan, e la gestione della conclusione della guerra è passata all'ISI. Nella guerra civile che seguì il ritiro sovietico dall'Afghanistan, gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo insignificante. E' stato l'ISI in alleanza con i Talebani - una coalizione di combattenti islamici Afghani e internazionali che era stata sostenuta da Stati Uniti, Arabia Saudita e Pakistan - che ha disegnato il futuro dell'Afghanistan.
La relazione USA-Islamici era un'alleanza di comodo per entrambe le parti. E' stata temporanea, e quando l’impero sovietico è crollato, l'ideologia islamista si è focalizzata sui nuovi nemici, in primo luogo gli Stati Uniti.
Il sentimento anti-sovietico tra i radicali Islamici si è poi trasformato in un sentimento anti-americano. Questo si è aggravato dopo l'invasione Irachena del Kuwait e il Desert Storm. Gli Islamici hanno percepito l'occupazione americana e la violazione dell’integrità territoriale dell'Arabia, come una violazione religiosa. Pertanto, almeno alcuni elementi dell’Islamismo si sono focalizzati contro gli Stati Uniti, tra cui al Qaeda, in particolare. Al Qaeda aveva bisogno di una base operativa dopo essere stata espulsa dal Sudan, e l’Afghanistan era la base ideale. Spostandosi in Afghanistan e alleandosi con i Talebani, Al Qaeda inevitabilmente si è trovata nelle condizioni di ampliare notevolmente i suoi legami con l'ISI pakistano, che a sua volta era profondamente coinvolto con i Talebani.
Dopo il 9/11, Washington ha chiesto aiuto ai Pakistani nella guerra contro al Qaeda ed i Talebani. Per il Pakistan, questo è stato causa di una profonda crisi. Da un lato, il Pakistan aveva un gran bisogno degli Stati Uniti come sostegno contro quello che considerava suo nemico esistenziale, ovvero l’India. D'altra parte, Islamabad aveva difficoltà a rompere le relazioni, ideologiche e personali, che si erano sviluppate tra l'ISI e i Talebani, ed anche per riflesso con al Qaeda in una certa misura. Nell'idea del Pakistan, rompere con gli Stati Uniti avrebbe condotto a problemi strategici con l'India. Tuttavia, allearsi con gli Stati Uniti avrebbe potuto portare a disordini, ad una potenziale guerra civile, e addirittura al collasso per la pressione sull'ISI, i sostenitori dei Talebani e l'Islamismo radicale in Pakistan.
La Soluzione Pakistana
La soluzione Pakistana era quella di cercar di fare tutto il possibile per sostenere gli Stati Uniti in Afghanistan, con un limite. Il limite fissato da Islamabad aveva come fine quello di evitare azioni che avrebbero potuto innescare rivolte in Pakistan e minacciare il regime. I Pakistani erano disposti ad accettare un certo grado di disordini per il sostegno alla guerra, ma non a spingere le cose al punto da mettere in pericolo il regime.
I Pakistani, quindi, camminavano sul filo del rasoio tra il rispondere alle richieste di intelligence su al Qaeda e i talebani e permettere lo svolgimento delle operazioni degli Stati Uniti in Pakistan da un lato, e le conseguenze di tutto questo sul piano interno . La politica Pakistana è stata quella di accettare un certo grado di disordini per avere il sostegno degli americani contro l'India, ma solo fino a un certo punto. Così, per esempio, il governo ha purgato l'ISI dai sostenitori più accesi dell'islamismo radicale, ma non ha compiuto una epurazione totale, né ha posto fine del tutto alle relazioni informali tra gli ufficiali epurati dell'intelligence e l'ISI. Il Pakistan quindi ha perseguito una politica che ha fatto di tutto per apparire come cooperativa, mentre in realtà non rispondeva appieno alle richieste degli americani.
Gli americani erano, ovviamente, del tutto consapevoli dei limiti del Pakistan e non si opponevano a questo tipo di accordo. Gli Stati Uniti non hanno voluto un colpo di stato a Islamabad, né vogliono disordini civili. Gli Stati Uniti avevano bisogno del Pakistan, alle condizioni che i Pakistani potevano fornirlo. Avevano bisogno della linea di rifornimento attraverso il Pakistan da Karachi al Khyber Pass. E benchè non potessero ottenere informazioni complete dal Pakistan, le informazioni ottenute erano comunque di valore inestimabile. Inoltre, mentre i Pakistani per i motivi sopra esposti, non potevano chiudere i santuari Talebani Afghani in Pakistan, cercavano di limitarne e controllarne il funzionamento in una certa misura. Gli Americani erano consapevoli quanto i Pakistani che la scelta non era tra una cooperazione piena e una limitata, ma tra una collaborazione limitata e nessuna collaborazione, perché il governo non avrebbe potuto sopravvivere alla piena collaborazione. Gli americani hanno quindi preso quello che potevano ottenere.
Ovviamente, questo rapporto creava degli attriti, riguardanti la definizione di questi limiti.
Gli americani ritenevano che il limite era il sostegno ad al Qaeda. Ritenevano che qualsiasi fosse il rapporto del Pakistan con i Talebani Afghani , il sostegno nella soppressione di al Qaeda, un'organizzazione separata, doveva essere assoluto. I Pakistani concordavano in linea di principio, ma sapevano che l'intelligence su al Qaeda proveniva soprattutto da gli elementi più profondamente coinvolti con l'islamismo radicale. In altre parole, la gente stessa che rappresentava il pericolo più consistente per la stabilità del Pakistan era anche quella con le migliori intelligence su al Qaeda - e quindi, soddisfare la richiesta degli Stati Uniti in linea di principio era auspicabile. In pratica, si è dimostrato difficile da fare per il Pakistan.
Il punto di rottura e la Exit Strategy degli USA dall'Afghanistan
Questo si è rivelato il punto di rottura tra le due parti. Gli americani hanno accettato il principio della duplicità della politica del Pakistan, ma hanno imposto un limite su al Qaeda. I Pakistani hanno compreso la sensibilità americana, ma di contro, non volevano correre rischi all'interno. Questo punto di rottura psicologico si è spaccata su Osama bin Laden, il Santo Graal della strategia americana e il tabù della politica pakistana.
In circostanze normali, questo livello di tensione di doppiezza istituzionalizzata avebbe dovuto far saltare le relazioni USA-Pakistan.
Tuttavia, gli Stati Uniti sono ora alla ricerca di una uscita dall'Afghanistan . Il loro obiettivo, la creazione in Afghanistan di una società democratica, filo-americana, in grado di tenere a freno l'islamismo radicale nel proprio territorio, si è dimostrato irraggiungibile con le forze attuali - e probabilmente irraggiungibile anche con forze molto più grandi. Il generale David Petraeus, l'architetto della strategia Afghana, è stato nominato a capo della CIA. Con Petraeus in partenza dal teatro Afghano, la porta è aperta a una ridefinizione della strategia. Nonostante la dottrina del Pentagono di guerre di lunga durata, gli Stati Uniti non sono in grado di impegnarsi all’infinito in combattimenti senza fine in Afghanistan . Ci sono altre questioni nel mondo che devonoessere affrontate. La morte di bin Laden, può essere un argomento plausibile (anche se non del tutto convincente) a sostegno del fatto che la missione in AfPak, come il Pentagono definisce questo teatro geopolitico, è compiuta, e gli Stati Uniti possono ritirarsi.
Nessuna strategia di ritiro è concepibile senza un appoggio valido da parte del Pakistan. Idealmente, il Pakistan sarebbe disposto a mandare delle forze in Afghanistan per mettere in atto la strategia degli Stati Uniti. Di fatto è improbabile, in quanto i Pakistani non condividono la preoccupazione Americana per la democrazia Afghana, né sono pronti a imporre direttamente delle soluzioni in Afghanistan. Allo stesso tempo, il Pakistan non può semplicemente ignorare l'Afghanistan, per una questione di sicurezza nazionale, e quindi tenterà di stabilizzarlo.
Gli Stati Uniti potrebbero rompere con il Pakistan e cercare di gestire le cose da soli in Afghanistan, ma la linea di rifornimento del carburante Afghano corre attraverso il Pakistan. Le alternative posssibili: diventare dipendenti dalla Russia - una linea altrettanto incerta - o la rotta del Mar Caspio - non è sufficiente. L'Afghanistan per gli Stati Uniti rappresenta una guerra ai confini del mondo, e per combatterla gli USA hanno bisogno delle rotte di approvvigionamento pakistano .
Gli Stati Uniti hanno bisogno anche del Pakistan per contenere, almeno in una certa misura, i santuari Talebani in Pakistan. Non possono rischiare l'apertura di un nuovo fronte in Pakistan, un paese di 180 milioni di persone, che andrebbe ben oltre le capacità degli Stati Uniti.
In definitiva, gli Stati Uniti non possono cambiare la loro politica degli ultimi 10 anni. In questi anni hanno accettato i limiti dei Pakistani, la cattura di bin Laden non cambia la realtà geopolitica. Finché gli Stati Uniti vogliono proseguire – o concludere - una guerra in Afghanistan, devono per forza avere il sostegno del Pakistan , nella misura in cui il Pakistan è in grado di fornirlo. L'opzione di rompere con il Pakistan, perché in qualche modo agisce in opposizione agli interessi degli Americani, non esiste.
Questa è la contraddizione di massima in termini di strategia Usa in Afghanistan ed anche della cosiddetta guerra al terrore nel suo complesso. Gli Stati Uniti hanno una assoluta opposizione al terrorismo e hanno condotto una guerra in Afghanistan sul presupposto discutibile che la tattica del terrorismo può essere sconfitta. La lotta al terrorismo richiede la collaborazione del mondo musulmano, dato che l'intelligence degli Stati Uniti ha dei limiti. Il mondo musulmano ha interesse a contenere il terrorismo, ma non la preoccupazione assoluta degli Stati Uniti. I regimi musulmani non sono pronti a destabilizzare i loro paesi per mettersi al servizio dell'imperativo americano. Questo crea tensioni profonde tra Stati Uniti e mondo musulmano e aumenta la difficoltà americana a trattare con il terrorismo - o con l'Afghanistan.
Gli Stati Uniti dovrebbero sviluppare sia la forza militare che l'intelligence per fare la guerra senza alcuna assistenza, il che è difficile da immaginare, date le dimensioni del mondo musulmano raffrontate con le dimensioni delle forze armate degli Stati Uniti. Quindi dovràanno continuare ad accettare il sostegno dimezzato e la doppiezza. In alternativa, potrebbero accettare di non riuscire a vincere in Afghanistan e di non essere semplicemente in grado di eliminare il terrorismo . Sono scelte difficili, ma la realtà del Pakistan ci porta a capire che queste, in realtà, sono le scelte.




2 commenti:

  1. L'unico commento che mi sento di fare, stante il fatto che forse le cose non sono così semplici in quanto vi sono di mezzo popoli/religioni diverse etnie, riguarda Al Qaida, ovvero non sono quello che gli americani dicono.... Che sia una loro crazione....
    Della serie false flag?
    Saluti
    Orazio

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  2. Più che una creazione americana, credo sia più verosimile pensare che siano manipolati, sino a un certo punto .... Saluti e ancora grazie Orazio.

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